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Autore: ReaRyuugu    04/07/2014    1 recensioni
Dio, se odiava andare al mare.
Hanamiya era una di quelle persone che non poteva sopportare le spiagge nemmeno in fotografia. Per quale razza di assurda convenzione gli umani erano soliti affollare quelle distese giallicce di sassolini e detriti per rosolarsi al sole come sudaticce bistecche su un'enorme, rovente piastra?
Detestava qualsiasi cosa di quel fastidioso, popolato contesto. I bambini che urlando gli fracassavano i timpani, la sabbia sottile che si infilava immediatamente in ogni piega dei vestiti e dell'asciugamano su cui era seduto, il sole troppo forte per la sua pelle chiara, il caldo troppo asfissiante per i suoi standard di sopportazione.

{Hanamiya alle prese col suo odio per la spiaggia, ma non solo - Presente qualche accenno ImaHana}
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Hanamiya, Shoichi Imayoshi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Ti odio quasi più del mare

 

 

Dio, se odiava andare al mare.

Hanamiya era una di quelle persone che non poteva sopportare le spiagge nemmeno in fotografia. Per quale razza di assurda convenzione gli umani erano soliti affollare quelle distese giallicce di sassolini e detriti per rosolarsi al sole come sudaticce bistecche su un'enorme, rovente piastra?

Detestava qualsiasi cosa di quel fastidioso, popolato contesto. I bambini che urlando gli fracassavano i timpani, la sabbia sottile che si infilava immediatamente in ogni piega dei vestiti e dell'asciugamano su cui era seduto, il sole troppo forte per la sua pelle chiara, il caldo troppo asfissiante per i suoi standard di sopportazione.

Si allargò un po' il colletto della maglia nero pece tranne che per il disegno bianco di una ragnatela che la ornava proprio al centro, pentendosi di aver scelto di mettere qualcosa di così scuro. Di togliersela, però, non se ne parlava: così come a malapena sopportava vedere la gente in mutande (seriamente, cosa c'è di diverso da una mutanda e un costume?), a sua volta l'idea di spogliarsi in mezzo a quella folla lo metteva terribilmente a disagio.

Afferrando una rivista quasi sotterrata dalla fastidiosissima, odiosissima sabbia tirata su dai mocciosi che se non avessero trovato una zona molto più lontana da quei tre, quattro metri di spazio vitale di cui aveva bisogno per non perdere totalmente la pazienza probabilmente sarebbero finiti annegati in mare dalle proprie stesse mani, dopo averla scossa per evitare di spargersi addosso ancora più del dovuto quegli odiosi bruscolini, iniziò a sventolarsi, azzardandosi a tirare su solo di poco un lembo della sua t-shirt.

Che poi, cosa diavolo stava facendo ancora lì? Non avrebbe dovuto avere paura di andarsene - dopotutto quando mai lui era stata una persona desiderabile, dotata di un atteggiamento socialmente accettabile? -, certo, se non che il ricordo di non avere la più pallida idea di come tornare a casa non fece che irritarlo ancora di più.

Non ci sarebbe voluto molto a rintracciare la strada di casa, spulciando gli orari dei mezzi e trovando quello giusto, ma la prospettiva di dover infilarsi -di nuovo e così presto- in un pullman rovente e puzzolente di sudore e umanità, e magari addirittura di doverlo aspettare sotto il sole cocente senza neanche la possibilità di ripararsi da qualche parte, proprio lo disgustava. Anzi, rendeva decisamente attraente il limitato perimetro d'ombra sotto il quale si era rifugiato, regalatogli da un ombrellone scassato che l'altro aveva portato con sé.

Già, l'altro.

Raccogliendosi le gambe al petto appoggiò il mento sulle ginocchia, contraendo il viso in un'espressione imbronciata. Giusto, la domanda che avrebbe dovuto porsi non era “Cosa stava facendo ancora lì”, bensì “Perché era lì dal principio”.

Per qualche motivo quel dannato quattrocchi riusciva sempre a convincerlo a fare cose che non aveva la minima intenzione di fare.

Non voleva partecipare a uno squallido one-on-one nel campetto dietro scuola? Un'ora dopo era già lì, ansimante e con la voglia di schiacciarlo completamente sotto le proprie doti di giocatore.

Non voleva andare a casa sua? Nemmeno dieci minuti più tardi, ed ecco che era LUI a bussare alla porta della propria casa, finendo per passare comunque il pomeriggio insieme.

Non voleva andare al mare? Benissimo, ci sarebbe andato comunque, e lui l'avrebbe seguito.

Per quanto continuasse a dire di no ad ogni suo maledetto invito, alla fine finiva per cedere sempre; un po' perché non sopportava l'insistenza di quell'altro a lui ben conosciuta, un po' perché in fondo-- non gli dispiaceva?

Strinse i denti, vergognandosi di come il proprio cervello avesse fatto un'insinuazione talmente patetica. Certo, era una delle poche persone con cui non gli dispiaceva (una volta ogni tanto, sia chiaro!) intrattenere una conversazione interessante, ma questo non voleva dire che volesse comunque stargli attorno così spesso. Non voleva certo sembrare una specie di cagnolino fedele sempre disposto a seguire il fottuto padrone, cazzo!

Eppure era proprio questa l'idea che stava dando, lo sapeva bene, ma proprio non riusciva a smettere di seguirlo o di aprirgli sempre di più i cancelli per invadere la propria vita. Sarebbe mai riuscito a scacciarlo davvero, senza quei mezzi rifiuti che tanto si smentivano da soli, senza quelle risposte rabbiose ma incapaci di prendere davvero una posizione antagonista a quelle dell'altro ragazzo?

Rispondere ‘no’ a queste domande sarebbe stato uno smacco infinito e, per fortuna, proprio quando il suo cervello stava per fare l'orribile errore di arrendersi a quest'evidenza, una voce odiosamente nasale lo interruppe da quelle farneticazioni mentali.

- Eccomi, scusa se ci ho messo tanto ~ ho preso una pocari anche a te, va be-… -

- Vaffanculo. - lo interruppe, e sul viso del ragazzo con gli occhiali si dipinse un'espressione infinitamente perplessa.

Tch… che cazzo aveva da guardarlo in quel modo? Era già tanto che non avesse detto di peggio, o che non gli avesse direttamente tirato la sabbia dritta in quegli occhietti così maledettamente stretti.

Dio, se possibile odiava Imayoshi anche più di andare al mare.

 

Salve a tutti!
Questa è una fanfction che ho scritto per il tema “Spiaggia” della #Spokon69minITA, challenge a cui consiglio di dare un’occhiata a tutti ~

Pensare ad Hanamiya come una di quelle persone incredibilmente infastidite dal mare, spiaggia e tutto ciò che è ad esso correlato mi viene estremamente facile, e siccome non mi faccio mancare mai niente mi è venuto spontaneo infilare qua e là qualche piccolo indizio relativo alla mia amata ImaHana.

Ringrazio in anticipo chiunque commenterà/favoriterà/passerà solamente, vi adoro. Cercherò di rispondere a tutte le recensioni, mi piace parlare con voi – se non lo faccio potrei aver risposto in separata sede, potrei aver posposto così tanto la cosa da far sembrare una risposta solo imbarazzante, oppure Hanamiya mi ha affogata in mare.

Bye!

   
 
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