Prompt: spiaggia
@ Spokon in 69min
Note: devo ancora capire cosa sia più squallido tra il titolo e tutta la fanfic, ma io sono piena di feels
contraddittori e fingerò che questa sia una scusante.
Worst approccio al fandom ever.
Era sembrata una buona idea, sul serio.
Dargli due giorni di respiro, proibendo tassativamente a tutti di allenarsi –
non il solito “avete due giorni liberi”, che veniva poi interpretato ogni volta
come “avete due giorni liberi per
ammazzarvi di lavoro per conto vostro” –, organizzando qualcosa che potesse
rafforzare ancora di più l’unione di squadra.
Anche il posto scelto era perfetto: l’estate significava mare anche se, per chi
come loro passava quei mesi infernali ad allenarsi, non c’era concetto di
vacanza né nulla che vi somigliasse.
Inoltre, se qualcuno a caso (Furuya) avesse rischiato
di sciogliersi per il caldo, la presenza di una massa d’acqua nei paraggi
avrebbe reso più semplice il tentativo di salvarlo prima che fosse troppo tardi;
certo c’era il rischio, per quanto minimo, che Sawamura
lo affogasse fingendo che fosse un incidente ma a parte quello lo staff tecnico
della Seidou era sicuro delle sue decisioni.
Errore. Un enorme, gravissimo errore.
«Sawamura, bastardo,
torna qui!» la voce che si leva soave nell’aria è quella di mamma Jun,
esemplare di uomo con pizzetto fascinoso che non importa se ha davanti un
lancio che va a chissà quanti chilometri orari o una matricola esagitata che
combina guai: la picchierà comunque.
Sempre.
Con una mazza.
Lo scemo che si appresta a fuggire è Sawamura Eijun, che ha ben deciso di trasformare un gioco innocuo e
da spiaggia come rompere l’anguria con gli occhi bendati in un “chissà com’è
lanciare un cocomero neanche fosse una palla da baseball”.
Casualmente contro Furuya. Sempre, sempre casualità
quando succedono queste cose.
L’altro lanciatore, che si è salvato dall’anguria con uno scatto da ghepardo
che gli costerà un colpo della strega o la perdita di tutta l’energia della
giornata (che comunque fa pietà di suo – la sua resistenza fisica, non il
ghepardo), spostandosi dalla traiettoria ha fatto sì che l’anguria colpisse Isashiki.
Ne consegue la situazione attuale di Sawamura che
corre per la spiaggia come un bambino di cinque anni con il pipillo
all’aria che si rifiuta di mettere il costumino come dice la mamma, con la
differenza che il bambino strilla cose insensate e Eijun
strilla mezze imprecazioni contro Furuya – che si
muove verso l’acqua del mare come uno zombie, la cui massima espressione nel
linguaggio umano è qualcosa che somiglia vagamente a un «Caldo…»
Se non riemerge entro cinque minuti, magari faranno lanciare a Tanba due braccioli.
«…Miyuki.»
«Capitano.»
È come vedere due tigri che si fissano, si studiano, carpiscono il punto debole
l’una dell’altra; sono pronte ad attaccare, poi che nessuno dei due lo faccia “per
i cuccioli” ma “per liberarsi dei cuccioli” sono dettagli assolutamente
trascurabili.
«Sei il loro ricevitore.»
«Ma tu sei il Capitano.»
Come sempre, quando due grandi forze si scontrano, ci finisce di mezzo la terza
parte che non c’entrava nulla.
«Nori, vai a fermarli.»
«Ma io—»
«Giusto, sei il lanciatore più anziano dopo Tanba-san,
ma non vorrai certo far scomodare Tanba-san. Vero?»
bisogna immaginarsi un sorriso, non uno qualsiasi, ma quello di Miyuki Kazuya.
Quello che sottintende: sorrido come un angelo ma ti sto fregando.
Quello che ti fa venire voglia di non tirargli l’anguria ma il lettino, l’ombrellone,
la borsa frigo (piena) e possibilmente la ciabatta del membro della squadra che
porta quarantotto di piede.
Ma Nori è troppo buono per queste cose, perciò si
alza, e anche se non è una gazzella né un leone e non si trova in Africa, sa
che dovrà correre.
O placcare Eijun.
…O magari mandare Kominato
a cui basta un sorriso creepy
per far tornare la pace.