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Autore: _eco    04/07/2014    3 recensioni
[Jydia] [Pre-pilot] [The notebook]
- Jackson! –
- Che c’è? –
- Sei il solito insensibile! – lo accusa Lydia.
- Ti ho passato i fazzoletti. – le ricorda Jackson.
- E quindi? –
- E quindi… sono occasionalmente insensibile, ma tu sei la solita piagnona. –
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jackson Whittemore, Lydia Martin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Di chiavi e promesse

"La storia della nostra vita" di Hallison Hamilton Calhoun. Al mio amore, Noah. Leggimelo, e tornerò da te.
Le pagine della nostra vita
 
Le labbra di Jackson, carnose e ben definite, vibrano come quelle di un cavallo, emettendo anche un suono piuttosto simile allo sbuffare umido di un equino.
Lydia, incurante della chiara manifestazione di noia post-ennesimo-rewatch de “Le pagine della nostra vita”, non fa altro che rafforzare la presa sulla mano di Jackson, che le avvolge le spalle con il braccio massiccio.
Jackson la chiama “la nostra posizione da cinema”, il che porterebbe a pensare a situazioni davvero poco caste e ortodosse, ma si tratta semplicemente di stare seduti sul sofà: le gambe di Lydia rannicchiate sul divano, i piedi di Jackson che sfiorano il parquet del salotto, la testa di Lydia incastrata nell’incavo del suo collo robusto, il braccio di Jackson che cinge le esili spalle di lei, le dita di Lydia che cercano continuamente il contatto con quelle calde e confortanti di lui. E Jackson che mai, mai si ritrae e, anzi, l’aiuta sempre a trovarlo, anche quando il salotto è immerso nella penombra e Lydia è troppo distratta dal film per cercare con lo sguardo la sua mano.
- Sì, e adesso lui le leggerà l’ultima pagina e la tizia, miracolosamente, guarisce e si ricorda tutto. Ma un’iniezione di realismo, ogni tanto…-
- Jackson! – lo zittisce lei, con una voce che  lo isola da ogni altro suono riprodotto nel raggio di cinque chilometri.
Lydia gli dà un colpo all’altezza dello sterno con tutte le intenzioni di fargli male sul serio. Quando Jackson batte il palmo aperto contro la maglietta, quasi per scrollare via la polvere, lei lo fulmina con lo sguardo e mette su quel broncio che le riesce sempre tanto bene e mette in evidenza le labbra pronunciate.
- Devo aiutarti a potenziare il tuo gancio destro. – le sussurra lui all’orecchio, facendole il solletico e costringendola ad allontanare il viso, fintamente infastidita. – E anche il sinistro. – aggiunge un istante dopo, bloccando con un unico, rapido movimento la mano di Lydia, chiusa a pugno.
Lydia riproduce uno di quei suoi strilli acuti, che però le rimangono sempre intrappolati in gola e sembrano striderle dentro.
Sono queste le soddisfazioni di Jackson. Piccole, ordinarie, indispensabili.
Lentamente, le sue dita forti s’intrecciano con quelle sottili e bianche di Lydia, che non demorde ancora e continua a guardarlo come se le avesse rivolto il più insopportabile dispetto nella storia delle noiose-sedute-di-rewatch de “Le pagine della nostra vita.” Che, per la cronaca, sono così tante che Jackson ha smesso persino di conteggiarle, mettendo da parte la soddisfazione personale provata ogni qualvolta le faceva notare che “Lydia, Dio mio, lo abbiamo visto già cinque, sei, venti volte!”.
Sono le soddisfazioni di Lydia, queste. Puntuali come un orologio svizzero, immancabili, spesso più evidenti di quelle ottenute da Jackson.
Lydia si divincola dalla stretta di Jackson, afferra il telecomando abbandonato sul tavolino vicino al divano e preme un pulsante che, col tempo, lui ha imparato a temere più di un avversario alto due metri in una partita di lacrosse. Un avversario che, sino ad ora, non è mai, nemmeno una volta, riuscito a sconfiggere: il maledettissimo pulsante che riavvolge il nastro della vecchia videocassetta e riporta il film esattamente al momento in cui Lydia ha smesso di guardarlo.
- Lo conosci a memoria, Lyd… - sbuffa lui, abbandonando il capo sulla sua chioma profumata e voluminosa.
- Shh. Jackson, fai silenzio, per favore. – replica lei, immergendosi nuovamente nella realtà animata del film che ha guardato con passione innumerevoli volte.
E che “giusto perché tu lo sappia, Jackson, è più che realistico!”
Lydia quasi non abbassa le palpebre, tanto è coinvolta nel turbinio di emozioni, pathos – parola che lei stessa gli ha insegnato e che, ormai, anche involontariamente, Jackson associa alla storia di questi due sfigati che parlano in una casa di riposo.
I capelli, che le incorniciano il viso, sono  avviluppati in riccioli curati – e Jackson sa quanto lo siano, visto che ogni sera la aspetta per un periodo di tempo che va da un minimo di trenta minuti a un massimo di un’ora e mezza. Le labbra color ciliegia, morbide e carnose, definite da un immancabile strato, forse anche due, di rossetto, sono lievemente dischiuse. Il che è assolutamente ridicolo, visto che Lydia conosce benissimo i rivolgimenti della sua storia d’amore preferita.
Eppure, sembra sempre essere colta dall’ansia che le cose non vadano per come lei si aspetta che si evolvano.
- Tanto muoiono entrambi. –  butta lì Jackson, che ormai prova un divertimento perverso nel rovinare l’atmosfera sentimentale e melensa degli ultimi dieci minuti di film.
Lydia sospira, irritata e gli rifila un’occhiataccia di rimprovero e incredulità.
- Che c’è? – la rimbotta Jackson. – Ho letto un paio di recensioni, che credi? Lo stormo di anatre. Te lo ricordi lo stormo di anatre alla fine? –
Jackson aspetta con pazienza che Lydia gli rivolga un cenno di assenso con il capo.
- Secondo alcune interpretazioni, le anatre simboleggerebbero le anime di Noah e Allie che volano insieme in un luogo senza tempo in cui vivere il loro grande amore, unico e immortale. Parola di Wikipedia. – recita Jackson, mentre un malcelato compiacimento lo pervade, traducendosi in un sorriso sbruffone dei suoi.
Si bacia persino due dita, come se stesse giurando.
- Mi fido di più dei bambini che vendono biscotti porta a porta e dicono “parola di scout”. – lo liquida lei, acida.
Non può pensare davvero che, dopo tutto quello che hanno passato Noah e Allie, dopo tutto il tempo che Noah, stanco e affaticato, ha speso leggendole le pagine del diario scritto da lei, adesso muoiano così, all’improvviso. E, soprattutto, le risulta inconcepibile l’ipotesi che quello sgraziato stormo di anatre in volo si presenti come il simbolo di un viaggio intrapreso da Noah e Ally verso l’altro mondo.
- Non ti fidi di me? Non ti fidi del tuo ragazzo? – mugola Jackson, punzecchiandole la pancia.
L’ombra di un sorriso accarezza il viso di Lydia, modellando due adorabili fossette agli angoli della bocca.
- Non mi fido di Wikipedia. – chiarisce lei, sfiorandogli le labbra con un rapido bacio.
Non c’è mai stato nulla di troppo sentimentale nelle loro uscite serali, nei pomeriggi trascorsi a casa di Lydia a guardare “Le pagine della nostra vita” o nei momenti in cui, a scuola, si punzecchiano quotidianamente.
C’è complicità, questo sì. C’è la consapevolezza di poter osare, di potersi spingere sempre un po’ più in là, perché tanto poi si riprendono a vicenda, sebbene la maggior parte delle volte sia Jackson a trovarla o a permetterle di trovarlo.
Gli occhi di Lydia sono attraversati da un velo di disappunto e amarezza.
- Ho perso la scena finale. – mugugna, intristita.
- Posso farti vedere il verso delle anatre in diretta. – tenta Jackson invano, già pronto, in cuor suo, a prendere il telecomando e premere il maledetto pulsante.
- Sentire, semmai. – lo corregge Lydia, che gli strappa dalle mani l’aggeggio di plastica e porta indietro il film di circa due minuti scarsi.
Jackson sbuffa un po’, mentre fruga nell’insenatura tra il divano e il muro, dietro di lui.
Sbuffa ancora, mentre artiglia lo scatolo di fazzoletti a due veli e ne passa tre o quattro a Lydia, che, ne è sicuro, in meno di trenta secondi scoppierà a piangere.
Sbuffa un po’ meno, Jackson, quando Lydia, trasparenti lacrime silenziose che le imperlano il viso, gli stringe forte la mano.
- Sei sempre la solita piagnona. – la prende in giro con dolcezza.
 
 
- Non mi hai mai chiesto perché mi piace tanto. – sussurra Lydia nella penombra della camera da letto.
Gli dà le spalle e la sua schiena magra a contatto con l’addome scolpito gli comunica un’insolita sensazione di pace. Il braccio di Jackson le cinge la vita, e Lydia si rilassa tratteggiando piccoli cerchi con i pollici sulla sua pelle calda.
- Cosa? – farfuglia Jackson, assonnato.
- Il film. – risponde lei, in tono ovvio.
- Ci risiamo… - sbuffa l’altro, affondando la testa nel cuscino e soffocando la voce, in preda alla disperazione.
Lydia si lascia sfuggire una risata divertita e inizia a pizzicargli il braccio con le dita.
Qualcosa gli dice che non ci darà un taglio fino a quando lui non le chiederà ciò su cui pretende di essere interrogata.
- Stavo pensando di farti una domanda assolutamente spontanea, Lydia Martin. – biascica Jackson, che adesso giocherella distratto con i riccioli ramati della ragazza.
Lydia gli molla il solito colpetto con il gomito, colpetto che nemmeno gli sfiora i muscoli, ma che la fa sentire sempre tanto potente.
- Perché ti piace tanto quel meraviglioso film che devo sciropparmi, diciamo, almeno una sera al mese? –
Lydia lascia in sospeso la domanda, perché le piace far attendere gli altri, e questo Jackson l’ha capito in poco tempo.
Jackson socchiude gli occhi, perché, in fondo, gli piace stare al suo gioco e lasciarsi punzecchiare un po’.
- Non è incredibilmente commovente il fatto che lui, sebbene anziano, continui a sperare che la memoria di Allie torni? –
- Incredibilmente commovente il fatto che nessuno, nel film, abbia avuto la freddezza di dargli un calcio in culo, buttarlo fuori dalla casa di riposo e chiuderlo in manicomio, sì. –
- Jackson! –
Altro colpetto all’addome. Jackson le dà un pizzicotto nel fianco.
- Io penso che sia molto romantico il fatto che Allie abbia scritto in un diario la loro storia. –
- “Caro diario, ho comprato una palla da veggente al mercatino dell’usato, so che perderò la memoria a causa della demenza senile, quindi dedico questo meraviglioso, emozionante, realistico, assolutamente non campato in aria, diario all’amore della mia vita, così che possa aiutarmi a recuperare la memoria, quando l’avrò persa, soltanto leggendolo” – recita Jackson, imitando con poco successo la voce squittente di una ragazza.
- Jackson! –
- Che c’è? –
- Sei il solito insensibile! – lo accusa Lydia.
- Ti ho passato i fazzoletti. – le ricorda Jackson.
- E quindi? –
- E quindi… sono occasionalmente insensibile, ma tu sei la solita piagnona. –
Lydia non emette più una parola. All’inizio, Jackson teme di averla offesa sul serio, sebbene dubiti che questo piccolo episodio possa compromettere il loro rapporto.
- Jackson? – sussurra Lydia, strappando il ragazzo dal sonno che era appena riuscito ad afferrare.
- Mh. –
- Mettiamo che io scriva un diario… –
- Ti chiuderei in manicomio… -
- Dico sul serio!
- Mh. –
- Mettiamo che io scriva un diario… e che, per qualche motivo, perda la memoria… tu lo leggeresti per me? –
Jackson tace per qualche istante, tanto che Lydia inizia a sospettare che si sia appisolato.
- Solo se mi ricordassi di tenere con me le chiavi del manicomio e riuscissi ad entrare nella tua cella. – risponde poi.
- Tu non possiedi un manicomio! –
- Dormi, Lydia, dormi. –
- Non sono un cane. –
- Prada si offenderebbe. –
- Prada sta dormendo. –
- Appunto, dormi. –
- Ho detto che non sono un cane. Dormo quando voglio e se voglio. –
E perché non dovresti volere ora?
Jackson affonda nuovamente il capo nel cuscino, combattendo contro la tentazione di serrare le palpebre e abbandonarsi alle ore di sonno che gli restano.
- Jackson, - soffia il suo nome fra le labbra, in un tono che tradisce un velo di stanchezza e che dà a Jackson la speranza che, in poco tempo, Lydia si addormenterà – non hai risposto sul serio. –
A volte, Lydia ha l’inspiegabile necessità che qualcuno le ripeta ciò che lei sa fin troppo bene. Ha il timore che, imprevedibilmente, le cose non vadano come lei si aspetta.
E, a volte, Jackson dà tutto per scontato, e non capisce che Lydia, per quanto possa essere certa della soluzione di un algoritmo, non sarà mai assolutamente sicura di essere davvero amata da qualcuno, tantomeno da lui.
Basta uno sguardo torvo, un abbraccio mancato, una parola di troppo o una in meno e nella testa di Lydia si azionano mille mila meccanismi che innescano un dubbio dopo l’altro.
- Lo leggerei, okay? – replica lui, sfiorandole i capelli con un bacio sincero.
- Dovrò potenziare le tue capacità di lettura, allora. – lo avverte lei, il che suona tanto come una minaccia alle orecchie di Jackson.
- E che ci vuole a leggere? – domanda lui, esasperato.
- Pathos. –
- Odio questa parola. –
Lydia ride. Ride finché il suono della sua risata si trasforma nella nenia che culla il sonno di Jackson.
 
In cuor suo, Lydia spera che Scott, Stiles e Allison la trovino e la salvino da questa sottospecie di replicante difettoso del ragazzo più imbranato, logorroico e a tratti asfissiante che conosca. Tuttavia, in lei si è ormai radicata la sensazione premonitrice che, se uno di loro – non capisce ancora chi, e questo la manda in bestia – si avvicinasse troppo a lei, succederebbe l’inevitabile.
Le dita ancorate alle sbarre di ferro arrugginito, le gambe nude e i piedi intorpiditi dal freddo, Lydia si ritrova a sperare anche l’impossibile.
Spera che Jackson stia solo impiegando più tempo degli altri a raggiungerla, ma che arriverà. E che le abbia davvero, le chiavi del manicomio.

 
Esperimento Jydia, perché nella prima stagione e nella seconda sono pucciosissimi e io ci sono rimasta davvero male quando lui è andato via, sebbene sia più Stydia che Jydia. 
Ma alla fine Lydia è uno di quei personaggi che shipperesti con chiunque, quindi che Jydia sia, per stavolta!
E poi una persona - che sicuramente capirà u.u - mi ha chiesto implicitamente di scrivere su loro due, e io non so quanto abbia reso onore a questa altalenante, spumeggiante e dolce coppia, ma questo è ciò che ne è venuto fuori.
L'ultima parte è un po' spoilerosa per chi non ha ancora visto la 3x23, e la connessione con il manicomio è davvero... boh, assurda. Non ha molto senso, ma se prima avevano parlato di manicomio, Jackson e Lydia, a questo punto mi sono detta: "Inseriamola!". 
Bene, spero vi sia piaciuta. *ascolta i grilli* 
Baci. ♥
S.
  
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