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Autore: Heya_17    05/07/2014    4 recensioni
“Che c’è? Hai paura?” Chiese Ashton, stuzzicandolo.
“Di cosa dovrei avere paura?”
“Di non essere all’altezza di Sullivan.”
“Non mi sembra Beyoncè. Posso benissimo portarmela a letto quando voglio.” Luke si sorprese di quello che aveva detto. La compagnia di Ashton stava avendo effetti collaterali su di lui.
Ashton scoppiò a ridere. “In questa scuola mai nessuno ci è riuscito!”
“Allora sarò il primo.”
“Scommettiamo?” Ashton porse la sua mano al cugino.
Luke sentì il cuore accelerare. Cosa stava facendo? Non era da lui fare una cosa del genere. “Scommettiamo!” Afferrò la mano di Ashton e la strinse con foga.
Video trailer: https://www.youtube.com/watch?v=vKZ47KU8w78
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Riley, alzati subito!» ordinò Nora, che bussava insistentemente alla porta da cinque minuti senza ricevere alcuna risposta.
Riley si girò più volte nel letto, finché non decise di far contenta sua sorella e di alzarsi. Si stiracchiò, mentre sua sorella ancora bussava isterica e poi le aprì la porta.
«Sei assurda!» commentò Nora, innervosita dai soliti modi strafottenti della sorella minore.
«Buongiorno anche a te!» Riley sorpassò la sorella per andare in cucina a fare colazione.
«Manca un quarto d’ora alle otto e tu sei ancora in pigiama!»
«Ci metto 5 minuti per arrivare a scuola con lo skate!»
«Sì, ma devi ancora fare colazione e lavarti!»
«Nora, rilassati! Per i professori non sarà una novità vedermi arrivare per ultima in classe!» Riley entrò in cucina, dando un bacio ai suoi fratelli minori di 6 anni, Daisy e Joel, e il suo nipotino di 2 anni, Maxi, e salutò con un semplice buongiorno gli altri tre fratelli, Connor, 13 anni e Logan, 18 anni. Aveva anche un altro fratello di 20 anni, Dylan, ma probabilmente era già andato a lavoro.
«E’ questo che non capisci, Riley!» Nora alzò le braccia in segno di disperazione, ormai non sapeva più come fare con sua sorella - per non parlare dei fratelli. «E’ il primo giorno di scuola e vorrei che almeno oggi tu non faccia tardi! Anzi, perché non vai a scuola in macchina con Logan?»
Logan quasi si strozzò con un pezzo di pancake e prese a tossire rumorosamente. Di solito in macchina ci portava i suoi amici della squadra di football o qualche cheerleader che si portava a letto.
«Rifiuto l’offerta e vado avanti!» rispose Riley.
«Brava sorellina, così mi piaci!» aggiunse Logan, facendole l'occhiolino. Adorava sua sorella, ma non poteva permettersi di portarla in macchina con sé o avrebbe allontanato le belle ragazze che non sapevano della loro parentela.
«Prima o poi dovrai abbandonare quello stupido skate!»
«Magari quando avrò la patente e una macchina tutta per me!»
«Stai chiedendo troppo.»
«Allora non lamentarti se uso lo skate per andare a scuola. E’ il modo più veloce per arrivarci.»
Nora sbuffò e lasciò sua sorella far colazione in pace perché sapeva che sarebbe stato inutile ripetere cose che aveva già detto più volte. «Avanti bambini, andiamo a finire di prepararci!» Prese in braccio suo figlio e andò in camera di Daisy e Joel per aiutarli a preparare le loro cartelle per il loro primo giorno di scuola alle elementari, mentre Maxi sarebbe andato all’asilo nido.
Appena finì la colazione, Riley andò a lavarsi e vestirsi (http://www.polyvore.com/cgi/set?id=125313988&.locale=it)  e subito dopo corse a scuola. Stranamente era in orario, quindi decise di non accelerare come suo solito sullo skate e andare con calma, tanto di certo la scuola non scappava.
Arrivò a scuola alle 8.10am e aveva cinque minuti per andare al suo armadietto, sistemare i libri e lo skate e correre in classe. Mentre stava svolgendo la seconda delle tre fasi, Riley venne spaventata da una voce femminile fin troppo familiare per le sue orecchie e la proprietaria di quella voce la avvolse in un caldo abbraccio.

«Grace!» esclamò spaventata, staccandosi dall’abbraccio e portandosi una mano sul petto. «Quante volte devo ripeterti che non devi arrivare alle mie spalle in questa maniera?»
«Scusami, ma non ti vedevo da tanto!» Grace abbracciò di nuovo Riley, questa volta con meno foga.
Nonostante a Riley dessero fastidio le dimostrazioni d’affetto in pubblico, l’abbraccio della sua migliore amica dopo due mesi quasi la addolcì.
Grace, rispetto a Riley, aveva atteggiamenti più femminili. Era magra con le curve al posto giusto e alta, mentre Riley era molto più bassa e a furia di giocare a calcio e andare sullo skate aveva due cosce muscolose e un po’ tozze. Grace aveva una lunga fila di ragazzi che le facevano la corte ed era una cheerleader, mentre Riley rifiutava qualsiasi entità di forma maschile le si presentasse davanti - Troppo stupidi per me, pensava - ed era capitano della squadra di calcio femminile. Grace aveva anche ottimi voti a scuola e spesso passava i compiti e le soluzioni dei test a Riley che aveva una mente troppo pigra per potersi concentrare tanto da studiare, ma non sempre si faceva aiutare da lei, spesso cercava di fare i suoi compiti da sola, soprattutto quando doveva recuperare qualche materia all’ultimo momento e ci riusciva sempre, dimostrazione che non era stupida come pensava.

«Beh, cosa hai fatto in questi due mesi senza di me?» chiese Grace, staccandosi dall’abbraccio.
Riley chiuse l’armadietto e prese a parlare, camminando verso l’aula di geografia.
«Niente di particolare.» Fece spallucce. «Ho lavorato da Marnie, ho badato ai miei fratelli, sono andata sullo skate, giocato a calcio, fatto surf e ho preso alcune lezioni di guida da Dylan!»
«Peccato che Dylan non possa darti la patente, ma nemmeno un incosciente te la darebbe!» Grace scoppiò a ridere.
«Non sei divertente!» Fece una smorfia. «E tu cosa hai fatto in Nuava Zelanda in questi due mesi?»
«Beh, mi sono fatta i neozelandesi!» Grace sorrise maliziosamente. «E sono stata molto con la mia famiglia. I miei genitori hanno rotto le scatole tutto il tempo.» Roteò gli occhi, ricordandosi di tutte le discussioni che ebbe con i suoi genitori per poter uscire con i suoi amici neozelandesi piuttosto che con loro due e suo fratello minore, Archie.
«L’importante è che ti sia divertita!»
«Certo, da matti!» Sorrise.
Le due ragazze proseguirono a parlare e a scambiarsi scoop fino all’entrata del loro professore in classe.

Luke sentì qualcuno bussare gentilmente alla porta di camera sua e poi entrare lentamente, ma lui non si mosse minimamente nel suo letto.

«Signorino Hemmings, dovrebbe alzarsi.» disse Frederick. «Oggi è il suo primo giorno di scuola qui a Melbourne.» Frederick aprì le tende della finestra di camera di Luke.
Luke bofonchiò qualcosa, ma poi si mise seduto sul suo letto, stiracchiandosi.
«Buongiorno Fred!»
«Buongiorno a lei!» Fece un lieve inchino. «In cucina è già pronta la colazione.»
«Va bene, grazie mille!» Luke sorrise lievemente e fece un cenno con la testa a Frederick in segno che poteva andare.
«Si figuri, signorino Hemmings.» Frederick fece un altro inchino e poi uscì dalla stanza.
Luke guardò fuori la finestra. Il caldo sole di Melbourne splendeva, facendo entrare i raggi in camera sua. Il tempo sembrava più quello per andare in spiaggia a prendere il sole con gli amici che quello per andare a scuola
Era a Melbourne da soli due giorni e non aveva avuto modo di legare con nessun altro al di fuori di suo cugino Ashton.
Luke si alzò dal letto e andò a fare colazione.
«Buongiorno Kate!» esclamò, salutando la badante di casa sua.
«Buongiorno signorino! Ha dormito bene?»
«Sì! I miei genitori sono già a lavoro?»
«Sì, sono usciti molto presto questa mattina.» Kate servì un piatto di omelette a Luke. «Doveva comunicargli qualcosa di importante?»
«No, era solo curiosità.» Sorrise. In realtà avrebbe voluto salutarli prima che andassero a lavoro, da quando si erano trasferiti a Melbourne li aveva visti solo a cena.
Luke fece colazione in silenzio come sempre, mentre Kate aspettò che finisse per poter ripulire tutto. Cercò di finire in fretta, in modo che non potesse occupare altro tempo prezioso a Kate e per essere in orario il suo primo giorno di scuola.
Frederick si offrì di accompagnare Luke a scuola, ma lui volle andarci da solo nella sua Lamborghini, per dare un po’ meno nell’occhio, rispetto la limosine con cui avrebbe dovuto scortarlo Frederick, ma non ci riuscì del tutto. Appena arrivò a scuola tutti lo guardarono uscire dalla macchina e si sentì leggermente in imbarazzo.
La prima cosa che fece fu andare in segreteria per farsi dare alcune indicazioni. Non appena uscì, si imbattè con suo cugino.

«Oh, cugino!» Ashton sembrò particolarmente felice di vedere suo cugino nella sua stessa scuola.
«Buongiorno Ashton!» Luke ricambiò il saluto con meno entusiasmo dell'altro. Non avevano molta confidenza tra loro, qualche volta avevano passato le vacanze al mare insieme, ma non avevano mai stabilito un forte rapporto.
«Allora, sei pronto per il tuo primo giorno in una scuola pubblica?»
Luke aveva frequentato solo scuole private e quindi non era abituato nemmeno tanto a tutto il trambusto che c’era per i corridoi. Vedeva anche ragazze con pance scoperte e minigonne e ragazzi che indossavano magliette abbastanza strette da far vedere i propri addominali. Nelle scuole che aveva frequentato si dovevano indossare le divise e una pancia scoperta come quella che portavano le ragazze di Melbourne sarebbe stata completamente inadeguata, oltretutto rischerebbero l’espulsione.
«Forse sì» rispose con un mezzo sorriso.
»Dai, ti accompagno al tuo armadietto!» Ashton poggiò un braccio sulle spalle di Luke e continuò a fargli domande sulle sue prime impressioni. A Luke stava simpatico Ashton, era un bravo ragazzo, a volte sembrava un po’ stupido, ma era divertente e sempre disponibile. Sapeva anche della sua vita da Don Giovanni nella scuola, del resto era anche un bel ragazzo e un ottimo giocatore di rugby.
Ashton diede anche alcune indicazioni a Luke, mentre lui sistemava il suo armadietto che era esattamente accanto al suo e Luke stette ben attento a ciò che diceva in caso qualcosa gli fosse interessato davvero e anche perché è maleducazione ignorare qualcuno che parla.
Presto la tortura della parlantina continua di Ashton finì al primo suono della campanella, dopo che quest’ultimo accompagnò Luke nell’aula di matematica.
«Buon primo giorno di scuola! E se hai bisogno, non esitare a chiamarmi!» concluse Ashton con una pacca sulla spalla del cugino e Luke annuì con la testa, entrando in classe.
 
Riley e Grace erano al solito tavolo della mensa per il pranzo. La prima era un misto tra assonnata e affamata, mentre l'altra girava con lo sguardo per scrutare tutti gli alunni della scuola che già conosceva e i ragazzini di primo. finché il suo occhio scrutatore non cadde su un ragazzo nuovo che camminava per la mensa accanto ad Ashton Irwin.

«Riley!» Grace richiamò l’attenzione dell’amica che era presa dal suo hamburger. «Conosci il ragazzo che è con Irwin?»
Riley ignorò tutto l’inizio della frase, concentrandosi solo sul nome che aveva fatto. «Sei di nuovo in fissa con Irwin? Ti prego, è un idiota!»
«No, stupida! C’è uno nuovo con lui!»
Riley si voltò e senza nemmeno farlo apposta incrociò lo sguardo del ragazzo di cui stava parlando Grace e senza un reale motivo arrossì. Il ragazzo aveva dei capelli biondi in ordine, occhi azzurri ed era tanto bello da incantare anche lei. 
«Riley!» Grace schioccò le sue dita davanti la faccia dell’amica.
«Che c’è?»
«Ti ho fatto una domanda!»
«Non ho idea di chi lui sia.»
«Però vi siete guardati a lungo!» Grace sorrise maliziosa.
«Stavo guardando… Cathrine, la mia compagna di squadra! Mi deve una maglietta che le prestai ad un allenamento l’anno scorso!»
«E c’era bisogno di fissarla per mezzo minuto?»
«Stavo cercando di ricordarmi il suo nome!»
«Beh, anche se tu stessi guardando altrove, quel ragazzo stava guardando proprio te!»
«E quindi?»
«Beh, è carino!»
«Grace, sai già come la penso!»
«Riley, hai quasi diciott’anni! Quand’è che proverai l’emozione di una relazione?»
«Non adesso!»
«Non potrai guardare tutti i ragazzi che incontri come dei possibili compagni di squadra per sempre! Prima o poi incontrerai qualcuno che ti piacerà.»
«Sicuramente sarà poi!» Riley riprese a mangiare il suo hamburger, cercando di ignorare le parole di Grace.
Non aveva voglia di impegnarsi. Le piaceva andare alle feste e divertirsi, ma rifiutava qualsiasi tipo di richiesta di relazione con qualcuno. Non sapeva perché, ma non le interessavano, a differenza di Grace che nella sua vita non aveva fatto altro che cercare l’amore e invece aveva sempre ricevuto qualche schiaffo morale dai ragazzi con cui si impegnava, ci stava male qualche giorno – con le consolazioni di Riley – e poi tornava a cercare il prossimo. Riley era altrettanto poco interessata anche al sesso, infatti era ancora vergine, mentre Grace aveva anche già provato il timore di poter essere incinta.
 
Luke andò a pranzo con suo cugino. La mensa era più grande di quanto si aspettasse da una scuola pubblica, ma se lo doveva aspettare dato che c’erano un sacco di alunni.. Mentre si sedeva ad un tavolo con Ashton, il suo sguardo catturò due magnifici occhi verdi. Era una ragazza dai lunghi capelli castani e mossi dal corpo minuto. Non sapeva perché, ma lo colpì all’istante, eppure di belle ragazze nella sua vita ne aveva viste tante. Però lei aveva qualcosa di diverso in quegli occhi.

«Che stai guardando, cugino?» Ashton interruppe i suoi pensieri e lo fece tornare sul pianeta Terra.
Luke distolse lo sguardo e girò la testa verso il cugino.
«Nulla!»
Ashton guardò meglio nella direzione dove stava guardando Luke e vide il tavolo di Grace Handerson e Riley Sullivan. «Ah, ho capito! Stavi guardando quelle due ragazze laggiù!» Indicò con un dito Grace e Riley.
«Smettila!» Luke abbassò con una mano il bracciò di Ashton.
«Una di loro me la sono fatta l’anno scorso. Se vuoi te la passo!»
Luke si sentì avvampare. E se fosse stata proprio la ragazza che stava guardando? «Quale delle due?» domandò, addentando una patatina.
«Quella con la camicetta rosa, Grace Handerson.»
Salvo. La ragazza dagli occhi verdi aveva una canottiera grigia. «E l’altra come si chiama?»
«Riley Sullivan. Mi sarebbe piaciuto farmi anche lei, ma è un vero osso duro, mi rifiuta in continuazione.»
Ti sta bene«Capito.»
Ashton fece una sorriso malizioso. «E’ lei che ti piace, eh? Sullivan colpisce sempre i cuori dei ragazzi, oltre a fargli alzare l’uccello!»
Luke cominciò a sentirsi a disagio per i modi di parlare di suo cugino. Non aveva un minimo di contegno.
«Se vuoi, posso presentartela! Nonostante rifiuti i miei addominali, abbiamo dei buoni rapporti!»
«No, non mi sembra il caso!»
«Che c’è? Hai paura?» Ashton lo stuzzicò leggermente.
«Di cosa dovrei avere paura?»
«Di essere rifiutato anche tu.»
«Non mi sembra Beyoncè. Posso benissimo portarmela a letto quando voglio.» Luke si sorprese di quello che aveva detto. La compagnia di Ashton stava avendo effetti collaterali su di lui.
Ashton scoppiò a ridere.
«In questa scuola mai nessuno ci è riuscito!»
«Allora sarò il primo.»
«Scommettiamo?» Ashton porse la sua destra mano al cugino.
Luke sentì il cuore accelerare. Cosa stava facendo? Non era da lui fare una cosa del genere, ma quel senso di superiorità che sentiva suo cugino lo innervosiva non poco.
«Scommettiamo.» Afferrò la mano di Ashton e la strinse con foga.
Si sedettero al loro tavolo altri ragazzi, giocatori di rugby come Ashton che avevano i suoi stessi rozzi modi di fare. Si sarebbe dovuto adeguare subito o sarebbe passato per sempre per lo sfigato di turno.
Mentre faceva finta di ascoltare i discorsi degli altri ragazzi, Luke tornò a guardare verso Riley e la vide mangiare un hamburger, ascoltando quello che le diceva l’amica e qualche volta le rispondeva anche a bocca piena. Un po’ come lui faceva con Ashton e i suoi amici, ma prima aveva la decenza di ingoiare il boccone che aveva in bocca.

Come primo giorno, Luke volle dare un’occhiata ai vari club prima di sceglierne uno a cui magari iscriversi. Cominciò con quello di teatro, poi musica, poesia, arte, etc e infine passò agli sport. In palestra c’era la squadra di basket ad allenarsi, in giardino le cheerleader volteggiavano sul prato, i giocatori di rugby si lanciavano la palla in campo e la squadra femminile di calcio correva in campo. Mentre studiava il modo di giocare delle ragazze, notò Riley con il pallone tra i piedi.
Luke decise di sedersi sugli spalti per guardarla giocare. Era brava e sembrava andasse d’accordo con tutte le sue compagne di squadra che le battevano il cinque ogni volta che faceva qualcosa di buono, segno che era simpatica. Non si vedeva di certo tutti i giorni una ragazza giocare a calcio, ma Riley era una rarità con la sua bellezza. Lei sembrò accorgersi della sua presenza, infatti cominciò a girarsi spesso per guardarlo fino a che una palla non la colpì in testa, facendola cadere sul prato. Luke iniziò a preoccuparsi, pensando che si fosse fatta male davvero, ma non appena Riley cominciò a ridere, facendosi aiutare ad alzarsi da una sua compagna di squadra si rilasso e sorrise, ricordandosi la scena. Era davvero buffa.
Decise di raggiungere Ashton agli allenamenti di rugby, prima che Riley potesse prendere qualche altra pallonata per colpa sua.
Non appena Ashton vide suo cugino, gli si avvicinò completamente sudato.
«Beh, cugino, hai visto nulla di interessante?»
«No, credo che non farò parte di nessun club o squadra.»
«Che peccato, sarebbe stato utile per i crediti.» Ashton poggiò una mano sulla spalla di Luke che fece una smorfia per la puzza. «Ma tu sei un secchione e ti basta studiare per avere il massimo dei crediti!» Sorrise.
Luke non era un secchione, semplicemente non gli piaceva prendere brutti voti a scuola e deludere le aspettative dei suoi genitori. 
«Adesso torno a casa.» 
«Non vuoi rimanere a vedere l’allenamento?»
«Mi dispiace, devo andare a sistemare gli ultimi scatoloni. Ma giuro che alla prima partita ci sarò!»
«Va bene, cugino! Ci vediamo domani!» Ashton lo salutò, allontanandosi per tornare in campo.
«A domani!» concluse Luke, andando verso il parcheggio dove aveva lasciato la sua Lamborghini.
Decise di farsi un giro per la città prima di andare a casa e, stranamente, i suoi genitori erano a casa al suo ritorno.
«Ciao mamma, ciao papà!» li salutò, avvicinandosi a loro.
«Ciao tesoro!» esclamò sua madre. «La cena è quasi pronta, va a lavarti le mani!»
«Subito!» Non se lo fece ripetere due volte e andò a lavarsi le mani in bagno.

Riley era talmente stanca che non riusciva neanche a mantenere decentemente l'equilibrio sullo skate, ma camminare sarebbe stato ancora più stancante e quindi doveva accelerare. Prima sarebbe arrivata a casa e prima si sarebbe messa nel suo letto.
Il coach Harris era stato davvero troppo duro per il primo giorno di allenamento, anche se non poteva biasimarlo dato che la settimana successiva avrebbero avuto la prima partita di campionato e molte sue compagne erano fuori allenamento.
Riley entrò in casa distrutta.
«Sono tornata!» disse con quel poco fiato che le rimaneva.
«Ciao sorellina!» rispose Logan, passando dall’entrata.
Riley si stupì di vedere suo fratello già a casa, era convinta che fosse ancora ad allenarsi a scuola.
«Quando saresti tornato a casa tu?»
«Due minuti fa, perché?»
«E non potevi darmi un dannatissimo passaggio?» Logan finiva gli allenamenti sempre più tardi di Riley e per questo non gli era venuto in mente di chiedergli il passaggio in macchina.
«Non sapevo ti servisse.»
Riley ringhiò, ma prima che potesse controbattere al fratello, venne interrotta da Nora. «La cena è pronta, va a lasciare le tue cose e a lavarti le mani!»
La cena è pronta. A quelle parole Riley era già scattata verso camera sua per lasciare lo skate, la cartella e potersi lavare le mani.
Quando andò a sedersi a tavola erano tutti lì, anche Dylan.
Mentre parlavano del più e del meno, Logan prese a parlare con Riley.
«Ho sentito che oggi ti sei presa una pallonata in testa!»
«Giusto per peggiorare la situazione col suo cervello!» aggiunse Connor, provocando le risate dell’altro fratello. Tra loro due c’era un ottimo rapporto legato dalla passione di infastidire loro sorella.
«Mi chiedo quando inizierai ad essere meno svampita» fece Dylan, mangiando un po’ di carne dal piatto.
«Mi sono distratta per un attimo!»
«Riley, tu sei perennemente distratta» si intromise Nora e Riley le fece una smorfia come risposta.
«Nora, cosa significa perenne-peren-nenne-mente?» domandò Daisy.
«Significa sempre» spiegò Nora.
«Riley, perché sei distratta perenne-pe-pe….» cominciò a chiedere Joel, ma quella parola era troppo per lui e Daisy.
«Pensavo di aver visto qualcosa» rispose Riley, cercando di far smettere alla lingua di suo fratello di torturarsi con la parola “perennemente”.
«Qualcosa o qualcuno?» Connor diede due colpetti con il gomito al braccio di sua sorella e alzò le sopracciglia con una faccia maliziosa, non sapendo che aveva centrato il punto.
Riley lo colpì subito con uno scappellotto.
«Non sono affari tuoi, idiota!» Arrossì.
La famiglia Sullivan continuò a cenare, abbandonando la questione “Riley prende una pallonata” e passando ad altro.
 

Salve!
Questa è la prima FF che scrivo sui 5SOS e spero vivamente vi piaccia.
Magari è troppo lungo come prologo, ma non avevo la minima idea di come dividerlo.
Chiedo perdono!
Fatemi sapere se vi è piaciuto con una recensione, potete recensire anche se vi ha fatto schifo, insomma, non fatemi sentire sola. ewe
Adesso vi lascio, a presto!
  
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