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Autore: KokoroLilium    07/07/2014    5 recensioni
"Le voci che corrono sono così, parlano della polvere depositata su vecchie valigie mai disfatte come di pericolosa polvere da sparo.
E così del ragazzo in cima al faro si diceva fosse figlio delle stelle, dagli occhi argentei sempre rivolti verso il cielo in nostalgici sospiri, o che addirittura fosse un fantasma solitario, lo spirito del figlio di un qualche marinaio o pescatore spinto troppo a largo dalla corrente impetuosa.
[...] le voci erano arrivate anche alle orecchie di un ragazzo curioso ed appassionato di antiche leggende. Si chiamava Kyungsoo e la sua curiosità lo avrebbe portato molto lontano o molto vicino, sul ciglio della scogliera. In cima al faro."
{KaiSoo | side! Sekai}
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Poche parole: Salve! Finalmente riesco a postare il mio tesorino, che spero con tutto il cuore venga fuori come lo immagino nella mia testolina XD Come al solito ringrazio la mia Joja - Cheshire_ -, la mia dolce beta, nonché orsetto dolcioso u.u, che mi sopporta pazientemente e non preme mai il grilletto della pistola che mi punta alla testa :D (??)
Hope you like it!
Koko-
P.s. Bannerino sempre molto arrangiato, non sono brava con l'editing, ma ripeto la minaccia: se lo trovo da qualche altra parte che non sia questa fiction mangio le dita a qualcuno c: *come sei dolce, Koko* Shhh u.u
















I.

Basta un sussurro e le voci corrono.
Il mondo accosta le orecchie al bicchiere premuto contro la parete e sbircia con l'occhio socchiuso nella serratura sui segreti del mondo. Stringe le pupille e sorride, si interessa dei misteri dell'universo, convinto di coglierne l'essenza, e se invece vede granelli di polvere fluttuare davanti ad una finestra fa caso a quelli più che alla luce del sole, limpida e pura, che filtra pallida tra le tende.
Le voci che corrono sono così, parlano della polvere depositata su vecchie valigie mai disfatte come di pericolosa polvere da sparo.
E così del ragazzo in cima al faro si diceva fosse figlio delle stelle, dagli occhi argentei sempre rivolti verso il cielo in nostalgici sospiri, o che addirittura fosse un fantasma solitario, lo spirito del figlio di un qualche marinaio o pescatore spinto troppo a largo dalla corrente impetuosa.
E le voci che corrono sono così, si alimentano di loro stesse, ed è un continuo autosuggestionarsi ed, in questo modo, accrescersi. Così, in quel paesino marittimo dove nulla più di qualche casa di legno con adorabili portici si ergeva dalla terra poco fertile se non quel faro in cima alla scogliera, le voci erano arrivate anche alle orecchie di un ragazzo curioso ed appassionato di antiche leggende.
Si chiamava Kyungsoo e la sua curiosità lo avrebbe portato molto lontano o molto vicino, sul ciglio della scogliera. In cima al faro.


Era un freddo giorno di febbraio e il cielo accennava a concedere qualche ora di tregua dall'esasperante grigiore invernale per donare al piccolo paese dei frammenti di cielo azzurro, incorniciati da nuvole minacciose quanto, ormai, usuali. Il mare da sempre in burrasca si era ora acquietato e si limitava a tremolare in piccole e dolci increspature.
Kyungsoo camminava a piedi scalzi nella sabbia fredda e biancastra del litorale con le scarpe in mano e la testa da tutt'altra parte fuorché sulle spalle, sfiorato dalla pungente brezza del primo pomeriggio che gli scompigliava i capelli e li impregnava di salsedine. Stretto nella giacca e con i pugni nascosti nelle ampie tasche camminava a passo svelto verso la destinazione.
La strada diventava gradualmente più ripida ed il respiro iniziava a mancare, ma Kyungsoo era curioso. Non sarebbe tornato a casa per ritrovarsi a coccolare un cane scontroso per ore ed ore, come spesso faceva. Quel giorno aveva optato per qualcosa di decisamente diverso.
La pulce gli era entrata nell'orecchio mentre faceva la spesa nel piccolo alimentari vicino casa, sentendo parlare una madre e sua figlia del mistero del faro e del desiderio non assecondato della bambina di indagare. Kyungsoo, invece, di indagare aveva voglia eccome, e non si sarebbe fatto scappare una simile occasione, con un cielo così limpido, una tale quiete delle onde che ora gli lambivano appena i piedi, facendolo trasalire.
Ed eccolo, lì, davanti a lui. Esile ed imponente, sorgeva dalle rocce come fosse parte di esse e la spirale color mattone dipinta sulle sue pareti fino alla cima non più illuminata da più di due anni dava l’impressione che si stagliasse inesorabilmente verso il cielo.
Dal rinnovamento delle rotte navali quel vecchio faro era ormai diventato inutile, e la sua fiamma era stata quindi spenta. Si era trasformato in un antico monumento, il ricordo di tutte le navi che avevano sfiorato quelle acque, i pescatori che tornando a casa dopo una lunga giornata e vedendo quella luce nella notte, avevano sorriso e deviato la loro rotta, sollevati di aver trovato un’indicazione.
Kyungsoo si fermò ad osservarlo per qualche secondo, conscio che probabilmente lì su non avrebbe trovato nulla se non polvere e ragnatele, tuttavia alzò un piede e si convinse a proseguire.
Arrivato davanti alla pesante porta in legno massello, gli bastò darle una spallata per far cedere i cardini arrugginiti. All’interno era molto buio; solo le ripide scale a chiocciola erano lievemente illuminate da piccole finestrelle simili a fessure che ne seguivano il corso, e rivelavano qua e là chiazze di muschio umido e verdastro.
Kyungsoo si sentiva decisamente emozionato allo stesso tempo si rendeva perfettamente conto di quanto tutta quella sua eccitazione fosse patetica, eppure prese un bel respiro che gli riempì i polmoni di aria umida e stantia e mise un piede sul primo scalino.
Anche e soprattutto da bambino, Kyungsoo aveva fatto passare i guai ai suoi nonni a causa della sua inguaribile curiosità. Un topolino capace di infiltrarsi in ogni pertugio, amante dei segreti celati dal tempo e collezionista di suggestivi frammenti di storia. Non esisteva nel raggio di chilometri una casa abbandonata che non avesse perlustrato, una vecchia cantina che non avesse esplorato da cima a fondo.
In quel momento, Kyungsoo si rendeva conto passo dopo passo verso la cima del faro di star tornando bambino ed i piedi ormai quasi volavano verso l’ignoto, automatici, frenetici, e quasi immaginava sua nonna – ora da tempo addormentata con suo nonno e suo padre – prendergli una mano e tentare di frenarlo, promettendogli ore di giochi sul molo in cambio di un po’ di buon senso.
Improvvisamente, quasi senza alcun preavviso se non un graduale aumento della luce, Kyungsoo si ritrovò davanti a una porta socchiusa.
Con il cuore che gli batteva sempre più veloce, sbirciò dentro. Era una grande stanza, le pareti fatte di vetro ed un grande fanale al centro, probabilmente il cuore del faro, ovviamente in disuso per quanto lasciavano dedurre i meccanismi macchiati di ruggine. Tutto attorno non c’era nient’altro se non un baule, una rete da pesca affissa a due ganci e… e un letto, pensò Kyungsoo, nonostante riuscisse a vederne solo la pediera scura, modesta, in ferro. Ed eccolo lì, Do Kyungsoo, curioso come non mai, mentre poggia delicatamente una mano sul legno e spinge lentamente la porta verso l’interno, emettendo un lieve cigolìo.
Ed improvvisamente sgrana gli occhi e trattiene il respiro, perché c’è qualcuno sdraiato sul letto.







  
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