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Autore: elfetta08    27/08/2008    1 recensioni
"Helsinki. Quante cose erano cambiate e allo stesso tempo erano rimaste identiche. Erano passati cinque anni da quando me ne ero andata alla ricerca della felicità che mi spettava di diritto, che meritava anche mia figlia."
Arja torna a Helsinki cinque anni dopo aver mollato tutto ed essersene andata a Londra con Jenni, la sua piccolina con gli occhi verdi e magnetici come quelli del suo papà, Ville Valo.
La ragazza è ben decisa a tenere nascosta la verità alla bambina ma quando si ritrova faccia a faccia con Ville, tutto si complica, tutto riemerge: i momenti belli, i momenti brutti, i pensieri dell'uno e dell'altro e soprattutto i sentimenti...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No one will love you the way I do

-THE CAGE

Helsinki. Quante cose erano cambiate e allo stesso tempo erano rimaste identiche.
Erano passati cinque anni da quando me ne ero andata alla ricerca della felicità che mi spettava di diritto, che meritava anche mia figlia.
-Mamma, quando arriva zio Kim?- mi chiese Jenni sedendosi sulle mie gambe con il suo orsetto Teddy stretto tra le braccia.
-Zio Kim ci aspetta nella casa nuova assieme ai nonni, sarà zia Ellen a venirci a prendere… se si degna di presentarsi, ovviamente- le risposi accarezzandole i capelli castani, come i miei, raccolti in due codini.
-Mi sa che si è dimenticata- disse annuendo mentre appoggiava la testa contro il mio petto. Ormai Ellen era diventata prevedibile anche per la mia piccola Jenni.
Sorrisi e le diedi un bacino sulla fronte.
La sera cominciava ad avvicinarsi, così come l’aria fredda stava lentamente penetrando nelle nostre ossa. Jenni starnutì un paio di volte prima cercare riparo sotto il mio cappotto.
-Arja! Sono qui!- e in quell’istante riconobbi la voce di Ellen, che era finalmente giunta al luogo dell’appuntamento.
-Per fortuna sei arrivata, rischiavi di farci morire congelate- dissi facendo correre la mia bimba nella macchina blu metallizzata della mia migliore amica mentre noi ci occupavamo delle valigie.
Le caricammo nel bagagliaio e salimmo in macchina, avviandoci verso l’appartamento che mio fratello Kim ci aveva trovato in pieno centro di Helsinki.
-Come ti sei fatta bella, Jenni- disse Ellen con un sorriso sulle labbra -Sei cresciuta dall’ultima volta che ti ho vista-
Feci finta di niente, ridendo sotto i baffi e scuotendo la testa.
Ellen era venuta nella piovosa capitale inglese ad aiutarmi con le cose da portare in Finlandia, una settimana prima del mio rientro in patria… e in sette giorni Jenni non era cambiata di una virgola.
-Sì, voglio diventare grande per essere come la mia mamma- rispose lei con orgoglio mentre affondava il visino nel suo orsacchiotto, suscitando le risatine della ragazza bionda che stava accanto a me.
-Allora? Come ti sembra essere tornata a Helsinki?- mi domandò la mia amica prendendo una sigaretta dal pacchetto che aveva in tasca.
-E’ strano- risposi guardando distrattamente fuori dal finestrino -Cinque anni fa ero come chiusa in una gabbia, ora non ho più questa sensazione-
La mia vera gabbia, però, non era la città ma una persona ben distinta, il padre di Jenni, l’uomo che più ho amato al mondo: Ville Valo.
-Che hai fatto in questi anni?- mi chiese Ellen, distogliendomi da quei ricordi che continuavano a pugnalarmi anche dopo che il tempo era passato.
Sì, il tempo era passato ma quelle ferite mi bruciavano ancora dentro.
-Ho studiato e sono diventata una giornalista. Ho fissato un appuntamento con la redazione di una rivista e fra una settimana ho il colloquio- dissi abbassando il finestrino per far uscire il fumo sbuffato dalle labbra della biondina.
-Davvero? Oddio, quanto sono felice per te!- urlò battendo la mano sul volante e facendo sussultare Jenni che spalancò gli occhioni verdi.
-Zia Ellen… se urli di nuovo me la farò addosso- ammise la bimba con tanta innocenza. Io ed Ellen ci guardammo negli occhi e poi scoppiamo entrambe a ridere.
Scesi dalla macchina dopo quasi mezz’ora. Kim mi aspettava sul ciglio della strada e appena mi vide si gettò letteralmente tra le mie braccia.
-La mia sorellina è finalmente tornata a casa!- disse stringendomi forte per poi scostarmi lentamente -E’ passata un’eternità, quasi non riesco a credere che tu sia qui a Helsinki-
-Risulta difficile anche per me- sorrisi e lo abbracciai di nuovo -Stai divinamente-
-Grazie- rispose per poi posare lo sguardo su Jenni e rimanere ammutolito. Mi guardò negli occhi.
Sapevo cosa voleva dirmi ma non mi andava di sentirmelo ripetere ancora, lo vedevo anche io che Jenni era del tutto identica a suo padre.
-Saliamo, eh?- propose Ellen notando il silenzio che era caduto su di noi.
Kim annuì e ci fece strada, portando i miei bagagli e quelli di Jenni.
-Arja, sei arrivata!- disse mia madre che per poco non si lasciava trasportare dalle emozioni e scoppiare in un pianto sfrenato -Ciao piccolo amore di nonna-
Mio padre osservava tutto senza dire una parola, rimaneva appoggiato allo stipite della porta della cucina e si limitava semplicemente a sorridermi.
-Bentornata a casa- disse infine. Gli sorrisi e prima che potessi correre ad abbracciarlo, Jenni gli si era già fiondata addosso.
L’appartamento aveva un arredamento molto semplice ma c’era tutto quello di cui avevo bisogno per crescere mia figlia, che se ne stava in braccio a mio padre seduto sulla poltrona.
-Ti piace?- mi chiese Kim mettendomi un braccio intorno alle spalle mentre io guardavo fuori dalla finestra. Annuii.
-E’ bello, e sembra che piaccia anche a Jenni- risposi guardando la mia piccola con gli occhi dolci. Lei si voltò verso di me e mi sorrise.
-Mamma, ho fame- disse mentre con le ditina tormentava i baffetti del nonno, che sopportava gli scherzi della nipote.
-Ora zio Kim si mette ai fornelli- replicò mio fratello prendendo tutto dal frigorifero e mettendo le pietanze nel microonde.
-Ah, tutto qui? E ti credi un grande chef?- gli chiesi scoppiando a ridere.
-Beh, sfido chiunque a preparare qualcosa di prelibato per la propria nipotina con così poco preavviso- si giustificò lui, fingendosi snob per poi seguirmi nella mia risata.
Dopo aver cenato e giocato con il nonno, Jenni tornò da me e si mise tra le mie braccia.
-Sono stanca- sussurrò sfregandosi gli occhietti -Andiamo a nanna?-
-Quanta pazienza che hai, Arja. Io non ce la farei- disse ridacchiando Ellen vedendo che subito mi ero alzata da tavola per portare la mia piccola a dormire.
-Quando avrai dei figli saprai essere paziente anche tu- sorrisi e con il mio angioletto stretto al petto, andai nella sua cameretta che era proprio davanti alla mia.
Jenni si mise il pigiama con le mucche e prese il suo orsacchiotto, stendendosi sul lettino con le lenzuola rosa che profumavano di vaniglia. Era stata ubbidiente per tutta la giornata, non me lo sarei mai aspettato da quel terremoto.
-Buonanotte tesoro… dormi bene- dissi dandole un bacino e rimboccandole le coperte.
-Notte, mamma. Ti voglio bene- rispose lei tra uno sbadiglio e l’altro, chiudendo gli occhietti. Sorrisi e chiusi la porta della sua cameretta, tornando dai miei genitori.
-Quella bambina è il suo ritratto sputato- disse mio padre appena mi sedetti a tavola, con una tazza di caffè tra le mani.
-Sì, è vero- risposi cercando di evitare il discorso che così tanto mi infastidiva.
-Arja… perché non contatti Ville?- mi domandò mia madre che ricevette subito uno sguardo assassino da parte mia e di mio padre.
-Klara, non cominciare- la rimproverò lui ma lei lo ignorò completamente.
-Perché dovrei contattarlo? Ne ho passate troppe- risposi scuotendo la testa e incupendomi all’improvviso -Preferisco che Jenni non soffra a causa sua, non ha avuto un padre per cinque anni e ora Ville non ha il diritto di entrare nella sua vita-
-Arja… Jenni non è stupida. Ha capito che nella sua vita manca qualcosa, o meglio, qualcuno. Cosa le dirai quando ti chiederà di suo padre?- mi chiese Kim rigirandosi le chiavi della sua BMW nera tra le mani. Feci un sospiro.
-La verità: che non ci voleva- risposi allontanando la tazza di caffè -Io ho fatto del mio meglio per garantirle un’infanzia come quella di tutti i bambini ma so che non posso prendere il posto di suo padre, anche se non è mai stato presente-
Mi passai nervosamente una mano sui capelli che mi ricadevano sul viso.
-Andiamo a casa, ok? Sarai esausta- disse mio padre dandomi un bacio sulla fronte. Fece uscire tutti da casa poi si fermò e mi accarezzò il viso come faceva quando ero bambina e c’era qualcosa che mi tormentava.
-Sei un’ottima madre… e un ottimo padre. Jenni ti vuole bene per questo, perché le dai tutto quello di cui ha bisogno, le dai tutto l’affetto che dovrebbe darle anche Ville. Ed è per il coraggio con cui affronti il tuo dolore e lo trasformi in felicità per lei che ti stimo tanto, figlia mia- sorrise e si chiuse la porta alle spalle.
Sospirai nuovamente.
Parlare di Ville mi metteva sempre di cattivo umore. Per cinque anni avevo lottato per dimenticarlo e per tutte quelle notti avevo pianto per quell’amore che mi aveva ferito così tanto…
Andai nella mia camera e mi buttai stancamente sul letto.
I ricordi di quel periodo lontano non si fecero attendere molto, affiorarono alla mia mente come se gli avvenimenti fossero accaduti solo il giorno prima.
Anche le lacrime arrivarono ai miei occhi velocemente e mi rigarono il viso prima ancora che me ne rendessi conto.
Cinque anni fa.
Ville. Il ragazzo di cui ero diventata l’amante e per cui mi facevo chiamare sgualdrina senza reagire.
Ville. Il ragazzo che mi regalò un pezzo di paradiso quando mi chiese di vivere con lui.
Ville. Il ragazzo che disse di essere felice della mia gravidanza, di diventare papà.
Ville. Il ragazzo che doveva partire per il tour degli HIM, il suo gruppo, la sua seconda famiglia.
Ville. Il ragazzo che mi promise di tornare prima del parto.
Ville. Il ragazzo che non tornò mai più da me né da sua figlia.

“Tears have turned from sweet to sour and hours to days
You're hiding yourself away
From our cruel world's embrace
And as your days turn to weeks
You'll cry yourself to sleep
In the cage you're locked in.”
-The cage, H.I.M.-



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Piccolo delirio che ho creato durante una notte insonne (i risultati si vedono, no? XD) Spero possa piacere ugualmente ^^
Baci a tutti coloro che leggeranno la ff... ovviamente sono graditissimi i commenti sia negativi sia positivi^^
  
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