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Autore: SiSi    27/08/2008    8 recensioni
E' il giorno del compleanno di Bill, un giorno speciale perchè è anche la ricorrenza della morte di suo fratello, avvenuta quarantacinque anni prima.
"Spense la sigaretta su un posacenere poggiato sulla ringhiera, sul fondo si era depositata acqua. Aveva piovuto per tre giorni consecutivi e solo da qualche minuto aveva smesso. Il traffico scorreva lentamente, pur non essendo l’ora di punta, era rallentato dalle intemperie.
Erano le quattro del pomeriggio. Il suo sguardo si posò immediatamente sul calendario, appeso al muro della cucina accanto al frigorifero.
Era una data importante."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ciò che riportato qui sotto è frutto della mia fantasia. I personaggi citati non mi appartengono. No scopo di lucro.
Grazie mille a chi leggerà, commenterà o aggiungerà a preferiti.
SiSi.

"Il senso spietato del non ritorno."



"Memoria.. E’ il diario che ognuno di noi porta sempre con se”
Oscar Wilde.


Continuava a camminare lungo il balcone, non riuscendo a capacitarsi del tempo che era trascorso.
I segni nella sua pelle erano ancora vividi e se anche una parte di se stesso quel giorno di tanti anni fa era morto con lui, tutto sembrava essere accaduto pochi attimi prima.

Non poteva dimenticare la sua voce, non poteva dimenticare il suo volto, non poteva dimenticare il suo profumo, non poteva dimenticare i suoi gesti, non poteva dimenticare i suoi occhi, non poteva dimenticare i suoi difetti. Tutto era conservato in un immenso scrigno, abbastanza capiente da conservare ogni singola sensazione, ogni singola emozione: la memoria.

Rabbrividì. Il vento correva impetuoso verso est e continuava a scombinare i capelli all’anziano signore. Spense la sigaretta su un posacenere poggiato sulla ringhiera, sul fondo si era depositata acqua. Aveva piovuto per tre giorni consecutivi e solo da qualche minuto aveva smesso. Il traffico scorreva lentamente, pur non essendo l’ora di punta, era rallentato dalle intemperie. Aveva scelto lui di trasferirsi, nell’anzianità, in un semplice appartamento in un palazzo del centro.

Avvicinò il polso destro al volto, dove un grosso orologio di valore era allacciato, alzando con la mano sinistra gli occhiali. Erano le quattro del pomeriggio. Il suo sguardo si posò immediatamente sul calendario, appeso al muro della cucina accanto al frigorifero.

Era una data importante. Il giorno del suo compleanno, anniversario della morte di suo fratello. Solo quarantacinque anni prima una vita si spezzava, lasciando sola l’altra anima che indifesa e incompleta continuò la sua strada. Quel giorno compieva esattamente settantanove anni.
Settantanove era pur sempre un gran numero.

“Miriam!” esclamò ad alta voce tentando di farsi sentire dall’anziana donna, seduta su una poltrona intenta a lavorare a maglia. Stava preparando l’ennesima sciarpa per la sua unica nipote: Ann.
La donna alzò lo sguardo, alla ricerca degli occhi nocciola del marito.

“Dimmi.” Rispose tirando da un sacchetto di plastica il filo di lana color melanzana. L’uomo si avvicinò a lei sedendosi nella sedia accanto. “Sai, oggi vorrei andare al cimitero.. Sono passati quarantacinque anni Miriam.. Quarantacinque..”

“Lo so Bill.. Lo so.. Me lo hai già detto sta mattina. Non vedo nessun problema, perché non vai caro.. Ogni anno, da quando ti conosco, il giorno del tuo compleanno vuoi che vada da solo al cimitero..” disse Miriam sorridendo all’altro e afferrando la sua mano.

“Ecco il punto non è questo.. Ho preparato una lettera per lui, vorrei che tu la leggessi, per favore.” E prese dalla tasca dei pantaloni un foglio di carta che porse alla moglie. Lo prese e lo spiegò. Iniziò a leggere. Una lacrima percorse il suo viso rugoso non appena finì la lettura, ripiegò poi il foglio e lo riconsegnò a Bill. “Prendi, è bellissima.” Sentenziò, asciugandosi il volto con un fazzoletto si stoffa.
“La porterò alla tomba, è per lui. Per il mio fratellino Tom.”

 


Il vialetto alberato ravvivava un po’ l’atmosfera triste del cimitero, che quel giorno era quasi deserto. All’entrata si innalzava un’enorme croce cristiana in pietra.
Prima di entrare aveva acquistato un bel mazzo di fiori colorati.

Bill non esitò. Varcò il grande portone con tranquillità, ormai conosceva quasi a memoria quel posto.
Per lui quello era un luogo di rinascita e non di morte. Ogni uomo viveva il resto dei suoi giorni, fino alla fine del mondo, riposando ed aspettando con ansia quel dì. Era dispiaciuto che suo fratello avesse iniziato l’avvento prima di lui, ma purtroppo era volato via da solo, non aspettandolo.

Puntò gli occhi verso cielo, una gocciolina bagnò il suo volto: la pioggia stava riprendendo il suo corso. Prese l’ombrello e lo aprì. Poco dopo la stradella costeggiata da tombe fu bagnata tutta. Camminò per altri cinque- sette minuti. E, voltando l’angolo, eccola lì la sepoltura.
A lettere dorate stava scritto:

Tom Kaulitz.
N. 01/09/1989
M. 01/09/2013”



Ripose i fiori nel vaso ormai vuoto, togliendo quelli secchi.
“Eh fratellino.. Come cambiano i tempi! Ieri dovevo togliere milioni di lettere, pupazzetti e fotografie dalla lastra di marmo. Ora tolgo solo fiori secchi. Mi sa che il mondo ci ha dimenticati, ma forse è meglio così.. Abbiamo già avuto il nostro spazio!” disse l’uomo con il cuore in gola.

“Come sai è il nostro compleanno, e ti ho voluto portare un regalo speciale: una lettera! Ho deciso che la leggerò io per te..” continuò Bill, improvvisando un monologo.
Si schiarì la voce ed estraendo dalla busta il foglio di carta, cominciò a leggere:

“Caro fratellino,
sono io, Bill che ti scrivo. Sono passati ormai quarantacinque anni dalla tua morte, quarantacinque anni da quel giorno che ci divise, allontanandoci l’uno dall’altro. Ma tu continui a vivere nel mio cuore, nella mia mente, nei miei ricordi, nei miei pensieri, nelle mie azioni. Ci sei e sarai sempre tu.
Sei ancora lì, solare, allegro, con la voglia di vivere...
Ma purtroppo oggi non sei qui con me a festeggiare i nostri settantanove anni, Tom. Perché a ventiquattro anni ancora si è troppo ingenui e inesperti per vivere una vita completamente soli e indipendenti. Ed è stata anche colpa mia, lo so; poiché ti ho lasciato solo ed indifeso. Avevamo litigato l’ennesima volta. Il successo si era impossessato di te e tu hai iniziato a drogarti..
Dimmi, perché ti sei lasciato morire? Perché non hai lasciato che ti aiutassi?
Vorrei riabbracciarti fratellino, ho ancora molte cose da dirti, hai ancora molte cose da dirmi.
Ti rivoglio indietro, solo per un momento, solo per un attimo, solo per un istante vorrei sentirti, vedere, toccare.
E’ solo la mia vita che ci divide, è solo la tua morte che ci allontana. Ormai sono vecchio e spero di raggiungerti presto, così staremo assieme, ci potremmo riabbracciare. Quello, sarà il giorno più bello della mia esistenza.
Diventeremo entrambi solo ricordi, niente di più; e non chiedo altro. Perché se questo vuol dire riaverti, ben venga il giorno della mia morte.
Ora ti saluto fratellino, ti voglio bene.
Bill.”

Ripiegò il foglio in due, lo poggiò sulla lastra di marmo, afferrò una pietra e la mise sopra ad esso.

“Spero che le mie parole siano volate lassù, perché in fondo so che mi hai ascoltato”.


“L'ultimo abbraccio mia amata bambina
nel tenue ricordo di una pioggia d'argento
il senso spietato di un non ritorno”
L’ultimo bacio- Carmen Consoli.

Fine.

***

  
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