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Autore: KokoroLilium    02/07/2014    1 recensioni
"C'era una volta il Lupo Cattivo.[...]
Ma in mille anni, Dottore, in tante vite, non hai permesso a nessuno di loro di conoscerti, nessuno di loro conosce il tuo nome.
Dottore, hai esplorato l'universo, ma nessuno ha mai esplorato la tua mente. Se busso, mi lascerai entrare?"
Disperato e forse vano tentativo di ripercorrere e pensieri e le memorie del Dottore.
Genere: Angst, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poche parole: Salve, gente! Devo ammettere che questo primo capitolo non è niente di che, sarebbe dovuto essere completamente diverso ma nevermind, è solo una piccola introduzione. Questa intera storia non è nata per essere qualcosa di speciale, una fanfiction sensazionale. E' invece scaturita dalla mia necessità di un'ennesima immersione nelle vicende del Dottore, nel suo futuro e soprattutto nel suo passato. Cari Whovians, cercherò di guidarvi in un viaggio nelle memorie del Dottore. Ne usciremo vivi?
Psss! Piccolo post scriptum, la storia ruota attorno al'undicesimo Dottore prima del suo incontro con il primo e il decimo, quindi fate come se l'ultimo speciale della BBC non esistesse. A questo punto... Allons... emhemh... Geronimo!
Koko
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C'era una volta il Lupo Cattivo.
E un'altra volta c'era la ragazza che ha attraversato la terra, e poi colei che ha dimenticato. C'è stata poi la ragazza che ha aspettato, e suo marito che ha atteso molto di più, e infine c'era, ma c'è tuttora, la ragazza impossibile, colei che lo ha salvato.
Colmarono l'immensa solitudine di un uomo, un vecchio. Vecchio come le stelle, stanco come l'universo. Un uomo dai due cuori e dalle molte identità cambiò le loro vite, ed insieme videro gli astri, il tutto e il nulla. Esplorarono il tempo insieme a quell'uomo spietato, quell'uomo buono, che aiuta, che si fa chiamare "Dottore".
Ma in mille anni, Dottore, in tante vite, non hai permesso a nessuno di loro di conoscerti, nessuno di loro conosce il tuo nome.
Dottore, hai esplorato l'universo, ma nessuno ha mai esplorato la tua mente. Se busso, mi lascerai entrare?

I. TARDIS BLUE

Toc toc toc!
Battiti frenetici di frenetiche nocche inizarono a piovere sul legno della porta di casa di Clara, distraendola dal minuzioso compito di tagliare e sminuzzare spezie e aromi per preparare la cena senza tagliarsi via anche un dito.
 - Arrivo! - urlò sfregando energicamente le mani su un grembiule logoro da vecchia zia legato alla sua vita e dirigendosi verso la porta d'ingresso. La giornata era cominciata in maniera frenetica, con l’ultimo test scolastico dell’anno, e naturalmente era destinata a proseguire con lo stesso ritmo.
Appena abbassò la maniglia della porta d’ingresso, qualcuno spinse contro il legno, piombò dentro ed iniziò a saltellare verso la cucina. - Uh! Cos'è questo profumino? – domandò curiosa una voce femminile.
Clara era affacciata sulla soglia, già pronta a slacciarsi il grembiule per usarlo come vana arma da difesa, ma quando sentì la voce gioiosa e decisamente familiare delll'intruso si rilassò e lasciò che un sorriso sfuggisse dalle sue labbra.
 - Clara, mi stai guardando come se fossi tua figlia - puntualizzò la ragazza scostando il naso dalle pentole. - Non saprei dire se sia orgoglio o compassione.
Allora Clara scoppiò a ridere e corse verso di lei. - Joe, sono contenta di vederti! - esclamò abbracciando la sua migliore amica, nonché collega, il suo Virgilio in un inferno dantesco quale la scuola superiore dove insegnava.
Si erano conosciute mesi prima, durante la prima settimana di servizio di Clara presso una scuola pubblica londinese. Joe lavorava da ben due anni come insegnante di fisica nel medesimo istituto, e un bel giorno le due si erano ritrovate a discutere di come gli unicorni avessero capacità di apprendimento ben più sviluppate dei loro alunni. Da allora erano inseparabili. Joe era l'unica confidente di Clara da quando aveva iniziato la sua nuova vita.
 - Non mi aspettavo una tua visita! - esclamò Clara invitandola ad accomodarsi. – E non provare ad accennare a test e rendimento scolastico!
E scoppiarono a ridere entrambe, ben consapevoli del fatto che l'unica cosa di cui non avevano mai parlato era proprio il rendimento degli alunni.
 - Mai! - rispose Joe. - Anzi, in realtà sono qui perché, come ben sai, tra qualche giorno la scuola sarà finita e io voglio farti una proposta.
Clara alzò un sopracciglio e la fissò dritto negli occhi cerulei, sentendo la curiosità montare dentro di sé. Sapeva di cosa era capace una ragazza come Joe, sempre attiva, curiosa e piena zeppa di idee brillanti, divertenti e alquanto pericolose.
 - Dimmi tutto.
 - Io, te, assolutamente nessun ragazzo ormonalmente disturbato o preside scorbutico. Una vacanza nella vecchia casa al mare dei miei e pigiama party tutte le sere.
Clara si accigliò. – Hai davvero detto "pigiama party"?
Joe scoppiò a ridere. - Sì, l'ho detto davvero, ma sai anche tu che so come fare le cose in grande stile. Dai, dimmi di sì!
Clara la squadrò come se avesse detto una blasfemia e le tirò una ciocca di capelli color caffé. - Donna, pensi davvero che io possa sopportare la prova costume in un tale stato? Aiutami a perdere dieci chili e poi ne riparliamo
Inaspettatamente, l'amica le tese la mano. - Affare fatto.
Clara sorrise, mentre protendeva la mano verso quella dell'amica. Sapeva che sarebbe stato un terribile attentato ai suo nervi, stare qualche giorno al gioco di quella versione della sua collega, così seria ed imperturbabile davanti ai suoi alunni, ma diavolo della tazmania nella parte più vera di sé stessa
Proprio mentre stringevano quel giocoso patto, una folata di vento spinse la porta d'ingresso socchiusa, attirando l'attenzione delle due giovani donne che, a quel punto, poterono udire distintamente uno strano cingolio ansimante proveniente dal prato di casa Oswald. Clara capì e si illuminò di gioia e sollievo.
Ed è qui che inizia realmente la nostra storia.
Joe sembrò perplessa per un attimo, ma  un pensiero che si accingeva ad affacciarsi nella sua mente trovò conferma nel sorriso ebete appena spuntato sul viso di Clara.
 - E' lui? – chiese cautamente.
Clara annuì.
Entrambe corsero fuori casa, una felice, l'altra decisamente emozionata per la conoscenza  che stava per avvenire.
A pochi metri da loro era spuntata dal nulla una cabina telefonica blu in stile anni cinquanta che si stagliava contro il sole estivo, come nel migliore dei film epici. Clara la riconobbe immediatamente, nonostante tutti gli sfregi e le corrosioni dovute alla loro ultima avventura fossero miracolosamente spariti grazie ad una poderosa verniciata. O forse più di una.
 - E' lui. - sussurrò, facendo per schioccare le dita. Joe la fermò e, sorridendo, si avvicinò alla cabina.
 - No - mormorò sorridente. - Sai che ho sempre voluto fare una cosa.
Chiuse la mano a pugno e avvicinò le nocche al legno. Prese un bel respiro e toc toc toc.
Bussò, e la porta si aprì.
Dall'altra parte, attraverso una grande stanza – decisamente più grande di quanto le dimensioni della cabina potessero far intuire – piena zeppa di tecnologia e scarsa di tracce umane, un uomo all'apparenza giovane se ne stava seduto in poltrona a leggere comodamente un manuale di fisica quantistica indossando un farfallino alquanto ridicolo e un buffo paio di occhialetti tondi e vagamente vintage. Clara le aveva parlato molto di lui, si era confidata ogni giorno con Joe su quanto quell’uomo le mancasse e quanto contasse per lei, per non parlare di quanto fosse estremamente strambo; ogni giorno Clara le aveva descritto il suo viso, particolareggiandolo ogni volta di più, quindi per Joe quel volto non era affatto nuovo, in un certo senso. Lui notò l'ospite e sorrise.
 - Non ti conosco – affermò sfogliando quietamente una pagina del libro, come un gatto che stira le zampe.
 - Ma io conosco te, e so cosa stai pensando - lo interruppe Joe.
Dal volto dell'uomo sparì immediatamente il sorriso, e le sue dita si chiusero più strette attorno al volume. - E sentiamo, cosa sto pensando?
 - Tu vuoi che io dica una frase. Lo fanno tutte, ma non io.
 - Cos'è che dovresti dire?
Joe guardò Clara che rideva sotto i baffi e sorrise. - Diciamo che "è più piccola all'esterno".
L'uomo restò allibito e Clara scoppiò definivamente a ridere. - Hey, c'è il copyright sulle mie citazioni!
 - Io posso permettermi di prenderle in prestito - rispose Joe dandole un affettuoso buffetto sulla testa. - Ma diciamo pure che in questo caso io dirò "il tuo mento è peggio di quanto aspettassi".
L'uomo si accigliò e si toccò il mento affilato, in evidente imbarazzo. Joe sapeva che non era la prima volta che se lo sentiva dire.
 - Comunque - esordì Clara, tentando di darsi un contegno. - Questa è Johanna, detta Joe. Joe, dì ciao al...
 - Dottore - la interruppe lei sorridendo. - Piacere di conoscerti. Oh, e bel blu, quello della cabina. Proprio il mio preferito, il color blu Tardis.


 
  
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