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Autore: weallshineon    06/07/2014    3 recensioni
ora sono qui su questo aereo che da Londra mi sta portando a New York... da lui. Una marea di emozioni alcuni così terribilmente tristi altri così teneri mi affollano nella mia mente e più provo a controllarmi più loro sfuggono alla mia volontà. : questo è quelo che succede quando non si vede un padre per troppo tempo.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Lennon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vederlo andar via è stata una delle cose più dolorose che abbia mai visto.

Mia madre che piangeva ,lui che urlava parole orribili e  così dure :” Mi hai incatenato in questa gabbia solo per quel bastardo!” … il bastardo ero io, quello nato da un sabato sera con troppo alcool, quello nato nel periodo sbagliato,lui non era pronto: troppo giovane per fare il padre, troppo stupido per capire che anche io avevo dei sentimenti e sentivo quanto disprezzo aveva sempre avuto nei miei confronti.

Mentre li sentivo litigare guardavo la piccola foto sul davanzale del salone io e lui, sorrido forse ero troppo piccolo per girarmi e vedere i suoi occhi tristi e insofferenti: ‘scazzati’ è meglio dire …

Tutti i miei amici ,quando venivano a casa mia, continuavano a ripetermi quanto fossi fortunato : la piscina, la sala con il billiardo, il parco tutto mio,migliaia di giochi stravaganti. Io annuivo e mi si stringeva il cuore quando sentivo parlare di cosa facevano con i loro padri

“io e mio padre andiamo tutte le domeniche a pescare”

“noi giochiamo in giardino”

“io lo aiuto a tagliare l’erba del prato”

Potrei andare avanti ore a raccontare cosa facevano i miei amichetti d’infanzia e i loro padri.

E io cosa potevo dire? Potevo dire di aver avuto un padre? Non credo …

Mentre rivivo quella scena mi vengono ancora i brividi al ricordo la loro conversazione.

“John lui non c’entra nulla lo sai !”

“oh invece si … è colpa vostra. Lui perché non avrebbe mai dovuto nascere e tua perché sei solo …” non aveva finito la frase ma tutti ,compreso me, avevano capito.

 

Socchiudo gli occhi non  ci voglio pesare , voglio ricordare dei momenti più felici quando aveva anche provato ad avere un rapporto con me, quando aveva provato a fare il padre.

 

“oh figliolo sei stato proprio bravo … io non ci sarei riuscito” mi aveva detto, mi ero sentito così fiero di me.

Ricordo che mi aveva comprato un gioco per bambini più grandi .

Mi ero messo d’impegno e alla fine ce l’avevo fatta e lui sorrideva felice per il mio successo.

 

Non credo di conoscerlo,credo che non lo conosca nessuno gli estremi di tutti i comportamenti convivono in lui :L’estrema cattiveria e la bontà, l’amore e l’odio, la razionalità e l’istinto.

Alcuni ricordi scaldano il cuore piccoli gesti che mi fanno star bene … come quando aveva aspettato la mezzanotte per farmi gli auguri di compleanno lui credeva dormissi ma ho sentito e memorizzato tutto quello che aveva detto

“auguri piccolo mio … scusa se te lo dico ora ma volevo essere il primo a farteli.

Sei un bravo bambino e sei la miglior cosa che mi sia successa.

So di non essere un buon padre e che tu meriteresti di meglio … ma io ti voglio bene “

Io avevo sentito tutto era un momento così tenero ed intimo, avrei voluto aprire gli occhi e abbracciarlo ma avevo paura di rovinare tutto così avevo semplicemente affondato la testa nel cuscino e ascoltato quelle parole con gli occhi chiusi, in silenzio.

 

Non so perché tutti questi pensieri mi rincorrono, forse perché sto andando da lui dopo tanto tempo e tra un po’ saremo di nuovo faccia a faccia , forse è cambiato o forse è sempre lo stesso ma la vera domanda è com’è lui veramente ?

Perché mi vuole qui ora ? per i sensi di colpa forse o per costruire un nuovo rapporto ?

Socchiudo gli occhi devo mettere in ordine i pensieri ma più ci provo più loro si ribellano al mio controllo.

Fino adesso ho pensato a lui e le sue reazioni così illogiche che attraversano tutte le sfumature della dolcezza e dell’arroganza dai momenti in cui mi diceva :”ti voglio bene” a quelli in cui mi definiva un bastardo.

Ma a questo punto mi chiedo :”cosa penso io di lui ?” lo odio o gli voglio bene ?

Il problema e che non lo so …

Non so perché i  miei sentimenti sono confusi esattamente come i suoi.

Sospiro ,guardando fuori dal finestrino dell’aereo che da Londra mi sta portando a New York,da lui, vedo la mia immagine riflessa sul vetro la fisso per un po’ ; la mia immagine sembra modificarsi diventare più dura e spigolosa come la sua.

Vedo quegli occhi spaventati, persi non riesco più a capire a chi appartengono forse sono i suoi divorato dai sensi di colpa di non essere stato un buon padre, dalla sua cronica insicurezza, dalla sua paura di far capire alla gente i suoi sentimenti. Oppure i miei da una parte ansiosi di rivederlo ,dall’altra spaventati dall’idea di un padre da troppo tempo lontano.

Una spia davanti a me si illumina :bisogna allacciare le cinture , si incomincia a scendere.

Le mani mi tremano ,al solo pensiero di dover scendere, posso sempre rimanere sull’aereo e tornare indietro.

“smettila Jude non sei più un bambino” sussurro per darmi coraggio,la frase unita a respiri calmi e profondi sembrano funzionare e mi rilasso.

L’aereo incomincia ad abbassarsi di quota; riesco a vedere la città e le lunghe code di auto e di taxi gialli sembrano formiche da qua su.

Poco dopo l’aereo atterra, prendo la mia roba e mi dirigo verso la dogana.

È ora, lui è già lì fuori al pensiero che sia a pochi metri da me ad aspettarmi mi fa sorridere e nello stesso tempo gelare il sangue .

Me lo immagino con i suoi occhiali da sole, il giubbotto di jeans e una sigaretta tra le dita mentre una leggere brezza gli accarezza i capelli, qualcuno forse lo riconoscerà e si fermerà a chiedergli un autografo oppure no .

In coda per il visto per uscire ho solo una persona prima di me, tiro fuori dalla tasca dei pantaloni il documento mentre l’uomo prima di me raccoglie i suoi fogli e passa oltre, mi avvicino tirando la valigia e appoggiando i documenti sul bordo dello sportello.

Il vigilante si mette gli occhiali sulla punta del naso “John Charles Julian Lennon, nato a Liverpool l’ 8 aprile 1963”  dice guardando il passaporto e i fogli allegati, io mi limito ad annuire.

“Ma tu sei parente di quel Lennon ?”

“Si sono il figlio nato sotto una cattiva stella” rispondo sarcasticamente.

Lui mi guarda quasi dispiaciuto, sorride dolcemente prima di timbrare il visto e farmi procedere.

Ripenso alla mia risposta mentre seguo le indicazioni verso l’uscita, era vero che non era una stella buona quella della mia nascita anzi non era proprio una stella era una bottiglia di troppo …

Ma adesso la cosa poteva cambiare … al diavolo le stelle o le bottiglie ora ero lì e anche se non avremmo potuto recuperare il tempo perso potevamo vivere il presente in modo migliore senza rancori, senza pensare al passato.

Ecco ora è arrivato il momento : esco dall’aeroporto lui è lì con i suoi occhiali scuri, la sigaretta tra le dita e il giubbotto di jeans ;esito un attimo, la voce sembra scomparsa. Rimango immobile ad osservarlo lui fissa il cielo dando un ultima boccata di fumo, prima di buttare il mozzicone e spegnerlo con il piede; successivamente si gira e per un attimo ci guardiamo, tutti i movimenti sono a  rallentatore e i rumori ovattati , faccio qualche passo anche se mi sento le gambe terribilmente pesanti ,lui si avvicina a me e alla fine ci troviamo vicino.

Lui mi guarda,io lo guardo.

“Ciao Jules” dice in evidente a disagio

“Ciao papà” rispondo.

Lui prende la mia valigia e io lo seguo verso l’auto che ci aspetta. Questa per noi  è una seconda occasione ,un ricominciare un rapporto, ora siamo qui io e lui, deve andare tutto perfettamente ,non deve rovinarsi non questa volta, non ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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