Ci rincontreremo un giorno.
I raggi del sole filtravano prepotenti tra le fronde
degli alberi, facendo splendere l’erba del bosco come se fosse una distesa di
smeraldi; il vento soffiava dolcemente, cullando i rami e generando fruscii
simili a quelli prodotti dai vestiti delle nobildonne. L’aria era pervasa dalle
fragranze di fiori diversi, rendendola inebriante ed irresistibile a coloro che
la respiravano.
Immersa nel trionfo della natura, Morgana si beava
del canto degli uccelli, così suadente e delicato da dare sollievo alla propria
malinconia: per quanto fosse felice in mezzo ai druidi, il pensiero della sua
terra e della gente che la abitava tormentava la sua mente. Da quando aveva
lasciato Camelot per comprendere se stessa e i suoi poteri, non vi era giorno
in cui non rimembrasse la propria camera, così ampia e lussuosa, piena di abiti
che amava indossare e di monili che l’avevano accompagnata in frangenti
delicati della sua vita.
Ricordava ancora le premure e le chiacchiere che
scambiava solitamente con Gwen, sua serva ma soprattutto amica; quanto le
mancavano le attenzioni che Gaius le aveva sempre riservato, come un amorevole
nonno, o le provocazioni e le mille avventure vissute con Arthur. Eppure,
nonostante il desiderio di riabbracciare i suoi inestimabili amici fosse forte,
nulla di tutto ciò poteva essere paragonato alla solitudine che l’affliggeva
quando ripensava a Merlin.
Agli occhi di tutti, quel gracile ragazzo era un
semplice servitore ed inizialmente anche lei ne era stata convinta: col passare
del tempo però, si era dovuta ricredere, vedendo il suo smisurato altruismo e
la sua incommensurabile bontà d’animo. Quando Mordred era giunto a Camelot, lui
era stato il primo a fare il possibile per salvarlo ed era stato proprio in
quell’occasione che i due si erano conosciuti meglio: da quel momento, il cuore
della giovane Pendragon aveva iniziato a battere solo per lui e, in mezzo agli
incubi che popolavano le sue notti, sogni di un futuro insieme avevano
cominciato a farle visita.
Giorno dopo giorno, il suo amore per lui era
cresciuto sempre più, fino a diventare ingestibile: il desiderio di
abbandonarsi tra le sue braccia e di assaggiare le sue labbra le aveva
infiammato l’anima, tramutandosi da semplice infatuazione a passione
incontrollabile. Aveva cercato con tutte le sue forze di negarlo a se stessa,
ma non vi era mai riuscita, perciò aveva deciso di limitare i contatti allo stretto necessario.
Per un po’ la sua strategia aveva dato buoni risultati,
finché non era giunta la fatidica nottata, l’inizio della fine: la pupilla del
re si era svegliata a causa di un violento temporale, spaventata dalle solite
infauste visioni oniriche, e aveva rivolto la sua attenzione alla candela
vicino alla tenda, quando questa improvvisamente si era accesa con un’alta
fiammata, incendiando il tessuto al suo fianco. La ragazza aveva gridato in preda al panico, mandando in
frantumi i vetri della finestra con un’esplosione di schegge: Morgana aveva preso
a tremare di paura poiché aveva capito che tutto ciò era stato causato dalla
magia e che era stata lei a farlo.
Il mattino seguente, Uther aveva dato l’ordine di
uccidere tutti coloro che praticavano le arti occulte, terrorizzato da un
possibile attacco, ignaro del fatto che la responsabile vivesse sotto il suo
stesso tetto. La ragazza aveva iniziato a mangiare sempre meno, spaventata da
ciò che aveva fatto e da come l’aveva fatto, attendendo con crescente timore l’inevitabile
condanna decretata dal re.
Quando aveva creduto di non avere più speranze,
ecco che il suo amato Merlin era giunto in suo soccorso: era riuscito a
scoprire dove si trovassero i druidi e le aveva fornito le indicazioni per
raggiungerli, così da poter comprendere cosa le stava accadendo. Ancora adesso
non riusciva a dire quanto grande fosse stata la sua gratitudine nei suoi
confronti: se non fosse stato per lui, lei sarebbe sicuramente stata scoperta e
mandata a morire, invece per merito suo aveva avuto un’altra chance.
Pur rischiando la vita, era riuscita a raggiungere
quella pacifica comunità, tra cui si trovava anche il piccolo Mordred: era
stato proprio lui a trovarla e farla accogliere tra loro, permettendole di
riposare in un luogo ospitale e di ricevere le cure necessarie per guarire
dalle ferite riportate per scovarli.
Il giorno successivo Merlin l’aveva raggiunta per
accertarsi delle sue condizioni, per poi suggerire loro di lasciare il campo
poiché Uther era intenzionato a distruggere tutti i villaggi finché non avesse
trovato la sua figliastra: fu una fuga maldestra e disperata, che aveva
richiesto sforzi ingenti da parte di tutti, tuttavia erano riusciti a mettersi
in salvo, superando il corso d’acqua e raggiungendo le Terre Perigliose.
Quei luoghi, dal nome spaventoso, erano il posto
ideale per coloro che possedevano poteri magici, poiché in essi i quattro
elementi erano in perfetta armonia tra loro, permettendo ai praticanti delle
arti occulte di vivere al riparo dalla follia dell’uomo. Per tutta la durata
del viaggio, Morgana era stata aiutata dal suo amato, poiché non era in grado
di camminare da sola; una volta fermi, il servo l’aveva fatta sedere all’ombra
di una quercia e aveva iniziato a medicarle la gamba, ancora sanguinante da
quando era andata a cercare i druidi.
Ricordò ancora l’espressione tormentata che aveva
assunto nel guardarla, consapevole del fatto che non fosse un semplice taglio,
medicabile con erbe e intrugli terapeutici; dopo qualche istante di silenzio,
aveva alzato lo sguardo sul suo volto, incatenando i profondi occhi blu in
quelli color ghiaccio di lei.
«Morgana,
la vostra ferita non può essere curata da nessun rimedio conosciuto.», le aveva
detto con una mestizia tale da spezzarle il cuore. Incapace di sopportare tale
tristezza, aveva tentato di sorridere e aveva posato la mano destra sulla sua
esile spalla, in modo da rassicurarlo.
«Non
preoccuparti, Merlin. Hai fatto così tanto per me, sarebbe stato ingiusto
chiederti anche questo: accetterò il mio destino, qualunque esso sia...»
Nel
sentire quelle parole, il ragazzo si era irrigidito e aveva cominciato a
tremare, mentre le lacrime si stavano affacciando dalle sue palpebre, pronte a
cadere; avevano ripreso a tacere, lui tormentato dall’incertezza, lei
annichilita dalla rassegnazione.
«Esiste
un’altra possibilità: la magia potrebbe risanare la vostra gamba.» aveva
affermato titubante il ragazzo, il volto velato da una misteriosa paura,
inizialmente attribuita dalla giovane Pendragon alle pratiche druidiche; quest’ultima
aveva scosso la testa e aveva risposto
con tutta la dolcezza di cui era capace.
«Vorrei
che fosse così, purtroppo però nessuno dei curatori qui presente vi è riuscito,
è inutile.»
Il
servo aveva sospirato profondamente dopo quella replica, sempre più straziato
da pensieri inespressi; la pupilla del re avrebbe voluto fare qualcosa per
alleviare le sue pene, ma si era resa conto di non potere finché non ne avesse
conosciuto l’entità. Era stato in quell’istante che una tremula luce era
apparsa negli occhi del giovane, una sorta di timido coraggio in quel mare di
paura dov’era naufragato.
«In
verità, c’è ancora una persona che non ha tentato...», aveva ribattuto con un
filo di voce, per poi prendere un lungo respiro ad occhi chiusi, atto a concentrarsi.
Morgana lo aveva guardato perplessa e intimorita al contempo, ignara di ciò che
stava per accadere: Merlin aveva pronunciato delle parole in una lingua
sconosciuta e aveva aperto le palpebre, rivelando le sue iridi improvvisamente
tinte d’oro.
La
fanciulla era rimasta scioccata da quella visione, ancor di più quando si era
accorta della rimarginazione della ferita: dunque, anche l’uomo di cui si era
innamorata era in grado di usare la magia? Era per questo che l’aveva aiutata?
Ma allora perché non glielo aveva mai detto? Stava per esprimere quelle
domande, quando lo stregone aveva premuto un dito contro le sue labbra carnose.
«So
bene cosa state pensando, ma lasciate che vi dica un cosa. Non immaginate da
quanto volessi dirvi la verità sul mio conto, solo che non volevo costringervi
a scegliere tra me e Uther...»
Aveva
pronunciato quelle parole tutte d’un fiato, come se volesse liberarle dalla
prigionia in cui erano state costrette, eppure la giovane Pendragon non aveva
saputo come replicare, tanto era stato grande lo stupore. Il servo l’aveva
guardata supplichevole per qualche secondo,
ma non avendo ricevuto alcuna risposta si era alzato e stava per andarsene.
Lady
Morgana aveva sentito il cuore martellarle nel petto e gridarle di non
lasciarlo andare, così aveva agito d’impulso: grazie all’incantesimo era nuovamente
in grado di rimettersi in piedi, così lo aveva afferrato per un braccio e,
avendolo costretto a voltarsi, lo aveva baciato con foga. Era stato contatto
inizialmente timido e confuso per via del reciproco stupore, che poi era divenuto
sempre più avido e passionale, in quanto entrambi lo avevano sognato da tempo:
si erano abbandonati all’estasi dell’amplesso, incuranti dei druidi che
avrebbero potuto avvicinarsi alla loro postazione e scoprirli, felici come mai
prima di allora...
Merlin
si era trattenuto all’accampamento per qualche giorno, incapace di separarsi
dalla sua amata: avevano trascorso molto tempo insieme, parlando di loro e dei
loro poteri, ma soprattutto godendo l’uno della compagnia dell’altro,
finalmente liberi di amarsi come desideravano. Tuttavia quel piacevole idillio
era destinato a non durare: difatti il ragazzo aveva deciso di parlarle una
mattina, così l’aveva portata con sé al confine delle Terre Perigliose e, dopo
qualche effusione, si era deciso ad aprire bocca.
«Morgana,
io...io devo tornare a Camelot.», aveva detto col tono più deciso che era
riuscito a imprimere, guardandola però con rammarico e infinita mestizia. Dal
suo canto, la strega aveva accolto quella dichiarazione come un pugno nello
stomaco e boccheggiando aveva cercato di protestare, scontrandosi però con le
motivazioni del moro.
«Lasciatemi
finire, vi scongiuro! Queste giornate trascorse con voi sono state meravigliose
e, se potessi, rinuncerei a tutto per stare con voi...», aveva proseguito,
mentre le lacrime avevano iniziato a rigargli il viso ossuto.
«Avete
sentito parlare di Emrys dai druidi?», le aveva chiesto improvvisamente, lasciando la strega basita poiché non era riuscita
a coglierne il nesso: si era limitata ad annuire, rivolgendogli un’occhiata confusa
e invitandolo a continuare.
«Egli
è destinato a portare la pace tra Camelot e coloro che possiedono poteri
magici, sancendo così la nascita di Albion.»
Il
giovane mago aveva aspettato che lei annuisse nuovamente, per poi prendere un
respiro profondo e concludere la sconcertante rivelazione.
«Sono
io Emrys, Morgana. È mio dovere tornare a Camelot e proteggere Arthur, perché
sarà lui a unificare: siamo due facce della stessa medaglia e non posso essere
così egoista da abbandonare tutto e tutti per me stesso. Tuttavia, guardatemi
negli occhi: vi prometto che ci rincontreremo un giorno e che allora niente e
nessuno potrà mai separarci! »
La
giovane Pendragon era scoppiata a piangere e si era gettata tra le braccia del
suo amato: pur avendo la consapevolezza del fatto che fosse giusto così, non
era stata in grado di trattenersi, poiché si era sentita tradita dalla sorte
che le aveva donato l’amore per poi strapparglielo per chissà quanto tempo.
Avevano
trascorso un paio d’ore insieme tra baci e lacrime, donandosi completamente l’uno
all’altra, finché non si erano dovuti separare: per settimane la fanciulla si
era chiusa in se stessa, affranta e sconsolata come mai, incapace di reagire.
Quella
era la prima volta in cui lasciava la sua umile dimora per prendere un po’ d’aria
e aveva deciso di recarsi esattamente al limitar del campo per immergersi nella
natura rigogliosa: quello spettacolo meraviglioso le donò la calma interiore
che cercava, necessaria per mettere ordine nella sua testa. Si fidava di Merlin
e si sarebbe fidata fino alla fine dei suoi giorni, per cui era certa che
avrebbe compiuto il suo destino e che sarebbe tornato da lei. Tuttavia Morgana
non sarebbe rimasta con le mani in mano, ma avrebbe fatto la sua parte per
portare alla nascita di Albion: stabilì dunque che in quel lasso di tempo
avrebbe imparato tutto ciò che poteva sulla magia e avrebbe impiegato ogni
fibra del suo essere per quella causa. Prese un lungo respiro carico di
speranze, poi si alzò e si diresse verso l’accampamento, pronta a iniziare il
suo addestramento, motivata dal ricordo delle notti d’amore con Emrys e dalla
promessa di un futuro insieme.