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Autore: Ashura_exarch    03/07/2014    7 recensioni
Darwin aveva ragione, solo il più forte sopravvive. E, diciamoci la verità, i pokemon sono molto più forti degli umani, è naturale che alla fine li abbiano soverchiati. Non li hanno assoggettati o cose del genere, ma li hanno proprio portati all'estinzione. O quasi. L'ultimo esponente di questa antica razza sa di avere i giorni contati, ma non ha intenzione di finire dimenticato come milioni di altri individui prima di lui.
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
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Chapter 1: The Abduction

Neville si svegliò. "Cazzo" pensò "Mi sono addormentato di nuovo". Gettò una rapida occhiata al fuoco, e si precipitò a sbirciare dentro il pentolino che vi era sopra. Il liquido che vi era dentro non stava ancora bollendo.
"Ah, vaffanculo a questa roba inutile". Aveva cominciato a pentirsi di non aver preso un fornello a gas quando poteva. Adesso sì che gli sarebbe tornato utile. Il fuoco era utile per cuocere i cibi, ma mai per fare quel che stava tentando di ottenere in quel momento. Ma Neville era sicuro che perseverando alla fine ci sarebbe riuscito.
Si stiracchiò, e sentì le sue ossa scricchiolare. Stava invecchiando. Aveva superato gli enta da un bel pezzo, e gli anta stavano scorrendo velocemente, più velocemente di quanto Neville desiderasse.
L'aria fredda della sera (amplificata dal fatto che si trovava in montagna) penetrò da una finestra aperta, facendo scorrergli un brivido lungo la schiena. L'uomo si diresse verso il davanzale, e fece per chiudere le imposte, quando alzò lo sguardo verso il cielo. "Che bella luna che c'è stasera" pensò con un filo di malinconia "Stasera sarebbe perfetta per suonare, mentre aspetto che quella merda bolla".
Neville estrasse da un cassetto il suo violino. Era sempre stato bravo a suonarlo, fin da quando era piccolo, e un libro di spartiti trovato anni prima in un teatro abbandonato gli aveva fatto conoscere molte melodie. E Neville aveva già trovato quella adatta a quel momento.
Dopo essersi pesantemente bardato per evitare di prendersi un malanno, uscì nel terrazzino, e si sedette sulla sdraio di plastica che vi teneva. Facendo mente locale, le note della musica gli tornarono alla mente, e solo allora cominciò a muovere l'archetto sulle corde dello strumento. Fin dalla prima strofa quella melodia trasudava malinconia e nostalgia. Non era solo per il violino, doveva essere accompagnata anche da altri strumenti, ma Neville possedeva solo quello. E comunque gli bastava. A lui era sempre piaciuto quel genere di musica. Quel pezzo poi era uno dei suoi preferiti. Non conosceva il titolo però. Sul libretto era stato scancellato per qualche motivo dal precedente proprietario.
Stette lì a suonare per molto tempo, nonostante quella melodia durasse poco più di quattro minuti. La ripeté molte volte, senza accorgersene. Il vento prese le malinconiche note e le trasportò nelle valli contigue, mandando echi in ogni direzione. A Neville non dava fastidio che ciò accadesse. Lì non abitava nessuno nel raggio di chilometri, e la dimora della "squadra d'esplorazione" si trovava molto più lontano.
Non seppe quanto tempo passò, ma alla fine smise, probabilmente dopo ore. Tornò di nuovo al fuoco. Il liquido aveva finalmente cominciato ad evaporare, dal lieve odore di alcol che si respirava nella stanza. Veloce, Neville si affrettò a chiudere ermeticamente il pentolino, lasciando che tutta l'essenza del liquido restasse all'interno. Era fondamentale per il suo piano che ne andasse dispersa il meno possibile di quella roba, almeno fino al suo utilizzo.
L'uomo si spogliò, e scese le scale. Arrivò in cantina dove aveva il piano da lavoro, sul quale era poggiato un altro strumento che gli sarebbe tornato utile. Anche con quello doveva fare molta attenzione. Doveva assicurarsi che perdesse tutto il suo attuale contenuto e doveva stare attento anche a non danneggiare il coperchio.
Lo prese in mano, e lo portò di sopra. Arrivato alla porta del terrazzino, tolse il coperchio e velocemente lo gettò sul ripiano esterno, chiudendo la porta-finestra. Mentre tutto il contenuto si disperdeva, Neville andò a controllare la pentola. "E' quasi fatto" pensò con un velo di soddisfazione "Tempo che quello si svuoti e anche qui sarà pronto. Si comincia".
Una piccola fitta al petto gli ricordò il suo "problemino". Estrasse dalla tasca il barattolino, prese una pillola e la ingoiò. Gettò una breve occhiata al contenuto del vasetto e si convinse che doveva iniziare al più presto. Doveva prendere quelle pillole almeno una ogni dieci giorni, e tale periodo era passato dall'ultima volta. Se i calcoli erano giusti gli restava poco più di un mese. Non sapeva esattamente in che cosa consistesse il suo problema, ma stando a quanto aveva letto in dei libri di medicina pensava si trattasse tachicardia o qualcosa del genere. Non sapeva nemmeno se le pillole che prendeva fossero effettivamente efficaci, ma almeno riducevano considerevolmente il dolore.
Guardò di nuovo nel pentolino e vide che la sostanza era evaporata totalmente. Il suo piano aveva appena avuto inizio.

***

Il rumore dei libri che cadevano attirò l'attenzione di tutti.
- Ah! Cazzo, fa attenzione! - urlò adirato Irving.
- Hey, scusa tanto! - gli rispose Lloyd. Non aveva certo fatto apposta a far cadere quella pila di libri.
Il Sableye corse veloce verso i tomi caduti a terra, prendendo ad esaminarli tutti. - Pezzo di cretino! Guarda cosa hai fatto!!! - disse, mettendogli sotto il naso "Segreti dell'erboristeria" di Arlen T. Meganium. Il libro, quando il Deino aveva urtato la pila, era stato uno dei primi a cadere, e inavvertitamente Lloyd l'aveva pure schiacciato sotto una delle sue zampe, piegando e strappando la maggior parte delle pagine. - Questo me lo ripaghi! - continuò adirato Irving.
- Dai, è solo un libro.
- SOLO!?! HAI IDEA DI QUANTO SIA RARO!?! E DI QUANTO COSTI!?!
- Per Arceus, non l'ho fatto apposta.
- E CHI SE NE FREGA!!! TU ORA ME LO RIPAGHI!!!
"Cazzo, ora questo chi lo ferma?" pensò leggermente impaurito Lloyd.
- Basta, Irving.
La voce calma e contenuta di Olston fermò le sue imprecazioni.
- Ma hai visto cosa ha fatto!?!
- Sì, l'ho visto, e Lloyd ti ripagherà il libro.
- Non è abbastanza!!! Deve anche...
- Basta così, Irving. - il tono del Gabite non ammetteva repliche - Lloyd te lo ripagherà, ma tu adesso smettila.
"Uff, meno male che c'è lui" pensò leggermente sollevato il Deino.
- Ma...
- Ho detto basta. Lloyd ha sbagliato, ma anche tu. Hai visto quant'era alta quella pila? E poi hai visto dove l'avevi messa? Di lì ci passa un sacco di gente, dovevi sapere come sarebbe andata a finire.
- Ma non avevo spazio dove metterli...
- Non dire una parola di più oppure tu e i tuoi amati libri sparirete da qui. Per sempre. - Olston era impassibile ma terribilmente opprimente nella sua compostezza - Lloyd ti ripagherà quello danneggiato. La faccenda finisce qui.
Il Sableye avrebbe voluto controbattere, ma un'occhiata del Gabite lo fece tacere, anche se si vedeva che a stento reprimeva il disappunto. Irving se ne tornò adirato alla sua scrivania, mentre Olston usciva dalla biblioteca. Il Sableye lanciò un'occhiata piena di risentimento verso il Deino, come per dire "me la pagherai, stanne certo" prima di tornare a leggere l'ennesimo manoscritto.
- Certo che te la sei cavata proprio per il rotto della cuffia.
Lloyd non si era accorto che fosse presente anche Finley.
- Sta zitto, oggi è già andata abbastanza di merda, non ti ci mettere anche tu.
- Nervosetti, eh?
- Falla finita oppure ti taglio le ali e ti lancio giù dalla Rupe del Flygon.
- Sì, nervosetti.
Il Rufflett non si stancava mai di punzecchiarlo quando ne aveva l'occasione.
- Ma dove troverai i soldi per pagare il libro, eh?
- Togliti di mezzo.
Lloyd non aveva proprio voglia di starlo a sentire in quel momento, nonostante fosse il suo migliore amico. Uscì dalla stanza, e seguì l'odore di Olston. Quando Finley aveva menzionato i soldi a Lloyd era tornato in mente che non ne aveva abbastanza per ripagare il danno, per cui voleva chiedere ad Olston se poteva venire in missione col resto della squadra.
Non fece fatica a trovarlo. In quel momento stava parlando con Gregory, ma si accorse subito della presenza del Deino.
- Ne riparliamo dopo. - disse concludendo la conversazione con il Dewott, che se ne andò ad aspettarlo fuori di malavoglia.
- Cosa c'è? - chiese leggermente stizzito a Lloyd. Il Deino era leggermente intimorito, in quanto il Gabite era quasi il doppio di lui e non sembrava che gradisse la sua presenza.
- Ehm, senti... riguardo alla missione...
- Ne abbiamo già parlato, ho detto no. Non hai ancora abbastanza esperienza, e poi il numero di membri necessario è già stato raggiunto. Dovresti sapere che la Banda di Kaiden è un affare troppo pericoloso per i membri più giovani.
- Ma...
- Niente ma, non sei ancora pronto. Non verrai, punto e basta.
- Ma non ho i soldi per ripagare il libro ad Irving.
- Li recupererai in futuro, non ho fissato una data di scadenza per la restituzione. Ora, se vuoi scusarmi, dovrei andare.
Detto questo uscì dalla stanza in cui si trovava, raggiungendo Gregory all'esterno. In quella casa le cose che Olston diceva erano legge, visto che era lui il capo della "Famiglia", come i membri della "squadra d'esplorazione" definivano loro stessi.
Erano più una famiglia infatti che una squadra. E poi tra quelle montagne le offerte di lavoro erano davvero scarse, ma avevano scelto loro di loro spontanea volontà di venirci a vivere. In origine quella magione aveva aperto come orfanotrofio, ma nel tempo era andata in rovina. Poi, una decina d'anni prima, Olston ed altri veterani si erano stabiliti lì per vivere in pace e avevano rimesso a nuovo quella casa, ma visto che era un combattente esperto le richieste di lavoro continuavano ad arrivare, così aveva "ufficialmente" trasformato la casa in un orfanotrofio (esattamente come era stata concepita all'inizio). In realtà quella casa accoglieva pochi cuccioli, e prevalentemente provenienti da quella regione. Lloyd era stato uno di questi. Avevano trovato il suo uovo abbandonato poco lontano, e avevano deciso di tenerlo con loro, una volta nato. Ciò era successo quattro anni prima.
La verità era che Olston non aveva mai smesso di lavorare. Nonostante cercasse di smettere, era consapevole che senza lavoro il denaro non sarebbe arrivato. E in quel mondo il denaro faceva da padrone. Fortunatamente in quelle zone la natura provvedeva quasi completamente alla vita, ed erano poche le volte in cui il conio risolveva le cose. Ogni tanto arrivava una richiesta di lavoro alla "Famiglia", e la maggior parte delle volte venivano tutte rifiutate, ma questa no. La ricompensa per sgominare la Banda di Kaiden era stratosferica, e raddoppiava nel caso che se ne catturassero vivi i membri. Si parlava di cifre a tre e a quattro zeri, ed Olston aveva inviato subito una risposta affermativa. Incassando le taglie avrebbe potuto sistemare lui e la "Famiglia" per almeno una quindicina d'anni, rendendo tutte le altre richieste di lavoro ignorabili. Ma per un lavoro difficile come quello il Gabite aveva deciso di portarsi dietro la maggior parte dei componenti della "Famiglia".
In totale i componenti della Banda di Kaiden erano una dozzina, mentre la "Famiglia" poteva vantare all'attivo trenta membri. E ventitré di questi sarebbero andati con Olston. Tutti infatti, anche i più tranquilli, sapevano combattere egregiamente nella "Famiglia". L'unica pretesa di Olston era questa, "saper difendere sé stessi", come amava ripetere. Anche Lloyd non se la cavava male, ma non andava abbastanza bene per entrare a far parte della spedizione. Ed era questo che gli faceva montare la rabbia.
Non aveva voglia di tornare in biblioteca, così se ne andò in camera sua, che divideva con Finley. Lloyd era stanchissimo, aveva solo voglia di riposarsi per qualche ora. Il suo letto si trovava proprio accanto alla finestra, nella parte più illuminata della stanza. Di malavoglia tirò le tende e si girò dall'altra parte. Non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea di dormire nel letto di Finley, riparato e nella penombra costante degli scaffali. Il suo amico era un tipo molto territoriale.
Lloyd era frustrato. Quella giornata non poteva andare peggiò di così. Già quella mattina per il ghiaccio aveva rischiato di rompersi una zampa, poi era andato in biblioteca per parlare con Nellie (che ultimamente era diventata un'assidua frequentatrice della biblioteca) per combinargli un appuntamento con Finley (il Rufflet era innamorato cotto di lei, ma era talmente timido che aveva chiesto all'amico di parlare alla Torchic) ed era successo tutto quell'ambaradan con Irving, ed ora doveva pure ripagargli il libro.
Avrebbe volentieri gridato un "VAFFANCULO A TUTTI!" in modo che tutta la casa si potesse rendere conto della sua frustrazione, ma quel giorno non era proprio il caso. Aveva nevicato fino alla notte prima, ed era da quella mattina che chi poteva spalava la neve dal tetto per evitare che crollasse tutto. Era un cambio continuo di spalatori, dato che a stare troppo tempo sotto quel sole ci si scottava (non sembra ma in montagna il sole picchia). Sarebbe stato tutto più facile se ci fossero stati Sanford (il padre di Nellie) oppure Eloise, ma il primo era andato in una delle rare missioni e la seconda era da due giorni via per fare da mediatrice con chi aveva commissionato la cattura della Banda di Kaiden riguardo alla ricompensa.
Stette per un po' a rigirarsi nel letto, finché si addormentò. Fece un incubo, com'era da aspettarsi. Sognò di star correndo a perdifiato lungo una grande distesa nera. Non sapeva perché, ma sapeva che dietro di lui c'era qualcuno, e sapeva ancora più certamente che era un uomo. E' la classica consapevolezza dei sogni. Comunque Lloyd correva, per non farsi catturare. Era terrorizzato dall'idea, e per questo correva. Ma sentiva che l'uomo stava recuperando terreno. Poteva sentire il suo fiato pestilenziale sul suo collo...
Il Deino si svegliò di soprassalto. "Cazzo, era solo un sogno" pensò. Naturale che lo era. Gli uomini erano morti. Tutti. Dopo la Grande Battaglia di mezzo secolo prima si erano estinti. Numerose erano le leggende che circondavano la figura di quelle misteriose creature. Si diceva che catturassero i pokemon per farli lottare tra di loro, al solo scopo di divertirsi, o comunque per fini personali. Le mamme la usavano come una velata minaccia per i figli che facevano i capricci: "fai il bravo oppure l'uomo verrà a prenderti". E funzionava. Non che Lloyd l'avesse mai sperimentato. Lui non aveva mai avuto una madre.
Ributtò la testa sul cuscino e provò a dormire di nuovo, ma visto che non riusciva a prendere sonno andò al bagno e si mise davanti allo specchio. La pelliccia nera gli stava ricrescendo, tornandogli a coprire gli occhi, e lui questo lo odiava. Lui era sempre stato diverso dagli altri Deino per questo: mostrava i suoi occhi portando il "taglio di capelli" più corto rispetto alla norma. Gli piaceva guardare in faccia la gente quando gli stava davanti. Avrebbe chiesto a Finley di tagliargieli, visto che lui con le zampre che si ritrovava non poteva proprio.
Restò lì a specchiarsi per molto, finché un grido lo riscosse.
- CAZZOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!
Si alzò di scatto giusto in tempo per vedere un'ombra al di fuori della finestra. Sembrava che l'urlo provenisse proprio da essa. Un secondo dopo l'ombra proseguì la caduta, schiantandosi con un sonoro tonfo al suolo, seguito poi da grida di dolore.
Veloce, Lloyd uscì dalla stanza e si precipitò fuori per vedere cosa era successo. Non era stato l'unico ad avere quell'idea, così sulla scena si creò una piccola folla. Prima che fosse portato via in barella, Lloyd riuscì a vedere Gregory che imprecava come un dannato tra un gemito e l'altro.
Stando a quello che aveva visto Avery (il Machop che stava lavorando con lui quando era caduto) era scivolato su un pezzo di ghiaccio ed era caduto dal tetto, atterrando male e rompendosi una gamba ed un braccio. Stando a quanto stabilito da Augustine, la Audino che si occupava dell'infermeria, ci sarebbe voluto almeno un mese perché il braccio potesse guarire e circa il doppio perché anche la gamba tornasse a posto, e ciò creò molto scompiglio quel pomeriggio. Aggiungendo poi che anche una delle conchiglie del Dewott si era frantumata a causa della caduta, Gregory venne escluso definitivamente dalla spedizione. Il Dewott infatti era uno dei designati per prendere parte alla missione contro la Banda di Kaiden, e Olston non si poteva permettere di avere qualcuno in meno, così, nonostante fosse riluttante, anche Augustine venne reclutata per partire. Così il gruppo degli esclusi cambiò da Lloyd, Finley, Nellie, Irving ed Augustine a Lloyd, Finley, Nellie, Irving e Gregory.
Il resto della giornata trascorse senza particolari intoppi, anche per il fatto che Gregory venne praticamente abbandonato in infermeria. Già il pokemon era intrattabile di suo, poi dopo che venne lasciato da solo lo divenne ancora di più. La stessa Augustine, che si recava spesso da lui per assicurarsi delle sue condizioni, lo sopportava a fatica. L'unico della "Famiglia" che ogni tanto passava da quelle parti era Irving, ma lo faceva solo per andare e tornare dalla biblioteca. Lui infatti ne aveva la custodia "che si tramanda da generazioni", per citare le sue pompose parole.
Tutto accadde molto in fretta, anche perché rimaneva poco tempo alla partenza di Olston e dei suoi. Sarebbero stati via per circa due settimane, forse anche di più, e non era detto che riuscissero nella loro impresa, ma a Lloyd bastava che se ne andassero, voleva solo avere un po' di pace. Anche se con persone come Gregory e Irving (a meno che quest'ultimo non venisse provocato) era quasi impossibile stare tranquilli.
Il giorno dopo i membri della spedizione partirono la mattina presto. Nonostante gli esclusi non fossero tenuti ad alzarsi a quell'ora lo fecero lo stesso per salutare i compagni e ricevere le dovute misure di sicurezza. In particolare Nellie venne intrattenuta per un quarto d'ora buono da Augustine sulle misure di cura e restrizione da adottare con Gregory (bisognava anche tenerlo d'occhio costantemente perché aveva già tentato la fuga parecchie volte nel corso della notte). Quando finalmente la Audino finì di esporre le precauzioni per il malato ed Olston il suo discorso sul mantenimento della casa agli altri, i ventitré pokemon si avviarono per l'unico sentiero che conduceva via dalla casa. Finalmente gli esclusi erano rimasti soli. Un po' Lloyd ne fu contento, almeno poteva fare quello che voleva. Tanto Finley l'avrebbe sicuramente sostenuto dato che era il suo migliore amico, Irving se ne sarebbe rimasto con i suoi libri tutto il tempo e Gregory era bloccato a letto senza possibilità di muoversi. L'unico problema sarebbe forse stata Nellie, se non avesse dovuto tenere d'occhio Gregory.
Il giorno comunque trascorse tranquillo, anche perché il Deino e il Rufflet andarono a bighellonare fuori lasciando in pace coloro che si trovavano all'interno della magione. Si riunirono solo all'ora di cena (tranne Gregory che era ovviamente bloccato in infermeria, e Nellie era stata ben lieta di andarsene, ma non prima che il Dewott le avesse strappato la promessa di tornare con qualcosa da mettere sotto i denti). Era proprio vero che Acqua e Fuoco non vanno d'accordo in fin dei conti.
I quattro in grado di camminare si riunirono nel salotto per il pasto. Un gradevole fuoco scoppiettava nel camino, e non guastava affatto visto le basse temperature esterne. Irving se ne stava rintanato su di una poltrona a leggere l'ennesimo libro, Nellie si stava rilassando davanti al fuoco mentre Lloyd e Finley stavano giocando a carte poco lontano.
- Due dieci. Come rispondi?
- Tre dodici. Ho vinto!
- Dannazione!
Lloyd aveva puntato tutte le sue deliziose bacche stufate su quella mano, e le aveva perse tutte. Ma non poteva resistere alla tentazione di cercare di avere quella barra di cioccolato di cui Finley era in possesso. Se Finley era innamorato di Nellie, Lloyd era innamorato del cioccolato. Ed era proprio questo che il Rufflet aveva sfruttato per vincere.
Lloyd si alzò sconsolato, e si andò a sistemare accanto al fuoco. Nonostante fosse per metà un tipo Drago quella sera aveva proprio freddo.
- Hai perso? - gli chiese la Torchic con fare affabile.
Il Deino annuì. Non aveva intenzione di proferire parola. In quel momento preferì rimuginare i suoi pensieri. All'improvviso gli tornò alla mentre Gregory.
- Gliel'hai portato da mangiare? - chiese a Nellie.
- A chi?
- A Gregory.
- Sì, ma non vi aspettate che lo faccia di nuovo. - e quella frase sembrò attivare qualcosa in lei - Io non ho la minima intenzione di occuparmi da sola di quello lì, capito?! Stabiliremo dei turni. E visto che oggi è toccato a me domani sarà il turno di qualcun altro.
- Non guardate me - intervenne Irving - Io mi devo occupare della biblioteca.
- Ma smettila - continuò Nellie - I libri non scappano da nessuna parte, puoi anche lasciarli stare per qualche giorno.
E lì cominciò il delirio. La Torchic e il Sableye cominciarono a litigare, e cominciarono a volare parole grosse. Lloyd e Finley capirono che era meglio levare le tende. Si chiusero piano la porta alle spalle per non farsi notare, e si dileguarono nel corridoio immerso nelle tenebre. Il salotto si trovava vicino alla porta principale, e quando vi passarono davanti vennero investiti da una folata di vento freddo. La finestrella accanto alla porta si era infatti rotta alcuni giorni prima, e visto che la maggior parte dei membri della "Famiglia" se ne stava per andare l'avevano coperta alla bell'è meglio con un piccolo pannello di legno, che comunque non avrebbe certo retto se fosse arrivata una tempesta di neve. E meno male che ciò non accadde.
Il Deino e il Rufflet decisero di tornare alla loro stanza per continuare a giocare a carte, ma per farlo dovevano per forza passare davanti all'infermeria, dove di sicuro un infuriato Gregory stava aspettando il primo malcapitato per sfogarsi. Cercarono di fare il più silenziosamente possibile, ma non bastò.
- Hey!
La voce di Gregory li congelò sul posto.
- So che la fuori c'è qualcuno. Venite qua!
Purtroppo erano stati scoperti, ed era meglio non contraddire il Dewott, così i due si videro costretti ad entrare. Il letto del Dewott si trovava in fondo all'infermeria, dopo altri cinque immacolati visto che nessun altro vi era ricoverato.
- Perché ci hai chiamato? - chiese Finley, leggermente in disappunto.
- Non ho voglia di stare da solo.
Scese un silenzio imbarazzante. L'unico rumore era il chiasso lontano di Nellie ed Irving che probabilmente stavano ancora litigando.
- Vi va una partita a carte? - disse il Deino per rompere il ghiaccio.
- Massì, perché no - disse il Dewott - Qua da solo mi sto annoiando a morte.
Cominciarono poco dopo. Lloyd e Finley si allearono quasi immediatamente. Quell'occasione era troppo propizia per poter essere sprecata, e battere il Dewott sarebbe stata una grande soddisfazione. Vinsero più partite consecutivamente, e si fecero prendere dall'entusiamo. Nessuno di loro si accorse di un tonfo sordo in lontananza. La loro attenzione venne attirata poco dopo dal fatto che il battibecco tra la Torchic e il Sableye cessò di botto. Un silenzio di tomba cadde sulla struttura.
Finley e Lloyd si guardarono con aria interrogativa, mentre Gregory guardava verso la porta. Pochi istanti dopo essa cominciò ad aprirsi verso l'interno, con uno scricchiolio inquietante. Un occhio sbirciò attraverso l'oscurità della stanza. Un'occhio che non era né di Nellie né di Irving.
- Chi sei? - chiese istintivamente Gregory in modo irruente, scordandosi della sua posizione. L'estraneo si limitò a ritirarsi. Pochi secondi dopo da dietro la porta venne lanciato qualcosa che si andò a schiantare a mezzo metro da loro.
- Ma cosa... - iniziò Finley, quando quell'aggeggio cominciò a rilasciare del gas. La nube si propagò velocemente per la stanza, circondando i tre.
- Che cazzo... succede... - cominciò Gregory, mentre pronunciava l'ultima parola con fare incerto.
Immediatamente Lloyd si sentì stanco. Le forze lo stavano abbandonando. Era sicuramente colpa di quel gas. Doveva essere qualcosa che induceva il sonno.
Lloyd crollò a terra. Cercò di rialzarsi, ma fallì miseramente. Finley cadde all'indietro, battendo una sonora testata sul pavimento, ma non se ne accorse dato che era già addormentato. Gregory rimase immobile nel letto.
L'ultima cosa che Lloyd vide prima di perdere i sensi fu una figura alta e dall'aspetto umanoide che si avvicinava verso di loro, coprendosi la bocca con un panno.

Note dell'autore
Prima che cominciate a inneggiare al capolavoro (o a tirarmi sassi, dipende se vi è piaciuto o no), statemi a sentire.
Questo capitolo mi è venuto parecchio lungo (per la contentezza di alcuni di voi), e credo sarà l'unico così, chi ha seguito Change of Life si abituerà (o mi aspetterà sotto casa con un kalashnikov). Anche se per miracolo lo dovessi fare lungo in questa maniera (ne dubito ma tentar non nuoce) uscirà comunque ad agosto (probabilmente) perché dal 6 al 20 luglio starò in Inghilterra, a circa tremila chilometri dal mio amato personal computer e impossibilitato a fare alcunché. Quindi per ora beccatevi questo.
A presto!

Stavolta ho proprio abusato delle parentesi...
  
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