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Autore: Stardust Queen    03/07/2014    0 recensioni
E' arrivato il tempo in cui bisogna capire chi essere. E' arrivato il tempo in cui il bene deve affrontare il male. E' arrivato il tempo in cui verrà risvegliato l'animo di fuoco. Ma questo non è altro che una bambina. Un innocente fanciulla che possiede un enorme potere. Maiar di Aulë il Fabbro, nata nelle sue fucine, viene affidata ad Ulmo il quale infonde in questa bambina ciò che gli era stato ordinato. Fu trovata sulle sponde di un fiume e ciò venne recepito come un segno divino. I Nani la custodirono finché non fu arrivato il momento del risveglio del fuoco. La guerra contro Sauron era alle porte. Frodo stava per ricevere una cosa: l'Anello. Gandalf percepisce un potere uguale e maggiore a quello dell'Anello e addirittura a quella di Sauron. incarica Legolas di trovarlo, ma lei era sempre stata lì. Prigioniera di Thranduil, poi elfo silvano, poi Maiar. Questa è la storia di Calarwen Luineth e di Legolas. Spero di avervi incuriosito xx
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aragorn, Frodo, Legolas, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo I 

Era ormai già il crepuscolo quando sguainai nuovamente la mia spada. Mi trovavo in una radura che man mano cedeva il posto ad ampi terreni costellati da alberi. Una foresta. Non mi ci volle molto per capire di essermi addentrata nel Bosco Atro, ma dovevo proseguire. La selvaggina in questi tempi è indispensabile per le persone con cui ero costretta a vivere, altrimenti avrei servito la mia carne come pasto. Non ebbi scelta, non potei tornare indietro e tantomeno guardarci, fui costretta a proseguire nell’oscurità del Bosco. Tenni vicino a me la spada, sperando che avrebbe al più presto spezzato il collo di qualche coniglio, o di qualche scoiattolo. Sentivo l’aria farsi sempre più pesante, man mano che tendevo l’orecchio nel cuore del bosco. La vista persisteva, quindi non ero ancora del tutto sconfitta. Qualcosa gravava su quel bosco. Un’antica presenza lo avvolgeva, come un manto intriso di parole malvagie che ogni tanto venivano raggiunte dal mio udito. Il cuore batteva ad un ritmo quasi accelerato, tanto che in un primo momento sentivo solo un tum-tum che proveniva all’interno del mio petto. Era passata solo un’ora dall’ultima volta che vidi un coniglio aggirarsi da queste parti. Non osavo proseguire, ma qualcosa mi chiamava a se come se ci fosse qualcuno dall’altro lato della foresta. Mi accovacciai per tastare il terreno in modo da capire dove mi ero diretta. Dal suolo dedussi di essere scesa troppo a Sud, tanto da arrivare alla vecchia Via Silvana. Tastai anche quel percorso per non lasciarmi prendere dalle allucinazioni del bosco. Mi rialzai sui piedi dopo che ebbi avvertito un fruscio sul mio cammino. Qualcosa mi veniva incontro sulla Via. Qualcosa di leggero, ma che non poteva fare a meno di sbriciolare le foglie sotto il suo tocco. Fui colta dal panico. Il sole ormai stava sparendo, l’oscurità piombava sul bosco ed io ancora non ero tornata. Mi arrampicai su di un albero, che nascondeva il mio corpo con quelle poche foglie che l’inverno gelido aveva risparmiato, acquattandomi nel buio nella speranza di scampare al pericolo. Un uomo, anzi un Elfo, si era fermato proprio sotto il mio albero. I suoi capelli lisci e biondi scendevano delicatamente sulla schiena dell’Elfo, che nascondeva una faretra. In mano aveva un arco; bellissimo e pronto a scoccare una freccia. All’improvviso l’elfo si voltò, come se avesse avvertito il mio odore, e si avvicinò sempre di più al mio albero. Alzò la mano libera verso il tronco per tastarne la superficie, ma la sua attenzione fu richiamata da qualcos’altro. Il suo sguardo penetrante si rivolse verso la zona ovest della foresta, non molto lontano dall’Antica Via Silvana. Tirai un sospiro di sollievo, ma fu solo per breve tempo dato che qualcosa si muoveva nell’oscurità dietro di me. Inizialmente due occhi rossi mi fissavano nel buio, poi divennero tre, quattro, sei… Un ragno gigantesco si gettò sul mio corpo, spalancando le zanne e tirando fuori il pungiglione. Mi rotolai di un lato per evitare un morso che sicuramente mi avrebbe amputato un braccio e con un calcio allontanai la bestia. Questa ritornò all’attacco, questa volta più infuriata di prima, scaraventandomi per terra. Il ragno scese giù e fece per spalancare le fauci quando una freccia gli trapassò il cranio ferendolo a morte. Un lampo di luce argentea finì per uccidere il mostro che ormai era diventato solo un brutto ricordo. Mi alzai di scatto e cominciai a correre verso una meta immaginaria, sperando che l’elfo mi lasciasse in pace. Ma non fu così. L’elfo silvano cominciò a pedinarmi tanto da allontanarsi dal suo territorio. Non eravamo ancora usciti del tutto dal Bosco Atro e la mia mente aveva già pregustato la vittoria di questo scontro in velocità, quando questi mi afferrò per un braccio, rotolando insieme sul freddo prato invernale di Bosco Atro. Fui stordita un attimo dalla caduta e non mi accorsi di trovarmi proprio sopra l’elfo, che giaceva stordito anche esso sotto il mio corpo. Mi scossi leggermente per poi rialzarmi, ma egli non si diede per vinto e afferrò saldamente la mia caviglia destra. Feci per prendere la spada nel tentativo di mozzargli la mano che non mi accorsi che l’elfo era sparito. Mi guardai intorno con la spada ben alzata, ma l’elfo era realmente sparito. Rimisi l’arma nel fodero, quando qualcuno mi trattenne con un pugnale. “Metti giù l’arma.” Disse l’elfo quando ritornai a stringere l’impugnatura della mia spada. “Lasciami andare elfo!” chiesi senza mettere un piccolo tocco di supplica nella mia risposta. “Non prima che tu abbia risposto alle domande di Re Thranduil.”-“Io non rispondo a nessuno!” dissi scocciata e cercai di liberarmi dalla sua presa, ma lui era più forte di me e non potetti resistere. Mi prese la spada e mi portò nel suo regno. Mi teneva per le braccia in un primo momento, ma poi ebbe l’occasione di legarmi le mani con una corda molto resistente e non potei più ribellarmi. Ci addentrammo sempre più all’interno, percorrendo una strada che portava verso nord-est. Arrivammo ad un entrata ben nascosta dal bosco che conduceva su un ponte, il quale era percorso dal Fiume della Foresta. All’entrata del palazzo del Re degli Elfi Silvani vi erano due guardie. Erano molto alte, anche se Elfi, ed erano rivestiti da un armatura che rispecchiava perfettamente il Bosco Atro. Entrammo dopo che l’elfo disse qualche parola in elfico alle guardie e attraversammo dei saloni, per poi arrivare ad una scalinata. “Dopo che sarò libera da questo malinteso, spero che il Re abbia pietà di te.” Dissi convinta all’elfo che subito fece una risata sarcastica. Arrivammo fin su in cima e davanti a noi vi era seduto su un trono un bellissimo elfo. Sembrava tanto giovane quanto vecchio. Aveva una bellissima corona di bacche posta in cima al suo capo dorato ed una veste regale che risplendeva i colori del suo palazzo. Gli occhi erano vispi e allo stesso tempo trasudavano saggezza, ma anche qualcosa di più misterioso. “Legolas! Figlio mio!” disse il Re, alzandosi con gioia dal suo trono. A quelle parole mi pietrificai. Quindi… questo elfo, cioè Legolas, è il figlio del Re! “Cosa mi hai portato questa volta? Un orco? Un nano? Un uomo…?”- “Padre, vi ho portato un soggetto alquanto strano. L’unica cosa che ho capito di quest’essere è che è di sesso femminile e cacciava nelle nostre terre i nostri conigli e la nostra selvaggina.” Disse Legolas gettandomi in ginocchio davanti al Re. Questo mi ispezionò lentamente, come se avesse uno scanner negli occhi e mi toccò con un dito il viso. Si pulì le mani e scosse la testa. Effettivamente non ero pulitissima. I viaggi che avevo intrapreso e il modo in cui vivevo non ti offrivano di certo un bagno ogni giorno. Inquinare le poche sorgenti d’acqua con il proprio lerciume era uno spreco, almeno per me. Nella compagnia in cui ero costretta a vivere non si lavavano spesso, anzi evitavano di farlo a volte. Io ero l’unica a farlo, ma dopo aver oltrepassato le Montagne Nebbiose il mio viso non poté che essere nero. Per ordine del Re fui gettata nelle prigioni elfiche con l’accusa di brigantaggio e anche per aver sputato sui piedi del Re, dopo che questi mi ebbe dato una condanna. Legolas mi condusse personalmente alle prigioni, scaraventandomi in una vicino l’acqua. Almeno ero vicina al mio elemento. “Tante grazie per la gentilezza!” ribattei io prima che questo se ne andasse. “Non sono stato mica io ad aver sputato sui piedi del Re.”- “Mi state accusando di cose che non sono vere!” dissi sbattendo fortemente le sbarre della mia cella. “E allora dimostrami che sei innocente. Se lo farai, sarai assolta da ogni accusa.” Rimasi in silenzio. L’elfo aveva ragione. Stavo cacciando nelle loro terre nel tentativo di sfamarmi e questo non può essere perdonato. Allentai la presa dalle sbarre di ferro e mi accasciai per terra, portando le ginocchia al viso. Mi sentivo abbattuta, sconfitta, un niente...

Spazio Narratrice: 
Vorrei premettere un paio di cosette: il banner l'ho fatto io. Lo so... non è bellissimo, ma mi sono dovuta arrangiare con ciò che avevo. La storia non si basa solo sul libro, ma anche suglia adattamenti cinematografici di Peter Jackson perchè ritengo che ci siano pure colore che non hanno mai letto il libro e non voglio spoilerare tutto (anche se la mia storia è inventata). Cerco di rimanere fedele ad entrambe le parti. Comunque sempre parlando della storia... Per chi non avesse capito questa fanciulla è Calarwen Luineth. lei ancora non sa di essere una Maiar, ma questo lo scoprirete solo leggendo. Se ci sono delle incomomprensioni ditemelo ok? 
Lot of Love xx
  
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