sospiri...
Premetto che è la mia prima one-shot e che
tutte le FF che ho iniziato sono finite nel dimenticatoio. Ho scritto questa
storia in un momento di semi-depressione malinconica. Non so cosa ne è uscito
fuori, mi scuso nel caso fosse un disastro.
Lei era lì, fissava il foglio immacolato poggiato
sulla sua scrivania.
Immobile come una fredda statua di marmo, come una
pietra inanimata, morta e impotente.
Non vedeva realmente ciò che le stava davanti, era
assente, la sua mente vagava lontano, in luoghi sperduti e reconditi che nemmeno
lei avrebbe saputo individuare.
L’immagine esterna che si poteva avere di quel
quadretto malinconico era quello di una ragazza castana, poco curata, con gli
occhi arrossati del pianto ed il trucco completamente
sciolto.
Lui non c’era più.
Questa era oramai una
certezza.
Nessun sorriso avrebbe mai più illuminato i suoi
occhi, gli stessi occhi che l’avevano fatta cedere, di uno splendido verde
speranza.
Quegli occhi che non aveva mai visto piangere,
probabilmente a causa del suo dannato orgoglio.
Una nuova lacrima le scivola sulla guancia pallida
morendo sulle rosee labbra sottili, le stesse labbra che lui ha così spesso
baciato.
I ricordi risaltano alla memoria procurando ferite
dolorose che non si rimargineranno mai completamente, i singhiozzi
sopraggiungono spezzando il silenzio della stanza.
Ricordi di loro.
Sempre se di loro si poteva
parlare.
Non aveva mai smesso di rivederlo in quel letto,
dopo una notte sbagliata,
avventata, ceduta ad un amore frettoloso. Dopo una notte di carezze e gemiti
trattenuti per la paura di rompere un sogno.
Non erano ma stati
innamorati.
Lo sapeva bene, non c’era amore nei loro rapporti,
ne c’era mai stato. La loro era un’ossessione, solamente una futile ossessione,
una dipendenza ai limiti del maniacale l’uno dall’altra.
Loro erano amanti notturni, celati dalle tenebre
nei loro segreti, costretti a trattenere occhiate troppo intense durante il
giorno per il troppo timore che un flebile raggio di sole svelasse la loro rete
d’argento di trame e segreti.
Non ricordava il suono della sua risata, era
talmente rara e mai dedicata a lei.
Certo, aveva sempre capito, fino a quando le
tenebre imponevano il loro dominio sul mondo era in suo possesso, nessun altra
sarebbe stata alla sua altezza, nessuna avrebbe avuto il potere per sottrarlo
alle sue braccia, ma non appena il sole informava il mondo di un nuovo giorno
che era giunto tutto svaniva, cancellato dalla gomma invisibile del tempo, come
se non fosse mai avvenuto.
Non esisteva amore tra loro, solo
passione.
Quante volte si era ripetuta quell’insulsa frase
nella speranza di riuscire a convincersene.
Non esisteva amore tra di loro, ma lei lo
amava.
Lei viveva troppo lontano dal suo mondo, lui era
troppo diverso, nessuno avrebbe mai accettato che si avvicinassero, nemmeno per
gioco, nemmeno per uno scherzo, il muro di cristallo che era sempre esistito tra
loro due era troppo spesso ed invalicabile.
Lui non c’era più.
Poche ore prima era scivolato fuori dal suo letto,
con la voce ancora impastata di sonno e i capelli scompigliati, ed adesso non
esisteva più.
Overdose, così avevano detto i medici, così aveva
sentito dire.
Un mix assassino di droghe pesanti e alcol, uno di
quegli classici serviti in ogni discoteca che si rispetti, ma questa volta lui
aveva esagerato.
L’aveva vista spesso, quella semplice polverina
bianca in giro per casa sua, non aveva mai aperto bocca nonostante il suo cuore
gridasse straziato un fermati supplichevole.
Era stata in silenzio, non poteva intromettersi
nella sua vita, sapeva bene di non farne parte.
Lui non c’era più e lei finalmente ruppe
l’immobilità che aveva contraddistinto il suo debole corpo fino a quel momento
afferrando un oggetto che sporgeva da un cassetto, porgendole un caldo e
rassicurante invito, l’unica scelta che le si prospettava davanti al continuare
a vivere con quel pesante macigno che le opprimeva il collo dello
stomaco.
La mattina dopo, entrando nella stanza, la madre
della ragazza capì che qualcosa non andava, il foglio era imporporato da piccola
macchie rosse ed i cappelli corvini della giovane giacevano sparsi sulla
scrivania.
Nessun movimento, nessuna
reazione.
In città cominciò a girare la voce che due ragazzi
si erano tolti la vita.
Due suicidi che non avevano retto le difficoltà che
l’adolescenza pone davanti ad ognuno, due deboli.
Nessuno disse mai che in entrambi i casi, vicino al
corpo senza vita era stato ritrovato un foglio, con una scritta, incancellabile
e permanente, che esprimeva due semplici parole. Ti Amo.
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