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Autore: Lauretta_03    04/07/2014    3 recensioni
Salve fans di "Merlin"!
Questa one-shot è una mia personale visione di alcune scene presenti nella puntata 4x13, in particolare quella in cui il nostro Arthur (sì, ho usato le versioni inglesi dei nomi) si accinge ad estrarre la leggendaria spada incastonata nella roccia, la cui riuscita lo consacrerebbe come legittimo erede al trono della terra di Albion.
Ecco tutto... spero vi piaccia!
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Un nuovo re

 

Quella mattina il sole splendeva nel cielo, eppure i suoi raggi non giungevano fino agli angoli più tetri della foresta, in cui erano rifugiati i pochi superstiti dell'attacco che Camelot aveva subito per mano di Morgana. Le persone reduci dal giorno precedente avevano trascorso la notte lì, tra la paura e le urla di panico, con il terrore che da un momento all'altro avrebbero potuto essere scoperti, catturati ed uccisi tutti.

La natura stessa pareva quasi malinconica. Il fruscio tra i rami, le foglie che cadevano e lo strano silenzio degli animali le davano un aria infelice, forse persino lei aveva perso la speranza che Albion ritrovasse la sua pace.

Erano le prime ore di luce.

Il re, Arthur, che si era accampato vicino a un ammasso roccioso con il suo servitore, stava ancora dormendo. D'altronde aveva sempre amato farlo e non si svegliava mai facilmente, a meno che Merlin non spalancasse le tende delle sue camere gridando un gioioso ed alquanto irritante ''Svegliatevi, Sire. E'una bellissima mattinata!'', seguito dal solito lamentarsi di Arthur ''Lo dici tutte le volte!'' e da parecchie discussioni, con qualche cuscino e teiera lanciati fin giù alle scale del corridoio.

Il servitore Merlin arrivò correndo ed ansimando accanto al giaciglio dell'amico e lo strattonò con forza, cercando di farlo alzare da lì, e strepitando di sapere cosa avrebbe restituito la speranza a tutti, in particolare al giovane re; il quale, in realtà, se ne sarebbe tornato volentieri a dormire, come non mancò di far notare all’amico lungo il tragitto. Ma fu presto zittito dal mago, che prese a narrare di una leggenda raccontatagli da Gaius: essa affermava che solo il legittimo erede al trono della terra di Albion sarebbe riuscito ad estrarre la spada del primo re di Camelot, ora conficcata nella roccia.

Sulle prime Arthur rise scettico, in quanto pensava che fossero solo invenzioni, e infatti durante la camminata i due continuarono a discutere solo di questioni come “Perché mi hai svegliato così presto?!”, “Se riconquisteremo la città, ricordami di mandarti alla gogna!”, “Ma come ti permetti, sono il tuo re!”, e così via dicendo.

Continuarono lungo il sentiero per un tratto, fino a quando Merlin, arrestandosi all’improvviso, esclamò trionfante: “Cosa vi avevo detto, Sire?”.

Il biondo alzò lo sguardo e si accorse che, incastonata nella roccia, c'era davvero la leggendaria spada!
“Vedi, Merlin? A volte sei utile, anche se la devi smettere di parlarmi con quell'aria da saputello”, iniziò Arthur adirato.
“Ma io non ho l'aria da saputello!”, contestò Merlin, anche se stava ridendo sotto i baffi.
“Fai sparire quel ghigno, immediatamente”, ribatté l'altro seriamente.
“Non era un ghigno!”, continuò il servitore, imperterrito.
Arthur lo squadrò con aria di disapprovazione, poi si avvicinò lentamente alla mitica roccia.
Dopo pochi istanti i due ragazzi si videro accerchiati dagli altri sopravvissuti, che avevano trovato rifugio nella foresta e che Merlin aveva fatto cercare quella notte stessa dal grande drago Kilgharrah.

''Dovete estrarla, Sire'', disse Merlin.

''Cosa? No! Neanche per sogno!'', rispose Arthur seccamente.
“Invece sì che dovete! Questa gente è qui perché crede in voi e nel regno che volete creare. Sono persone che hanno perso tutto, le loro case, le loro famiglie e i loro averi, ma non la fiducia nel proprio re. No, quella mai. Ma dovete dimostrare che siete il legittimo erede di Albion. Estraete la spada e ne avrete la prova, così che la speranza di riavere Camelot e un futuro per Albion possa tornare!''
Il giovane re si avvicinò al suo servitore con aria esasperata e scoraggiata.
''Ma magari ti sbagli. Magari questa storia è solo una vecchia favola della buonanotte. Perché dovrei crederti? Potrei benissimo non riuscirci''. 
''Semplicemente perché io sono vostro amico, e perché credo in voi, l'ho sempre fatto e non smetterò mai. E poi, anche se io vi considero solo una testa di fagiolo arrogante e presuntuosa, non mi avete mai deluso, non vorrete cominciare adesso, spero!'', rispose caldamente Merlin, con un sincero sorriso in volto.

''Non so neanche io perché ti stia dando retta...'' continuò Arthur, anche se i suoi grandi occhi azzurri mostravano tutt'altro, a dispetto delle sue parole. Il suo sguardo rivelava infatti una certa dolcezza nei confronti di Merlin, che continuava a guardarlo con premura.

Arrendendosi alle parole del suo servitore, che in quel momento forse era diventato un suo pari, gettò la propria arma a terra e si accostò alla roccia.

Intanto si guardò attorno e scrutò i volti afflitti e tormentati del suo popolo, o almeno di chi era rimasto.
Prima che il re tentasse di estrarre la spada, Merlin riprese a parlare, sentenziando: ''Arthur, ascoltatemi bene almeno per una volta, brutto altezzoso di un asino reale! Sono tutti qui per voi. Uomini, donne e bambini, servi, cavalieri e guardie. Sono qui perché credono in voi e nel mondo che volete costruire, perché siete voi e solamente voi che potrete riportare Albion alla pace. Voi la governerete, perché siete il legittimo re e l'unico che possa compiere tutto ciò. E' il vostro destino''. 
Il re ascoltò e si fermò di fronte alla roccia per qualche secondo. Poi avvicinò le mani all'impugnatura della spada e la strinse forte, tirando e tentando di estrarla. Non riuscì e fallì miseramente. Si agitò e pensò che non ce l'avrebbe fatta e che avrebbe deluso tutte quelle persone, il suo popolo.
''Dovete crederci, Arthur, dovete solo crederci!'' ribadì più volte Merlin.
Arthur lo ripeté nella sua mente: ''Ce la posso fare, sono io il legittimo re, io e nessun altro''. Socchiuse gli occhi e si concentrò, mentre la gente intorno a lui attendeva ansiosa il ritorno di un nuovo re, uno che avrebbe donato fiducia e speranza. Afferrò nuovamente l'impugnatura, tirò con forza la spada e per un momento gli occhi del mago si illuminarono di un color oro brillante: proprio in quell’istante, l'arma si sfilò dalla roccia e venne innalzata fieramente dalle mani di Arthur, ancora incredulo.

Il popolo impazzì di gioia ed esultò con festosità: ''Lunga vita a re Arthur!''

Era lui, Arthur Pendragon. Era il legittimo erede al trono di Albion, colui che avrebbe portato la pace nel regno e che avrebbe sconfitto il male, come scritto da secoli nel suo destino.


Note dell'autrice:

Ecco qui!
Ho scritto questa fanfiction perchè adoro la scena del telefilm e come si svolge, quindi ho voluto provare a trascriverla spiegandola in maniera più dettagliata, e diciamocelo... mettendoci anche una puntina di Merthur, che non fa mai male a nessuno.
_Lauretta_03

  
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