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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    05/07/2014    0 recensioni
"Nella sua mente si sprigionò un fiume di ricordi.
Sua madre.
Il campo.
Il dolore.
La paura.
Le torture.
I cadaveri.
Erik si accasciò a terra reggendosi la testa fra le mani.
'Basta… basta, per favore', pensò."
Cuba, 1962. La battaglia tra mutanti sta volgendo al termine. Erik è entrato nel sottomarino di Shaw, pronto ad ucciderlo e a fargliela pagare per tutto ciò che ha fatto. Ma sarà abbastanza forte da contrastarlo?
[X-Men - First Class]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Sebastian Shaw
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I love You, just the way You are

 
«Ti dico che non c’è! Non c’è nessuno qui, per la miseria!» gridò Erik.
Era entrato nel sottomarino di Shaw, ma di lui non c’era traccia.
Il telepate l’aveva guidato fino a lì dato che l’aveva indicato come punto cieco del sottomarino, ma nulla. Shaw era scomparso.
«Eppure deve esserci!» replicò la voce di Charles nella sua testa.
Ad un tratto qualcosa alle spalle del mutante si mosse. Lui lentamente si voltò, spaventato ma allo stesso tempo impaziente. Non vedeva l’ora di trovarsi faccia a faccia con Shaw per ucciderlo, per fargliela pagare per ciò che aveva fatto.
«Erik, che piacevole sorpresa.» la voce profonda del mutante penetrò nelle orecchie di Magneto facendolo rabbrividire. Eccolo lì, l’uomo che l’aveva fatto soffrire, che l’aveva torturato, che aveva ucciso sua madre e che l’aveva trasformato in un assassino, a pochi passi da lui.
Gli sarebbe bastato entrare in quella stanza. Nella stanza le cui pareti, ricoperte di specchi, riflettevano l’immagine di quel mostro all’infinito.
Magneto entrò e nell’istante in cui varcò la soglia, sentì di aver perso il contatto con Charles. Sentì la sua voce affievolirsi man mano e poi scomparire del tutto.
La porta si richiuse dietro di lui.
«Posso chiederti una cosa?» continuò Shaw. Erik continuò ad avanzare fino a trovarsi a qualche metro da lui. «Perché stai dalla loro parte? Perché combattere per una razza condannata, che ci darà la caccia quando capirà che il suo regno è finito?»
Magneto non lo degnò di una risposta, gli sferrò un pugno dritto al volto, ignorando il fatto che indossasse un elmo (probabilmente quello che impediva a Charles di penetrargli la mente). Quando la sua mano cozzò contro il volto di Shaw, questo non indietreggiò, anzi, sembrò assorbire il colpo.
Poi parlò ancora. «Mi dispiace per quanto è successo nel campo. Dico davvero.» poi allungò una mano verso di lui e prima che l’altro potesse ritrarsi, lui gli sfiorò lo fronte con l’indice destro.
Erik venne sbalzato all’indietro e colpì uno degli specchi alle sue spalle, mandandolo in frantumi. Cadde a terra e tentò di sollevarsi sulle braccia e lo sentì di nuovo.
«Erik, qualunque cosa tu stia facendo, continua. Funziona.» disse Charles, penetratogli nella mente. Erik si sentì confortato. Charles era di nuovo lì con lui.
«Ma tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto per te.» spiegò Shaw avvicinandosi «Per liberare il tuo potere. Perché tu lo accettassi.» gli pose una mano sotto il mento e con un colpo lo sollevò scaraventandolo dall’altra parte della stanza. Un altro specchio si ruppe e i frammenti di vetro ricoprirono Erik, che si sollevò a fatica sulle braccia e poi sulle ginocchia, gemendo dal dolore.
«Sta funzionando, Erik.» ripeté Charles «Ma non riesco ancora a toccare la sua mente.»
«Hai fatto tanta da quel cancello. Sono molto orgoglioso di te.» si congratulò Shaw. Poi fece per avvicinarsi.
Erik sentì un brivido attraversargli la schiena. Prontamente mosse le mani dall’alto verso il basso e fece crollare il soffitto tentando di fermare la marcia di Shaw, ormai troppo vicino. Travi in ferro, vetri e tubi pesanti colpirono l’uomo, ma come era successo prima quando Magneto gli aveva sferrato un pugno, assorbì tutta la potenza dei loro colpi, rimanendo in piedi e senza nemmeno perdere per un momento l’equilibrio.
«E stai solo cominciando a grattare la superficie.» riprese Shaw avanzando ancora. Erik allungò le braccia davanti a sé e spinse una trave per bloccarlo. Non voleva che si avvicinasse. «Pensa come potremo andare più a fondo, insieme.» poggiò una mano sulla trave e la respinse. Questa cozzò contro il petto di Erik togliendogli il respiro, facendolo indietreggiare e infine bloccandolo contro la parete.
Era in trappola. Shaw era troppo forte per lui. Assorbiva tutti i colpi e li utilizzava contro di lui. Non avrebbe potuto fargli del male o tutto si sarebbe ritorto contro di lui.
Il mutante si avvicinò a Erik e gli pose una mano sulla guancia sinistra con fare paterno. «Non voglio farti del male, Erik.» gli assicurò «Non l’ho mai voluto. Ti voglio aiutare. Questo è il nostro momento, la nostra era. Noi siamo il futuro della razza umana. Tu e io, figliolo. Questo mondo potrebbe essere nostro.» concluse attendendo una risposta.
Il corpo di Erik tremava, come in preda ad una crisi convulsiva, distolse lo sguardo per non incrociare gli occhi del suo nemico; sentiva le lacrime spingere contro i suoi occhi, pronte ad uscire, non sapeva se per la paura o a causa dei brutti ricordi che la vista di Shaw stava riportando a galla.
Avrebbe solo voluto andarsene, non essere lì con quel mostro. Avrebbe dovuto chiedere a Charles di portare qualcuno con sé, non avrebbe dovuto essere così presuntuoso da credere di potercela fare da solo.
Doveva prendere tempo, i suoi amici avrebbero capito che era nei guai e forse avrebbero tentato di aiutarlo.
«Tutto ciò che hai fatto mi ha reso più forte.» disse Magneto «Ha fatto di me l’arma che sono oggi. È la verità. L’ho sempre saputo.» concluse e sentì una lacrima rigargli la guancia.
Charles, aiutami, ti prego, pensò. Non poteva farcela da solo. Non ci riesco…
Si voltò verso Shaw. «Tu sei il mio creatore.» concluse in un sussurro. Quelle parole gli facevano tremendamente male. In un certo senso stava tradendo tutte le sue convinzioni e idee. Stava offendendo la memoria di sua madre.
«Mio caro ragazzo,» riprese Shaw «Io non ti ho creato. Ti ho solo mostrato come portare a galla le tue capacità.» spiegò con un ghigno spaventoso sul volto. «La morte di tua madre ha fatto sì che i tuoi poteri si manifestassero. La rabbia, la paura, il rancore, sono tutti sentimenti che amplificano ciò che sei.» Shaw diminuì la pressione sulla trave che bloccava Erik e la lasciò cadere a terra ai suoi piedi.
Magneto rimase immobile, in attesa. Cosa gli avrebbe fatto? L’avrebbe torturato, l’avrebbe ucciso velocemente o gli avrebbe chiesto di unirsi a lui e al suo esercito?
Shaw sorrise. «Ti mostrerò come sfruttare al meglio i tuoi poteri.» spiegò «Diventerai potente. Il mutante più potente che sia mai esistito.»
«Se non lo volessi?» sbottò Magneto, senza riuscire a trattenersi. Sentiva la rabbia crescere dentro di lui e l’avrebbe sfruttata a suo favore.
L’altro rise, abbassando lo sguardo. «Perché non dovresti volerlo? Non vorrai dirmi che preferisci essere un membro dei pacifici X-Men, piuttosto che seguire me e la mia causa?»
Nella sua testa, Erik stava gridando di sì, che lo avrebbe preferito. Lui aveva ucciso sua madre, come poteva pensare che si sarebbe unito a lui in quella battaglia? Per quanto odiasse gli umani e la loro stupida razza non avrebbe mai seguito Shaw. Mai.
Il mutante interpretò quel silenzio come un assenso. «Oh. Mi deludi, mio caro ragazzo.» riprese «Tu preferisci loro a me? Tu preferisci il telepate a me.» disse ancora. Poi si avvicinò a lui e prima che Magneto potesse ribellarsi, gli circondò il collo con una mano; lo sollevò da terra e lo scaraventò contro un altro specchio.
Erik sbatté la testa e sentì un rivolo di sangue colargli lungo le tempia. Si portò una mano alla fronte e tentò di recuperare la lucidità.
«Credevo che volessi combattere per i mutanti.» disse Shaw e si inginocchiò accanto a Erik. Lo afferrò per i capelli costringendolo a sollevare lo sguardo. «Credevo che avresti riconosciuto di essere superiore.» lo lasciò andare e si rimise in piedi. «Invece il sentimento che provi per quel telepate sembra offuscare tutto il resto.» affermò con profondo disprezzo.
Erik ne approfittò per alzarsi a sua volta. Poggiò la schiena alla parete dietro di lui e inspirò profondamente.
Come osava parlare di Charles? Lui era meglio di tutti i mutanti messi insieme. Era buono.
Preso dalla rabbia mosse una mano e una rave cadde dal soffitto colpendo Shaw sulla spalla destra.
Nessun gemito, nessun grido di dolore sferzò l’aria. Lui semplicemente si voltò verso Magneto e gli rivolse uno sguardo disgustato.
«Devi scegliere da che parte stare, Erik.» affermò il tedesco «E scegli bene, perché altrimenti dovrò farti del male.»
«Qualsiasi parte sceglierò,» replicò Erik «sta’ pur certo che non sarà la tua.»
«Molto bene.» concluse Shaw. Si avvicinò e nonostante i tentativi di Magneto per allontanarlo da sé, in un attimo gli fu accanto e gli pose nuovamente un dito sulla fronte. Questa volta, però, Erik non venne sbalzato all’indietro, ma nella sua mente si sprigionò un fiume di ricordi.
Sua madre.
Il campo.
Il dolore.
La paura.
Le torture.
I cadaveri.
Erik si accasciò a terra reggendosi la testa fra le mani.
Basta… basta, per favore, pensò.
Ma non avrebbe mai implorato Shaw, nemmeno se avesse continuato a torturarlo, nemmeno se avesse continuato a mostrargli le immagini delle sua infanzia, dell’infanzia che gli aveva strappato con la forza.
«Sei ancora sicuro della tua decisione?» domandò Shaw. Magneto gemendo dal dolore, annuì. «Bene.» affermò l’altro e continuò la sua tortura.
Charles… lo implorò Erik mentalmente Charles, aiutami, ti prego, aveva bisogno di lui. Non avrebbe resistito ancora a lungo.
Altri ricordi si materializzarono davanti ai suoi occhi.
Charles che lo salvava impedendogli di seguire il sottomarino di Shaw.
I loro allenamenti a villa Xavier.
Il pomeriggio in cui l’aveva aiutato a muovere la parabola nel giardino.
Basta! non poteva sopportare altro. Non poteva sopportare che Shaw profanasse i suoi ricordi, che ne diventasse partecipe.
«Vedo che il giovane professore ricambia il tuo sentimento.» disse.
Erik tentò di spingerlo fuori dalla sua testa e intanto mosse una mano per allontanarlo da sé. Lacrime calde e silenziose rigarono le sue guance, percorrendo il suo viso e mescolandosi con il sangue che continuava a fuoriuscire dalle ferite.
«Non uscirai vivo da qui, mio caro Erik.» affermò Shaw ridendo.
«Io credo di sì.» replicò una voce alle sue spalle.
Shaw si voltò, ma prima che potesse fare qualcosa, il rumore di uno sparo fendette l’aria. Una pallottola raggiunse il collo del tedesco, attraversandolo e fuoriuscendo dalla parte opposta.
Lui gemette e rimase immobile per qualche secondo tentando di tamponare la ferita, poi barcollò e infine cadde a terra sulla schiena. Una pozza di sangue si allargò sotto di lui, macchiando il pavimento ormai pieno di detriti.
Era morto. Sebastian Shaw era morto.
Charles stava in piedi a pochi passi da lui con il braccio disteso e una pistola stretta nella mano destra. Nessuno si era accorto che aveva fatto il suo ingresso nella stanza. Lui osservò il cadavere del suo nemico, poi lasciò cadere a terra l’arma e si inginocchiò accanto a Erik.
«Erik.» disse prendendogli il volto tra le mani «Stai bene?» lui annuì tenendo lo sguardo basso «Scusa se ci ho messo tanto. Non riuscivo a capire dove fossi finito.» si scusò. Lo osservò e poi sospirò. Poteva sentire il dolore e la paura che provava e poteva immaginare perché li stesse provando. «Erik, è finita.» disse per rassicurarlo, accarezzandogli le guance.
Lui scosse il capo e singhiozzò. «Grazie, Charles.» disse in un sussurro poggiando la testa sulla sua spalla. Il telepate sorrise e gli accarezzò i capelli. «L’hai ucciso.» constatò Magneto «Avevi detto che non potevi sparare a nessuno.» gli ricordò allontanandosi e asciugandosi gli occhi.
Lui rise amaramente. «Sì, a nessuno. Tranne a chi cerca di fare del male a persone a cui tengo.»
Erik sorrise debolmente sollevando lo sguardo. I suoi occhi di ghiaccio incrociarono quelli blu del professore e vi si persero per un momento. Erano così belli, così carichi d’amore e sinceri da togliergli il fiato. «Mi dispiace che tu abbia dovuto ucciderlo. Adesso avrai…»
Intuendo ciò che stava per dire, Charles lo interruppe «Erik, non gli avrei mai permesso di farti ancora del male.»
Erik rimase spiazzato di fronte a quelle parole.
Charles ci teneva davvero. Teneva davvero a lui.
Il telepate gli sorrise e lo aiutò ad alzarsi in piedi tenendolo per le braccia. Vedendo che riusciva a stare in piedi da solo, lo lasciò andare «Andiamo ad aiutare gli altri.» disse e si voltò avviandosi verso la porta.
Magneto annuì e lo seguì, volgendo un’ultima volta lo sguardo verso il cadavere di Shaw. Infilò una mano nella tasca della sua tenuta e sfilò la moneta che lui gli aveva dato al campo quando, dopo aver visto la morte di sua madre, aveva dato una dimostrazione del suo potere. La strinse nella sua mano un’ultima volta e poi con un movimento la fece atterrare accanto al cadavere.
Sperando che all’inferno possa servirti per ricordare perché sei lì, pensò.
Finalmente Shaw aveva avuto ciò che si meritava. Nonostante il suo potere era bastato un proiettile per mettere fine ai suoi piani.
Se non fosse arrivato Charles, probabilmente Erik sarebbe morto, Shaw l’avrebbe ucciso o l’avrebbe torturato fino a farlo impazzire.
Charles l’aveva salvato. Ancora.
Shaw aveva ragione, ricambiava ciò che Erik provava, altrimenti non avrebbe mai messo a rischi la sua vita per andare a cercarlo.
Proprio mentre stava per varcare la soglia della stanza degli specchi, Erik prese Charles per un braccio costringendolo a voltarsi: un semplice grazie non bastava, doveva dargli qualcosa di più. Lo tirò a sé e quando furono a pochi centimetri di distanza poggiò delicatamente le sue labbra su quelle di lui. Fu un bacio leggero, delicato, ma comunque carico di amore e gratitudine.
«Grazie, Charles.» gli sussurrò Magneto a fior di labbra quando si separarono.
Il professor X sorrise e poi intrecciò le sue dita a quelle di lui.
Erik venne trascinato fuori da quel sottomarino, lasciandosi alle spalle il dolore e tutti i ricordi terribili della sua vita passata.
Sì, perché da quel momento sarebbe cominciata una nuova vita.
Non avrebbe più vissuto nel rancore e nel desiderio di vendetta come aveva fatto negli ultimi vent’anni.
Avrebbe potuto vivere di nuovo. Vivere davvero.
Magari accanto a Charles; l’unico che l’aveva compreso davvero, che l’aveva accolto nonostante fosse a conoscenza dei suoi piani e delle sue intenzioni.
L’unico che, dopo tanti anni, l’aveva voluto accanto a sé non per sfruttare le sue capacità, ma perché teneva davvero a lui e lo amava senza riserve così com’era.
 

ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti! Come state?
Questa è la mia seconda One-Shot su questo fandom, ed è la prima Erik/Charles, quindi abbiate pietà di me, povera inesperta. ;P
Era da un po’ che mi ronzava in testa quest’idea e finalmente l’ispirazione è arrivata e la mia fantasia ha partorito questo.
E voi direte: non c’è nulla di nuovo, niente di speciale in una FF del genere. Ce ne sono già tante.
Beh, io invece mi sono sempre chiesta cosa sarebbe successo se Erik non fosse riuscito a sfilare quell’elmo a Shaw. Mi sono sempre chiesta chi sarebbe arrivato a salvarlo, impedendo a Shaw di fargli ancora del male.
Ovviamente mi sono presala licenza di modificare alcune caratteristiche dei personaggi, come i poteri di Shaw.
Anyway, questo è ciò che mi sono immaginata! A voi lascio immaginare come possa essere finita la battaglia a Cuba.
Spero vi sia piaciuto! ;D
Grazie a tutti! A presto, Izzy, xX__Eli_Sev__Xx
   
 
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