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Autore: Felixfair    07/07/2014    1 recensioni
Clove è stata estratta per i settantaquattresimi Hunger Games, ma non ha paura: è forte, spietata e determinata a vincere. Partecipare agli Hunger Games è quasi un onore per lei. Sarà solo quando si accorgerà di provare qualcosa per Cato, il suo compagno di distretto, che inizierà a riflettere sulla natura dei giochi. Tra parole taglienti, sguardi di fuoco, e lotte mortali, Clove scoprirà che l'amore è la più affilata delle lame.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Cato, Clove
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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4. Fuoco e fiamme
 
Quando esco dal centro immagine sento la pelle prudere e pizzicare quasi come se mi fosse diventata piccola. Sono stata depilata, pettinata, lavata, esfoliata e truccata. Sono ancora troppo confusa per capire che cosa mi hanno fatto perché non lo capisco, non c'era un granché da fare per la verità, eppure ci hanno messo un'eternità per assicurarsi che non mi fosse rimasto nemmeno un pelo superfluo.
Non mi sono opposta, funziona così, e un tributo presentabile ha più opportunità di richiamare sponsor e poi se oltre ad essere letale posso essere anche affascinante... beh, ben venga. Il mio staff di preparatori mi ha lasciato qualche momento fa sola con il mio stilista e con addosso solo una specie di accappatoio che è così leggero che sembra fatto di carta velina. Me lo stringo addosso a disagio, dite pure quello che volete ma stare praticamente nudi davanti ad un estraneo mi indispone leggermente. Specie se quello non ti leva gli occhi di dosso un secondo e ti esamina dalla testa ai piedi quasi potesse vedere sotto a quel maledetto accappatoio... che poi non credo sia una cosa tanto difficile.
"Niente di che... ma ci si può lavorare su" dice con il petulante accento della Capitale "sono stilista da un bel po' sicuramente mi conosci... vedrai che compirò il miracolo, ti renderò graziosissima" dice tronfio con un sorriso tutto zucchero.
Certo che lo conosco. Capelli a spazzola dorati, occhi da gatto e pelle color carota, impossibile dimenticarsi di Lohan. Ma non voglio certo dare soddisfazione ad uno spocchioso stilista che mi definisce un mezzo disastro e vuole "rendermi graziosissima". Arricciò il naso in una smorfia e replico con tutto l'odio che riesco a mettere nella voce "Non l'ho mai sentita prima, e immagino che se l'avessi fatto mi ricorderei di questa specie di carota gigante. E forse non ha ancora parlato con il mio mentore ma l'obbiettivo non è rendermi graziosissima ma pericolosa. Deve esaltare la mia forza. Chiaro?" Lohan sgrana gli occhi chirurgicamente modificati e mi guarda come se avessi appena sputato nel suo piatto preferito. Emette un soffocato verso di stizza e bofonchia qualcosa sul suo "talento artistico represso" o qualcosa di simile.
So cosa sta pensando, che non sarà facile farmi sembrare forte, perché non lo sembro. Ho un corpo agile e scattante, sono allenata ma sono anche minuta e Cato mi ha sempre preso in giro per le mie "braccina sottili" paragonandomi ad un ramoscello. No, non sembro forte. Però lo sono. Sono sana, in forma. Conosco 30 modi di ammazzare una persona senza usare una lama e i coltelli da lancio sono un'estensione naturale del mio corpo. Non voglio usare i miei occhioni scuri o le mie detestate lentiggini per stregare il pubblico. Voglio che gli altri tributi mi temano, che vedano in me un feroce avversario. Voglio che vedano la verità e l'ho detto in faccia al mio stilista. Immagino che ora posso solo sperare.
*  *  *
 
Guardo la mia immagine riflessa nello specchio. Non è esattamente quello che avevo in mente ma non posso lamentarmi. Indosso un'armatura che ricorda quella di alcuni guerrieri antichi. E' fatta a scaglie, tutte d'oro, sulla testa ho un elmo sui cui lati si aprono un paio di ali, ho i capelli raccolti dietro la testa in una coda di cavallo e sul viso solo un filo di trucco. Meglio così, gli sponsor mi riconosceranno anche nell'arena. Faccio un giro su me stessa contemplandomi per intero. Nel complesso posso dichiararmi soddisfatta, quanto meno non è un abito fatto di paiette con ali da farfalla sulla schiena. Mi avvio verso i carri a passo sicuro e come al solito, Cato è già lì. Ci squadriamo a vicenda dalla testa ai piedi. Indossa un costume praticamente uguale al mio e lo stesso elmo alato. Su di lui però fa un altro effetto. Fa più paura. E’ bello e terribile: gli sponsor cadranno ai suoi piedi.
“Non male” commenta con un sorriso di scherno sulle labbra mentre mi fissa. “Considerato da che cosa si partiva davvero niente male” mi limito a rispondergli con un ringhio minaccioso. Lui ridacchia e poi ci dirigiamo al nostro carro.
Una volta saliti la musica d’apertura ha inizio, sparata ad un volume così alto che sembra rimbombarmi nelle ossa. Tutta Capitol City sta ascoltando e un brivido d’orgoglio mi corre lungo la schiena. I tributi del Distretto 1 scintillanti come gemme fanno davvero il loro effetto. Le porte si aprono e si sentono i ruggiti della folla.
Tipico di noi Favoriti.
Io e Cato prendiamo posizione, c’è un attimo, una frazione di secondo in cui credo di rivedere la stessa fugace espressione che aveva alla mietitura, ma come quella volta, è solo un attimo. Poi entrambi distogliamo lo sguardo e fissiamo dritti davanti a noi, appena il nostro carro fa il suo ingresso una seconda ondata di esultazioni ci travolge. Capitol City non ha occhi che per i Favoriti e io e Cato siamo tra quelli. Beati e senza alcuna insicurezza… almeno finché non sentiamo un altro urlo della folla.
Il numero del distretto non è quello che dovrebbe essere. 12. La folla sta urlando per il Distretto 12. Mi volto e per un attimo rimango senza fiato, poi stringo i denti e convergo molto in fretta l’ammirazione in rabbia cieca.
Katniss e Peeta stanno facendo fuoco e fiamme è proprio il caso di dirlo, i loro costumi sono spettacolari e tutta Capitol City pende dalle loro labbra. La volontaria sembra avere particolare successo mentre distribuisce baci a destra e a manca, la folla la chiama “KATNISS! KATNISS!”… sgualdrina. Cato deve notare il mio sguardo assassino perché inclina la testa verso di me e mi guarda perplesso.
“Clove?” non ho voglia di rispondergli
“Sta zitto” replico nera in volto praticamente ringhiando.
 
Dopo quella che mi sembra un’eternità tutti i 12 carri si posizionano nell’Anfiteatro cittadino, i carri si posizionano davanti al Presidente e con un ultima manciata di note la musica si conclude mentre lui ci da il benvenuto ufficiale. Negli schermi dove dovrebbero comparire i volti di tutte le coppie di tributi, vengono inquadrati un po’ troppo spesso i due del 12. Stringo i denti così forte da farli stridere tra loro, Cato continua a fissarmi e io continuo a fissare Katniss. Le telecamere sembrano non volerla lasciare andare, persino all’uscita, quando ormai è tutto finito e stiamo rientrando si soffermano di più sul carro rosso fuoco.
Appena ritorno dentro al Centro di Addestramento mi strappo l’elmo di dosso furibonda e lo scaglio di lato mentre impreco in una maniera che non dovrei nemmeno conoscere. I preparatori mi supplicano di non fare danni con le loro vocine stridule e a fermarmi è Cato che mi afferra saldamente per le spalle. Saggia mossa fermarmi adesso, se esplodo sono inarrestabile. Si vede che mi conosce il maledetto.
“Clove! Era solo la sfilata. Guardami. Capitol City ci adora lo stesso. Lo sappiamo come combatte il 12 non si faranno tutti incantare da un bel vestitino, va bene? Calmati” faccio un paio di respiri profondi e alla fine Cato mi lascia andare. A quel punto alzo lo sguardo verso di lui “Sono i nostri Hunger Games. E non permetterò a nessuno di portarmeli via. Tanto meno ad una sciacquetta del genere. Brucerà all’inferno” Nessuno ha il diritto di umiliarmi. Nessuno.
  
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