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Autore: Juls18    08/07/2014    4 recensioni
"Lo sentiva sempre su di se quello sguardo. Ogni volta che entrava in una stanza, ogni passo che faceva, ogni persona con cui si fermava a parlare, lui la guardava. Il suo sguardo era pesante e a volte opprimente, ma lei si era resa conto che lo cercava .Era un gioco pericoloso, lei lo sapeva bene. Non lo poteva fare, non lo doveva fare. Se qualcuno se ne fosse accorto sarebbe stata la loro fine. Ma quel gioco era seducente e affascinante."
Può un semplice sguardo scatenare qualcosa di totalmente inaspettato e travolgente? può bastare uno sguardo per fare innamorare? può una principessa cadere nella trappola dell'amore solo per essersi specchiata negli occhi di un uomo? può una principessa salvarsi da un amore che non ha chiesto, ma che l'ha solo travolta?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giochi di Sguardi

Giochi di Sguardi

 

Lo sentiva sempre su di se quello sguardo. Ogni volta che entrava in una stanza, ogni passo che faceva, ogni persona con cui si fermava a parlare, lui la guardava. Il suo sguardo era pesante e a volte opprimente, ma lei si era resa conto che lo cercava. Faceva di tutto per farsi guardare da lui. La scelta degli abiti era sempre pensata per lui, ogni movimento che faceva era per lui, ogni sorriso era per lui. Era iniziato tutto come un gioco, un gioco tra lei e le sue amiche, un gioco che l’avrebbe condannata per sempre.

-Chi riuscirà a farsi fissare, da lui, per più di un minuto, avrà vinto-

E lei aveva iniziato a giocare, e alla fine aveva vinto. Lui l’aveva fissata. Non solo una volta, ma anche le volte dopo, e da quel momento il loro gioco era iniziato. Era un gioco pericoloso, lei lo sapeva bene. Non lo poteva fare, non lo doveva fare. Se qualcuno se ne fosse accorto sarebbe stata la loro fine. Ma quel gioco era seducente e affascinante. Era una specie di droga per loro due. Lui sapeva che ogni cosa che lei faceva lo faceva per lui e lui la ricompensava con il suo sguardo, con le sue attenzioni. Ma ormai questo non bastava più a nessuno dei due. Il passo successivo lo fece lei, quando incominciò a fissarlo a sua volta. La prima volta che lo fece fu solo per pochi secondi. Aveva troppa paura di essere colta sul fatto. Il suo cuore aveva battuto ad un ritmo frenetico, un misto di eccitazione e paura. Ma nessuno l’aveva vista. Da allora aveva continuato, sempre di più, aumentando il tempo in cui lo guardava, secondi che sembravano minuti, ore. Era sempre stato così bello? Forse si, solo che non se n’era mai accorta, non si era mai accorta di quanto fosse diventato alto, elegante, fiero, di come il suo comportamento fosse diventato così principesco. Ancora lei non capiva cosa la spingesse a cercarlo in quel modo e a farsi cercare. Lo capì nel momento stesso in cui lui iniziò una nuova fase del loro gioco, la terza. Il guardarsi reciprocamente negli occhi. La prima volta che lui lo fece, lei credette che fosse capitato per sbaglio. Durò solo una frazione di secondo, ma bastò. Le si imporporarono le gote e il cuore le parve impazzire. Sentire il suo sguardo addosso era una cosa, vedere il modo in cui la guardava era tutt’altro. Ciò che aveva provato l’aveva sconvolta. Pochi attimi erano bastati, uno sguardo veloce, ed era come se lui fosse arrivato ad accendere una parte della sua anima che prima lei non sapeva nemmeno di avere. Da quel momento iniziò la loro caduta. Il gioco divenne sempre più pericoloso, il tempo sempre più lungo, la passione sempre più palpabile.

I primi segni che qualcuno se ne stava accorgendo arrivarono poco dopo. La gente parla, parla da sempre, ma lei non era preparata ad esserne oggetto. Credevano di essere stati discreti, di non avere fatto intuire nulla, ma i maliziosi aveva visto. E le voci avevano iniziato a girare.

-Non ti sei accorto di come si guardano?-

-È come se si volessero mangiarsi a vicenda, è un’indecenza-

-Qualcuno dovrebbe avvisarli… certi giochi vanno fatti solo in camera da letto, non davanti a tutti-

-Oh andiamo, sono solo dei ragazzi. Come potere dire cose così…-

-Ma è la verità, basta guardarli. Non è certamente un comportamento degno di un principe o di una principessa-

-Sono d’accordo, secondo me è vergognoso. Potrebbero creare uno scandalo di proporzioni catastrofiche…-

-Qualcuno dovrebbe avvisare la madre di lei e dirle di tenerla in riga…-

-Ma lo sai, no? Hanno speso anni ad insegnarle le buone maniere con scarsi risultati, lo sappiamo tutti. Non si può cavare il sangue dalle rape…-

Furono le chiacchiere ad interrompere i loro sguardi. Fu difficile, straziante e doloroso, ma smisero. Lui fu il primo a smettere. Cercarono di evitarsi il più possibile, di guardarsi in modo normale se obbligati, di evitare di alimentare altri pettegolezzi. Ci riuscirono… alla fine furono quasi dimenticati. La voce smise di girare, le chiacchiere vennero zittite, e ogni dubbio fugato. Tra i due non c’era niente, era impossibile. Erano solo dei ragazzi, poco più che adolescenti, come potevano  pensare che potessero avere un comportamento disdicevole? Alla loro giovane età la malizia non sapevano nemmeno cosa fosse. Erano solo chiacchiere maligne messe in giro da gente invidiosa. Alla fine, come erano state veloci a divampare, così altrettanto velocemente i pettegolezzi si spensero, e loro tornarono ad essere sola una semplice principessa e un semplice principe.

 

Passarono anni, prima che lui tornasse a guardarla. Anni in cui fecero di tutto per rimanere il più lontano possibile l’uno dall’altro. Avevano approfittato di questa lontananza per migliorarsi. Il loro comportamento era diventato impeccabile, le buone maniere erano state assimilate perfettamente, soprattutto, avevano fatto in modo da non avere alcuna relazione l’uno con l’altra. Certe volte lei stessa metteva in dubbio i suoi ricordi. Era davvero accaduto? Quegli sguardi, quegli occhi che sognava ancora, c’erano veramente stati? Possibile che si fosse immaginata tutto quanto? I suoi occhi su di lei, quella sensazione di calore nel petto… tutto sembrava una lontana e assurda follia. Lui non poteva desiderare lei, lui non voleva lei. Non era mai stata definita desiderabile, lui, invece lo era. Di certo lui l’aveva già dimenticata… volerla, che assurdità! Ma lei voleva lui? Quella domanda la perseguitava, ormai, da anni. Era stato solo un gioco anche per lei o tutto quanto voleva dire di più? Aveva paura della risposta, forse perché sapeva già quale fosse, e non poteva permetterselo. Il suo ruolo era stato stabilito già da molto tempo, il suo futuro era già stato disegnato. E in quel futuro per lui non c’era spazio.

Ma certe cose non si possono fermare. Fu durante un ballo, un semplice, innocuo ballo, in cui tutto andò in pezzi. Furono obbligati a ballare insieme, e per ballare dovevano guardarsi. Lei aveva cercato in tutti i modi di evitarlo, di evitare quella situazione, ma niente era servito. Nell’esatto momento in cui lui l’aveva stretta tra le braccia e l’aveva guardata, anzi ammirata, lei aveva ceduto. Il suo corpo era stato percorso da un brivido, una vampata di calore si era sprigionata dentro di lei, tutto quanto era sparito, tranne i suoi occhi. Occhi blu e occhi verde-acqua si specchiarono per la prima volta l’uno nell’altro, e tutto il loro mondo sembrò convergere lì dentro. Il ballo durò solo pochi minuti, ma fu sufficiente. Quando la musica finì, lui indugiò troppo prima di lasciala andare e lei se ne accorse. E quegli occhi erano tornati a parlarle, in un linguaggio che era impossibile per lei non capire. Le avevano formulato una domanda. Pregò solo che lui avesse capito la sua risposta.

Il luogo dell’incontro era il giardino. Nessuno vide le due figure scivolare fuori dalla sala dove si svolgeva il ballo. Le ombre della notte furono loro alleate, e li preservarono dagli sguardi indiscreti. Per la prima volta parlarono. Si dissero tutto quello che non avevano mai avuto la possibilità di dire. Si conobbero, cercarono di scoprire il più possibile quali erano le passioni dell’altro, le letture preferite, i cibi preferiti, il colore preferito… parlarono fino all’alba, senza accorgersi del tempo che passava. Fu la luce a fermarli. La notte aveva provato a resistere il più a lungo possibile per permettere ai due giovani di avere altro tempo, ma alla fine dovette cedere il passo al sole e alla luce di un nuovo giorno. Se ne andarono separatamente, prima lei, poi lui. Prima di andare, però, si scambiarono un lungo sguardo.

-Presto, ci vedremo di nuovo presto-

-Quando?-

-Stanotte-

-Ma come faremo?-

-Verrò io da te, te lo prometto-

-Ti aspetterò-

E la notte dopo lui venne, e quella dopo ancora e quella dopo, per molte notti. Venne sempre, tutte le volte che lei aveva bisogno di lui. E lei aspettava con ansia il buoi, il comparire delle stelle e della luna, diventate ormai la sua sola fonte di gioia. Fu durante una di quelle notti che accadde. Non sapeva da quanto si incontravano. Una settimana, un mese? Il tempo aveva perso di ogni significato. Tutto quello che contava erano i minuti che potevano passare l’uno con l’altro. E in uno di quei momenti, lui le si avvicinò piano, sempre guardandola, mai distogliendo lo sguardo da lei e la baciò. La baciò per la prima volta e fu come se un fuoco divampasse tra loro. Sapevano che non potevano provare ciò che provavano,  che quello che stavano facendo gli era proibito. Ma il proibito ha sempre un fascino particolare e irresistibile, più provi a stargli lontana, più ne sei attratta. E loro si lasciarono andare a quella passione, caddero in quel vortice di proibito, e la notte, unica testimone, li vide diventare amanti.

 

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-Non voglio sposarmi!-

fu la decisa risposta della principessa.

-Andiamo Rein! Sei una donna ormai, hai diciotto anni e…-

-Appunto, ho solo diciotto anni. Sono troppo giovane per sposarmi, non sono pronta per essere una moglie-

-Invece sarai una moglie meravigliosa, una regina straordinaria e una madre amorevole-

-Madre? Cosa c’entra il diventare madre adesso?-

la regina Elsa non poté trattenere una piccola risata.

-Rein, andiamo. L’obbiettivo principale del matrimonio è quello di concepire figli. La cosa diventa ancora più importante quando è una principessa, una futura regina, a sposarsi. Il dare un erede al proprio marito e al proprio paese deve essere la tua priorità, l’unico tuo scopo, ad essere sinceri. Prima darai un erede, prima la tua posizione sarà consolidata all’interno della corte-

-Quindi mi stai dicendo che tutto quello che devo fare è farmi mettere incinta da un uomo che non voglio e che non amo? Portare dentro di me un figlio che probabilmente non voglio e poi doverlo crescere illudendolo che i suoi genitori si amano? Questa non è la vita che voglio-

lo schiaffo di sua madre la colse impreparata.

-Non osare mai più dire una cosa simile. Tu ti sposerai, e ne sarai felice. L’amore arriverà con il tempo, e poi l’amore non è indispensabile per il buon funzionamento di un matrimonio. Lascia l’illusione dell’amore a qualcun altro. Sai quante donne vorrebbero trovarsi al tuo posto? Sai quante ti invidieranno per il privilegio che hai avuto?-

-Allora trovate una di quelle e concedetele questo privilegio. Io non lo voglio e non l’ho chiesto-

-Tu ti sposerai signorina, a meno che tu non voglia vivere da reclusa per sempre in una stanza, lontana dalla vita di corte, dimenticata da tutti. Perché l’unico motivo per cui acconsentirò a non farti sposare può essere solo una tua morte improvvisa, che essa sia reale o inscenata. Questa è l’offerta che ti viene fatta Rein, o ti sposi e sarà come se tu fossi morta. Domattina mi comunicherai la tua scelta, anche se sono certa di sapere cosa mi risponderai-

e con uno svolazzare di sete ricamate, la regina uscì dalla stanza, lasciando Rein sola.

 

-Mi vogliono fare sposare-

fu tutto quello che riuscì a dire. Anche quella sera lui era andato da lei, e solo lei poteva sapere quanto ne aveva bisogno. Quando era arrivato non le aveva fatto domande, l’aveva semplicemente amata. Le parole avrebbero potuto aspettare. Ora erano sdraiati sul prato, la testa di lei appoggiata sul petto di lui. Il battito del suo cuore calmo e il suo lento respirare, con l’alzarsi e l’abbassarsi del suo petto l’aiutavano aiutata a calmarsi.

-E tu lo vuoi?-

-No! Certo che no! Non posso sposarlo io… io non lo amo!-

-Non amarlo non è una ragione sufficiente, lo sai. Non per quelli come noi…-

Rein si alzò e lo guardò negli occhi.

-Come puoi dirmi questo! Vuoi vedermi sposata ad un altro uomo? Vuoi che tra noi tutto finisca? Vuoi vedermi portare in grembo il figlio di un altro? Vuoi sapermi costretta a toccare un altro come tocco te o…-

lui la prese per le spalle, guardandola fissa.

-Non voglio vederti con nessun altro se non che con me, e tu lo sai. Ma non posso tenerti per me, Rein. Io non potrò mai sposarti, io e te non potremmo vai vivere alla luce del sole il nostro amore-

-Questo lo so. Ma come posso sposare un uomo se l’unico che amo sei tu?-

-Tu mi ami?-

Rein lo guardò allibita.

-Certo che ti amo. Ti amo dal momento in cui mi hai baciata la prima volta, ti amo da quando mi hai stretta nelle tue braccia. Ti amo-

-Ti amo anche io Rein, con tutto me stesso-

-E allora non farmi sposare con un altro…-

calde lacrime iniziarono a scendere dagli occhi acqua-marina della principessa. Lui la prese tra le sue braccia, cullandola, cercando di calmarla.

-Non posso impedirlo, non me lo chiedere, perché è l’unica cosa che non posso fare. Dovrai essere forte e sopportare. Io verrò tutte le volte che potrò, ti starò accanto in ogni momento, ogni mio pensiero sarà per te, solo per te. La mia vita sarà per sempre tua-

-Giuro che in ogni momento che sarò costretta a passare con lui penserò a te. I baci che dovrò dargli sono tuoi, come le mie carezze. Quando mi sposerò, quel giorno io non sposerò lui, ma te. Il mio cuore sarà sempre e solo tuo, come la mia anima-

Quella notte si amarono ancora e ancora, cercando di imprimersi nella memoria ogni singolo dettaglio l’uno dell’altro. Quando si sarebbero potuti rincontrare non lo sapevano. Forse non avrebbero mai più potuto farlo. Questa consapevolezza rese ogni loro gesto ancora più intenso. Le loro mani cercavano continuamente il contatto con l’altro, le loro bocche fameliche non si lasciavano mai, i loro occhi si cercavano e si bramavano tanto quanto i loro corpi. E quando il sole interruppe la loro notte di passione, strappandoli dalle reciproche braccia, non ci fu bisogno di parole. Quando lui le fece scivolare al polso un piccolo braccialetto d’argento lei non ne fu stupita.

-Non lo toglierò mai-

e lui se ne andò, inghiottito dalla luce del giorno. Fu come se un pezzo della sua anima fosse morto per sempre.

 

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Il matrimonio fu sfarzoso e imponente. A memoria d’uomo, non si ricordava un evento simile da molti anni. Un matrimonio reale tra due famiglie di regnanti non si verificava da oltre cento anni, e il fatto che a sposarsi fosse una delle principesse gemelle, salvatrice del loro mondo, rendeva il tutto ancora più grandioso. Per il suo abito nuziale erano stati impiegati i migliori sarti da tutti i regni. Si diceva che per la decorazione del corpetto ci fossero voluti due mesi, e il lavoro incessante di più di cinquanta donne. Si era perso il conto dei metri di stoffa che erano stati tagliati, modellati e cuciti. Solo lo strascico misurava più di dieci metri ed era necessario l’aiuto di sei persone per portarlo. Non era stato difficile trovare sei giovani dame disposte a portare il lungo strascico. Era considerato un grande onore portare il velo della sposa, un onore che molte donne avevano lottato per avere. Scegliere le sei fortunate dame era stato compito della principessa stessa, un compito di cui Rein avrebbe voluto fare volentieri a meno. Ogni cosa che riguardava il matrimonio la annoiava. L’unica cosa che le importava veramente era che quel giorno arrivasse presto e passasse con altrettanta rapidità. Le persone attorno a lei avevano scambiato quest’impazienza per voglia di iniziare la sua nuova vita. Tutti vedevano ciò che volevano vedere.

Il grande giorno passò anche troppo rapidamente. Tutto si svolse nel migliore dei modi, nessun incidente o imprevisto. Rein splendeva nel suo abito bianco. La cerimonia fu considerata la più bella di sempre, il banchetto il migliore che la memoria di un uomo potesse ricordare, i balli i più splendidi… tutto fu considerato perfetto, un segno di buon auspicio per la nuova giovane coppia. L’unico momento che Rein ricordava con chiarezza era stato quando aveva potuto ballare con lui. Ironico, come nel giorno del suo matrimonio, si fosse sentita felice solo quando era stata stretta tra le braccia di un altro uomo. Era tradizione che lo sposo e la sposa aprissero e chiudessero le danze, ma niente impediva, nel mezzo del ricevimento, di ballare con chi lei desiderasse. E Rein ballò con tutti, in modo che il loro ballo passasse pressoché inosservato. Forse qualcuno poteva avere commentato che l’espressione della sposa si era come risvegliato mentre volteggiava tra quelle braccia che non erano quelle di suo marito, che il suo sorriso era stato più brillante quando si era rivolto a lui, invece che al re, ora suo sposo. Ma quelle chiacchiere furono presto dimenticate, mentre il momento per la prima notte di nozze si avvicinava. A Rein non sfuggirono i sorrisi maliziosi delle donne sposate che le rivolgevano, mentre la pensavano una giovane vergine sposina, intenta ad affrontare una prova, da molte, considerata decisiva . In realtà Rein sapeva bene cosa doveva succedere, e tutto quello che riusciva a pensare era come potere ingannare il suo neo marito che la sua verginità, la dote più importante che una giovane principessa potesse portare a suo marito, più di doni e ricchezze, se ne era andata, donata tempo prima ad un altro uomo, l’unico uomo del suo cuore. E fu per lui che si voltò, un’ultima volta, verso quella sala gremita di persone. Le bastò un secondo per individuarlo. Gli sorrise, prima di rivoltarsi e procedere verso il compito che l’attendeva. Ma a lui non sfuggì il gesto della sua principessa, lo vide perfettamente. La vide portarsi alle labbra e baciare il sottile filo d’argento che portava al polso.

 

Come Rein fosse riuscita ad ingannare suo marito durante la loro prima notte di nozze assieme, rimase un mistero, racchiuso tra le mura della sua stanza. Quando il giorno dopo, il lenzuolo bianco venne mostrato dalle finestre del castello, tutti poterono vedere una macchia rossa proprio al centro, segno che quello che doveva essere compiuto era stato fatto. L’inganno aveva avuto successo.

 

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La vita matrimoniale si rivelò ben diversa da come Rein se l’era immaginata. Suo marito le prestava poca attenzione durante il giorno, e la notte spesso non si presentava nella sua stanza. Erano molto pochi i momenti in cui doveva fingere di amarlo, e la freddezza e il distacco con cui veniva trattata dal suo sposo non le pesava, anzi per lei era una benedizione. Gli unici momenti di sconforto venivano con la notte, quando si ritrovava ad aspettare sveglia alla finestra, in attesa di una visita che però non si faceva mai vedere. Lo aspettava, ma lui non veniva. Più il tempo passava, più la sua speranza diminuiva di volta in volta. Le bastava posare lo sguardo sul suo pegno d’amore, però, per riaccendere la sua speranza. Prima o poi lui sarebbe tornato, finché avesse indossato quel cerchio d’argento, lui l’avrebbe trovata.

Arrivò dopo quasi un anno. Lei si trovava nel giardino del palazzo, in un angolo che aveva adibito a suo giardino personale. Aveva dovuto lottare per avere quel piccolo spazio.

-Non capisco Rein… perché vuoi un tuo giardino quando hai a disposizione quello del castello-

-Per avere un posto dove potermi rilassare-

-Hai già la tua stanza-

-Ma un giardino è diverso, mio re. Non chiedo molto, credetemi. Desidero solo un piccolo roseto, dove potere andare a leggere all’ombra nel pomeriggio, dove potermi gustare una tazza di te, senza che nessuno mi venga a disturbare. Chiedo solo questo, mio signore-

Alla fine l’aveva ottenuto. Aveva scelto personalmente i fiori, aveva assistito alla loro sistemazione ed era lei stessa a prendersene cura. Era il suo angolo, lì nessuno la poteva disturbare. E fu proprio lì che lui la trovò. Non ci fu bisogno di molte parole. Si ritrovò tra le sue braccia in poco tempo, e fu come se non si fossero mai lasciati.

-Quanto mi è mancato il tuo profumo, quanto mi sono mancati i tuoi baci… mi è mancato tutto di te-

 

Iniziarono a vedersi quasi tutte le notti. Appena Rein aveva la certezza che nessuno la vedesse, o la seguisse, andava veloce al giardino e si buttava tra le braccia del suo amato. Quel periodo riportò la felicità nella vita di Rein. Tutti, al castello, si resero conto di questo cambiamento. La giovane regina sorrideva di più, rideva, forse per la prima volta da quando era arrivata, era allegra, sul suo volto era sempre possibile vedere un’ombra di sorriso. Sembrava che la vita fosse tornata a scorrerle dentro, e le voci su questo cambiamento si sprecavano a fare supposizioni

-Che il re finalmente le dedichi le attenzioni che una donna merita?-

-No, quello non c’entra. Il re fa visita alla regina come sempre…-

-Allora, che sia incinta? Una gravidanza spiegherebbe questo cambiamento-

-Impossibile. Non ci sono segni di una gravidanza, niente nausee mattutine, niente sbalzi d’umore, non è nemmeno ingrassata come, la sua pancia è liscia come sempre… una gravidanza l’escludo-

-Allora cosa può essere?-

-Forse è solo felice!-

-O forse ha un amante…-

-Un amante?-

-Certo, pensateci è logico. Il suo giardino privato, il suo buon umore improvviso, quella luce nello sguardo, sono i segni di una donna appagata. E visto che il re non le fa visita spesso…-

 

Su chi potesse essere l’amante della regina, e se esistesse davvero, i nomi si sprecavano. Il giardiniere? Un membro della guardia reale? Un nobile? Nessuno aveva mai avuto l’impressione di vedere qualcuno uscire dal giardino, nessuno che si comportava in modo ambiguo, e la regina stessa non forniva indizi. Non sorrideva in modo particolare a nessuno, non sembrava degnare di particolari attenzioni nessuno, non favoriva nessun nobile. Possibile che fosse solo una donna felice? Possibile che non ci fosse veramente nessun amante? Si sa, le voci non sempre sono affidabili, ma possono portare alla distruzione di molte persone. E le chiacchiere avrebbero presto distrutto la felicità della giovane Rein.

 

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Fu il re suo marito a sorprenderla. La prima volta che aveva sentito le voci su un possibile tradimento della sua sposa, si era messo a ridere.

-Rein con un amante? È impossibile. Conosco mia moglie, non ne sarebbe capace-

ma il dubbio è una strana e orribile creatura. Per quanto il re cercasse di ignorarlo, quel pensiero tornava sempre a tormentarlo. Si era insinuato nella mente del sovrano, e lui iniziò a temere. Per fugare ogni dubbio, spesso si presentava non annunciato in camera della regina, ma lei era sempre là, ogni volta che andava, e sempre sola. Rein non poteva tradirlo. Aveva fiducia verso nella sua sposa, mai avrebbe sospettato di lei, il solo sospettarla di un atto così grave era impensabile. Se non fosse stato per una notte, probabilmente il re non se ne sarebbe mai accorto. Era tardi, molto tardi. Un orologio aveva segnato le due di notte, molto tempo prima. Il re era stato trattenuto più del dovuto ad un consiglio di stato. Si stava dirigendo verso i suoi appartamenti quando all’ultimo cambiò idea. Aveva bisogno di rilassarsi, e gli venne voglia di sua moglie. Entrò piano nella stanza, per non volerla svegliare, e quando raggiunse il letto si sdraiò piano, cercando di fare il minimo rumore. Fu quando allungò la mano verso l’altra metà del letto e lo trovò vuoto che si rese conto che qualcosa non andava. Si affrettò ad accendere la luce, e tutto quello che vide lo terrorizzò. La stanza era vuota, della sua sposa nessuna traccia. Chiamò subito le guardie

-Trovatela e portatela da me-

ci misero poco. Dopo appena dieci minuti le guardie tornarono, scortando la regina. Era vestita, aveva le gote arrossate e uno sguardo spaventato.

-Mio re…-

lo schiaffo arrivò forte e senza alcun preavviso.

-Dov’eri!-

-Io… io chiedo scuse se vi ho recato offesa, maestà. Non riuscivo a dormire e sono scesa a fare una passeggiata in giardino. Stavo tornando indietro quando le guardie mi hanno trovata e…-

la schiaffeggiò ancora, più forte, prima che potesse finire la frase.

-Ti è vietato uscire la notte senza una scorta, sono stato chiaro? D’ora in poi avrete guardie davanti alle porte, e sarete scortata ovunque. Non sarete mai lasciata sola, sono stato chiaro?-

Rein si limitò ad annuire, mentre si premeva una mano sulla guancia schiaffeggiata. Quella notte il re la possedette con violenza e brutalità, facendole capire bene una cosa. Lei era sua, era una sua proprietà, e che la cosa le piacesse o meno, avrebbe mantenuto il suo possesso. Nessuno gliel’avrebbe portata via.

La prigionia spense ogni traccia di vita da Rein. I suoi sorrisi sparirono, i suoi occhi non ridevano più, la sua gioia era stata prosciugata. Ovunque andasse era scortata, ogni sua parola era ascoltata, ogni persona con cui si fermava a parlare veniva sospettato, tutto veniva riferito al re. L’unico momento in cui era sola era quando veniva lasciata nella sua stanza. Le guardie pattugliavano l’ingresso, nessuno poteva entrare o uscire senza essere visto. Ma la finestra rimase incustodita. E fu dalla finestra che lui tornò. La notte tornò ad essere di nuovo la sua fuga da una vita triste e vuota. La notte, tuttavia, colei che li aveva protetti per così tanti anni, fu la loro vera traditrice.

Il buoi permetteva di potersi intrufolare di nascosto in una stanza, ma permetteva anche di vedere e di non essere visti. L’unica via d’accesso che sembrava libera era, in realtà, ciò che veniva costantemente sorvegliata. Era stata un’idea del re stesso. Se voleva smascherare l’altro uomo, perché ormai era certo che un altro uomo fosse presente nella vita di sua moglie, doveva cogliere sul fatto i due amanti. E fu durante una notte di luna piena che la sentinella vide con chiarezza la figura di un uomo salire fino alla stanza della regina. Fu la stessa sentinella ad avvisare il sovrano, che non perse tempo. Con un gruppo di uomini armati, fece irruzione nella stanza e li vide. Erano lì, ancora vicino alla finestra, l’uno stretto tra le braccia dell’altro, intenti a scambiarsi un bacio. Quello che sconvolse il re, però, fu scoprire chi era la persona che gli aveva portato via la sua regina, se mai era stata sua.

-Shade…-

quel nome, quasi sussurrato, distrusse tutto. Rein, la sua Rein, la sua regina, tra le braccia dell’unico uomo che non era mai riuscito a superare, l’unico uomo che aveva sempre rappresentato un ostacolo insormontabile nella vita di Bright. Shade, l’affascinante principe del regno della luna, il sovrano più desiderato dei sette regni, il sovrano che sembrava non mostrare nessun desiderio verso nessuna donna, che aveva annullato il fidanzamento con la principessa Fine perché non si sentiva pronto per il matrimonio… quel Shade si era intrufolato come un ladro e gli aveva sottratto la sua regina.

-Ladro… traditore…-

Bright si scagliò contro Shade, spada in mano, ma fu fermato da Rein che si parò tra i due.

-Non osare toccarlo-

-Tu lurida sgualdrina…-

-Non osare rivolgerti a lei in questo modo!-

-Il grande Shade difende il tuo onore Rein… che scena patetica visto che di onore qui non ne avete nessuno dei due! Verrete condannati, questo è certo. Forse l’ultima cosa che faccio, io vi vedrò pendere da una forca per alto tradimento. Arrestateli-

e i due da amanti divennero prigionieri.

 

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Per giudicare i due amanti lussuriosi fu chiamato il concilio dei saggi sei sette regni. Era il più potente tribunale che si potesse invocare. Le loro sentenze erano lapidarie, e quasi sempre erano state sentenze negative. Nessuno si salvava, una volta che veniva invocato, dal giudizio degli anziani. Il concilio veniva convocato solo per giudicare i crimini più deplorevoli e le colpe più gravi, e il tradimento di due membri di due famiglie reali era cosa che solo i vecchi saggi potevano giudicare. Tutti gli abitanti dei sette regni vennero ad assistere al loro giudizio, e tutti ascoltarono la loro storia.

Fu Shade a parlare per primo, raccontando fin dal principio, come lui l’aveva vissuta. Com’era iniziata, con il loro gioco di sguardi, sempre più audace, di come fossero stati costretti a fingere indifferenza quando le chiacchiere avevano iniziato a circolare. Di come, nonostante tutti i loro tentativi, lo stare lontani non era stato possibile. Era bastato che lui rivedesse quegli occhi per innamorarsi di nuovo di lei. E allora raccontò loro dei primi incontri nel giardino del regno del sole. Raccontò di come riusciva ad entrare senza essere visto, e quando raccontò loro di quando si erano scambiati il primo bacio, si prese tutta la colpa.

-Fui io a baciarla per primo, fui io a farla cedere. Se dovete incolpare qualcuno, incolpate me-

-Non spetta a voi, maestà, decidere chi ha colpa e chi deve essere punito. Continuate-

e Shade riprese il racconto. Raccontò di avere preso lui la verginità della principessa. Questo procurò un mormorio intenso all’interno dell’aula del tribunale.

-Come sarebbe a dire? La principessa Rein arrivò vergine al matrimonio-

Shade si lasciò sfuggire un sorriso di scherno verso i giudici.

-Credo di dovervi smentire. Sono certo di quello che dico. Rein mi ha donato tutto ciò di prezioso che aveva. Io le ho dato il suo primo bacio, io ho avuto la sua verginità, io ho avuto il suo cuore e la sua anima. Come lei ha i miei-

-Non è possibile. Re Bright, quello che dice il prigioniero corrisponde a verità?-

Un imbarazzato Bright si presentò al cospetto dei sette saggi.

-Non può essere. Tutti hanno visto il lenzuolo insanguinato dalle finestre del mio castello. Io sono pressoché sicuro…-

-Pressoché? Come sarebbe a dire? Non siete in grado di dirmi se vostra moglie fosse vergine?-

una risate sconvolse il tribunale. Il rossore sulle gote di Bright poteva essere scambiato per imbarazzo, in realtà era solo rabbia.

-Non ricordo molto della prima notte di nozze, onorevoli saggi, bevvi troppo vino. Non posso smentire le sue parole o darvi la risposta che volete. Ma il sangue sul lenzuolo…-

-Può benissimo essere stato fatto apposta. Ci sono molti metodi per ingannare, vostra maestà-

-Se la principessa non era vergine al momento del matrimonio, questo cambia tutto-

-Come può cambiare le cose?-

chiese allarmato Bright.

-Il matrimonio reale, mio giovane re, si basa su regole molto precise-

-Questo lo so ma…-

-Dobbiamo ascoltare ancora. Re Shade, continuate-

e Shade riprese. Raccontò del dolore che avevano provato nel capire che non potevano sposarsi.

-Non potevo sposarla. All’epoca il mio fidanzamento con la sorella di Rein, la principessa Fine, era ancora valido, e Bright aveva formulato la richiesta di matrimonio prima che io potessi fare niente. Quando i genitori di Rein accettarono la proposta di matrimonio lei per me era persa. Tutto quello che potei fare fu giurarle che mai nessun’altra donna avrebbe preso il suo posto nel mio cuore, e lei mi giurò lo stesso. Giurammo che nonostante tutto quello che sarebbe successo, noi ci saremmo amati per sempre. Vederla sposare Bright fu terribile. Lei era così bella che sarei voluto correre a prenderla e scappare con lei, ma non ho osato fare niente. Credevo di averla persa per sempre, credevo di averla persa ormai, lei si voltò verso di me quel giorno, ed è bastato che la guardassi negli occhi per capire che lei mi amava ancora e che contava su di me. Ho impiegato un anno prima di trovare un modo sicuro per entrare nel castello del regno dei gioielli senza essere visto. Sapevo dove trovarla, e nel preciso momento in cui ho sfiorato la sua mano ho capito che ero perduto. Abbiamo commesso tradimento, lo confermo. Siamo stati stolti e avventati. Rein non è stata in grado di riuscire a nascondere la nostra ritrovata felicità, e questo a portato a chiacchiere che alla fine hanno portato alla nostra scoperta. Ora sapete tutto, signori saggi, ma sappiate che non c’era malizia nei nostri cuori. Io l’amo, signori. Non posso pensare di vivere una vita senza di lei-

Dopo il turno di Shade fu il turno di Rein. Fu il suo momento di raccontare la sua versione della storia. Il suo racconto confermò quello che Shade aveva narrato in precedenza.

-Non pretendo che voi capiate. A volte faccio fatica persino io a capire ciò che provo. Sono stata stregata da quegli occhi. Quando lui mi guardava era come se niente altro esistesse. Mi faceva sentire bella, desiderata, amata. Quello sguardo mi ha acceso l’anima per la prima volta. Mi sono innamorata di lui poco alla volta, ma nel momento in cui ho capito di amarlo, sono stata sua. Mai ho provato qualcosa di diverso, mai nessuno è stato in grado di toccarmi l’anima come quando sono con Shade. Potete punirmi, potete togliermi tutto, ma non m’importa. Per quello che mi riguarda io non ho commesso tradimento. Nel momento in cui formulavo i voti nuziali io pensavo a Shade, è a lui che ho giurato…-

-Vostra altezza, siete consapevole di ciò che state dicendo?-

Rein guardò uno ad uno tutti i sette saggi.

-So perfettamente quello che dico. So che le mie parole mi stanno condannando, ma ho mentito per così tanti anni, che ora non ha senso continuare. Amo Shade, lo amo con ogni fibra del mio essere. La mia gioia è legata a lu-

-Perché non cercate di difendervi?-

-Perché non posso essere difesa. Non posso pensare di chiedere la vostra clemenza e di tornare a vivere la vita che conducevo prima. Non posso farlo, non posso fare questo a lui…-

-Lui chi?-

-Il mio bambino, signori-

-Voi aspettare un bambino?-

Rein sorrise mentre si portava una mano sul grembo.

-Si, sono incinta, e posso giurarvi che è Shade il padre di mio figlio-

Shade si voltò incredulo verso di lei.

-Rein… aspetti un figlio?-

-Si… nostro figlio, tuo e mio!-

dimenticandosi di dove erano, Shade si avventò verso Rein, baciandola davanti a tutti i presenti.

-Nostro figlio…-

Rein si accarezzò delicatamente la sua pancia, e poi portò una mano di Shade sul suo ventre. Si guardarono per tutto il tempo che Shade accarezzò il ventre di Rein, e tutti in quella sala poterono vedere. Amore, amore puro, sincero, infinito. Rein e Shade non condividevano solo l’amore, erano un’anima sola, divisa in due corpi.

 

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Il verdetto della giuria dei sette saggi sconvolse tutti i regni, compresi gli stessi Rein e Shade. Mai una sentenza del genere era stata pronunciata, mai si era pensato ad un finale del genere.

-Noi sette saggi dei sette regni, scelti per la nostra saggezza e la nostra neutralità, noi che abbiamo vissuto a lungo e che dalle nostre esperienze abbiamo imparato, abbiamo deciso quale sarà il destino di queste due anime portate al nostro cospetto. Noi abbiamo deciso che il tradimento di sua maestà re Shade del regno della luna e della regina Rein del regno dei gioielli… non è mai avvenuto. Non può esserci stato tradimento dal momento che il loro amore è precedente al matrimonio della regina Rein. Le motivazioni portate contro di loro, le prove del loro presunto tradimento, sono state considerate nulle da questo concilio. Non può esserci stato tradimento, dal momento che i due hanno dichiarato di amarsi e di essersi scambiati la promessa di fedeltà reciproca molto prima del matrimonio della regina con il re del regno dei gioielli. Per questo abbiamo deciso che il matrimonio tra il sovrano Bright e la principessa Rein verrà considerato nulla. La principessa Rein da questo momento non deve più essere considerata donna sposata, ha perso ogni diritto di potere reclamare suo il regno dei gioielli, il titolo di regina le viene tolto. Da questo momento, tornate ad essere di nuovo principessa del regno del sole, e con tale titolo voi verrete chiamata e presentata, almeno per il momento.  Obblighiamo, infatti, sua maestà Shade del regno della luna, che al momento non risulta impegnato in nessun fidanzamento, a sposare subito la sua principessa e di crescere con amore il loro figlio. Inoltre re Shade viene riconfermato legittimo sovrano del regno della luna e il figlio che nascerà, sia esso un maschio o una femmina, sarà l’erede legittimo al regno, e come tale designato come successore al trono. Possiate voi due avere la felicità che per tanto tempo vi è stata negata-

Un coro di giubilio esplose nell’aula. A niente valsero le proteseti di re Bright. Il suo desiderio di avere un risarcimento per ciò che riteneva essere il suo orgoglio ferito non venne mai soddisfatto. Come prima cosa fece distruggere il roseto che una volta era stato di sua moglie. In quel pezzo di terreno fu proibito fare crescere qualsiasi cosa. Doveva restare terra incolta, per ricordare a tutti che quel luogo era un luogo di perdizione e peccato. Tuttavia niente poté impedire a dei non ti scordar di me di fiorire. Fu quasi un miracolo. Una mattina tutti poterono ammirare un’immensa distesa di fiori azzurri ricoprire quel terreno lasciato spoglio. Ogni tentativo di sradicare quei piccoli fiori fu vano, tornavano sempre. Da molti venne considerato un segno della natura per il re. Anche se lui non l’accettava, Rein e Shade si appartenevano. Il non ti scordar di me aveva, poi, un significato ben preciso… amore puro. E il fatto che i suoi fiori fossero blu, poi non fece che confermare ancora di più le dicerie. Quei fiori non ricordavano, infatti, il colore degli occhi di re Shade?                                    Per tutto il resto della sua vita, il re del regno dei gioielli interruppe qualsiasi forma di commercio con il regno della luna, qualsiasi forma di contatto, qualsiasi via diplomatica venne chiusa. Bright non dimenticò mai il suo orgoglio ferito. Non si risposò nemmeno, preferendo lasciare il regno ai suoi nipoti.

Rein non mise più piede nel regno del gioiello che per più di un anno era stata la sua patria. Non rivide più nemmeno il suo regno natale o la sua famiglia. I reali del regno del sole si distaccarono completamente dal comportamento della figlia. Rein venne diseredata, perdette tutti i diritti di sucessione suoi o dei suoi figli nei confronti del regno del sole, che passò a pieno titolo a sua sorella e alla sua discendenza. Ma nei vari regni si disse che la notizia non sconvolse affatto la giovane regina, che una volta appresa la notizia, non fece altro che scoppiare a ridere.

La nuova casa di Rein divenne il regno della luna. Da esso fu accolta, accettata e amata. La sua storia d’amore con il loro re Shade aveva incantato il regno, che non aveva perso tempo a schierarsi dalla parte del suo re e della sua amata, e Rein ricambiò quell’amore con la stessa intensità. La celebrazione del matrimonio di Shade e Rein fu una cosa semplice, intima e perfetta. Niente abiti sfarzosi o eccessivi, niente banchetti monumentali. Fu un rito semplice, ma sentito, all’insegna dell’amore. Si percepiva fin troppo l’amore della coppia, e il loro legame era quasi palpabile. In più, la gravidanza della regina non fece che aumentare la delicatezza di quel momento. Non era solo un semplice matrimonio, era il riconoscimento di una famiglia agli occhi di tutti i regni, era il riconoscimento di una coppia che aveva lottato per anni, e che ora si meritava la sua ricompensa.

Nacque una bellissima bambina, dai capelli blu, come la madre, e dagli occhi blu, come quelli del padre. Si festeggiò in tutto il regno, per ben due giorni. Alla presentazione ufficiale si presentarono tutti, sudditi, nobili, regnanti. Tutti volevano ammirare la bambina dell’amore, come era stata soprannominata.

-Sudditi del regno della luna, gentili ospiti, è con immenso orgoglio che vi presento la mia erede, la mia primogenita, la vostra nuova principessa. Ecco a voi sua altezza reale, la principessa Selene-

Selene non fu la loro unica figlia. La coppia ebbe altri due bambini, e a tutti venne dato loro amore. Si dice  che il regno di re Shade e della regine Rein fu il più prospero e felice di tutto il regno della luna. I loro discendenti portarono avanti i loro insegnamento e perpetrarono la loro storia, perché tutti dovevano sapere che non c’era modo di dividere due anime gemelle. Bastava un semplice sguardo perché un’anima si riconoscesse in un'altra. L’amore è veramente la magia più potente che ci sia.

 

 

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Eccomi qua! Questa è la mia seconda storia che scrivo incentrata su Fushigiboshi no futago-hime, la prima sulla coppia Rein-Shade, coppia che io amo e adoro. Sono una fan scatenata delle bluemoon, e questa è la prima volta che scrivo su di loro, quindi siate un po’ clementi.

So che le fan di Bright forse non apprezzeranno molto come ho reso il personaggio, ma per me lui è così, un arrogante e presuntuoso pallone gonfiato, tutto l’opposto di Shade, che adoro.

Tornando alla storia, spero vi sia piaciuta. Ho deciso di giocare molto sul concetto dello sguardo, perché per me è fondamentale in una storia d’amore. Dopotutto tutto inizia con gli occhi, la seduzione poi è tutta fatta di sguardi… almeno per me è coì!

Il “Non ti scirdar di me” è il fiore perfetto, per me, per questa coppia. Trovo che il suo colore e la sua bellezza così semplice li raffiguri meglio di tanti altri. Almeno, a me piace pensarli così.

Spero di non avervi annoiato, di avervi fatto sognare, e se volete lasciare una piccola recensione e un piccolo commento, sia esso positivo o negativo, siete i bene accetti! Fa sempre piacere sentire cosa si pensa della propria storia, quindi fatevi sotto!

Nel frattempo, un bacio grande dalla vostra Juls

  
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