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Autore: notoveryou    06/07/2014    5 recensioni
Dal testo:"E quando alzò lo sguardo, per me fu la fine.
Occhi blu come il mare, talmente cristallini da darmi l'irreale percezione di quanto potessero essere profondi.
In quel momento mi ero già innamorato."
[SCISAAC]
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Isaac Lahey, Jackson Whittemore, Scott McCall, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia nasce dopo la mia reazione post foto di Daniel Sharman a Londra (https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-xpa1/t1.0-9/s526x296/10314586_639634969454121_8270437218765310049_n.jpg). Cosa poteva venir fuori se non una Scisaac?
La dedico interamente ad IsabeauPhantomhive, chi di Scisaac ferisce, di Scisaac perisce! notoveryou

Meet me in metro

"Che giornataccia!" pensai, mentre aspettavo l'arrivo della metro previsto entro un paio di minuti, che mi avrebbe portato da Westminister ad Hackney.
Mi trovavo a Londra su richiesta di Derek - o meglio, dietro minaccia del mio Alfa - per tenere d'occhio Jackson che, dopo la faccenda del Kanima, era stato costretto a trasferirsi qui.
Era una soluzione temporanea, fortunatamente, essendo estate avevo fatto passare questa mia necessità come spasmodico desiderio di fare un viaggio studio, a cui mia madre non aveva saputo resistere, non tanto a causa dei miei occhioni da cucciolo bastonato, quanto attratta dalla parola "studio", che non sentiva uscire dalla mia bocca da almeno cinque anni.
Così ero partito, anche per non pensare ai problemi sovrannaturali, alla rottura con Allison che era in Francia... Già, Allison. Mi mancava terribilmente, ma era un capitolo ormai archiviato della mia vita e dovevo andare avanti.
La mia giornata si era rivelata particolarmente pesante perché, oltre alle ore effettive di studio che avevo dovuto trascorrere nella mia scuola estiva con l'umidità che penetrava fin dentro le ossa, avevo dovuto allenare Jackson per aiutarlo a controllare i suoi poteri.
Derek mi aveva dato le dritte, certo, ma io mi sentivo diverso... Sentivo il mio corpo sprigionare un'energia tale che poteva rendere mansueti tutti i licantropi, e l'ex stella della squadra di lacrosse di Beacon Hills non faceva eccezione.
La metro era finalmente arrivata, così mi affrettai per accaparrarmi un posto tra centinaia di pendolari, riuscendo miracolosamente a spuntarla e trovando così un comodo sedile tutto per me.
Il bello della metropolitana di Londra era questo: veloce, funzionale e moderna, ma con decisamente pochi posti per una città tanto popolata.

Ricordo ancora cosa stavo ascoltando prima di alzare la testa e fare quell'incontro che mi avrebbe cambiato la vita: era "Demons" degli Imagine Dragons, ed io ero rannicchiato contro il sedile con lo sguardo basso, desideroso soltanto di sentire la voce metallica che avrebbe chiamato la mia fermata e poi avrei potuto trascinarmi stancamente fino alla stanza del college in cui risiedevo, per filare a dormire.

I wanna hide the truth
I wanna shelter you
But with the beast inside
There's nowhere we can hide.


Alla parola "beast" avevo già smesso di prestare attenzione alla canzone, perché il mio sguardo era stato improvvisamente colmato dall'immagine surreale di un ragazzo, tanto bello da lasciarmi ammutolito.
Era seduto difronte a me, ma sulla destra rispetto al mio sedile, e sembrava tutto intento ad ascoltare musica dal suo cellulare, con un paio di cuffiette bianche,
Si guardava intorno curioso, come se cercasse la spiegazione per ogni cosa lì... O magari era un turista. Teneva i gomiti appoggiati alle cosce e canticchiava a bassa voce, le labbra leggermente dischiuse in una melodia muta.
Jeans larghi sul fondo, maglietta blu, strane scarpe scamosciate che però indosso a lui mi parvero perfette. Lui era perfetto.
Dalla mia posizione potevo scorgere il profilo del suo viso, delicato nei tratti ma con la mascella leggermente pronunciata, i capelli biondi abbastanza corti, che non nascondevano però un accenno di riccio.
E quando alzò lo sguardo, per me fu la fine.
Occhi blu come il mare, talmente cristallini da darmi l'irreale percezione di quanto potessero essere profondi.
In quel momento mi ero già innamorato.

Trascorsi il resto del viaggio fissandolo insistentemente, lui parve non accorgersi di nulla, mentre io aspettavo con terrore di vederlo scendere dalla metro e dovergli dire addio per sempre... Neanche lo conoscevo.
La mia fermata era l'ultima, avevo una decina di possibilità su un milione che scendesse anche lui lì, e pregai che così fosse.
Sentii una fitta allo stomaco, quando casualmente posò lo sguardo su di me, ma subito dopo si soffermò oltre. Non mi aveva notato, ma non era poi così strano.
Da quando mi piacevano i ragazzi? E Allison? Cercai di richiamare il ricordo del suo viso nella mia testa ma fu rapidamente sostituito da quello dello sconosciuto che mi sorrideva.
Immaginavo anche le cose!
Stavo per darmi mentalmente del matto, quando mi accorsi che mi sorrideva davvero. Stava sorridendo a me? O alla stangona rossa seduta al mio fianco?
Per tutta risposta abbassai lo sguardo e sentii chiaramente la mia fermata, e finalmente capii che anche lui sarebbe sceso lì.
Ebbi l'insana idea di seguirlo, per capire dove stesse andando, ma prima di muovere un passo nella sua stessa direzione cambiai bruscamente la mia, perché dovevo darmi un contegno, assolutamente.

Passata una settimana, non avevo più visto quel ragazzo meraviglioso sulla linea per Hackney, per quanto avessi sperato con tutte le mie forze di ricontrarlo ancora.
Nella mia testa si affollavano mille maniere diverse per attaccare bottone, da un semplice "Scusa, sai dirmi che ore sono?" ad un "Ciao, sono un licantropo"... Ero completamente impazzito.
Era sabato, e Jackson sarebbe venuto da me al college per proseguire con gli allenamenti, visto che suo padre era fuori città e lui poteva sgattaiolare fuori da quella grande casa troppo vuota.

WhatsApp Message from: Jackson W.
McCall!

ScottBHlacrosse
Cosa c'è, Jackson?

Jackson W.
Ne ho trovato un altro.

ScottBHlacrosse
Di cosa stai parlando?

Jackson W.
Di un neurone che hai perso! Un licantropo McCall, questa parola ti dice qualcosa?

ScottBHlacrosse
Dove? Come l'hai trovato?

Jackson W.
E' una storia assurda. Sto arrivando, lo porto con me.

ScottBHlacrosse
Sta' attento, Jackson.

Jackson W.
Non preoccuparti per me, Testicolo Destro.

Dieci minuti più tardi, Jackson bussò alla porta della mia stanza e sulle prime non vidi nessuno, essendo l'entrata interamente bloccata dalla sua figura imponente.
Dopo un paio di secondi, però, fece spazio ad un altro ragazzo, decisamente meno muscoloso ma più alto: era... Era il tipo della metro!
Credetti di sentire il rumore della mia mascella che si infrangeva pesantemente al suolo, mentre li lasciavo entrare senza dire una parola.
Jackson fu sbrigativo nelle presentazioni: "McCall, lui è Isaac. Isaac, lui è McCall".
Sorprendentemente, Isaac sorrise mentre mi stringeva la mano: "Ci siamo già visti una volta in metropolitana o sbaglio?" "Io... Non so, possibile. Comunque mi chiamo Scott, e Jackson è un idiota".
Seduti sul pavimento della mia camera, mi raccontarono di come Jackson, all'uscita da un locale notturno, avesse quasi attaccato un tipo ubriaco che importunava una ragazza e Isaac gli avesse impedito di fare davvero male a quel malcapitato.
"Jackson, devi imparare a controllarti!" esordii io con veemenza, deluso dal fatto che le mie lezioni sull'autocontrollo non avessero sortito alcun effetto. Per tutta risposta, Jackson scrollò le spalle e rispose soltanto:"Quella ragazza somigliava a Lydia" e a quel punto non ebbi più il coraggio di fiatare.

Finimmo per passare l'intera serata insieme, e tra pizza e chiacchiere scoprii che Isaac era un Beta come me ma non ricordava nulla del suo morso, né sentiva di appartenere a qualcuno: in lui c'erano le caratteristiche del Beta, ma in pratica era più simile ad un Omega.
Mi chiesi più volte come avessi fatto a non accorgermi del gene della licantropia presente in lui per quei venti minuti di viaggio in mentro, e con sommo imbarazzo capii che mi ero interessato soltanto a tutto il resto...
Passandoci del tempo insieme, tuttavia, ebbi la certezza che era anche meglio di come l'avevo immaginato: simpatico, a volte pungente nelle risposte, ma sempre gentile ed educato, e qualcosa mi diceva che era anche molto dolce con chi lo meritava.

Le settimane scorrevano fin troppo rapide per i miei gusti, e la data del ritorno a casa si avvicinava sempre più.
Ormai passavo ogni minuto del mio tempo libero con Isaac, che era mio coetaneo e dava una mano nella libreria degli zii, che l'avevano preso in affidamento dopo la morte dei genitori e del fratello in seguito ad un incidente stradale.
In rari momenti di confidenza scoprii che non aveva mai avuto una ragazza - la cosa mi stupì non poco, perché era davvero bello da star male - a causa della timidezza, ma non gli era mai importato più di tanto.
Con me, diceva, si stava instaurando un rapporto speciale che non si era mai verificato con nessuno... E lì iniziai a sperare.

L'estate era ormai agli sgoccioli e quel piovoso venerdì mattina avrei dovuto prendere ad Heathrow l'aereo che mi avrebbe riportato in California, non senza un groppo in gola che non voleva saperne di andare via.
Mi ero affezionato ad Isaac, mi piaceva davvero tanto... Ma non avevo avuto il coraggio di dirglielo, d'altronde lui mi aveva sempre trattato come un amico, nulla di più, quindi perché rovinare quel rapporto?
Decise comunque di accompagnarmi in aeroporto in, ironia della sorte, metropolitana. Trascorremmo il viaggio nel quasi completo silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, e giunti a destinazione tirai un grosso sospiro.
"Puoi andare adesso, non voglio farti perdere tempo" mormorai mentre le porte si aprivano. Isaac non mi ascoltò neanche e fece stada verso il check-in con un cupo broncio stampato su quel bel volto.
A quel punto era giunto davvero il momento di separarsi.
"Ci vediamo... Spero" in quell'ultima parola avevo riposto tutta la fiducia che avevo di rivederlo, ma lui si limitò a scrollare le spalle, indifferente: "Ci vediamo".
Con un buffetto amichevole sul collo si allontanò, voltandomi le spalle per sempre.

I primi giorni a Beacon Hills non furono facili, e neanche le prime settimane. Stiles dovette chiamare a raccolta tutta la sua pazienza per sopportarmi, quando fuggivo nel bosco ad ululare per il dolore della perdita.
Già, ma quale perdita? Conoscevo appena quel ragazzo, non era accaduto nulla tra noi eppure mi sembrava di aver perso qualcuno di tremendamente importante, come qualcuno della famiglia... O come un compagno.
Tra giornate alla clinica per distrarmi dai pensieri e tornei di videogiochi con il mio migliore amico, arrivò anche il primo giorno di scuola, nonché il giorno in cui avrei rivisto Allison dopo tre mesi.
All'ora di pranzo, come al solito, eravamo tutti riuniti al tavolo accanto alla finestra e si scherzava, commentando anche l'arrivo di una nuova insegnante che, a detta di tutti "era un vero schianto"; la mia testa era altrove e Allison parve accorgersene, perché mi prese la mano e con dolcezza mi sussurrò:"Stai bene, Scott?" annuii e tornai al mio piatto, malinconico.
Dopo mangiato mi avviai di malavoglia alle lezioni pomeridiane, senza neanche la compagnia di Stiles perché frequentava il corso avanzato di biologia con Lydia.
Seduto al solito posto, miseramente vuoto, mi preparai all'ennesima lezione barbosa quando il professore entrò trafelato, scusandosi per il ritardo:"Perdonatemi ma ero in segreteria con il nuovo arrivato. Lasciate che vi presenti il vostro compagno, Isaac Lahey".
Inizialmente pensai di aver capito male, ma quando vidi entrare nella mia aula, della mia scuola, della mia città proprio lui... Capii che era tutto vero.
Lo guardai sbalordito, mentre salutava educatamente la classe e raggiungeva il posto indicatogli, proprio quello vuoto accanto a me.
Mi aggrappai con forza al ripiano prima che potessi sbattere la testa per lo shock, ma in un gesto rapido lui afferrò la mia mano e la strinse tra le proprie, mormorando a voce bassissima, in maniera tale che solo io potessi sentirlo: "Sono qui per te, Scott. Sei ciò che avevo sempre aspettato".

***

E' ormai passato un anno ed io e Isaac stiamo insieme da quel giorno, uniti e felici come non mai dopo quella prima, seppur velata, dichiarazione d'amore.
Ce ne sono state tante altre nel corso dei mesi da parte di entrambi, ed ora ho la certezza di aver trovato il mio compagno, non solo di vita ma anche di branco.
Ho scoperto di essere un Vero Alfa, ho cioé le qualità tali da essere un capobranco senza bisogno di uccidere nessuno, ed Isaac è stato il mio primo Beta.
Mi sono accorto di tutto questo in un momento in cui Isaac era in difficoltà, e l'ululato con cui aveva richiesto aiuto era stato particolarmente forte, quasi devastante, tanto da farmi cadere dalla moto.
Isaac è sempre stato mio, in tutti i sensi possibili, sin da quel primo giorno in metro.
  
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