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Autore: alice frost    06/07/2014    1 recensioni
Lakari è un ex agente dello SHIELD. Diede le dimissioni per motivi noti solo a pochi. È una ragazza solitaria, che ha vissuto nell'odio, nella rabbia, e nella paura. Ma con il passare del tempo è riuscita a dimenticare i brutti momenti e ad andare avanti, riuscendo a controllarsi. Ma lo SHIELD avrà bisogno di lei quando Loki attaccherà Manhattan, e dovrà ricorrere alla sua vera identità per sconfiggere i Kitauri. E forse il suo cuore ormai insensibile potrebbe tornare a vivere.
NB: NON FATEVI INGANNARE DALLE APPARENZE! I PRIMI CAPITOLI SARANNO ANCHE UGUALI AL FILM, MA DAL QUARTO CAPITOLO CAMBIA QUASI TUTTO!!
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agente Phil Coulson, Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Phil Coulson entrò nella Sala di Comando, dove Nick Fury lo stava aspettando.
-Signore- si schiarì la voce Coulson. Fury si voltò a guardarlo con il suo unico occhio buono
-Agente Coulson, dopo i fatti accaduti alla base siamo costretti a riprendere in mano un progetto che avevamo chiuso, ma che è la nostra unica speranza- cominciò
-Sta parlando dell’iniziativa Vendicatori, signore?- lo interruppe Coulson
-Esattamente- confermò Fury
-Ma il progetto era stato chiuso per dei disguidi- ribattè l’agente
-Data la situazione non possiamo fare a meno di metterlo in atto. La incarico di andare a convocare le persone più facilmente reperibili nominate in queste schede- disse Fury. Porse a Coulson un plico di buste. L’agente le contò: una, due, tre, quattro, cinque... sei. Il viso di Coulson assunse un espressione sorpresa. Aprì una alla volta le buste e lesse i nomi dei futuri Vendicatori: Tony Stark, plurimiliardario meglio conosciuto come Iron Man; Steve Rogers, reduce della Seconda Guerra Mondiale, meglio conosciuto come Capitan America; Thor, dio del tuono proveniente dal mondo di Asgard; Agente Natasha Romanoff, spia dello SHIELD, conosciuta anche come Vedova Nera; Dottor Bruce Banner, esperto di radiazioni gamma, può trasformarsi in un enorme mostro verde arrabbiato con il nome di Hulk. Quando Coulson arrivò a leggere il nome sulla sesta scheda sgranò gli occhi per lo stupore
-Signore, ne è davvero sicuro? È da cinque anni che non la vediamo, non sappiamo se è affidabile- disse, con un tremore nella voce
-Sono certo che ci aiuterà, è una giusta causa, la conosco fin troppo bene e non si lascerà sfuggire un occasione del genere- rispose pacato il Direttore
-Ha quasi ucciso uno dei nostri migliori agenti- disse Coulson in un sussurro spaventato
-Non era in sé, e aveva delle buone ragioni per farlo- ribatté Fury con decisione. L’agente sospirò e richiuse la scheda.
-Puoi andare- disse Fury, voltando la schiena a Coulson. Lui salutò e uscì dalla Sala di Comando, dirigendosi verso l’Hangard dei Jet e cominciando a digitare un numero di telefono, e chiamò. Dopo un paio di squilli risposero
-Da?- rispose in russo la persona dall’altro capo del telefono
-Peredat’ mne vash boss- ordinò Coulson. Ci fu un attimo di trambusto, poi risposero
-Kto ty, chert voz'mi!- disse un uomo
-Sei al 114 di Snelski Plaza, terzo piano. Abbiamo un F-22 a 8 miglia esatte. Passami la donna o farò saltare l’isolato prima che tu raggiunga l’ingresso- rispose Coulson con decisione. Ed era vero. Ci fu un attimo di silenzio, poi del trambusto, e Coulson capì che il telefono era nelle mani della donna
-Devi rientrare- disse l’agente
-Stai scherzando? Sto lavorando- rispose la donna con sorpresa
-Alta priorità- continuò Coulson
-Sono nel bel mezzo di un interrogatorio, ‘sti imbecilli mi stanno dicendo tutto- ribattè la donna. Si sentì una voce di sottofondo che diceva “Io non sto dicendo tutto” con un forte accento russo
-Senti, non posso abbandonare proprio adesso- disse la donna
-Natasha, Barton è stato compromesso- rispose Coulson. Ci fu un attimo di pausa
-Resta un attimo in linea- disse Natasha. Poi cominciarono a sentirsi rumori di una lotta. Coulson attese pazientemente, finchè Natasha non tornò al telefono
-Dov’è Barton adesso?- chiese lei
-Non lo sappiamo- rispose Coulson
-Ma è vivo?- chiese ancora
-Pensiamo di sì, la aggiornerò su tutto quando tornerà. Ma prima, deve parlare con il gigante- rispose Coulson
-Coulson lo sai che Stark non si fida di me neanche quando dormo- rispose la donna
-Uhm, a Stark ci penso io, lei pensi al gigante- la corresse Coulson. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Natasha imprecò in russo e chiuse la chiamata. Coulson intascò il telefono e salì sull’aereo.
-Salve Agente- lo salutò il pilota
-Salve, conosce la destinazione?- domandò Coulson
-Manhattan, giusto?- disse il pilota
-Giusto. Può partire- confermò Coulson. Il pilota annuì, chiuse la porta e accese il motore. Quando furono decollati, Coulson, seduto sulle sedie sul retro, riprese l’ultima busta e la guardò con tristezza
-Ho tentato di tenerti fuori da tutto questo, ma non ci sono riuscito. Mi dispiace, Lakari, mi dispiace tanto-
 
La ragazza stava servendo delle birre nel locale più sporco di tutta Manhattan. Indossava un grembiule sgualcito con delle macchie di unto sopra i vestiti, una t-shirt nera e dei jeans strappati. Ai piedi portava degli scarponi neri da militare.
-Lidia!! Vieni qui!!- la chiamò una voce dalle cucine. Lei poggiò sul tavolo dei clienti l’ultimo boccale e andò sul retro
-Dimmi Sean!- urlò la ragazza
-Porta quelle bottiglie di vodka al tavolo 7!- rispose l’uomo. Lidia guardò la marca e inarcò un sopracciglio
-Abbiamo di meglio lo sai?- disse la ragazza
-Lo so, ma ormai quelli non si rendono nemmeno più conto di quello che bevono, meglio non sprecare la roba buona!- rispose Sean. Lidia fece spallucce, afferrò le quattro bottiglie e tornò nel locale. Guardò chi era seduto al tavolo 7 e fece una smorfia di disgusto: quattro ragazzi ubriachi fradici, e tre di loro avevano una ragazza con abiti succinti seduta sulle gambe. Represse la voglia di vomitare e si diresse al tavolo. Poggiò le bottiglie sul tavolo, ma quando fece per andarsene il ragazzo più vicino a lei, quello senza compagnia, la afferrò per un polso. Lidia si bloccò.
-Ehi bellezza, perché non rimani a farmi un po’ di compagnia? Sono così solo!- disse il ragazzo con voce cantilenante
-Nei tuoi sogni, toglimi le mani di dosso- disse Lidia, secca
-Oh, facciamo le difficili, mi piaci. Dai rimani, potrei avere qualcosa di sorprendente nei pantaloni- insistè il ragazzo, stringendo ancora di più il polso di Lidia
-O forse niente- gli rinfacciò Lidia. Gli amici del ragazzo, che stavano ascoltando la conversazione, scoppiarono a ridere. Il ragazzo, stanco di parlare, strattono Lidia spingendola verso di sé, fino a che i loro visi non furono a pochi centimetri di distanza. L’odore dell’alcool le fece rivoltare lo stomaco.
-Rimani qui, ci divertiremo- le sussurrò il ragazzo, mentre l’altra sua mano scendeva fino al sedere di Lidia. La ragazza se ne accorse e perse le staffe. Si liberò dalla presa del ragazzo e strinse la sua mano intorno al collo di lui, togliendogli il fiato
-Provaci un’altra volta a prenderti delle libertà con me, e non sopravvivi alla serata, intesi?- sibilò Lidia. Il ragazzo emise un verso strozzato
-Ora, se non ti dispiace, torno al lavoro- disse Lidia, mollò la presa sul ragazzo e tornò sul retro. Nessuno si era accorto dell’accaduto, nemmeno Sean. Si appoggiò al muro della stanza e respirò a fondo, calmando i nervi. Doveva stare calma, doveva contenersi. Ad un certo punto le squillò il telefono. Lo tolse dalla tasca e guardò il numero: sconosciuto. Rispose lo stesso
-Pronto?- disse
-Ciao Lakari- disse l’uomo dall’altra parte del telefono. La ragazza ebbe un sussulto, erano anni che non sentiva quella voce. Sul suo viso non poté non formarsi un sorriso
-Phil, ne è passato di tempo. Come fai ad avere il mio numero? Dal nostro ultimo incontro lo avrò cambiato almeno una decina di volte- rispose
-Conosci lo SHIELD, ci è voluto poco per rintracciarti- rispose Coulson
-Lo immaginavo. Come mai ti fai vivo solo adesso?- disse Lakari
-Sono qui fuori, meglio parlarsi in faccia di certe cose- disse Coulson, e chiuse la chiamata. La ragazza intascò il cellulare e si tolse il grembiule
-Sean! Vado a prendermi una boccata d’aria!- disse al suo capo
-Fai con comodo! Ti copre Sofia! Ma non stare fuori troppo o dovrò licenziarti!- rispose l’uomo. Lakari afferrò la sua giacca di pelle e uscì dalla porta sul retro. Era notte fonda, saranno state le 5 del mattino, ma i lampioni illuminavano il piccolo vicolo. A pochi metri da lei, un uomo sembrava aspettarla
-Lakari, quanto tempo- disse Coulson,
-Cinque anni per l’esattezza- rispose la ragazza. L’uomo le si avvicinò sorridendo.
-Come ti fai chiamare adesso?- le domandò l’agente
-Lidia White- rispose Lakari, con un sorriso. Poi tornò seria
-Come mai sei qui? Dev’essere successo qualcosa di davvero grosso, se correte il rischio di ricorrere a me- disse le ragazza
-Siamo stati attaccati da un dio, Loki, fratellastro di Thor. Vuole vendicarsi di lui sul nostro pianeta, che suo fratello protegge. Ha rubato il Tesseract, e ha compromesso alcuni agenti, tra cui Barton, e il Dottor Selvig. Fury ha dichiarato lo stato di guerra, e ha ripreso in mano un progetto che avevamo chiuso un paio di anni fa: il progetto Avengers, e tu ci sei dentro- spiegò Coulson. Lakari rimase un attimo pensierosa
-Chi altri c’è nella squadra?- domandò
-Stark, Capitan America, il Dottor Banner, Natasha, e Thor. Li stiamo chiamando a raccolta, e credo che l’unico che mancherà sarà il dio del tuono- disse Coulson. Lakari fece un sorrisetto soddisfatto
-Considerami già alla base- disse. Coulson sorrise
-Sono subito da te- continuò la ragazza. Rientrò nel bar dal retro e urlò
-Ehi Sean!!-
L’uomo sporse la testa fuori dalle cucine
-Mi licenzio!!- gridò Lakari, e senza lasciare al suo ex capo il tempo di rispondere uscì di nuovo chiudendo la porta. Lakari tornò da Coulson. Si diressero verso il jet parcheggiato a pochi metri di distanza, salirono a bordo e decollarono. Coulson le si sedette accanto e le porse un pacchetto
-Cos’è?- chiese curiosa la ragazza
-Aprilo- disse Coulson. Lakari non se lo fece ripetere due volte e scartò. Tra le sue mani c’era il suo vecchio distintivo
-Bentornata nello SHIELD, Agente Andhera-



N.d.a
Ed eccoci con una nuova storia!!! Quest'idea mi è venuta dopo aver visto Maleficent, infatti Lakari è ispirata al suo personaggio, ma non verrà fatto alcun riferimento diretto ai personaggi del film durante la storia. Pubblicherò un capitolo a settimana, di domenica.
Chiedo umilmente scusa a chi stava seguendo la mia altra fan fiction, The Great Adventure, ma è momentaneamente sospesa!
Spero che questa storia vi piacerà, vi prego recensite, ho bisogno di sapere cosa ne pensate, altrimenti potrei anche non portare avanti la storia!
Al prossimo capitolo!
Baci
-a.f.
  
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