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Autore: scarlett_midori    06/07/2014    2 recensioni
«Chi.. chi sei?» la voce dell’uomo era rotta dall’inquietudine. «Che cosa vuoi?» Ma la figura non sembrava voler rispondere.
«Non.. non.. farmi del male.»
Non riuscirai a sfuggirmi, Whitman
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo fissò il panorama che si apriva davanti ai suoi occhi, e si disse di non aver mai visto nulla di tanto deprimente: file di case di legno si estendevano per metri e metri lungo la strada che conduceva alla super strada. Nessun negozio o altro centro abitato per chilometri. Si chiese se anche questo potesse essere possibile.
Si vedeva solo una vecchia fabbrica abbandonata e più in là un’antica chiesa.
Con un gesto rapido chiuse le verdi tende della piccola finestra e si concentrò sulla vista offertagli dal suo salotto: solo un sudicio divano dello stesso colore delle tende ammuffite, un tavolo di legno consumato, accompagnato da due sedie e un’antica cassa con un secolare televisore appoggiato sopra. Sospirò amaramente e si diresse verso la camera da letto, dove, dopo un rapido bagno, ci restò ad aspettare che il sole tramontasse e così lui dopo avrebbe dormito. Finalmente.
Il cielo era scuro, punteggiato qua e là da qualche stella poco luminosa che si sforzava di rimanere accesa. Nonostante fosse fine Ottobre il vento soffiava leggero, e quella notte era particolarmente tiepida.
Neanche il movimento di una foglia, il crepitio di qualche ramo. Il silenzio faceva da padrone assoluto e per strada non c’era neanche l’ombra di un cane che passeggiava..
La mattina successiva era iniziata in tutta tranquillità, Jim si era detto che nonostante il comportamento strambo del postino le altre persone sembravano.. Sembravano normali.
Quando si era alzato ed era andato alla porta per prendere il giornale, il postino era appena arrivato e stava poggiando delicatamente – e silenziosamente – il giornale davanti la sua porta.
Lo aveva guardato con uno sguardo terrorizzato e quando Jim gli aveva rivolto un allegro buongiorno lui aveva fatto dietro front ed era scappato a gambe elevate. Jim aveva liquidato semplicemente la situazione facendo spallucce e dicendosi che la giovinezza faceva uno strano effetto alle persone di quel tempo, e forse, specialmente in quell’insolito paese.
 
«Buongiorno!» l’uomo aveva deciso di fare un giro in città e si era fermato nell’unico negozio dei dintorni – vendeva un po’ di tutto: dal cibo alle erbe, fino ai detersivi a delle strane armi che sembravano una sorta di accette giganti ed incrociate.
Jim rabbrividì alla sola vista degli oggetti e la situazione non migliorò quando incrociò improvvisamente lo sguardo spossato e sofferente del proprietario.
«Salve a lei, forestiero. Non si vedono molti turisti da queste parti..»
Gli occhi dell’individuo sembravano voler scappare fuori dalle orbite da un momento all’altro.
«Non sono un turista, abito nella casa in affitto in Bloodscar Street, vicino alla vecchia fabbrica. Mi chiamo Jim Whitman.» Il proprietario alzò nuovamente lo sguardo, sembrava sconvolto.
«Io sono il signor Scarlett e abito nell’appartamento sopra il negozio.» La sua voce era un suono fievole e Jim dovette fare uno sforzo per riuscire a seguire ogni sua parola. «Quale sventurato evento l’ha condotta nelle nostra umile cittadina?»
«Cosa glielo fa credere?»
«Non sono molti quelli che si trasferiscono qui, signor Whitman, anzi, non c’è stato nessun nuovo arrivato dal.. Che anno era? Forse il 1965, ma la memoria mi starà ingannando sicuramente, all’epoca ero solo un ragazzo. Ma come sempre succede ai nuovi arrivati l’uomo sparì misteriosamente. Forse inghiottito dalla sua stessa pazzia.» Bene. Ora si che c’era da avere i brividi. Nuovamente.
«Pazzia? Che cosa aveva fatto?» Si pentì quasi subito della domanda rivolta.
«La storia racconta che abbia raso al suolo la fabbrica situata dietro i campi situati dietro la chiesa.. Ma era lo stesso posto in cui abitava lui ora. Coincidenze, si disse, solo coincidenze.
«Era una fabbrica di cuoio e altri pellami, una fonte davvero importante per l’economia di questo piccolo paese. Qualcuno racconta che l’abbia fatto solo perché odiava il rumore che generava. Casa sua era là vicino e..»
«E come finì la storia? Venne arrestato?» Il signor Scarlett sembrò temporeggiare; contava i soldi, puliva il bancone, riposizionava ancora e ancora i perfetti barattoli di marmellata già accuratamente allineati.
«Si dice che alla fine diede fuoco alla fabbrica, e lui stesso morì bruciato lì dentro..»
«Ma il corpo venne ritrovato, vero? Cioè..»
«Si calmi, signor Whitman, è solo una storia.» Nonostante l’iniziale agitazione, ora Scarlett sembrava tranquillo o almeno era quello che cercava di dimostrare. «Che ne dice di un barattolo di marmellata di fragole o..» La campana della chiesa cominciò a suonare, ma non era un suono continuo come quello delle campane in festa, piuttosto erano dei piccoli e rumorosi rintocchi (la cosa più chiassosa sentita da Jim fino a quel momento in quel posto).
La faccia del proprietario era diventata improvvisamente pallida e  aveva cominciato a mettere tutto in ordine – di nuovo – e a cercare le chiavi del piccolo negozio.
«Ma che succede?» domandò curioso Jim, controllando poi l’orologio. Erano solo le dieci del mattino, non c’era nessun motivo per chiudere il negozio a quell’ora della giornata.
Il signor Scarlett pareva immerso in un suo universo personale, e non sembrava voler ritornare alla realtà.
«Lo vuole un consiglio, Whitman? Scappi a casa, corra veloce e si barrichi dentro finchè non sente suonare di nuovo le campane.»
E detto questo lo spinse letteralmente fuori dal negozio e con passo svelto si diresse verso il portone vicino al negozio. Jim non lo vide più. Nel giro di pochi minuti non vide nessuno più per strada: tutti erano chiusi in casa e avevano chiuso più volte a chiave le porte e coperto le finestre con qualcosa che l’uomo non distinse bene.
Era davvero confuso, disorientato e per un attimo credette perfino di non ricordare più la strada di casa. Il panorama era spettrale: il vento aveva cominciato a soffiare forte ma.. Ma le foglie non danzavano col vento; anche le altalene nel parco vicino erano immobili, le girandole legate ai portici di legno, i vestiti stesi nei piccoli giardini.
Pulì più volte gli occhiali, forse il tutto era solo causa della mancata colazione, ma non ci credeva fino in fondo. C’era qualcosa di profondamente misterioso e spaventoso in quella città e nei suoi abitanti.
Jim gemette per i brividi di freddo che cominciava  a sentire e, scosso e spazientito, si diresse verso casa.
Il vento cessò nel preciso momento in cui le campane avevano smesso di suonare e nello stesso preciso momento il territorio era stato avvolto da un freddo gelido, glaciale. L’uomo si strinse nella giacca a vento, non trovando comunque calore, quindi affrettò il passo e a capo chino cercò la strada verso l’abitazione.
La planimetria della città era molto semplice in realtà: erano due strade principali incrociate tra loro e si dividevano quindi in quattro strade diverse: Bloodscar Street a Nord, Shadedark Street A Sud, Lightfear a Ovest e Farfree a Est. Jim si rese conto solo in quel momento dell’assurdità del nome di quelle strade e del fatto che il paese avesse quindi la forma di una croce, con al centro un incrocio. Niente di quello che conosceva a proposito di croci ed incroci lo fece sentire meglio, ma probabilmente era solo la suggestione suscitata da quel posto spettrale. Prima tornava a casa e meglio si sarebbe sentito.
Le suole delle scarpe ticchettarono sul marciapiede, come se stessero calpestando dei vetri rotti.. Jim alzò lo sguardo sul negozio che aveva a fianco e non riuscì per un momento a credere ai suoi occhi: era davanti al negozietto del signor Scarlett. Di nuovo. Ma no, non poteva essere possibile, lui si era mosso, aveva percorso un lungo tratto di strada. I vetri della vetrina del negozio erano andati in mille pezzi e l’interno sembrava devastato, come se qualcuno preso da un impeto di rabbia avesse spaccato tutto. Strinse la maniglia della porta e quella cade a terra, con un terribile tonfo anche la porta era caduta, lasciando libera completamente l’entrata e anche la visuale della stanza.
Sembrava essere tutto al proprio posto – anche se dato il disordine era difficile dirlo -, i soldi, i vari barattoli, le spezie, perfino le preziose lampade di cristallo poste sugli scaffali più in alto.
Solo quando gli occhi dell’uomo arrivarono alla fine della seconda parete si rese conto con orrore di quello che mancava: le armi che avevano colpito la sua curiosità in precedenza. Ne ricordò la forma e l’aspetto - due enormi accette incrociate, lame affilate e lunghe e le estremità color rosso sangue -.
Voleva andare via da quel posto. Ora!
Uscì a grandi passi dal negozio e con grande sorpresa si accorse che il cielo era diventato buio; l’oscurità aveva avvolto ogni dove, l’unico lampione presente era vicino alla piccola chiesa di mattoni rossi all’entrata di Bloodscar Street. Nel resto della piazza non c’era altra fonte di luce.
Si diresse quindi verso la chiesa, sperando vivamente che le porte fossero aperte (avrebbe potuto cercare quindi una torcia, per poi dirigersi a casa sua, che non era lontana.. Ma ormai non capiva quanto stesse accadendo).
Nel cielo neanche una stella, e la luna era solo al suo primo quarto. Il solito silenzio faceva da padrone e neanche più un soffio di vento.
La chiesa da vicino sembrava più vecchia di quanto Jim immaginasse. La grande porta di legno marrone era consumata e deformata in alcuni punti, come se fosse stata ripetutamente colpita.
Jim colpì forte il pugno contro la porta nella speranza che qualcuno venisse ad aprire.
«C’è qualcuno?» Gli sembrava così inopportuno rompere quel sacrale silenzio. «Per favore, qualcuno può aprire la porta?» Il tono della voce tradiva una sfumatura di disperazione e spavento.
Shh.
Jim si girò e si guardò intorno, ma non vide niente; tornò quindi a bussare alla porta del sacro edificio.
Chi osa disturbare la fatale quiete?
Questa volta Jim fu veloce, ma non abbastanza; riuscì ugualmente a scorgere un’ombra scura che era schizzata via appena lui aveva girato lo sguardo. Che cosa stava accadendo? Forse stava semplicemente perdendo la testa o forse qualcuno lo aveva drogato; ma nello stesso momento in cui faceva quelle ipotesi, automaticamente la sua mente gli gridava che non era così.
Poggiò le spalle alla porta delle chiesa e cercò di guardare intorno. Un rumore, simile a piedi che calpestano foglie, si avvicinò, ma l’uomo continuava a non riuscire a scorgere niente nella semi oscurità. Gli occhi guizzavano spaventati da una parte all’altra e Jim si sentì immobile, come se avesse le spalle incollate al legno. Una figura apparve all’improvviso, come se si fosse materializzata dall’oscurità. Jim non potette credere ai suoi occhi: che diavolo era quella cosa?
La figura era molto alta e davvero robusta; era quasi completamente coperta da uno strano materiale scuro - che successivamente Jim identificò come cuoio nero -, stivali neri alti fino al polpaccio e il viso immerso nell’oscurità; non si riusciva a scorgere il minimo brandello di pelle o di capelli. Ma quello che si vide molto bene fu l’arma che brandiva nell’enorme mano. Ecco chi aveva distrutto il negozio dello strano signor Scarlett, ecco chi era entrato per prendere quell’orrendo aggeggio.
La figura stava in piedi davanti all’esile immagine di Whitman e la sola sua postura era terrificante ed incuteva un terrore simile da voler scappare; ma non riusciva a muovere un muscolo, non uno.
«Chi.. chi sei?» la voce dell’uomo era rotta dall’inquietudine. «Che cosa vuoi?» Ma la figura non sembrava voler rispondere.
«Non.. non.. farmi del male.»
Non riuscirai a sfuggirmi, Whitman.
La voce di quella cosa sembrava provenire da un posto lontano, consumata nel tempo. Ma come faceva a sapere il suo nome, lui abitava lì solo da pochi giorni e.. Ed era un uomo buono.
Per una frazione di secondo fu come se la fievole luce illuminasse il volto di quel mostro e fu allora che Jim si sentì morire più che mai. C’era qualcosa di terribilmente familiare in quegli occhi, in quel naso pronunciato, nelle labbra sottili e rosa..
Le mani della oscura figura si unirono, brandendo saldamente l’arma e aprendola con velocità. Le lame brillarono alla candida luce del lampione e furono alzate sopra la testa di Jim che non riuscì a tenere gli occhi aperti a lungo; li chiuse e girò leggermente la testa di lato..
Saluta Margaret da parte mia.
La testa schizzò via come fosse stata un pallina da ping – pong.
Ed infine, il buio.
 
Quella mattina il sole illuminava interamente la piccola cittadina e i volti dei suoi abitanti sembravano sereni.
Il sole filtrò dalla piccola finestra della camera di Jim e lo colpì in pieno volto.
Lui si svegliò di soprassalto, come se la luce fosse stata una dolorosa frustata; era completamente sudato e aveva il fiato corto, come se invece di dormire avesse fatto un’immensa maratona, cercando di arrivare verso il nulla e di afferrarlo.
Socchiuse gli occhi e si coprì il viso con le mani, provando a stare calmo.
‘E’ stato solo un orrendo incubo.’ si disse, quasi lo sussurrò a voce più alta per cercare di calmarsi.
Spalancò violentemente le finestre della camera e guardò: niente di assolutamente anormale.
La vecchia chiesa di mattoni era ancora lì, la fabbrica abbandonata e spettrale al suo posto - impiegò qualche secondo prima di mettere ben a fuoco la fabbrica -, i campi arati che si estendevano per chilometri assolutamente normali e tranquilli.
Scosse la testa e rise: che cosa si aspettava? Davvero pensava che quello che aveva sognato era vero? Che stupido.
Fece una doccia veloce e scese giù in cucina; si guardò intorno e si accorse dell’assenza dei libri da cucina. Senza quelli sarebbe riuscito a cucinare al massimo un uovo.
Prese la torcia e salì sopra, al piano più alto, in cui teneva ancora le scatole chiuse e le vecchie riviste. Il suo sguardo cadde quasi improvvisamente sulla pila di quotidiani nell’angolo polveroso della camera, la luce che filtrava dalla finestra li illuminava appena; si avvicino e il primo quotidiano che finì tra le sue mani aveva la data del 23 Marzo 1965.
“Cruenti Omicidi alla ‘Leather Factory’
Il proprietario John Scarlett e gli undici dipendenti, tra cui il figlio del sindaco Malcolm Jude, sono stati trovati morti nella fabbrica, questa mattina presto, dopo che nella notte la polizia aveva ricevuto le chiamate dalle famiglie a causa del mancato ritorno delle vittime alle proprie abitazioni.
Ancora poco chiare le dinamiche degli omicidi. Il capo della polizia J. Piper ha dichiarato che tutte le morti sono avvenute allo stesso modo.”
L’articolo si concludeva lì, alla fine accennava solo vaghe condoglianze alle famiglie dei defunti.
Jim, decisamente stupito, si chiese come quei giornali fossero finiti lì, dopo che lui aveva accuratamente pulito tutto al suo arrivo pochi mesi prima. Forse appartenevano semplicemente al precedente proprietario..
Le mani scivolarono sotto il primo quotidiano e ne presero un altro: “Le indagini continuano incessantemente, e la polizia sta impiegando tutte le sue forze per la ricerca e l’arresto del killer.”
Sotto erano allegate varie foto.. Jim saltò all’indietro e lanciò con orrore le foto sul pavimento polveroso. Aprì e chiuse più volte gli occhi, cercando di mettere a fuoco le spaventose immagini stampate. Erano foto  sulle vittime, sul modo in cui erano morte, ed altre che mostravano, fotogramma dopo fotogramma, il procedimento. L’uomo venne avvolto da una sensazione di vomito, ma costrinse se stesso a continuare a guardare.
La prima foto mostrava un uomo molto alto e con i capelli fino alle spalle appeso a testa in giù, ma la corda era legata solo ad un piede; la pelle mostrava evidenti segni di bruciature e profondi tagli sul petto.
In una frazione di secondo fu come se le immagini si muovessero, e fu come se Jim ne venisse risucchiato dentro.
«Cosa c’è da urlare tanto, eh, Williamson? Ti fa male qualcosa?» La profonda e agghiacciante risata dell’uomo si espanse in tutta la fabbrica, e anche se legate e tramortite, le vittime rabbrividirono al solo suono.
«Sapete, miei cari amici, tutti hanno scheletri negli armadi, ma io credo che tutti voi non ci entrerete.. Sono così dannatamente piccoli! Io avevo detto a mia moglie che ereano davvero troppo piccoli, ma lei non mi ha ascoltato. Infatti credo che ora stia un po’ scomoda, poverina.» La figura scura indossava una strana armatura di cuoio nera e stivali alti fino al polpaccio e aveva qualcosa di estremamente familiare..
La mano della figura scese e da terra raccolse uno bizzarro strumento che assomigliava a due accette incrociate e molto affilate. Impunò l’arnese e fece saltare via la testa dell’uomo., tagliandola via. Puff.
«Zitti voi altri!» esclamò infine, pulendo l’arme. «Non voglio sentire un solo gemito.»
 
E come se fosse stata una magia, Jim fu sbalzato fuori da quelle immagine, portando però dietro di sé un senso d’appartenenza, come se quelle immagini.. quei ricordi gli appartenessero. E quella strana figure gli era così familiare ed era quella che aveva sognato..
Hai compreso?
Jim si girò, ma non vide nulla, solo un’ombra. «Chi c’è lì?»
Sono nella tua testa, stupido, mettimi a fuoco.
«Giuro che chiamo la polizia, esci fuori!»
E quale polizia? Hai ucciso tutti, Jim.
Lui non si mosse, ne era sicuro, ma ugualmente in nelle sue mani apparve uno di quei quotidiani, sol0 che ne stavolta era uno nazionale.
“La piccola e cittadina di Cusland è stata rasa al suolo da un incendio due giorni fa, dopo che il rinomato e pericoloso serial killer Jim Whitman, ora disperso.
In precedenza già arrestato per la strage alla fabbrica di cuoio del luogo, in cui aveva ucciso e seviziato undici uomini, lavoratori della fabbrica.
Attribuitogli anche l’omicidio della moglie Mary, trovata brutalmente fatta a pezzi nell’armadio della loro casa, in Bloodscar Steet.”
«Ma.. Cosa.. Tu menti!» Lanciò brutalmente il giornale a terra e corse verso la porta. Qualcosa lo bloccò.
«Lasciami andare!» Urlò con tutta la forza che aveva.
Oh, no. Il sogno è finito Jim, è l’ora di svegliarsi, di affrontare me e di venire all’Inferno.
 

 
   
 
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