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Autore: Mak_Virgy    03/07/2014    2 recensioni
Anche se non lo ammirava più, non poteva smettere di sentirsi ferito. I sentimenti non ricambiati funzionavano così. Aomine era così.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’aria era così fredda, là fuori. E sentiva così freddo, dentro, da non riuscire a pensare più. Respirava forte, a bocca aperta, e sulla lingua sentiva un sapore salato che non riconosceva.

 

Aveva vinto contro Haizaki, e aveva sorriso, rivolto alle tribune nelle quali Kagami e Kuroko lo guardavano, sorridendo a loro volta. I senpai si erano congratulati con lui per la schiacciata finale: lo avevano circondato, e abbracciato, e spinto, e avevano scherzato con lui, felici per la vittoria, e lui si era sentito riempito, mentre una strana sensazione gli fluiva nel corpo.

La pelle del viso tirava, perché ancora non aveva smesso di ridere. E anche la mandibola doleva, ma andava bene così. Era un dolore piacevole, come quello che sentiva nelle gambe e nelle braccia.

Aveva vinto contro Haizaki, e si era finalmente meritato il proprio posto nella Kiseki no Sedai.

Cercò con lo sguardo un ragazzo dai capelli blu e dalla pelle scura, ma lo vide solamente di schiena, mentre si congedava da Satsuki. L’aveva riconosciuto nonostante la distanza, nonostante l’abbigliamento, nonostante non potesse soffermarsi sui dettagli del viso.

Ora, nel petto, sentiva un dolore diverso, perché, anche se non lo ammirava più, non poteva smettere di sentirsi ferito. I sentimenti non ricambiati funzionavano così.

Aomine era così.

 

La delusione colorava il viso di Kise, mentre camminava nel corridoio bianco, la gomma delle suole che strideva a contatto con il pavimento lucido. Alle spalle gli schiamazzi della squadra; ma li sentiva lontani, adesso, come se qualcuno avesse appoggiato le mani ai lati del suo viso per non fargli sentire la felicità altrui. Poteva quasi vedere l’ombra di questo qualcuno davanti a sé, e aveva sembianze familiari. Poi chiudeva gli occhi, e stringeva forte finché dietro le palpebre non comparivano forme strane. Poi li riapriva, e li puntava al soffitto, facendosi accecare dalle luci al neon.

Intanto, camminava. Lo spogliatoio era vicino. Entrò, e fece quello che faceva dopo ogni partita, ma questa volta non pensava più al suo avversario. Il colore blu continuava a confondergli lo sguardo.

 

Si era cambiato in fretta, Kise, ed era uscito presto, facendo a ritroso quel corridoio bianco che sembrava inghiottire ogni pensiero.

Aveva bisogno d’aria, ma nemmeno quella volta scurissima, trapuntata di stelle, sembrava calmarlo. Si appoggiò al muro, in attesa, mentre il vento gli frustrava i capelli e congelava l’espressione del volto. Di cosa, nemmeno lui avrebbe saputo spiegarlo.

Fu solo qualche minuto dopo che si accorse della presenza, a sinistra, dello stesso ragazzo che affollava i suoi pensieri e quello che invece aveva sconfitto in campo. Erano simili, quei due – non poté impedirsi di pensare –, eppure così diversi.

Poi, tutto successe in fretta. Aomine e Haizaki che discutevano. Aomine che diceva: “Basta vederli per capire quanto hanno lavorato duramente, Kise e Tetsu, per arrivare fin qui”, e Kise che sussurrava, come a voler tacitare i propri desideri, che quel ragazzo dai capelli blu non sarebbe mai riuscito a dimenticare Kurokocchi. Era geloso, sebbene provasse vergogna nell’ammetterlo, anche a se stesso.

Vedeva Haizaki a terra, Kise, dopo che il pugno del compagno l’aveva raggiunto alla mascella, e pianse per tutto l’affetto che il gesto di Aomine conteneva, perché nessuno l’aveva mai difeso a quel modo. Ora il mondo appariva confuso, come inglobato da giganti gocce d’acqua che ne deformavano le apparenze.

Non si accorse che qualcuno l’aveva notato, e che ora si trovava accanto a lui, con solo l’angolo del muro a dividerli.

Che fosse il ragazzo dai capelli blu quello che premeva il palmo ruvido sul suo? 

   
 
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