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Autore: scarlett_midori    04/07/2014    2 recensioni
«Clarence, sei tu?» Aprì lentamente i miei occhi e quello che vidi e percepì mi rassicurò in un modo inimmaginabile.
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Meg, Master
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
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Inglewood, California.
 
Essere sopravvissuta un’altra volta alle torture del Re dell’Inferno, doveva fare di me un demone davvero forte. Forse solo perché, tra i miei maestri, potevo vantare il grande Alastair, che era riuscito ad insegnarmi non solo i trucchi più loschi e cattivi delle torture, ma anche i migliori modi per resistere.
Non che essere ripetutamente catturata e torturata da quel maiale di Crowley fosse nei nostri piani, ma la storia era cambiata e bisognava rassegnarsi in modo definitivo.
Volevo solo starmene per i fatti miei ora; dopo la caduta di Lucifero nella Gabbia, i suoi seguaci non sono stati più al sicuro. Se, da una parte, i fratelli Winchester non davano più molto fastidio, perché impegnati nei propri affari, al contrario, Crowley sembrava sempre più interessato a farmi del male. Lo trovava alquanto divertente, quel bastardo. Si era anche permesso di cambiare colore ai miei capelli, altra cosa per la quale, speravo che finisse a fare i conti con Lucifero al più presto.
Un giorno o l’altro l’avrei avuta vinta, io.
 
La calma cittadina d’Inglewood faceva al caso mio, in quel momento. Ora stavo in un piccolo sobborgo, lontano dal centro, dai cacciatori ed essenzialmente dagli altri demoni che circolavano felici e sotto l’ordine di quel demone che tanto si credeva furbo.
Avevo rubato un po’ di soldi, con i quali ero riuscita ad affittare per qualche notte una misera camera di un vecchio motel, e con il poco che mi era rimasto avevo comprato abiti nuovi. Andare in giro con vestiti stracciati e zuppi di sangue avrebbe attirato l’attenzione di chiunque, no?
Le giornate procedevano tranquille e noiose, e più guardavo la televisione, più mi convincevo che possedere e portare gli umani sulla strada sbagliata, era molto meglio che farli partecipare a quegli abominevoli reality.
 
Le notti d’Aprile sono davvero tiepide e conferiscono al corpo una piacevole sensazione, ed è per questa ragione che una notte mi ero trovata a passeggiare, solitaria, in un vicolo tra due palazzi antichi ed in fase di ristrutturazione.. o semplicemente perché avevo avvertito nelle vicinanze la presenza dei miei simili.
Sapevo che avrei dovuto tenermi lontana da loro il più possibile, ma l’insegna dell’angusto bar e l’odore di birra e whisky che emanava erano troppo forti ed invitanti. Gola sì che sarebbe stato fiero di me, in quel momento.
 
Le luci del bar erano soffuse al punto giusto, pronte a creare quel clima di intimità e riservatezza che si chiedeva ad un posto del genere, e a quell’ora della notte.
Il grande orologio polveroso sulla parete segnava le due meno un quarto. 
Con passo calmo, ma al tempo stesso deciso, mi avvicinai al bancone, dove un vecchio signore stava pulendo i piccoli bicchierini utilizzati per il whisky. Sembrava assorto nei suoi pensieri e la mia presenza non sembrava averlo destato, eppure il mio contenitore era alquanto affascinante!
«Una birra» pronunciai, mentre i miei occhi scattavano da una parte all’altra del locale, per controllare la situazione.
Era tutto fin troppo calmo per essere un bar di quel genere. Ma non volevo essere troppo paranoica, quindi, mi accomodai su uno sgabello verniciato di blu e sorseggiai tranquilla la mia birra fresca. Ahh, finalmente.
 
«Ma guarda chi si vede da queste parti.»
Se la voce dell’uomo mi fosse familiare o meno, non potevo dirlo con sicurezza, ma potevo invece essere altrettanto sicura dell’orrido viso che, una maschera umana, non mi poteva nascondere.
«Meg la puttana» mi sussurrò invece, con voce viscida un contenitore dai lunghi capelli color sabbia. «Buonasera, Daniel» risposi, tranquilla - almeno all’esterno. «Ciao, Carly» feci un cenno di saluto alla ragazza.
«Indovina un po’ chi ti sta cercando?» domandò divertito Daniel, e la sua alta figura oscurò il mio volto un poco stanco.
«Dio?»
«Risposta sbagliata. E se saremo noi a consegnarti ancora una volta a lui, ci darà una ricompensa.»
Questa volta era Carly che aveva aperto bocca.
«Posso immaginare che ricompensa tu voglia da Crowley. Sicura che non sia troppo vecchio per te?
Daniel, spero che tu non voglia altrettan...» Ero divertita, ma non ebbi neanche il tempo di finire la frase che vidi arrivare verso di me un pugno da quella maledetta di Carly. Che nome assurdo e stupido. Lo scansai con velocità e, saltando giù dallo sgabello, evitai anche un'altra raffica di colpi da quei due leccapiedi.
 
Il resto non lo ricordo bene. So solo che dopo aver arretrato di qualche passo, avvertì dietro di me la presenza di un’altra dozzina di demoni, tutti molto incazzati con la sottoscritta e pronti, chi a farmi fuori, chi a consegnarmi a quel bastardo di Crowley. Senza la minima esitazione.
L’ultima immagine impressa nella mia memoria è quella di una gran luce gialla e le urla dei demoni.
 
«Clarence, sei tu?» Aprì lentamente i miei occhi e quello che vidi e percepì mi rassicurò in un modo inimmaginabile. Ero stesa sul letto della mia spoglia camera del motel e l’angelo che avevo di fronte mi stava avvolgendo delicatamente il braccio in una fascia pulita e di un candido bianco.
«Non posso usare i miei poteri su di te, per guarirti..» sussurrò appena.
«Lo so, Clarence. Stai facendo già tanto.» Le mani di lui erano impegnate nelle fasciatura, e gli occhi non mi degnavano di uno sguardo.
«Che ci facevi in quel bar? E’ pericoloso per te farti vedere in certi posti.»
 
Finalmente mi guardò negli occhi, e quando i suoi, azzurri come il cielo, incontrarono i miei, neri come il buio, ci fu qualcosa che non avrei mai saputo spiegare a nessuno, ma che sicuramente avvertì anche lui.
«Credo sarebbe più lecito fare a te questa domanda, e specialmente vorrei sapere perché mi hai salvata..» «Io.. mi trovavo nei paraggi.»
«Ah, sì? E a fare cosa?» Relazioni tra angeli e demoni. Il mondo sarebbe caduto nel baratro, semmai fosse successa una cosa del genere.
«Non sono affari tuoi, Meg.. Non posso parlarne.» Con uno scatto veloce mi misi seduta sul letto e tirai a me Castiel, costringendolo a sedermi accanto.
«Allora parliamo d’altro, Clarence.»
«Io non ho ancora capito chi è questo Clarence..»
 
Dannata Terra! Che possa cadere nel baratro allora, i Winchester faranno lo sforzo di salvarla di nuovo.
Incrociai lo sguardo con il suo, facendo in modo che lui non guardasse altrove, dopodiché gli tolsi la cravatta dalla giacca e lo tirai a me, cominciando a baciare quello stupido e tenero angelo.
Il contatto creò un leggero e piacevole brivido che percorse tutta la mia schiena e avrei giurato che lo stesso fosse accaduto anche a lui.
«Meg..» non mi interessava quello che stava per dire, lo volevo mio e basta. Ora. 
«Castiel, se proprio devo andare all’Inferno voglio che questa si un momento fantastico. Che tutto il resto possa andare a…» Lui non stava dicendo niente, come quasi ogni volta, ma per la prima volta scorsi sul suo volto quello che doveva essere un sorriso. Il più bel sorriso che avessi mai visto, in realtà.
 
Mi strinse forte a lui e mi fece stendere sul letto, cominciando a togliere la maglia insanguinata. Mi baciò con dolcezza il collo, e poi senza più trattenersi si spogliò e io feci altrettanto. I nostri corpi non erano fatti l’uno per l’altro e quello che era il nostro vero Io continuava a gridare a gran voce che tutto quello era sbagliato.
Ma ad ogni bacio facevamo in modo che non parlasse più. In quella vita così piena di dolore, causata da quelli come me, quelli come lui, gli umani ed i mostri, non c’era tempo per i sensi di colpa. E tantomeno c’era tempo quella sera.
Fu la notte più lunga di cui io ho memoria, l’unica che abbia avuto un senso per davvero, e lui fu l’unico essere che per me abbia provato qualcosa che va oltre l’odio e la fierezza.
Non avrei mai dimenticato il mio Clarence.
 
Quello fu il mio ultimo ricordo, il più dolce, il più intimo. Anche ora, morente, tra le braccia di Sam non riesco a pensare a nient’altro. Ho fatto quello che ho potuto per amore di un angelo, ed ora non mi aspetta il Paradiso. Anche questa volta ha vinto Crowley
Guardo Sam, con il poco delle forze che mi restano, e gli sussurro, mentre lui mi guarda sconvolto e dispiaciuto: «Salva il mio unicorno.»
 
   
 
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