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Autore: leseieventisei    05/07/2014    18 recensioni
Calum ha ragione. Devo smetterla di pensare a te, e devo prendere in mano le redini della mia vita e uscire fuori da questa nube a testa alta. Ma ho paura. Paura di dimenticarmi di te, di com'era stare fianco a fianco con te, paura di non ricordarmi più il profumo di miele dei tuoi capelli o l'azzurro dei tuoi occhi. Il tuo volto così familiare mi sembra sconosciuto.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SEI IL MIO RICORDO, HEMMINGS

                           Dedicata ai Muke
che shippo da impazzire
e che un giorno saranno
la mia morte


Caro Luke,
oggi il cielo era così azzurro da ricordarmi i tuoi occhi, splendidi occhi azzurri che non meritavano di soffrire così tanto.
Come ti va la vita ora Hemmings? Ti diverti? Lo spero tanto perché te lo meriti.
Da quando non ci sei il mare ha perso il suo colore, e ora mi sembra solo una piatta distesa senza fine.
Sai Luke, un paio di giorni fa un ragazzo ci ha provato con me al bar, ma io ho rifiutato tutto, perché mi sto ancora illudendo che tornerai da me, e dai ragazzi, anche se non è vero. Calum mi dice sempre di farmi una vita, ma io non lo ascolto. Lui pensa che ormai sia giunto il momento di dirti davvero addio e di accettare questa scomoda situazione, dice che forse lo penseresti anche tu, e probabilmente ha ragione, ma io ora tengo troppo a te per salutarti definitivamente. Non ti mentirò dicendoti che non ci ho provato, a prendere in mano la mia vita e a ricominciare tutto intendo, ma appena mi volto indietro ti rivedo mentre mi abbracci, mentre mi sussurri che mi ami, e cavolo non ce la faccio. Fanno male questi ricordi, che colpiscono la mia fragile pelle come onde del mare. Bruciano dove ci sono ferite, e il dolore aumenta, mano a mano che l'acqua salata disinfetta quei tagli accanto al cuore.
Mi manca cantare accanto a te, mi manca sentire il tuo profumo sotto le coperte, e mi manchi tu, Luke.
Cavolo se avessi saputo che quello era il nostro ultimo giorno insieme di sicuro ti avrei detto qualcosa di meglio che “Sparisci dalla mia vita Luke!”. Ora vorrei ritornare indietro e non lasciarti andare, perché fa male non averti più qua con noi.
Ashton e Calum sentono molto la tua mancanza, io lo so perché vedo come stanno senza di te. Ti abbiamo dedicato Amnesia, anche se senza la tua voce non è più la stessa canzone. Speriamo tutti di svegliarci dimenticando ogni cosa, almeno farà meno male il dolore.

Mi chiedono come sto. Ma come si può stare dopo aver perso la persona a cui si tiene di più, come si può stare dopo aver perso tutta l'aria nei polmoni. Mi sento come uno di quelli uccelli, intrappolati dentro una gabbia troppo stretta per volare, ma troppo larga per non sentirsi soli.
Ho il mare dentro, Luke, e sto affogando minuto dopo minuto, sotto gli occhi della gente, e questa volta non ci sei tu a tendermi la mano, ed è questa la cosa più triste, che tu non ci sei.
Dio, lo so che è tutta colpa mia, tu quella notte hai gridato, mi hai chiesto aiuto, ma io non ti ho sentito. Il tuo grido è arrivato ora, a distanza di ore, giorni, settimane. Questo grido è risalito lungo le pareti scoscese dello strapiombo ed è giunto fino a qui. Ma non vorrei averlo mai sentito, perché so che la causa di quel dolore ero, e sono io.
Non so se tu potrai mai perdonarmi, non so se magari lo hai già fatto, non so se i ragazzi sanno cos'è successo veramente quella notte, non so tantissime cose Luke, tu si. Ma tu ora non sei qua ad abbracciarmi, come facevi quando ero triste e mi sfogavo sulla birra.
Ho bisogno di risentire il tuo profumo Luke. Di te mi rimangono solo vecchie foto – scattate con la polaroid che tanto amavi – appiccicate sopra la testiera del letto. Ormai si tengono attaccate al muro grazie al patafix quasi consumato. Sembra che rimangano là appese apposta per ricordarmi quanto eravamo felici in quei giorni.
Sai, ho smesso anche di farmi la tinta ai capelli da quando non ci sei più. So che non centra molto adesso, specialmente perché ti stavo parlando di ricordi e di noi, ma come si può parlare di noi quando non esiste più niente?
Ieri nevicava, a proposito di ricordi, e stavo pensando a quando tu mi stringevi fra le braccia perché fuori faceva freddo. Per me non esisteva altro posto degno di essere chiamato casa.
Calum ha ragione. Devo smetterla di pensare a te, e devo prendere in mano le redini della mia vita e uscire fuori da questa nube a testa alta. Ma ho paura. Paura di dimenticarmi di te, di com'era stare fianco a fianco con te, paura di non ricordarmi più il profumo di miele dei tuoi capelli o l'azzurro dei tuoi occhi. Il tuo volto così familiare mi sembra sconosciuto.
Scusami, anche per questa lettera molto confusa, ma prima di scriverti ho bevuto un paio di bicchieri di non so quale alcolico che aveva comprato Calum, e poi mi sono fiondato a scriverti, perché era da un paio di giorni che aspettavo il momento giusto.

L'altro giorno mi sono imbattuto in quella scatola che conservavi in cantina. Non volevo aprirla ma è stato più forte di me, e vedere tutti i tuoi vecchi vestiti, i braccialetti ormai rotti e il tuo primo microfono è stato un colpo al cuore. Un giorno te li ridarò, sono tuoi e ti appartengono. In un modo o nell'altro riavrai quei preziosi ricordi, so che ci tenevi. Scalerò la salita per arrivare fino in paradiso se necessario e, con la scusa della vecchia scatola da recapitarti, potrò sfiorare il tuo viso di nuovo, ti dirò che ti amo e basta. È l'unica cosa che voglio in questo momento.
Ormai non sento neanche più il freddo o il caldo. Non mi viene fame la mattina e non sento il bisogno di uscire di casa così spesso. Non ha senso se appoggiato al bancone in salotto non ci sei tu che sorridi, non ha senso se non c'è più il calore del tuo corpo accanto a me, o se sulla soglia di casa non vieni a salutarmi con un bacio. Dimmi cosa ha senso adesso?
In più il senso di colpa si fa sentire, e colpisce nei momenti in cui sono emotivamente più debole. Mi dico che se tu non avessi litigato con me, allora tutto questo sarebbe solo un'illusione. Calum afferma che non posso saperlo e Ashton la pensa come lui. Ma come si può convincere un cuore che non batte? Esatto, senza te non batte più il mio cuore. È come fermo, anche il tuo lo è.
E non è vero che esiste la forza di gravità che ci attira al suolo. Se esistesse, dimmi perché io sto sprofondando sempre più giù. Nessuno può tendermi la mano, solo tu, ma più io affondo, più mi allontano da te, e questo non va affatto bene.

La notte passo dagli abissi marini agli enormi labirinti. Il problema è che non ho nessun filo a segnarmi la strada per arrivare all'uscita. E te non ci sei. Queste parole risuonano così vuote e piatte nella mia mente. Come quando si va in montagna e si urla qualcosa contro una parete e arriva l'eco della propria voce. L'unica conferma di quanto appena detto.
L'eco nella mia testa mi conferma che i bei momenti vissuti insieme erano realtà, l'eco e quelle foto. Non ho nemmeno il coraggio di avvicinarmi al muro e staccarle, sono un vigliacco Luke.
E non so nemmeno perché ti sto scrivendo adesso. Non ha senso cavolo! Non riceverai mai questa lettera, perché, per quanto ne so io, là dove sei ora non arrivano le lettere... e poi non saprei l'indirizzo da scrivere per il paradiso. Sono sicuro che tu ora sia là sopra, un angelo come te non può che essere insieme ad altri angeli, e so che mi stai guardando con i tuoi occhi azzurri. Sei sveglio in questo momento, mentre ti scrivo, perché in cielo non ci sono le nuvole, e i tuoi occhi sono il cielo.
Chissà perché il destino riserva certi percorsi, non poteva morire qualcuno senza amici, o compagni, al posto tuo. So di essere cattivo ed egoista dicendoti (anzi scrivendoti) questo, ma io ti rivoglio qua con me, per poterti abbracciare sempre più forte, e stringerti tra le mie braccia con la consapevolezza che avremo il nostro “e vissero felici e contenti”.

Luke perdonami, di idiozie nella mia vita ne ho fatte tante e ancora ne farò, chissà chi altro farò soffrire, ma la più grande cavolata l'ho fatta quando ho deciso di lasciarti andare. “Lotta per le persone che ami” mi dissero una volta, ma io non l'ho fatto. Dovevo lottare per te e dimostrarti che eri, e sei, come l'aria per i miei polmoni, ormai sgonfi. Ora è tardi, me ne rendo conto. La vita non è come una partita alla play, non esiste il tasto reset, quindi tu non puoi tornare indietro. Ma ti prego, almeno da lassù perdonami, se già non l'hai fatto.
Vorrei tanto venire là con te, ma non so nemmeno se sarei abbastanza degno.
Non è la prima lettera che ti scrivo questa, le altre sono finite nel camino per alimentare il fuoco e nessuno ha mai sospettato di nulla, almeno credo. Non sono bravo in questo genere di cose, non so se ho scritto giusto, so di aver solo scritto i miei pensieri e le mie emozioni. Il foglio bianco all'inizio mi terrorizzava, ora è pieno di inchiostro, di una vecchia biro trovata per caso in qualche cassetto. Bianco. Hai mai pensato a quante cose può rappresentare. Il vuoto, la neve. Due parole così opposte da avere lo stesso identico colore. Che ragionamento stupido eh? Probabilmente quella birra si sta facendo sentire, o forse era vodka, non ricordo bene.
Comunque Luke, sto girando sempre attorno alla stessa parola. Ricordo. È interessante, o forse no, non lo so, scoprire quanto un uomo può essere condizionato dai propri ricordi. Così tanto da decidere di costruire il proprio futuro, basandosi su di essi. Stupidi ricordi che possono far sorridere, o piangere. Ho conosciuto una ragazza un giorno, mentre stavo prendendo la metro per andare a scuola, che davanti a uno foto piangeva. Piangeva col cuore, e in quegli occhi, in quelle lacrime, in quei singhiozzi c'era una foto. C'era la foto che stava reggendo. Oh Luke, vedessi come piangeva. Ero stupido allora, non avevo capito cosa significasse davvero soffrire fissando una foto, un vecchio microfono o un cappello ormai mangiato dalle tarme, non lo sapevo. Ora si. Ora comprendo il dolore di quella ragazza che aspettava la metro. Tu sei il mio ricordo, Hemmings.
Ti lascio con tre semplici parole, tre parole che potevano cambiare questa scomoda situazione, se solo fossero arrivate prima, se solo i tuoi splendidi occhi mi avessero visto pronunciarle. Ti amo Hemmings.


Sempre tuo,
Michael Clifford





#Angolo dell'autrice
Eccomi qui con questa One-Shot. Che dire? I fazzoletti testimoniano che mi sono divertita a scriverla... per niente.

All'inizio non doveva morire nessuno, ma poi ho finito di leggere Bianca come il latte, rossa come il sangue – da come si può dedurre anche dalle ultime righe – e mi sono lasciata trasportare dalla sofferenza che Leo prova per la morte di Beatrice. Ho riportato quello che penso provi ognuno di noi nella perdita di una persona cara. Confusione, tristezza, senso di colpa e solitudine.
So che non è lunga, ma la brevità di questa One-Shot era calcolata, nel senso che il mio scopo era di inserire più emozioni possibili (confusione compresa) in una sola lettera corta. Spero vi sia piaciuta, è la mia prima One-Shot lol
Accetto consigli e recensioni, un saluto a tutti.
Nightjngale

   
 
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