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Autore: hemmoschannel    05/07/2014    4 recensioni
La vera metafora eri tu, sai? Averti accanto, oh ragazza fatale, mi faceva restare forte per combattere contro la morte ed ora che non ci sei più, io per chi combatto? Mi manchi Hazel, ma non preoccuparti, tra poco ci rincontreremo.
NB. questa storia fa parte della serie "All of this glitterin' stars"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Augustus 'Gus' Waters, Hazel Grace Lancaster
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
- Questa storia fa parte della serie 'All of this glitterin' stars'
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No more metaphor
 


Era passato un anno e lentamente dentro di me un Qualcosa mi stava corrodendo. Era come se avessi un diamante incastonato nel petto. Visto con occhi esterni era bello, splendente, prezioso, ma provato sulla propria pelle faceva male, dannatamente male. Ad ogni battito la pietra così rara e preziosa scendeva in profondità, verso il cuore. E, ad ogni battito, faceva male. Forse perché sentivo la sua mancanza. Le sue dolci carezze a solleticarmi il viso. La sua pelle morbida a contatto con la mia mi aveva sempre dato la sensazione di vita misto a morte, ma mai avrei pensato che mi sarebbe mancata così tanto. E sì, mancavano le sue carezze. Mi mancava il suo sorriso, quello che sapeva illuminare il mio mondo solo con un piccolo gesto. Già, quella sua risata contagiosa e troppo fatale per me. Sentivo la mancanza anche dei suoi baci. Quelli che mi scaldavano il cuore, dove ora vi era solo spazio per una pietra fredda e dolorosa. Continuavo a camminare, tenendo la sigaretta tra le labbra, sempre spenta, così da ricordarmi che io ero migliore di un futile oggetto che potrebbe uccidermi. Mi strinsi le braccia al petto quando arrivai. Non potevo tornare indietro, non ora che il dolore era troppo acuto. Non ora che mi mancava terribilmente e non potevo permettere che la distanza ci separasse ancora. Chiusi gli occhi, presi un respiro profondo, presi tra l’indice e il medio la sigaretta e tornai a camminare.
No, la distanza non ci avrebbe più divisi. Ed eccola, la vidi. Il sorriso dolce e timido -la prima volta che lo vidi fu a quell’incontro del gruppo di supporto e giuro di essermene innamorato fin da quell’istante-, era proprio lì davanti a me. Gli occhi color nocciola brillavano, sembrando così vivi e lucenti. Feci qualche altro passo in avanti e non riuscii a resistere. Lei era veramente lì davanti a me. Sentivo gli occhi pizzicare, mentre mi abbassavo a toccare il marmo freddo.
Il diamante nel mio cuore si spinse ancor di più i profondità. Sentivo solo quello, ma cos’era quello che sentivo?
«Ciao Hazel», sussurrai sedendomi davanti alla sua tomba «so che è già passato un anno, ma proprio io non riesco a capacitarmi di tutto questo», mi fermai e la guardai, in quella foto che ricordo di averle scattato quel giorno nel parco «Mi manchi». Sentivo il peso sul cuore premere sempre con più insistenza. Era un Qualcosa di inevitabile, ma stavo bene…no, invece, non stavo bene.
«Che dire? Mi manca il nostro piccolo infinito. Lo ricordi, vero, il nostro piccolo infinito? Mi mancano i nostri momenti. Ah, Hazel, sai sono successe tante cose ultimamente. Ricordi Van Houten? Quel pazzo? L’altro giorno l’hanno citato al telegiornale –mi soffermai sperando di ricevere una risposta dalla tomba bianca. Che futile illusione- è stato trovato inerme nella sua casa ad Amsterdam con un’alta percentuale di alcool nel sangue. Sì, era pazzo, decisamente», risi nervosamente. Stavo seriamente impazzendo. Parlare con una persona che non può sentirti non mi faceva star meglio, per nulla, soprattutto se Quella Persona era Hazel Grace, l’amore della mia vita.
Mi infilai la sigaretta in bocca. Esitai, ma tirai fuori l’accendino ed accesi quel tanto insulso oggetto che pendeva dalle mie labbra. Ne aspirai il fumo che sembrava così amaro.
«Sì, lo so, non guardarmi così Hazel, lo so. La storia della metafora era tutta una fottuta cazzata, ammettiamolo. Sai, da quando tu sei scivolata dalla mia vita sento questo pezzo di diamante conficcato nel cuore. Sai cos’è questo diamante? -aspirai altro fumo- È dolore, l’ho capito solo ora, quindi che sarà mai una sigaretta in confronto al dolore che provo, no? Hazel, mi manchi tanto»
Lentamente dalla tasca tirai fuori il pezzetto di carta dove, che con la mia grafia pessima, avevo scritto in un momento di malinconia alcune parole per lei.
«Hazel, adesso ti leggerò una cosa che ho scritto solo per te, sei pronta?» mi schiarii la voce, «Cara Hazel, come va? Come è quel Qualcosa con la Q maiuscola che tanto ho citato? Ti trovi bene senza di me? Sai, ti ricordi quella metafora del “ti metti fra i denti la cosa che ti uccide, ma non le dai il tempo di farlo”? Non vi credo più ormai da quando tu te ne sei andata. Credo che con la tua morte tu ti sia portata via anche la mia vita, ed ora di me non rimane proprio nulla, solo un corpo di un ragazzo, senza una gamba. La vera metafora eri tu, sai? Averti accanto, oh ragazza fatale, mi faceva restare forte per combattere contro la morte ed ora che non ci sei più, io per chi combatto? Mi manchi Hazel, ma non preoccuparti, tra poco ci rincontreremo. Okay? Okay, così ricostruiremo il nostro "per sempre". Il tuo Gus.»
Misi via la lettera ed aspirai dell’altra nicotina, contando i miei ultimi attimi d’infinito che avevano, ormai, i giorni contati.

 


 
hemmoschannel's wall
Sto dando i numeri, non prendetemi sul serio.
Vi starete forse chiedendo perchè rovinare la fine di un libro simile con questa "cosa"? Beh, lo so, è da pazzi, ma non ho resistito.
Ho talmente tante cose nella mia testa che l'unico modo che ho trovato per lasciarmi andare era scrivere. Ed eccone i risultati.
Partiamo dal presupposto che abbia scritto ascoltando canzoni tristi, già, sono in una fase da depressione-cronica-e-morbosa, quindi è normale che me ne esca con 'ste cose.
Non so che effetto vi abbia fatto leggere questo "mezzo scarto", spero di non aver traumatizzato nessuno.
Quindi boh, aspetto vostri pareri tramite una recensione. Okay? Okay.

with love,
hemmoschannel
   
 
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