Colto in flagrante dalle fiamme

 

...colto in flagrante dalle fiamme, così che sembrasse assurdo, quando pure avessero sussurrato

 

e ora muore

oppure soltanto

e ora muore

o anche

e ora muore

 

In un certo senso, una sorta di enigma.

Era più come…come se…come se gli stesse per fuggire via l’anima.

Come stesse per svanire.

Un pallore evanescente.

Non il biancore di perdere tonalità, ma quello del dissolversi, della vita che stringe tanto da impedire di vivere…

 

-Si, signore

 

-No, la voce? No, non ricordo. Baritona? Forse, non saprei…

 

-No, no. E’ più…più come sentirsi…svuotati.

 

-Si, esattamente. Solo che fa un po’ male e dopo…

 

-Si, a volte proprio lì…altre volte allo stomaco. Spesso invece non riesco a respirare

 

-No, almeno non credo

 

-Si, i profumi piacevoli. Gi odori mi piacciono: la lavanda e l’essenza di gelsomino, soprattutto

 

-No, in verità dopo sto peggio, ma non m’importa. E poi…

 

-Crede? Si, a volte lo riscontro…Mi capita sentire come se volesse uscir fuori e allora mi stringo

forte il petto. In quei momenti penso…

 

-Grazie.

 

-Si, succede spesso, ma non è proprio paura…più che altro…

 

-Panico, si mi sembra la parola giusta. Entro nel panico e accelero il respiro…

 

-A volte, ma non molto spesso. Il dottore dice di si, ma non mi convince un granché…

 

-No signore, non ometto niente. Il più delle volte però mi fa dubitare che ricordi le cose sbagliate,

mentre dimentico quelle importanti…

 

-No, davvero, non mentirei. Non saprei farlo se…

 

-Spesso, ma non oso. Voglio vivere, davvero ho tanta voglia di…

 

-Esatto.

 

-Certamente, ci mancherebbe che…

 

-Si

 

-……….

 

-E’ probabile, ma a volte mi capita di sentire che il cuore…

 

-Precisamente. In pezzi, ma non di quelli sottili come una tazzina di caffè che…

 

-Si, come una statua di cristallo che cade…

 

-A volte, ma non dura a lungo perché dopo poi…

 

-Si, debole...ma non tanto da…

 

-Lo farò

 

-Si, signore

 

-No, di certo

 

-Signore, davvero, non morirò per…

 

-Giuro.

 

-Ok, allora. Non morirò ma…

 

-Si, addio.

 

Tenerezza.

Indifesa e labile.

Indifesa, labile e inattesa.

Indifesa, labile, inattesa e sconvolgente tenerezza.

Giacché ogni gesto era spasmodica prova di un’indicibile realtà.

 

 

…ed erano soltanto sospiri…

ne sta morendo

…ed era soltanto l’evidenza…

ne morirà

…ed era soltanto rassegnazione…

ne muore

 

Ma come? Ma cosa?

Pensieri.

Infelici sentieri da percorrere e già percorsi, strettoie e vialoni, angoli smorzati, strisce di terra indigena, violenza del perfetto spezzarsi e del rumore del silenzio che assorda, pareti sporche di troppo candore, indomito fervore, anime fuggenti, infinite fughe.

E pensieri.

Perché la mente è una strana appendice: conosce sempre l’alternativa peggiore e i sentieri più lunghi e tortuosi per cui non darsi pace, concetti spigolosi, appuntiti come lame, gratuita violenza, stupro della perfezione.

Morire di una malattia che non è davvero una malattia, qualcosa di estremamente precario che mentre lo nomini non esiste già più e che se avesse un nome sarebbe così leggero che a dirlo perderebbe ogni significato…

 

Messo il caso di morire di mancanza d’anima.

O per averne avuta più di una.

E dopo averla smarrita inghiottita dall’Oceano, senza sapere come fare a riprendersela, persa chissà dove tra le impossibili geometrie della sua mente.

Quando la si ritrova, una lucciola, un segmento di luce, un nastro incolore…come la si restituisce senza annullare la pace e violare il santuario dove il pellegrino giace mentre, spezzando il respiro, cerca di ascoltare la quiete farsi musica?

Forse ne si fa un fiocco con cui legare assieme tutte le fragili scintille.

Forse la si poggia sulle labbra, laddove con un bacio è meno ingiusto violare il silenzio del tempio.

 

 

Fine

Nonsense. Che dire? Se stesse per morire una delle persone che più amate al mondo forse capireste…So che siete abbastanza sensibili da capire. Non lo auguro a nessuno: è una tortura che finirebbe comunque. E’ solo questione di tempo.

Ma…

Che fare se non fosse una malattia esatta? Se non avesse cura? Se fosse soltanto reazione al vivere, al voler vivere? Se…ah, parlo troppo. Comunque, anche se è una nonsense mi pare giusto dire che è dedicata al RoyEd e che è lo stesso Edward a…rischiare la vita.

Ma a quanto pare, qualcuno ha ritrovato ciò per cui lentamente si stava spegnendo, quella cosa che li legava e che lui stava lentamente dimenticando. L’anima che li univa insieme, l’anima che amava Roy, l’anima che io stessa ho ritrovato miracolosamente.

Così, mi ritrovo cotta alla follia di Roy Mustang, di nuovo…>\\\<

 

Grazie mille a chi ha recensito “Lettera dal Paradiso”. Grazie infinite.

E grazie anche a  te che ti sei soffermato a leggere questa mia insensata produzione.

Se ti è piaciuta, puoi farmelo sapere.

Lì in alto (e qui in basso) c’è l’icona per recensire: ne sarei molto felice.

 

PS: ringraziate per me (come se non l’avesse fatto già troppo N.d.amica) la persona che ha battuto e postato per me, visto che il mio computer ha deciso di andarsene in ferie, motivo, virus. Perdono a chi ho promesso una recensione non ancora arrivata e alle persone con cui di solito chatto. Spero di risolvere presto il problema.

Baci a tutte!

 

Disclaimer: i personaggi di FMA non mi appartengono, ma sono proprietà degli aventi diritto. Da parte mia, nell’utilizzarli, non c’è alcuno scopo lucroso.