Anime & Manga > Kinnikuman
Ricorda la storia  |      
Autore: _Cthylla_    05/07/2014    2 recensioni
Ha le carte in regola per essere la persona più felice del mondo, e di solito lo è. Eppure a Janice la sorte ha dato più di quel che ha desiderato... E meno di quel che le era dovuto.
Avviso: solito, ci sono solo gli OC di Occhi di Smeraldo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Occhi di smeraldo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non si poteva dire che nella vita di Janice Lancaster ci fosse qualcosa che non andava. Anzi, tutti quanti la reputavano una donna fortunata sotto tutti gli aspetti.

Innanzitutto la natura le aveva fatto dono non solo di una certa bellezza, ma anche della grazia innata -al di là delle lezioni di portamento e galateo che le avevano imposto da bambina- che se possibile non faceva che metterla ancor più in risalto. Una grazia ben visibile tanto nel muoversi quanto nel parlare, e nel comportarsi. Ad una donna che sia veramente donna, a poco serve la bellezza quando questa è rovinata dall’essere una gallina sguaiata, a meno che non si parli di rimorchiare qualche balordo in un locale fumoso.

Era anche una donna molto impegnata nel sociale, presidentessa di diverse fondazioni benefiche, alcune  create con lo scopo di aiutare i bisognosi in Inghilterra, altre con quello di sostenere finanziariamente orfanotrofi, scuole, canili e gattili, il WWF -il che era molto ironico considerando che era sposata con un cacciatore; altre ancora erano quelle atte a raccogliere fondi per costruire scuole, ospedali ed acquedotti nei Paesi più disastrati del mondo, o in aiuto dei bambini soldato. O associazioni completamente “in rosa”, create con lo scopo di aiutare donne in difficoltà, vittime di ogni tipo di abuso. Inoltre faceva anche generosissime donazioni alla Chiesa cattolica, era sempre stata una credente, al punto da essere arrivata vergine al matrimonio.

Forse al di là del suo carattere generoso di natura era anche la religione a spingerla ad essere così. “ama il prossimo tuo come te stesso”, e dunque nonostante nelle sue ricche giornate di shopping non si facesse mancare nulla non faceva mancare nulla nemmeno a coloro che aiutava. Alcuni avrebbero potuto dire “seh, facile essere generosi se si hanno infinte disponibilità economiche”, ma se fosse stata una donna diversa  avrebbe anche potuto utilizzarle tutte per se stessa.

Oltre a tutto questo, non era neppure una donna stupida. Essere delle bionde e generose pettegole -anzi, la pettegola numero uno d’Inghilterra- non significa automaticamente essere stupide, e nonostante non fosse laureata non si poteva negare che l’istruzione che aveva ricevuto fosse stata eccellente.  Inoltre le piaceva leggere libri di qualunque genere, cosa che di sicuro aiutava molto, e perché non avrebbe dovuto farlo visto che al di là dei suoi impegni sociali riusciva ad avere tempo anche per questo?

E per finire c’era quella che Janice riteneva la sua fortuna più grande: la famiglia. In particolar modo suo marito. Si era innamorata di lui appena lo aveva visto, nonostante poco prima che accadesse le sue amiche ne avevano parlato in modi che le avevano instillato qualche piccolo dubbio. Quelli erano stati spazzati via immediatamente, e da allora l’unica cosa che aveva desiderato era poter stare al suo fianco per l’eternità, cosa che due anni dopo si erano promessi davanti a Dio. Questo nonostante lui fosse praticamente ateo. Howard l’avrebbe accontentata in qualunque cosa lei gli avesse chiesto, allora come adesso, alla stregua di un genio della lampada con un gran fisico, occhi felini e tratti un po’orientaleggianti.

Non avrebbe potuto essere più felice del suo rapporto con lui -a parte quell’idiozia che aveva fatto tempo fa, quella di scomparire per tre mesi per far curare Hammy in America. Ma si può?!-  Janice trovava che fosse tutto perfetto. L’unica cosa migliorabile da parte di Howard, se mai -oltre a seppellire l’ascia di guerra con quel povero disgraziato di Robin Mask e di smetterla una buona volta di scappare alla sola vista del dottor Mac Neil- sarebbe stata trovare un modo per stare di più a casa con lei. Ma il lavoro era lavoro, e Janice sapeva che in quanto uomo d’affari estremamente importante suo marito era spesso impegnato in viaggi di ogni genere… per affari di ogni genere.

Una definizione che raccoglieva in sé tutte le cose sulle quali nonostante la “pettegolaggine” Janice stava zitta… perché raccontandole quel poco che lei lo spingeva a raccontare le dimostrava fiducia, e lei non intendeva assolutamente perdere tale fiducia. Potevano parlare di tutto l’uno con l’altra, e se Howard riguardo il lavoro non scendeva nei particolari era solo perché voleva risparmiarle di sapere cose non sempre piacevoli. Era un altro modo con cui suo marito si prendeva cura di lei. Si era preso cura di lei anche quando i loro padri erano morti: Leonard Brackenstall era mancato solo due giorni dopo Hogan Lancaster, quindi Howard era ancora in lutto, eppure aveva messo da parte tutto per stare vicino a lei, per consolare lei, perché lei veniva prima di lui, e il suo dolore veniva prima del proprio.

Le aveva perfino perdonato quella stupidaggine che aveva commesso sottovalutando l’infezione che dopo la nascita di Emerald l’aveva resa del tutto sterile…anche se a pensarci bene, forse, lo aveva fatto anche perché avere altri figli non interessava a nessuno dei due. Se Howard aveva una cura per il cancro perché, volendo, non avrebbe dovuto avere modo di risolvere anche questa cosa?

Ma forse alla fine era meglio così…perché nonostante la sua fosse una vita perfetta, e lei fosse generalmente una donna felice e con valide ragioni per esserlo, Janice aveva da moltissimo tempo un’ombra nel cuore. Un’ombra col suo stesso sangue, con gli occhi di suo marito, e che si chiamava Emerald J.V.P. Lancaster.

Lei al momento era lì a casa, era da poco tornata da Washington insieme a quel bifolco di Connors maggiore e a Connors minore -che non riusciva a definire il altro modo se non “un ragazzo alquanto eccentrico”- e stava facendo una passeggiata a cavallo insieme a suo padre. Ed ecco qui il problema: “insieme a suo padre”.

Per quanto si potessero voler bene -e lei ed Hammy se ne volevano!- Janice non riusciva ad evitare di considerarla più “figlia di Howard” che “figlia sua E di Howard”. Ed aveva anche la netta sensazione che per Hammy fosse lo stesso. A volte quando Emerald e suo marito erano insieme le risultavano quasi…incomprensibili. La pensavano alla stessa maniera, che era diversa dalla sua, e che le risultava quasi impenetrabile.

E poi…era  ad Howard che Emerald telefonava, era a lui che raccontava le proprie cose, era a lui che chiedeva aiuto e consiglio, quello con cui preferiva di gran lunga confidarsi, anche riguardo cose che di solito competono ad una madre. Era lui quello che aveva preso ad esempio, quello da cui si era fatta insegnare tutto, il cui parere contava realmente, a cui dava retta.

Era sempre stato così fin da quando lei era molto piccola, e nonostante Howard avesse cercato di coinvolgere ovviamente anche Janice per quanto aveva potuto.

Le avevano insegnato a parlare insieme, ma la prima parola che lei aveva detto era stata “papà”.

Le avevano insegnato a camminare insieme, ma i primi passi lei li aveva mossi verso suo padre, ed era stato Howard a dirle di andare anche dalla mamma.

E nonostante Hammy avesse sempre apprezzato che sua madre giocasse con lei, e prima di dormire le leggesse le favole, era evidente che quando a fare tutto questo era suo padre lei fosse molto più contenta.

Non era facile per una madre sapere di essere la seconda nella scala delle preferenze della propria unica figlia. Per niente. Specialmente perché tale scala non avrebbe neppure dovuto esistere. Eppure era e sempre sarebbe stato così, per quanti sforzi lei ad Howard avevano fatto perché “così” non fosse.

E nonostante tutto quel che Howard faceva per lei, Janice a volte provava quasi un’inconfessabile sensazione di gelosia della quale il marito non aveva assolutamente colpa, e che la faceva sentire una specie di mostro. Quale madre decente è gelosa del fatto che sua figlia voglia bene a suo padre e viceversa, specie in tempi nei quali ogni dieci secondi una famiglia si sfascia?!

Ma pur sapendo quanto fosse assurdo tutto ciò, Janice non poteva farci assolutamente niente. Ed era probabilmente l’unica cosa della quale non sarebbe riuscita a parlare con suo marito, temendo irragionevolmente che lui la demonizzasse per questo, pur sapendo che invece si sarebbe limitato a rassicurarla e dimostrarle per l’ennesima volta -non che per lui fosse un peso!- che non aveva nulla da temere, che lui l’amava e l’avrebbe sempre amata e che, almeno per lui, non veniva per seconda. Se mai veniva al pari di Emerald, com’era giusto che fosse.

Pensando quest’ultima cosa si dava anche della stupida, ogni tanto. “ma come mi vengono in mente certe cose?!” si diceva…

«un dollaro per i suoi pensieri!...anche se pensandoci bene avrei dovuto dire “una sterlina”. Vale più del dollaro…uh. L’ho spaventata?»

In effetti l’aveva fatta sobbalzare, non si era minimamente accorta della sua presenza. «cosa…no, no. Va tutto bene Zachary, ero solo…si, in effetti ero un po’assorta nei miei pensieri».

«lo avevo capito. Sa una cosa?» aveva sempre quel sorriso un po’da Gioconda, eppure Janice non riusciva a trovarlo realmente inquietante. Solo un po’eccentrico, come già detto «anche Hammy quando è pensierosa ha quell’espressione. Ma dipende riguardo a cosa lo è» fece un cenno di saluto e si allontanò di nuovo «continui pure a pensare, non la disturberò più. C’è Abraxas che mi aspetta…è un cavallo tanto carino!»

Detto questo se ne andò.

L’assurdo ed insensato -com’era assurdo ed insensato il suo trovare carino quella cosa gigante su quattro zoccoli e specialmente il riuscire a cavalcarlo- intervento di Zeke se non altro l’aveva allontanata da quei pensieri in maniera quasi brutale, e forse era un bene.

Perché tutto sommato meno ci rifletteva sopra, meglio era…



Poiché in questi giorni ho qualche problema a continuare tutte le long che ho in corso (non per mancanza di idee, quanto piuttosto per mancanza di forza di metterle giù!) vi toccherà sorbirvi l'ennesima one shot. E stavolta non fa nemmeno ridere, probabilmente vi annoierà pure, e non chiedetemi perché l'ho scritta o perché ho scandagliato proprio i rapporti tra  Janice-Howie-Hammy, perché non lo so. Se mai potrei dirvi che Janice è sempre un po'messa da parte nella long...
Vi chiederete pure cosa c'entra Zachary nella parte finale. Ebbene, in realtà non c'entra un cavolo. Era un modo per concludere :D
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kinnikuman / Vai alla pagina dell'autore: _Cthylla_