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Autore: Skyechan    06/07/2014    2 recensioni
Cosa succede quando due anime tornano indietro per avere ciò che hanno perso...?
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome è Clara, e avevo 15 anni, capelli castani e occhi azzurri. Avevo, sì. Perché oramai non mi rimane nulla, nemmeno l'età.
Il motivo per cui ho perso tutto? Be'...
La mia storia ha inizio quando avevo appunto 15 anni. Ricordo ancora mia madre che scendeva giù dalle scale per darmi la notizia: Dovevamo trasferirci a Londra perché mio padre aveva trovato lavoro lì. Inizialmente l'idea di cambiare casa non mi faceva né caldo né freddo, anzi, a dire il vero ero anche felice di andarmene via dal condominio in cui abitavo, che cadeva a pezzi da solo. Ma poi iniziai a rifletterci su... dovevo davvero lasciare i miei amici? E se non li avessi trovati lì? E se la nuova casa sarebbe stata ancora più schifosa della precedente? ...Iniziai a farmi i soliti complessi mentali e molto spesso stupidi che facevo ogni volta che pensavo a lungo. Ero un po' intimorita da questo cambiamento, ma non ne parlai con i miei. Mica loro potevano capire. E se anche fosse non avrebbero potuto fare niente.
Così, due o tre mesi dopo ci ritrovammo all'aeroporto. Io avevo appena salutato i miei amici, entrambi con le lacrime agli occhi. Gli promisi che ci saremo sentiti su skype o roba del genere, e che non li avrei mai dimenticati nonostante la distanza. In parte ho mantenuto la promessa, sono morta e mi ricordo ancora di loro.
Stemmo per una mezz'oretta a girare per i negozi, poi prendemmo l'aereo. Partendo da Roma, per arrivare a Londra ci vollero due ore e mezza. Non mi accorsi nemmeno di averle trascorse, ho dormito per tutto il viaggio.
Una volta arrivati saremmo dovuti andare in un hotel per circa due settimane. E così fu. Quel maledetto posto.
La mia prima impressione sull'hotel fu positiva, mi piaceva tanto, era bello e spazioso; ero innamorata della mia camera, mi piaceva ogni angolo di essa. All'inizio mi dispiaceva pensare che sarei dovuta stare lì solo due settimane, o massimo tre. All'inizio.
Ricordo i primi giorni trascorsi lì, mi divertivo un sacco: Londra mi piaceva davvero tanto, era davvero bella.
Ho memoria di quante ore passavo con il cane vicino l'hotel, gli portavo da mangiare e da bere, lo coccolavo nonostante i miei non fossero d'accordo.
Quante volte sono andata a visitare la mia scuola prima di doverla ancora incominciare? Era grandissima, aveva un cortile, i laboratori ed altro, altro ancora...
Indossavo l'uniforme scolastica molto spesso, così a caso. Mi piaceva l'idea di avere una divisa per andare a scuola.
Senza contare che ogni giorno andavamo in giro a visitare sempre qualcosa di nuovo.
Erano pochi giorni ma mi sembravano eternità per le giornate piene che avevo.
Però... una notte come tante accadde una cosa strana. Non riuscivo a dormire nonostante fossi stanca, così decisi di alzarmi e di fare altro per farmi venire sonno. Magari leggere un libro. Appena uscita dalla mia camera, però, notai una cosa: Qualcosa di semi trasparente svolazzava per il mio appartamento, non sapevo cosa fosse di preciso, ma di certo ero spaventata a morte. Credevo che... magari ero stanca, oppure quella roba era solo una mia impressione. Cercai di non farci caso, camminavo lentamente con il fiato sospeso. Ma poi quella cosa si girò verso di me. Era un... fantasma? Roba del genere lo era di sicuro. Quello che vidi era una bambina con una veste bianca un po' rovinata, capelli corti ed ondulati con gli occhi cavati e un buco enorme sul petto. Sembrava piangesse sangue. A tale vista l'unica cosa che si può fare è urlare, ma io non ebbi neanche la forza di farlo. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a fare niente. La bimba continuava a fissarmi, poi fece una risata sottile. Un'orrida, bruttissima risatina inquietante. E poi, quegli occhi...
Fortunatamente qualche attimo dopo mi feci coraggio e corsi verso camera mia, buttandomi di fretta sotto le coperte. La bambina mi seguì, sempre svolazzando e fissandomi. Una volta entrata in camera si avvicinò lentamente al letto, a me, al mio viso. Poi di nuovo quell'orrida risata. Mi misi un cuscino in faccia, avevo le lacrime agli occhi. La reazione della bambina fu un'espressione triste, poi andò via. Riuscii a vederla sbirciando dal cuscino. Mi sorpresi come una grande fifona come me non abbia avuto un'arresto cardiaco o roba del genere. Mi sorpresi davvero.
Il giorno dopo mi sveglai molto tardi. Il motivo si intuisce, non volevo alzarmi dal letto, avevo troppa paura. Le cose erano due: O io mi sono impressionata e ho visto una cosa che realmente non c'era, o quella bambina era reale. Non ho fatto altro che pensarci per tutta la notte.
Una volta fatta colazione ed essermi preparata decisi di andare a prendere un po' d'aria fresca, ma non riuscii nel mio intento, perché il vecchiaccio che gestiva l'hotel mi chiese di portare un pacco ad una signora. Essendo il tipo che non riesce a dire no accettai. La signora abitava all'ultimo piano.
E li avevo già una ragione per odiare quell'hotel, anche se stupida: NON C'ERA UN FOTTUTISSIMO ASCENSORE.
Una volta arrivata al decimo piano, e dopo aver perso due chili, bussai alla porta della signora. O almeno, stavo per.
Una cosa mi fermò. E quella "cosa" non doveva esserci. C'erano altre scale, quando questo doveva essere l'ultimo piano. Era il decimo, ne ero più che sicura.
Maledetta me e la mia curiosità. Lasciai il pacco davanti alla porta e misi il piede sul primo gradino delle scale. Quest'ultime divennero d'acqua, ma avevano comunque forma, potevo comunque camminarci sopra. Solo al secondo gradino l'acqua diventò nera, ed iniziò a sgocciolare giù. L'unica cosa che potevo fare era correre di sopra, se non volevo morire. Oh, se solo avessi saputo che sarei morta lo stesso.
Toccai terra con l'affanno, ma soprattutto con la paura che mi assaliva. Era tutto buio, silenzioso, ma soprattutto sporco, come se quel piano fosse stato abbandonato da anni. Vidi una cameriera che mi passò vicino, così le chiesi:
"Scusi, ma questo è l'undicesimo pian-"
Nemmeno il tempo di finire la frase e la signora si polverizzò davanti a me.
Ero terrorizzata, avevo solo voglia di piangere.
Proseguivo lentamente, e ad ogni passo che facevo mi guardavo intorno.
Non riesco ancora a descrivere quella sensazione che avevo addosso. Era tremenda.
Le lacrime scendevano sul mio viso.
"Ehi, non piangere..."
Sentì una voce. Mi girai, era un ragazzo. Anche lui con gli occhi cavati, foro enorme sul petto e pigiama bianco. Sembrava però che lui cercasse di consolarmi.
"Questo piano è visibile solo a chi ha visto una delle due gemelle."
"Due gemelle? Ce ne sono due?! Andiamo di bene in meglio..." Pensai, con le lacrime agli occhi.
"Ascolta, ti racconterò la loro storia. La conosco per ovvi motivi.
Una coppietta felice aveva avuto due gemelle. I due erano sposati e vivevano bene, ma... qualche anno dopo la nascita delle bambine la moglie ebbe una malattia, e morì qualche mese dopo la scoperta di quest'ultima. Il marito, che l'amava tanto, fu scosso dalla malattia di sua moglie, e dopo la sua morte... perse completamente la ragione. Voleva suicidarsi per raggiungere la persona tanto amata, senza però lasciare le bambine. Così... decise di ammazzare anche loro. Trovata geniale, non trovi?
L'uomo prese il coltello, cavò gli occhi alle figlie e gli strappò via il cuore. Poi prese una pistola, se la puntò alla testa e perse la vita.
Su questo non ne sono sicuro, ma credo che loro due siano diventate fantasma per... vedi, per riavere ciò che hanno perso.
Ah, una cosa. Se vuoi continuare a respirare ti consiglio di non aprire quella porta." Disse, poi iniziò ad allontanarsi.
"Ehi, aspetta! Come mai conosci la loro storia? Perché anche tu non hai né occhi né cuore, se non ti sono stati strappati via? Per quale motivo non dovrei aprire la porta?! E poi in che senso le bambine--"
Il ragazzo mi sorrise.
"Non è vero che non mi sono stati strappati via. Ti sto facendo un favore a dirti ciò, poi capirai. Scoprirai tutto molto presto..."
Poi sparì lentamente. Avevo tanta paura. TROPPA paura...
Vidi la porta. Capii subito che era la porta di cui mi parlava, e non ci voleva tanto a farlo, dato che era l'unica che c'era.
Avvertii una strana sensazione, come se dovessi per forza proseguire in quella direzione. Questa volta non era curiosità. Camminavo piano piano, continuando dritto, per il percorso.
Non ero io a comandare, non avevo più il controllo del mio corpo.
La porta si aprì da sola.
Quando entrai vidi quelle due bambine. Una era quella che avevo già visto, aveva i capelli corti ed ondulati, mentre l'altra, al contrario li aveva lisci e lunghi. Entrambe avevano la stessa, odiosissima risata.
Mi fissavano.
Poi si avvicinarono a me. Avevano un sorriso che gli arrivava fin sotto alle orecchie.
Ridevano e mi fissavano come se non sapessero fare altro.
All'improvviso, di scatto quella con i capelli ondulati mi affondò le mani negli occhi, e l'altra nel cuore.
Insieme me li strapparono via, senza pietà. Non sentii dolore, avevo solo una forte voglia di gridare. Ma non ne avetti il tempo.
Tutto era già finito.
No, non era finito niente. Mi risvegliai. Ora anche io avevo quell'orrida camicia bianca e quello schifosissimo buco nel petto.
Trovai un pezzo di vetro. Lo presi e mi specchiai, non avevo gli occhi. Non sapevo per quale motivo, però, io riuscissi a vedere.
Mi guardai intorno. Non era cambiato niente. La stanza era sempre quella, e il piano lo stesso. Solo che le gemelle non c'erano più.
Capii tutto. Il motivo per cui le bambine sono fantasma.
Vogliono riavere quello che hanno perso. Attirano persone e poi gli strappano via occhi e cuore.
Il motivo per cui quel ragazzo mi ha raccontato la loro storia.
Questa è solo un'ipotesi, ma credo che grazie al suo avvertimento io abbia conservato i miei ricordi, ma sopratutto la mia coscienza. Credo che sia così perché... sembrava che le bambine non sapessero far altro che ridere e pensare a ciò che hanno perso.
L'unica cosa che non ho capito, oltre al perché sapesse la loro storia, è perché quel ragazzo non ha preso i miei occhi e il mio cuore. Essendogli stati tolti dovrebbe desiderarli anche lui, come li desidero io e come dopotutto li hanno desiderati anche le gemelle.
...
Ehi, fa' attenzione.
Perché magari... hai dei begli occhi e un cuore d'oro.
Ed io potrei prenderli, strappandoteli via senza pietà.
Ripeto, fa' attenzione...
Perché io sto lì, a fissarti.

Anche mentre dormi.
   
 
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