6.30.
La sveglia decise di interrompere i sogni di Jamie, anche se non sognava più come una volta.
Indossò le sue fedeli converse bordeaux abbinate ad un leggings nero e ad una felpona bianca con un cerchio rosso al centro, che conteneva una scritta inutile. L’aveva probabilmente rubata dal cassetto di suo fratello, partito da ormai 3 anni per il college.
 
Non mangiò assolutamente niente, come era sua abitudine.
Lei sosteneva che lo facesse per prevenire un probabile mal di pancia dovuto al pullman, ma in realtà voleva solo cercare di essere migliore di Penny, la sua acerrima nemica, sempre pronta con la sua lingua avvelenata, contenuta nella sua piccola rosea bocca sempre ben truccata con un odioso ed esagerato rossetto rosso, che le faceva risaltare quegli spietati occhi neri, sovrastando la dolcezza dei suoi capelli ondulati biondi. Era solo una copertura. Lei non è affatto dolce.
 
Finì di legarsi i suoi lunghi capelli neri in una disastrosa coda che, il tempo di chiudere la porta dietro di se, erano di nuovo liberi. Sprigionavano tutta la sua insicurezza.
Salutò i suoi genitori, che si erano riuniti solo per salutarla, come farebbe una vera famiglia. Jamie detestava tutta questa finzione.
I suoi si erano separati da 8 anni e così dovevano rimanere. Non serviva fare il saluto di gruppo. Era tutta una finzione di amore e accordo.
 
Arrivò puntuale al parcheggio del liceo e si trovò un posticino nel cerchio che formavano i suoi compagni, lasciando al centro tutte le valigie.
Jamie non spense ugualmente la musica. Tanto non avrebbe aperto bocca. Meglio la musica.
 
7.45.
Il pullman arrivò, con 10 minuti di ritardo.
“Un classico..” bisbigliò Jamie.
 
Scelse un sedile vicino al finestrino appannato per l’aria gelida mattutina, non troppo in cima, non troppo in fondo.
La musica continuava a farle compagnia.
“Posso?” “Certo”. Nonostante Blair si fosse seduta accanto a lei, con tanto di sorriso, Jamie era sempre sola, e la musica era l’unica che continuava a farle compagnia.