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Autore: Kastel    03/07/2014    4 recensioni
Una corrispondenza che dura ore, giorni, anni.
Caro Kuroko,
So cosa penserai non appena vedrai questa lettera. Perché mai Akashi Sejiuuro, la persona che ho sconfitto alla Winter Cup, mi ha voluto scrivere?
La risposta non è così semplice o scontata come potrebbe essere.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Seijuro Akashi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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25/05/XX

 

 

Caro Kuroko,
So cosa penserai non appena vedrai questa lettera. Perché mai Akashi Sejiuuro, la persona che ho sconfitto alla Winter Cup, mi ha voluto scrivere?
La risposta non è così semplice o scontata come potrebbe essere. Essenzialmente questo è l'unico modo che ho per poter sfuggire da questa situazione che mio padre ha creato per me.
Non sono molto aggiornato su cosa sta accadendo fuori da questa stanza, ma credo che il fatto che il figlio del grande imprenditore Akashi è stato rinchiuso in un manicomio privato sia scivolato via dagli sguardi indiscreti dei giornalisti. Mio padre ha scelto questa punizione per me, impedendomi, in pratica, di essere libero.
Non avevo mai pensato alla possibilità di poterci finire dentro. Non avrei mai creduto che mio padre, l'uomo che mi ha cresciuto, potesse veramente arrivare a prendere una decisione del genere. È terribile, spaventoso e soprattutto reale.
Purtroppo non posso scrivere ancora: ho solo poco tempo al giorno nella stanza ricreativa, poi devo tornare in quella che è la mia stanza. Peccato che sono insieme ad altre persone che non si possono esattamente definire “tranquille”.
Quindi per oggi ti saluto. Spero riceverai presto questa mia, ho bisogno di poter parlare con qualcuno.

Akashi Sejiuuro

 

 

16/10/XX

 

 

Caro Kuroko,
Ho aspettato durante questi cinque mesi una tua risposta, eppure è stata un'attesa vana. Dunque l'idea di scrivermi ti disgusta tanto? O forse è il fatto che io sia dentro un manicomio che ti fa orrore? Spero sinceramente che non sia così.
La vita, qui, scorre nella noia e nell'immobilità che solo un luogo del genere può darti. Come ti avevo scritto in precedenza, sono in stanza con altre persone, tutte più grandi di me. Si può dire, senza aver paura di sbagliare, che io sia la persona più giovane e, con ogni probabilità, con la patologia più grave di tutto l'istituto. Sembra incredibile pensarlo, eppure è così.
Ci sono un sacco di uomini che hanno vissuto la loro vita dominando uffici interi che adesso sono considerati inutili a causa della loro età. Anziani che rimpiangono passati fatti di gloria e successi, raccontandomi di quanto fosse bello essere loro. Considerando che, con ogni probabilità, la mia vita si consumerà qui dentro provo un invidia fin troppo atroce, che lacera soprattutto l'altro me.
Da quando sono stato rinchiuso qui percepisco la sua presenza in maniera più forte. Si lamenta un sacco e devo sforzarmi tantissimo per non permettergli di uscire fuori e urlare il suo disappunto. E questo mi fa capire come la scelta di mio padre non sia stata delle migliori. E, allo stesso tempo, mi porta a domandarmi ciò: esiste, tra le decisioni prese da mio padre in passato, una che era veramente finalizzata al mio benessere?
Tremo nel conoscere la risposta.
Con questa ti saluto, sperando di poter ricevere presto una tua risposta.

Akashi Sejiuuro

 

 

 

20/02/XX

 

TI ODIO, TETSUYA.

 

 

 

01/05/XX

 

 

Caro Kuroko,
Voglio iniziare questa lettera scusandomi terribilmente per la lettera precedente. Altro non è che il gesto infantile dell'altro me. Purtroppo sta diventando veramente difficile trattenerlo: preme ogni giorno di più per poter uscire e spesso ci riesce, rendendo assai remota la possibilità per entrambi di andarcene da qui.
Ancora, la vita scorre noiosa e immobile. I medici non perdono nemmeno il loro tempo per pensare a una mia possibile cura o a un surrogato di essa per potermi permettere di vivere in pace con me stesso. Danno per scontato che sarò loro ospite per tutta la vita, cosa che oramai ho iniziato a credere pure io. E se proprio mi vedono sofferente o altro mi danno dei farmaci e basta. Nessuna cura psicologica o psichiatrica, solo una visita al giorno per stabilire quanto male sto. E ciò rende sempre più evidente come mio padre abbia pagato per lasciarmi morire qui, senza possibilità di perdono o salvezza.
Se devo essere sincero, però, se non fosse per l'assoluta mancanza di privacy (perfino i bagni non hanno la possibilità di essere chiusi, quindi tutti vedono quello che stai facendo), per la pessima compagnia, per la non possibilità di giocare a basket e per il fatto che sono condannato alla pazzia potrei anche considerarmi felice. Qui non esistono obblighi e nessuno è portato a cercare la vittoria a tutti i costi. Se penso a ciò, forse, posso ancora salvarmi.
Con questo ti saluto. Vivo ancora nella speranza di poter ricevere una tua risposta.

Akashi Sejiuuro

 

 

 

12/10/XX

 

Caro Kuroko,
Se ripenso a quando sono entrato qui mi rendo conto che oramai è passato più di un anno e mezzo. Addirittura sto per festeggiare il mio secondo compleanno qui, ma se sarà come il primo preferisco dimenticarmi di tale avvenimento.
Ancora ricordo bene cosa accadde: semplicemente il nulla. Neppure i medici, che teoricamente dovrebbero controllare ogni tot le cartelle con i nostri dati stampati a lettere cubitali sopra, si sono ricordati di ciò. Insomma, ho passato la giornata come al solito, solo con l'altro me che, con una risatina ironica, mi ha canticchiato “tanti auguri a te”. Di conseguenza, quest'anno farò finta che tale giorno non esista. Non importa che saranno diciotto, continuerò a pensare di averne diciassette. E credo che ciò sarà la mia vita da ora in poi.
La novità più grossa è un'altra, nella realtà. Finalmente hanno deciso, credo forse obbligati dai superiori per non destare sospetti, di farci svolgere delle attività ricreative. Qualcosa di veramente minimo, ma sicuramente è meglio così che passare le proprie giornate a vegetare come già morti. Non che per alcuni manchi molto, precisiamo.
Di conseguenza passeremo un'ora al giorno a tentare di far crescere un roseto. Non posso dire che ciò sia il sogno della mia vita, ma almeno imparerò qualcosa di nuovo. E, forse, un mestiere che potrò usare in futuro, nel remoto caso in cui uscirò da qui.
Con questo ti saluto. Spero ancora che tu non ti sia sentito offeso per la precedente lettera o così tanto ferito da non volermi sentire più.

Akashi Sejiuuro

 

 

05/01/XX

 

Ciao Tetsuya,
Come puoi notare oggi sono io che ti scrivo. L'altro me ha avuto uno shock non indifferente che l'ha portato a rifiutarsi di uscire fuori da almeno due mesi.
Quando parlavamo di nostro padre, nei momenti di silenzio che ci prendevamo da tutti e tutto, ci domandavamo come avrebbe fatto senza il suo erede. Malato o pazzo che sia non ne possedeva un altro a parte noi (lui). E non poteva adottarlo, sarebbe stato comunque assolutamente denigrante per l'ottimo nome della nostra famiglia. Come avrebbe fatto, quindi?
La risposta è arrivata in una fredda mattina di novembre, quando ci fu detto che lui, il nostro carnefice, era venuto a farci visita. Ovviamente nessuno dei due era così felice come sarebbe dovuto essere, considerando cosa ci aveva fatto. Eppure, l'altro me era contento nonostante tutto. Sperava, nel suo intimo, che avesse cambiato idea e che ci fosse venuto a tirare fuori da qui. Ed aveva deciso che si sarebbe impegnato per essere accettato da lui. Si sarebbe impegnato il doppio, anzi, il triplo. Avrebbe fatto ogni cosa per bene. Tutto, pur di poter fuggire via da quella gabbia.
Purtroppo la realtà fu ben diversa da quello che avevamo immaginato.
Non appena ci sedemmo davanti a lui, nella squallida sala visite che sapeva seriamente di carcere, con quelle sue pareti orrendamente tristi e l'infermiera che ci teneva d'occhio per evitare facessimo gesti non socialmente accettatati, lui ci parlò. E ciò spezzò, definitivamente, ogni misera speranza di poter scappare via da questa realtà.
“Sejiuuro, sono solo venuto a dirti che mi sono risposato e che sto aspettando un erede sicuramente più sano e soddisfacente di te. Di conseguenza, tu non sei più mio figlio. Tu sei, da ora in poi, nessuno.”
Credo che se l'altro me avesse avuto la forza per parlare avrebbe urlato dal dolore.
Invece scappò da tutto quello.
Si rifugiò dentro di sé, ancora una volta. E forse, stavolta per sempre.
Io invece ebbi il coraggio.
Tanto oramai non eravamo più nulla.
“SEI UN BASTARDO! PRIMA CI USI E POI CI GETTI? CHE FIGLIO DI PUTTANA!”
Se solo l'infermiera non mi iniettò dei tranquillanti, probabilmente, l'avrei ucciso. Sicuramente.
E quindi, adesso, non siamo più degli Akashi. Lo siamo solo formalmente, però non siamo più quelli di prima.
Abbiamo perso, Tetsuya.
E stavolta non credo tu potrai salvarci ancora.
Ciao, Tetsuya. Spero che almeno tu stia meglio di noi.

Akashi Sejiuuro

 

 

 

Troppe date tutte insieme, parole tutte uguali e situazioni identiche le une dalle altre.

 

 

25/05/XX

 

Caro Kuroko,
Lo sai, ho fatto il conto di quanti anni sono passati da quando sono qui.
Sono vent'anni che ti aspetto.
Sono vent'anni che attendo una risposta alle mie lettere, che ho continuato a scriverti più per sfogo che per una reale speranza.
Sono vent'anni che coltivo rose, che le faccio crescere, sbocciare e poi morire, come se fossi diventato il loro Dio, quello che non ho mai potuto essere al di fuori di questo luogo.
Sono vent'anni che oramai parlo solo con me stesso, anch'esso stanco di attendere e protestare, diventando passivamente un osservatore silenzioso.
Sono passati vent'anni e anch'io non ce la faccio più. Oramai, tutto ciò non ha più un senso. Niente ha senso. E credo di non possederlo più nemmeno io.
Ho deciso, Kuroko. Ho scelto come fuggire da qui, lontano da tutto e tutti. Ma prima voglio darti un regalo.
Conosci il significato delle rose? Ognuna di essa ne ha uno in base al proprio colore. E io ho scelto di regalartene una rossa. Per quello che avrei voluto dirti anni e anni fa, per dare un significato a tutte queste innumerevoli lettere che ho scritto. C'è un motivo per cui scelsi te come sesto uomo, anni e anni fa, e credo che ora ti sarà più chiaro. Rido ancora se penso che fu l'unico sistema che mi venne in mente per poterti aver vicino senza destare sospetti, anche se non ho mai mentito.
Comunque sia ora importa poco tutto ciò. Forse ora mi risponderai, forse ora potresti trovare la motivazione per salvarmi.
Vorrei solo sapessi questo.
Sejiuuro Akashi sa volare.

Akashi Sejiuuro

 

 

 

 

 

 

10/10/XX

 

Caro Akashi,
Come stai? So che ci siamo lasciati in maniera brusca durante la finale della Winter Cup, ma ho ripensato al fatto che sono oramai tre anni che non ci sentiamo e quindi ho deciso di scriverti.
Intanto volevo farti le congratulazioni per tuo fratello! Scommetto che sarai felice anche tu di ciò! Vedo tuo padre nelle fotografie e sembra sempre lo stesso, ma percepisco nei suoi occhi una gioia che non avevo mai notato prima. Evidentemente tale nascita ha avuto il potere di renderlo felice. No? Comunque sono davvero felice per voi.
Sono sicuro che adesso ti starai impegnando per poterti iscrivere alla Todai. Quanto a me, ho deciso di seguire Kagami-kun in America dopo le superiori. So che potrà sembrare incredibile, ma io e lui ci siamo messi insieme poco tempo fa. Dopo tutto ciò che è accaduto alle medie, la Winter Cup, tutti i Miracoli, mi sembra splendido poter vivere così normalmente un rapporto che supera l'amicizia. È davvero strano considerare Kagami-kun il mio ragazzo, ma nella realtà non è cambiato niente. Noi non siamo cambiati per niente. Solo, progettiamo il futuro e condividiamo il presente.
Insomma, questa lettera rappresenta un addio. Non credo tornerò in Giappone dopo il trasferimento: nonostante tutto voglio completamente cambiare vita, essere realmente felice con la persona di cui sono innamorato. Mi sento un codardo dirtelo in questa lettera, ma non riesco né a telefonarti né a vederti di persona. Il peso di ciò che è accaduto è tanto, forse troppo, e non mi permetterebbe di dirti tutto questo a voce. Siamo sempre stati lontani e, credo, sempre così sarà.
Con questo ti saluto, Akashi-kun.
Spero che anche tu sia felice.
Con affetto, Kuroko Tetsuya

 

 

 

 

 

Note

Questa fic è nata dopo l'ascolto di “Ti regalerò una rosa” di Cristicchi, da cui ho preso alcune frasi che poi ho usato qui.
Ho letto la situazione dei manicomi in Giappone e siamo esattamente ai livelli che ho descritto: le malattie di natura psichiatrica sono considerate denigranti per una società come quella giapponese e il manicomio è gestito in maniera disumana. Poi ho pensato che il padre avrebbe scelto questo sistema per liberarsi di Akashi, che è il più semplice e facile.
Spero di non aver fatto nessuno OOC.

 

 

 

 

 

 

   
 
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