Anime & Manga > Pandora Hearts
Segui la storia  |       
Autore: shellby    07/07/2014    3 recensioni
Lui non è oscurità, ma luce, luce abbagliante, a dispetto di ciò che pensa e crede.
Una raccolta composta da pensieri, sentimenti e considerazioni di vari personaggi su Elliot Nightray.
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elliot Nightray, Gilbert Nightray, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Salve! Questa raccolta è nata come un omaggio al personaggio di Elliot. thyandra, che la sottoscritta ha forzato gentilmente convinto a prendere parte a questo progetto, pubblicherà anche lei delle shots. Colgo l'occasione per ringraziarti di tutto il supporto psicologico e dei consigli/considerazioni che mi hai fornito fino ad adesso che è già troppo .
Qui, se volete, trovate un accompagnamento musicale (è una scelta abbastanza soggettiva, ma non volevo rinunciare a quest’idea).
Confesso che è stato molto difficile scrivere questo capitolo. Ci ho pensato a lungo prima di postarlo. Potrebbe risultare OOC, non so se son riuscita ad entrare perfettamente nella testa di Gil, ma nonostante questo spero che ci si avvicini.
Buona lettura, fatemi sapere cosa ne pensate!




Ray in the Night
Elliot: 'With Strength and Right', 'Bravely and Truly', "Boldly and Rightly"
Strength

.
.
.
E’ buio.
Fa freddo.
Sono troppo stanco per pensare, così decido di rimanere sdraiato in mezzo a quest’oscurità completa e senza tempo.
Chissà se non vorrà inghiottirmi, e far sparire dunque questo dolore lacerante –insopportabile–  che provo all’altezza del petto.
Sposto la mano per posarla sul cuore offeso, afferro la stoffa e la stringo forte. Vorrei gridare, vorrei poter piangere, ma non mi riesce. C’è qualcosa che mi sta bloccando, soffocandomi lentamente, un’enorme tristezza, un senso di colpa e d’impotenza non mi danno pace, sono impressi nella mia carne a fuoco, indelebili.
Perché non posso lasciarmi andare all’oblio?
 Non riesco a ricordare, eppure so che c’è qualcosa di estremamente importante che non devo dimenticare.
Agguanto una ciocca di capelli, lasciando uscire dal mio corpo un grido muto, senza riuscire a spezzare il silenzio che opprime l’aria.
Alla fine mi arrendo.
E’ inutile, sono solo un’esistenza senza significato, non posso fare nulla.
Voglio scomparire.

La mia coscienza si risveglia dopo una quantità di tempo imprecisata al suono lontano di un pianoforte.
Socchiudo gli occhi, in qualche modo famigliare con quel tocco deciso ed allo stesso tempo malinconico.
Ad ogni nota gocce di bianco cominciano a formarsi dovunque, purificando quell’universo oscuro dal basso.
Ascolto per qualche minuto ancora lì, sospeso senza un perché nel nulla, poi spalanco gli occhi e scatto in piedi.
Come ho potuto dimenticare questo suono?
Tutto viene avvolto da un bagliore accecante, granelli di luce mi volteggiano intorno silenziosi, facendomi stupire della bellezza di quel sperduto bianco.
Ed ecco che quelle note si fanno più chiare. Perdo un battito.
“Elliot…” dico girandomi da ogni parte nella speranza di vederlo, di cogliere con la coda dell’occhio la sua figura slanciata e fiera seduta al piano.
La speranza lascia il posto alla disperazione: non riesco a scorgerlo da nessuna parte. Che sia solo la mia mente che mi sta giocando uno scherzo crudele?
No, mi rifiuto di pensarlo, stringo forte i pugni pregando di poterlo vedere ancora un’ultima volta. Ha suonato per me così tante volte in passato che non posso sbagliarmi. Non su questa musica.
“Elliot!”
All’improvviso sento qualcosa colpirmi forte la nuca che mi fa sobbalzare per lo spavento.
Poi una voce irata raggiunge le mie orecchie. Percepisco i miei occhi allargarsi dalla sorpresa, increduli a quello che il cervello sta loro comunicando.
“Ancora tu! Non urlare idiota, ci sento benissimo!”
Finalmente mi giro, incontrando così gli occhi azzurri, limpidi come il cielo, di quel ragazzo che da bambino mi ascoltava con sguardo ammirato mentre gli leggevo le avventure del prode Erwin ed il suo servo Edgar, scattando in piedi entusiasmato alle scene di duello, quello stesso bambino che ci puntava serio la spada di legno contro e ci intimava a combattere con lui ed al quale Vincent faceva credere quello che lui voleva, manipolandolo per il suo personale divertimento.
Ora la sua faccia è contratta nella sua tipica espressione irritata, ma nonostante ciò, lui è qui.
Elliot è qui.
La gioia che provo di getto si vanifica dopo pochi attimi, il ricordo della sua morte è ancora troppo vivido nella mia memoria.
La voglia di abbracciarlo è dolosamente istintiva, mi assale con ferocia, ma non oso muovere un muscolo.
Nella mia testa c’è un solo pensiero che si ripete.
Non ne ho il diritto.
Sarei dovuto essere io a proteggerlo, a garantirgli un minimo di sicurezza, attenzione, affetto, a ricambiare quella preoccupazione continua che mostrava di rado, non sempre con trasparenza, ma sempre presente.
Nella mia testa si affollano tante considerazioni che mi fanno provare repulsione verso me stesso, verso questo essere inutile, debole umano che non sa fare altro che ferire coloro che gli stanno vicino, che non sa tenere vicino a sé le poche persone importanti della sua misera vita.
Non ho il coraggio di guardarlo in faccia, perciò faccio una delle cose che mi riescono meglio: mi nascondo il viso dietro i capelli disordinati.
L’unica cosa che posso fare è scusarmi, almeno questo glielo devo. Anche se non sarà mai abbastanza…
Apro la bocca per parlare, ma nessun suono ne esce.
Mi sforzo, ma l’emozione vanifica tutti i miei tentativi, così ciò che si sente è solo un mucchio di parole farfugliate piano.
“Io… Elliot… mi disp---“
Prima che io possa finire la frase, Elliot solleva il braccio e mi tira un pugno con tutta la sua forza.
E, com’è prevedibile, la sua voce comincia a tuonare sopra di me, piena di rabbia.
“NON AZZARDARTI, GILBERT!”
La potenza delle sue parole mi colpisce, lasciandomi instupidito a terra.
Risollevo lo sguardo verso di lui, cercando una spiegazione nei suoi occhi irati, mentre lui si punta col pollice e riprende a gridare.
“E’ una decisione che io ho preso, perciò l’unico responsabile di com’è finita… è Elliot Nightray e nessun altro!”
Rimango in silenzio, sorpreso. Ed all’improvviso comprendo.
E’ solo colpa mia, è questo che stai dicendo?
No. No, ti stai sbagliando.
Devo dirglielo. Apro la bocca per rispondergli a tono ma le parole sono incastrate nella gola.
Lo vedo guardarmi accigliato, il braccio ancora piegato ad indicare la propria figura e gambe allargate, ed al contempo mi sembra terribilmente triste.
Alla fine sospira pesantemente e senza che io possa reagire in alcun modo -sto ancora cercando di trattenere le lacrime-, mi si avvicina e mi tende la mano per aiutarmi ad alzarmi.
Io… non so che cosa dire, che cosa fare: cosa sarebbe giusto fare?
Il mio corpo mi risponde facilmente, contraccambiando rapido quel gesto con un abbraccio, una tristezza mischiata ad indicibile rimorso e rabbia per quelle parole.
Lo sento irrigidirsi, vuole sicuramente urlarmi contro di non agire in modo tanto imbarazzante, ma alla fine lascia perdere e risponde con una semplice stretta.
Sento davvero il bisogno impellente di piangere, qualche lacrima è già sfuggita al mio labile controllo, ma non voglio che Elliot veda, non voglio che senta.
Elliot però è più forte di me. Lo è sempre stato.
“Ascolta, Gilbert! Non ti chiederò di tenere alto il nome dei Nightray, non questa volta. Solo…”
Si ferma un attimo per cercare le parole giuste.
“Mantieni la mia promessa con Oz.”
Tiro su con il naso, annuendo piano contro la sua spalla.
“Vedi di darti da fare!”
Confermo di nuovo con un cenno del capo.
Elliot smette di parlare. Dopo breve tempo un sussurro giunge chiaro alle mie orecchie.
“Mi dispiace, Gilbert.”
No. Non devi dispiacerti.
“E’ ora di lasciare andare.”
Sento la sua presenza svanire piano sotto le mie dita.
Non ancora. Non allontanarti.
Nego con la testa e lui si irrita.
“Lasciami andare, stupido!”
Sussulto dal tono di voce e lo libero esitante dall’abbraccio.
E come un fulmine a ciel sereno, la sua espressione corrucciata lascia il posto ad un sorriso stanco.
“Sei proprio un fratello stupido.”
Un sorriso per me.
Fino a quanto, fino a dove arriva la tua gentilezza?
Guardandolo realizzo che devo ripagarlo, seppur in minima parte, dimostrargli che lui non è oscurità, ma luce, luce abbagliante, a dispetto di ciò che pensa e crede.
Gli parlerò sinceramente, in modo chiaro, in modo che capisca che il suo gesto non ha portato “inutile sofferenza”, e se lui dirà “Mi dispiace”, io gli risponderò “Grazie”, se lui dirà “E’ colpa mia”, io gli risponderò “E’ grazie a te”.
Ricacciando indietro un paio di  lacrime, gli sorrido anche io, divertito dalla sua affermazione.
Sii forte, Gilbert.
“Su questo hai ragione.”
Lui borbotta qualcosa come “Certo che ho ragione” ed io rido brevemente.
“Ma c’è una cosa su cui ti sbagli: non è colpa tua.”
Elliot vorrebbe replicare, ma non gliene lascio il tempo.
“Tu probabilmente non ci avrai fatto caso” riprendo a parlare, deciso a portare il discorso a termine, “ma per noi il fatto che tu ci abbia accettati è stata la nostra salvezza.”
Tu che ci hai detto a gran voce: “Non essere codardo! Vivi!”
 “Conoscerti è stata una fortuna. Non dimenticheremo mai quello che hai fatto per noi.”
Per me, per Oz, per Vince, per Leo, per tutti coloro che sono venuti a contatto con te.
 “Grazie El---” mi interrompo un secondo,  per poi pronunciare con sicurezza: “Fratellino.”
Probabilmente non ho più il diritto di pensare come un fratello maggiore, ma sono fiero di te.
E l'ultima cosa che scorgo è il suo sorriso, un bellissimo sorriso triste che prende il posto della precedentemente espressione sorpresa, poi il buio ci coprì.

Man mano che mi risveglio, memorie di sogni passati riaffiorano a galla, si confondono e si mischiano nella mia testa in un turbine di melodie. Le sue melodie.
Mi crogiolo nel calore di quei ricordi finché la realtà non torna a bussare prepotentemente alle porte del sonno.
“Addio, Gilbert.”
Addio, Elliot.
.
.
.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pandora Hearts / Vai alla pagina dell'autore: shellby