Giochi di Sguardi
Lo sentiva sempre su di se quello sguardo.
Ogni volta che entrava in una stanza, ogni passo che faceva, ogni persona con
cui si fermava a parlare, lui la guardava. Il suo sguardo era pesante e a volte
opprimente, ma lei si era resa conto che lo cercava. Faceva di tutto per farsi
guardare da lui. La scelta degli abiti era sempre pensata per lui, ogni
movimento che faceva era per lui, ogni sorriso era per lui. Era iniziato tutto
come un gioco, un gioco tra lei e le sue amiche, un gioco che l’avrebbe
condannata per sempre.
-Chi riuscirà a farsi fissare, da lui, per
più di un minuto, avrà vinto-
E lei aveva iniziato a giocare, e alla fine
aveva vinto. Lui l’aveva fissata. Non solo una volta, ma anche le volte dopo, e
da quel momento il loro gioco era iniziato. Era un gioco pericoloso, lei lo
sapeva bene. Non lo poteva fare, non lo doveva fare. Se qualcuno se ne fosse
accorto sarebbe stata la loro fine. Ma quel gioco era seducente e affascinante.
Era una specie di droga per loro due. Lui sapeva che ogni cosa che lei faceva
lo faceva per lui e lui la ricompensava con il suo sguardo, con le sue
attenzioni. Ma ormai questo non bastava più a nessuno dei due. Il passo
successivo lo fece lei, quando incominciò a fissarlo a sua volta. La prima
volta che lo fece fu solo per pochi secondi. Aveva troppa paura di essere colta
sul fatto. Il suo cuore aveva battuto ad un ritmo frenetico, un misto di
eccitazione e paura. Ma nessuno l’aveva vista. Da allora aveva continuato,
sempre di più, aumentando il tempo in cui lo guardava, secondi che sembravano
minuti, ore. Era sempre stato così bello? Forse si, solo che non se n’era mai
accorta, non si era mai accorta di quanto fosse diventato alto, elegante,
fiero, di come il suo comportamento fosse diventato così principesco. Ancora
lei non capiva cosa la spingesse a cercarlo in quel modo e a farsi cercare. Lo
capì nel momento stesso in cui lui iniziò una nuova fase del loro gioco, la
terza. Il guardarsi reciprocamente negli occhi. La prima volta che lui lo fece,
lei credette che fosse capitato per sbaglio. Durò solo una frazione di secondo,
ma bastò. Le si imporporarono le gote e il cuore le parve impazzire. Sentire il
suo sguardo addosso era una cosa, vedere il modo in cui la guardava era
tutt’altro. Ciò che aveva provato l’aveva sconvolta. Pochi attimi erano
bastati, uno sguardo veloce, ed era come se lui fosse arrivato ad accendere una
parte della sua anima che prima lei non sapeva nemmeno di avere. Da quel
momento iniziò la loro caduta. Il gioco divenne sempre più pericoloso, il tempo
sempre più lungo, la passione sempre più palpabile.
I primi segni che qualcuno se ne stava
accorgendo arrivarono poco dopo. La gente parla, parla da sempre, ma lei non
era preparata ad esserne oggetto. Credevano di essere stati discreti, di non
avere fatto intuire nulla, ma i maliziosi aveva visto. E le voci avevano
iniziato a girare.
-Non ti sei accorto di come si guardano?-
-È come se si volessero mangiarsi a
vicenda, è un’indecenza-
-Qualcuno dovrebbe avvisarli… certi giochi
vanno fatti solo in camera da letto, non davanti a tutti-
-Oh andiamo, sono solo dei ragazzi. Come
potere dire cose così…-
-Ma è la verità, basta guardarli. Non è
certamente un comportamento degno di un principe o di una principessa-
-Sono d’accordo, secondo me è vergognoso.
Potrebbero creare uno scandalo di proporzioni catastrofiche…-
-Qualcuno dovrebbe avvisare la madre di lei
e dirle di tenerla in riga…-
-Ma lo sai, no? Hanno speso anni ad
insegnarle le buone maniere con scarsi risultati, lo sappiamo tutti. Non si può
cavare il sangue dalle rape…-
Furono le chiacchiere ad interrompere i
loro sguardi. Fu difficile, straziante e doloroso, ma smisero. Lui fu il primo
a smettere. Cercarono di evitarsi il più possibile, di guardarsi in modo
normale se obbligati, di evitare di alimentare altri pettegolezzi. Ci
riuscirono… alla fine furono quasi dimenticati. La voce smise di girare, le
chiacchiere vennero zittite, e ogni dubbio fugato. Tra i due non c’era niente,
era impossibile. Erano solo dei ragazzi, poco più che adolescenti, come
potevano pensare che potessero
avere un comportamento disdicevole? Alla loro giovane età la malizia non
sapevano nemmeno cosa fosse. Erano solo chiacchiere maligne messe in giro da
gente invidiosa. Alla fine, come erano state veloci a divampare, così
altrettanto velocemente i pettegolezzi si spensero, e loro tornarono ad essere
sola una semplice principessa e un semplice principe.
Passarono anni, prima che lui tornasse a
guardarla. Anni in cui fecero di tutto per rimanere il più lontano possibile
l’uno dall’altro. Avevano approfittato di questa lontananza per migliorarsi. Il
loro comportamento era diventato impeccabile, le buone maniere erano state
assimilate perfettamente, soprattutto, avevano fatto in modo da non avere
alcuna relazione l’uno con l’altra. Certe volte lei stessa metteva in dubbio i
suoi ricordi. Era davvero accaduto? Quegli sguardi, quegli occhi che sognava
ancora, c’erano veramente stati? Possibile che si fosse immaginata tutto
quanto? I suoi occhi su di lei, quella sensazione di calore nel petto… tutto
sembrava una lontana e assurda follia. Lui non poteva desiderare lei, lui non
voleva lei. Non era mai stata definita desiderabile, lui, invece lo era. Di
certo lui l’aveva già dimenticata… volerla, che assurdità! Ma lei voleva lui?
Quella domanda la perseguitava, ormai, da anni. Era stato solo un gioco anche
per lei o tutto quanto voleva dire di più? Aveva paura della risposta, forse
perché sapeva già quale fosse, e non poteva permetterselo. Il suo ruolo era
stato stabilito già da molto tempo, il suo futuro era già stato disegnato. E in
quel futuro per lui non c’era spazio.
Ma certe cose non si possono fermare. Fu
durante un ballo, un semplice, innocuo ballo, in cui tutto andò in pezzi.
Furono obbligati a ballare insieme, e per ballare dovevano guardarsi. Lei aveva
cercato in tutti i modi di evitarlo, di evitare quella situazione, ma niente
era servito. Nell’esatto momento in cui lui l’aveva stretta tra le braccia e
l’aveva guardata, anzi ammirata, lei aveva ceduto. Il suo corpo era stato
percorso da un brivido, una vampata di calore si era sprigionata dentro di lei,
tutto quanto era sparito, tranne i suoi occhi. Occhi blu e occhi verde-acqua si
specchiarono per la prima volta l’uno nell’altro, e tutto il loro mondo sembrò
convergere lì dentro. Il ballo durò solo pochi minuti, ma fu sufficiente.
Quando la musica finì, lui indugiò troppo prima di lasciala andare e lei se ne
accorse. E quegli occhi erano tornati a parlarle, in un linguaggio che era
impossibile per lei non capire. Le avevano formulato una domanda. Pregò solo
che lui avesse capito la sua risposta.
Il luogo dell’incontro era il giardino.
Nessuno vide le due figure scivolare fuori dalla sala dove si svolgeva il
ballo. Le ombre della notte furono loro alleate, e li preservarono dagli
sguardi indiscreti. Per la prima volta parlarono. Si dissero tutto quello che
non avevano mai avuto la possibilità di dire. Si conobbero, cercarono di
scoprire il più possibile quali erano le passioni dell’altro, le letture
preferite, i cibi preferiti, il colore preferito… parlarono fino all’alba,
senza accorgersi del tempo che passava. Fu la luce a fermarli. La notte aveva
provato a resistere il più a lungo possibile per permettere ai due giovani di
avere altro tempo, ma alla fine dovette cedere il passo al sole e alla luce di
un nuovo giorno. Se ne andarono separatamente, prima lei, poi lui. Prima di
andare, però, si scambiarono un lungo sguardo.
-Presto, ci vedremo di nuovo presto-
-Quando?-
-Stanotte-
-Ma come faremo?-
-Verrò io da te, te lo prometto-
-Ti aspetterò-
E la notte dopo lui venne, e quella dopo
ancora e quella dopo, per molte notti. Venne sempre, tutte le volte che lei
aveva bisogno di lui. E lei aspettava con ansia il buoi, il comparire delle
stelle e della luna, diventate ormai la sua sola fonte di gioia. Fu durante una
di quelle notti che accadde. Non sapeva da quanto si incontravano. Una
settimana, un mese? Il tempo aveva perso di ogni significato. Tutto quello che
contava erano i minuti che potevano passare l’uno con l’altro. E in uno di quei
momenti, lui le si avvicinò piano, sempre guardandola, mai distogliendo lo
sguardo da lei e la baciò. La baciò per la prima volta e fu come se un fuoco
divampasse tra loro. Sapevano che non potevano provare ciò che provavano, che quello che stavano facendo gli era
proibito. Ma il proibito ha sempre un fascino particolare e irresistibile, più
provi a stargli lontana, più ne sei attratta. E loro si lasciarono andare a
quella passione, caddero in quel vortice di proibito, e la notte, unica testimone,
li vide diventare amanti.
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-Non voglio sposarmi!-
fu la decisa risposta della principessa.
-Andiamo Rein! Sei una donna ormai, hai
diciotto anni e…-
-Appunto, ho solo diciotto anni. Sono
troppo giovane per sposarmi, non sono pronta per essere una moglie-
-Invece sarai una moglie meravigliosa, una
regina straordinaria e una madre amorevole-
-Madre? Cosa c’entra il diventare madre
adesso?-
la regina Elsa non poté trattenere una
piccola risata.
-Rein, andiamo. L’obbiettivo principale del
matrimonio è quello di concepire figli. La cosa diventa ancora più importante
quando è una principessa, una futura regina, a sposarsi. Il dare un erede al
proprio marito e al proprio paese deve essere la tua priorità, l’unico tuo
scopo, ad essere sinceri. Prima darai un erede, prima la tua posizione sarà
consolidata all’interno della corte-
-Quindi mi stai dicendo che tutto quello
che devo fare è farmi mettere incinta da un uomo che non voglio e che non amo?
Portare dentro di me un figlio che probabilmente non voglio e poi doverlo
crescere illudendolo che i suoi genitori si amano? Questa non è la vita che
voglio-
lo schiaffo di sua madre la colse
impreparata.
-Non osare mai più dire una cosa simile. Tu
ti sposerai, e ne sarai felice. L’amore arriverà con il tempo, e poi l’amore
non è indispensabile per il buon funzionamento di un matrimonio. Lascia
l’illusione dell’amore a qualcun altro. Sai quante donne vorrebbero trovarsi al
tuo posto? Sai quante ti invidieranno per il privilegio che hai avuto?-
-Allora trovate una di quelle e concedetele
questo privilegio. Io non lo voglio e
non l’ho chiesto-
-Tu ti sposerai signorina, a meno che tu
non voglia vivere da reclusa per sempre in una stanza, lontana dalla vita di
corte, dimenticata da tutti. Perché l’unico motivo per cui acconsentirò a non
farti sposare può essere solo una tua morte improvvisa, che essa sia reale o
inscenata. Questa è l’offerta che ti viene fatta Rein, o ti sposi e sarà come
se tu fossi morta. Domattina mi comunicherai la tua scelta, anche se sono certa
di sapere cosa mi risponderai-
e con uno svolazzare di sete ricamate, la
regina uscì dalla stanza, lasciando Rein sola.
-Mi vogliono fare sposare-
fu tutto quello che riuscì a dire. Anche
quella sera lui era andato da lei, e solo lei poteva sapere quanto ne aveva
bisogno. Quando era arrivato non le aveva fatto domande, l’aveva semplicemente
amata. Le parole avrebbero potuto aspettare. Ora erano sdraiati sul prato, la
testa di lei appoggiata sul petto di lui. Il battito del suo cuore calmo e il
suo lento respirare, con l’alzarsi e l’abbassarsi del suo petto l’aiutavano
aiutata a calmarsi.
-E tu lo vuoi?-
-No! Certo che no! Non posso sposarlo io…
io non lo amo!-
-Non amarlo non è una ragione sufficiente,
lo sai. Non per quelli come noi…-
Rein si alzò e lo guardò negli occhi.
-Come puoi dirmi questo! Vuoi vedermi
sposata ad un altro uomo? Vuoi che tra noi tutto finisca? Vuoi vedermi portare
in grembo il figlio di un altro? Vuoi sapermi costretta a toccare un altro come
tocco te o…-
lui la prese per le spalle, guardandola
fissa.
-Non voglio vederti con nessun altro se non
che con me, e tu lo sai. Ma non posso tenerti per me, Rein. Io non potrò mai
sposarti, io e te non potremmo vai vivere alla luce del sole il nostro amore-
-Questo lo so. Ma come posso sposare un
uomo se l’unico che amo sei tu?-
-Tu mi ami?-
Rein lo guardò allibita.
-Certo che ti amo. Ti amo dal momento in
cui mi hai baciata la prima volta, ti amo da quando mi hai stretta nelle tue
braccia. Ti amo-
-Ti amo anche io Rein, con tutto me stesso-
-E allora non farmi sposare con un altro…-
calde lacrime iniziarono a scendere dagli
occhi acqua-marina della principessa. Lui la prese tra le sue braccia,
cullandola, cercando di calmarla.
-Non posso impedirlo, non me lo chiedere,
perché è l’unica cosa che non posso fare. Dovrai essere forte e sopportare. Io
verrò tutte le volte che potrò, ti starò accanto in ogni momento, ogni mio
pensiero sarà per te, solo per te. La mia vita sarà per sempre tua-
-Giuro che in ogni momento che sarò
costretta a passare con lui penserò a te. I baci che dovrò dargli sono tuoi,
come le mie carezze. Quando mi sposerò, quel giorno io non sposerò lui, ma te.
Il mio cuore sarà sempre e solo tuo, come la mia anima-
Quella notte si amarono ancora e ancora,
cercando di imprimersi nella memoria ogni singolo dettaglio l’uno dell’altro.
Quando si sarebbero potuti rincontrare non lo sapevano. Forse non avrebbero mai
più potuto farlo. Questa consapevolezza rese ogni loro gesto ancora più
intenso. Le loro mani cercavano continuamente il contatto con l’altro, le loro
bocche fameliche non si lasciavano mai, i loro occhi si cercavano e si
bramavano tanto quanto i loro corpi. E quando il sole interruppe la loro notte
di passione, strappandoli dalle reciproche braccia, non ci fu bisogno di
parole. Quando lui le fece scivolare al polso un piccolo braccialetto d’argento
lei non ne fu stupita.
-Non lo toglierò mai-
e lui se ne andò, inghiottito dalla luce
del giorno. Fu come se un pezzo della sua anima fosse morto per sempre.
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Il matrimonio fu sfarzoso e imponente. A
memoria d’uomo, non si ricordava un evento simile da molti anni. Un matrimonio
reale tra due famiglie di regnanti non si verificava da oltre cento anni, e il
fatto che a sposarsi fosse una delle principesse gemelle, salvatrice del loro
mondo, rendeva il tutto ancora più grandioso. Per il suo abito nuziale erano
stati impiegati i migliori sarti da tutti i regni. Si diceva che per la
decorazione del corpetto ci fossero voluti due mesi, e il lavoro incessante di
più di cinquanta donne. Si era perso il conto dei metri di stoffa che erano
stati tagliati, modellati e cuciti. Solo lo strascico misurava più di dieci
metri ed era necessario l’aiuto di sei persone per portarlo. Non era stato
difficile trovare sei giovani dame disposte a portare il lungo strascico. Era
considerato un grande onore portare il velo della sposa, un onore che molte
donne avevano lottato per avere. Scegliere le sei fortunate dame era stato
compito della principessa stessa, un compito di cui Rein avrebbe voluto fare
volentieri a meno. Ogni cosa che riguardava il matrimonio la annoiava. L’unica
cosa che le importava veramente era che quel giorno arrivasse presto e passasse
con altrettanta rapidità. Le persone attorno a lei avevano scambiato
quest’impazienza per voglia di iniziare la sua nuova vita. Tutti vedevano ciò
che volevano vedere.
Il grande giorno passò anche troppo
rapidamente. Tutto si svolse nel migliore dei modi, nessun incidente o
imprevisto. Rein splendeva nel suo abito bianco. La cerimonia fu considerata la
più bella di sempre, il banchetto il migliore che la memoria di un uomo potesse
ricordare, i balli i più splendidi… tutto fu considerato perfetto, un segno di
buon auspicio per la nuova giovane coppia. L’unico momento che Rein ricordava
con chiarezza era stato quando aveva potuto ballare con lui. Ironico, come nel
giorno del suo matrimonio, si fosse sentita felice solo quando era stata
stretta tra le braccia di un altro uomo. Era tradizione che lo sposo e la sposa
aprissero e chiudessero le danze, ma niente impediva, nel mezzo del
ricevimento, di ballare con chi lei desiderasse. E Rein ballò con tutti, in
modo che il loro ballo passasse pressoché inosservato. Forse qualcuno poteva
avere commentato che l’espressione della sposa si era come risvegliato mentre
volteggiava tra quelle braccia che non erano quelle di suo marito, che il suo
sorriso era stato più brillante quando si era rivolto a lui, invece che al re,
ora suo sposo. Ma quelle chiacchiere furono presto dimenticate, mentre il
momento per la prima notte di nozze si avvicinava. A Rein non sfuggirono i
sorrisi maliziosi delle donne sposate che le rivolgevano, mentre la pensavano
una giovane vergine sposina, intenta ad affrontare una prova, da molte,
considerata decisiva . In realtà Rein sapeva bene cosa doveva succedere, e
tutto quello che riusciva a pensare era come potere ingannare il suo neo marito
che la sua verginità, la dote più importante che una giovane principessa potesse
portare a suo marito, più di doni e ricchezze, se ne era andata, donata tempo
prima ad un altro uomo, l’unico uomo del suo cuore. E fu per lui che si voltò,
un’ultima volta, verso quella sala gremita di persone. Le bastò un secondo per
individuarlo. Gli sorrise, prima di rivoltarsi e procedere verso il compito che
l’attendeva. Ma a lui non sfuggì il gesto della sua principessa, lo vide
perfettamente. La vide portarsi alle labbra e baciare il sottile filo d’argento
che portava al polso.
Come Rein fosse riuscita ad ingannare suo
marito durante la loro prima notte di nozze assieme, rimase un mistero,
racchiuso tra le mura della sua stanza. Quando il giorno dopo, il lenzuolo
bianco venne mostrato dalle finestre del castello, tutti poterono vedere una macchia
rossa proprio al centro, segno che quello che doveva essere compiuto era stato
fatto. L’inganno aveva avuto successo.
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La vita matrimoniale si rivelò ben diversa
da come Rein se l’era immaginata. Suo marito le prestava poca attenzione
durante il giorno, e la notte spesso non si presentava nella sua stanza. Erano
molto pochi i momenti in cui doveva fingere di amarlo, e la freddezza e il
distacco con cui veniva trattata dal suo sposo non le pesava, anzi per lei era
una benedizione. Gli unici momenti di sconforto venivano con la notte, quando
si ritrovava ad aspettare sveglia alla finestra, in attesa di una visita che
però non si faceva mai vedere. Lo aspettava, ma lui non veniva. Più il tempo
passava, più la sua speranza diminuiva di volta in volta. Le bastava posare lo
sguardo sul suo pegno d’amore, però, per riaccendere la sua speranza. Prima o
poi lui sarebbe tornato, finché avesse indossato quel cerchio d’argento, lui
l’avrebbe trovata.
Arrivò dopo quasi un anno. Lei si trovava
nel giardino del palazzo, in un angolo che aveva adibito a suo giardino
personale. Aveva dovuto lottare per avere quel piccolo spazio.
-Non capisco Rein… perché vuoi un tuo
giardino quando hai a disposizione quello del castello-
-Per avere un posto dove potermi rilassare-
-Hai già la tua stanza-
-Ma un giardino è diverso, mio re. Non
chiedo molto, credetemi. Desidero solo un piccolo roseto, dove potere andare a
leggere all’ombra nel pomeriggio, dove potermi gustare una tazza di te, senza
che nessuno mi venga a disturbare. Chiedo solo questo, mio signore-
Alla fine l’aveva ottenuto. Aveva scelto
personalmente i fiori, aveva assistito alla loro sistemazione ed era lei stessa
a prendersene cura. Era il suo angolo, lì nessuno la poteva disturbare. E fu
proprio lì che lui la trovò. Non ci fu bisogno di molte parole. Si ritrovò tra
le sue braccia in poco tempo, e fu come se non si fossero mai lasciati.
-Quanto mi è mancato il tuo profumo, quanto
mi sono mancati i tuoi baci… mi è mancato tutto di te-
Iniziarono a vedersi quasi tutte le notti.
Appena Rein aveva la certezza che nessuno la vedesse, o la seguisse, andava
veloce al giardino e si buttava tra le braccia del suo amato. Quel periodo
riportò la felicità nella vita di Rein. Tutti, al castello, si resero conto di
questo cambiamento. La giovane regina sorrideva di più, rideva, forse per la
prima volta da quando era arrivata, era allegra, sul suo volto era sempre
possibile vedere un’ombra di sorriso. Sembrava che la vita fosse tornata a scorrerle
dentro, e le voci su questo cambiamento si sprecavano a fare supposizioni
-Che il re finalmente le dedichi le
attenzioni che una donna merita?-
-No, quello non c’entra. Il re fa visita
alla regina come sempre…-
-Allora, che sia incinta? Una gravidanza
spiegherebbe questo cambiamento-
-Impossibile. Non ci sono segni di una
gravidanza, niente nausee mattutine, niente sbalzi d’umore, non è nemmeno
ingrassata come, la sua pancia è liscia come sempre… una gravidanza l’escludo-
-Allora cosa può essere?-
-Forse è solo felice!-
-O forse ha un amante…-
-Un amante?-
-Certo, pensateci è logico. Il suo giardino
privato, il suo buon umore improvviso, quella luce nello sguardo, sono i segni
di una donna appagata. E visto che il re non le fa visita spesso…-
Su chi potesse essere l’amante della
regina, e se esistesse davvero, i nomi si sprecavano. Il giardiniere? Un membro
della guardia reale? Un nobile? Nessuno aveva mai avuto l’impressione di vedere
qualcuno uscire dal giardino, nessuno che si comportava in modo ambiguo, e la
regina stessa non forniva indizi. Non sorrideva in modo particolare a nessuno,
non sembrava degnare di particolari attenzioni nessuno, non favoriva nessun
nobile. Possibile che fosse solo una donna felice? Possibile che non ci fosse
veramente nessun amante? Si sa, le voci non sempre sono affidabili, ma possono
portare alla distruzione di molte persone. E le chiacchiere avrebbero presto
distrutto la felicità della giovane Rein.
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Fu il re suo marito a sorprenderla. La
prima volta che aveva sentito le voci su un possibile tradimento della sua
sposa, si era messo a ridere.
-Rein con un amante? È impossibile. Conosco
mia moglie, non ne sarebbe capace-
ma il dubbio è una strana e orribile
creatura. Per quanto il re cercasse di ignorarlo, quel pensiero tornava sempre
a tormentarlo. Si era insinuato nella mente del sovrano, e lui iniziò a temere.
Per fugare ogni dubbio, spesso si presentava non annunciato in camera della
regina, ma lei era sempre là, ogni volta che andava, e sempre sola. Rein non
poteva tradirlo. Aveva fiducia verso nella sua sposa, mai avrebbe sospettato di
lei, il solo sospettarla di un atto così grave era impensabile. Se non fosse
stato per una notte, probabilmente il re non se ne sarebbe mai accorto. Era
tardi, molto tardi. Un orologio aveva segnato le due di notte, molto tempo
prima. Il re era stato trattenuto più del dovuto ad un consiglio di stato. Si
stava dirigendo verso i suoi appartamenti quando all’ultimo cambiò idea. Aveva
bisogno di rilassarsi, e gli venne voglia di sua moglie. Entrò piano nella
stanza, per non volerla svegliare, e quando raggiunse il letto si sdraiò piano,
cercando di fare il minimo rumore. Fu quando allungò la mano verso l’altra metà
del letto e lo trovò vuoto che si rese conto che qualcosa non andava. Si
affrettò ad accendere la luce, e tutto quello che vide lo terrorizzò. La stanza
era vuota, della sua sposa nessuna traccia. Chiamò subito le guardie
-Trovatela e portatela da me-
ci misero poco. Dopo appena dieci minuti le
guardie tornarono, scortando la regina. Era vestita, aveva le gote arrossate e
uno sguardo spaventato.
-Mio re…-
lo schiaffo arrivò forte e senza alcun
preavviso.
-Dov’eri!-
-Io… io chiedo scuse se vi ho recato
offesa, maestà. Non riuscivo a dormire e sono scesa a fare una passeggiata in
giardino. Stavo tornando indietro quando le guardie mi hanno trovata e…-
la schiaffeggiò ancora, più forte, prima
che potesse finire la frase.
-Ti è vietato uscire la notte senza una
scorta, sono stato chiaro? D’ora in poi avrete guardie davanti alle porte, e
sarete scortata ovunque. Non sarete mai lasciata sola, sono stato chiaro?-
Rein si limitò ad annuire, mentre si
premeva una mano sulla guancia schiaffeggiata. Quella notte il re la possedette
con violenza e brutalità, facendole capire bene una cosa. Lei era sua, era una
sua proprietà, e che la cosa le piacesse o meno, avrebbe mantenuto il suo
possesso. Nessuno gliel’avrebbe portata via.
La prigionia spense ogni traccia di vita da
Rein. I suoi sorrisi sparirono, i suoi occhi non ridevano più, la sua gioia era
stata prosciugata. Ovunque andasse era scortata, ogni sua parola era ascoltata,
ogni persona con cui si fermava a parlare veniva sospettato, tutto veniva
riferito al re. L’unico momento in cui era sola era quando veniva lasciata
nella sua stanza. Le guardie pattugliavano l’ingresso, nessuno poteva entrare o
uscire senza essere visto. Ma la finestra rimase incustodita. E fu dalla
finestra che lui tornò. La notte tornò ad essere di nuovo la sua fuga da una vita
triste e vuota. La notte, tuttavia, colei che li aveva protetti per così tanti
anni, fu la loro vera traditrice.
Il buoi permetteva di potersi intrufolare
di nascosto in una stanza, ma permetteva anche di vedere e di non essere visti.
L’unica via d’accesso che sembrava libera era, in realtà, ciò che veniva
costantemente sorvegliata. Era stata un’idea del re stesso. Se voleva
smascherare l’altro uomo, perché ormai era certo che un altro uomo fosse
presente nella vita di sua moglie, doveva cogliere sul fatto i due amanti. E fu
durante una notte di luna piena che la sentinella vide con chiarezza la figura
di un uomo salire fino alla stanza della regina. Fu la stessa sentinella ad
avvisare il sovrano, che non perse tempo. Con un gruppo di uomini armati, fece
irruzione nella stanza e li vide. Erano lì, ancora vicino alla finestra, l’uno
stretto tra le braccia dell’altro, intenti a scambiarsi un bacio. Quello che
sconvolse il re, però, fu scoprire chi era la persona che gli aveva portato via
la sua regina, se mai era stata sua.
-Shade…-
quel nome, quasi sussurrato, distrusse
tutto. Rein, la sua Rein, la sua regina, tra le braccia dell’unico uomo che non
era mai riuscito a superare, l’unico uomo che aveva sempre rappresentato un
ostacolo insormontabile nella vita di Bright. Shade, l’affascinante principe
del regno della luna, il sovrano più desiderato dei sette regni, il sovrano che
sembrava non mostrare nessun desiderio verso nessuna donna, che aveva annullato
il fidanzamento con la principessa Fine perché non si sentiva pronto per il
matrimonio… quel Shade si era intrufolato come un ladro e gli aveva sottratto
la sua regina.
-Ladro… traditore…-
Bright si scagliò contro Shade, spada in
mano, ma fu fermato da Rein che si parò tra i due.
-Non osare toccarlo-
-Tu lurida sgualdrina…-
-Non osare rivolgerti a lei in questo
modo!-
-Il grande Shade difende il tuo onore Rein…
che scena patetica visto che di onore qui non ne avete nessuno dei due! Verrete
condannati, questo è certo. Forse l’ultima cosa che faccio, io vi vedrò pendere
da una forca per alto tradimento. Arrestateli-
e i due da amanti divennero prigionieri.
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Per giudicare i due amanti lussuriosi fu
chiamato il concilio dei saggi sei sette regni. Era il più potente tribunale
che si potesse invocare. Le loro sentenze erano lapidarie, e quasi sempre erano
state sentenze negative. Nessuno si salvava, una volta che veniva invocato, dal
giudizio degli anziani. Il concilio veniva convocato solo per giudicare i
crimini più deplorevoli e le colpe più gravi, e il tradimento di due membri di
due famiglie reali era cosa che solo i vecchi saggi potevano giudicare. Tutti
gli abitanti dei sette regni vennero ad assistere al loro giudizio, e tutti
ascoltarono la loro storia.
Fu Shade a parlare per primo, raccontando
fin dal principio, come lui l’aveva vissuta. Com’era iniziata, con il loro
gioco di sguardi, sempre più audace, di come fossero stati costretti a fingere
indifferenza quando le chiacchiere avevano iniziato a circolare. Di come,
nonostante tutti i loro tentativi, lo stare lontani non era stato possibile.
Era bastato che lui rivedesse quegli occhi per innamorarsi di nuovo di lei. E
allora raccontò loro dei primi incontri nel giardino del regno del sole.
Raccontò di come riusciva ad entrare senza essere visto, e quando raccontò loro
di quando si erano scambiati il primo bacio, si prese tutta la colpa.
-Fui io a baciarla per primo, fui io a
farla cedere. Se dovete incolpare qualcuno, incolpate me-
-Non spetta a voi, maestà, decidere chi ha
colpa e chi deve essere punito. Continuate-
e Shade riprese il racconto. Raccontò di
avere preso lui la verginità della principessa. Questo procurò un mormorio
intenso all’interno dell’aula del tribunale.
-Come sarebbe a dire? La principessa Rein
arrivò vergine al matrimonio-
Shade si lasciò sfuggire un sorriso di
scherno verso i giudici.
-Credo di dovervi smentire. Sono certo di
quello che dico. Rein mi ha donato tutto ciò di prezioso che aveva. Io le ho
dato il suo primo bacio, io ho avuto la sua verginità, io ho avuto il suo cuore
e la sua anima. Come lei ha i miei-
-Non è possibile. Re Bright, quello che
dice il prigioniero corrisponde a verità?-
Un imbarazzato Bright si presentò al
cospetto dei sette saggi.
-Non può essere. Tutti hanno visto il
lenzuolo insanguinato dalle finestre del mio castello. Io sono pressoché
sicuro…-
-Pressoché? Come sarebbe a dire? Non siete
in grado di dirmi se vostra moglie fosse vergine?-
una risate sconvolse il tribunale. Il
rossore sulle gote di Bright poteva essere scambiato per imbarazzo, in realtà
era solo rabbia.
-Non ricordo molto della prima notte di
nozze, onorevoli saggi, bevvi troppo vino. Non posso smentire le sue parole o
darvi la risposta che volete. Ma il sangue sul lenzuolo…-
-Può benissimo essere stato fatto apposta.
Ci sono molti metodi per ingannare, vostra maestà-
-Se la principessa non era vergine al
momento del matrimonio, questo cambia tutto-
-Come può cambiare le cose?-
chiese allarmato Bright.
-Il matrimonio reale, mio giovane re, si basa
su regole molto precise-
-Questo lo so ma…-
-Dobbiamo ascoltare ancora. Re Shade,
continuate-
e Shade riprese. Raccontò del dolore che
avevano provato nel capire che non potevano sposarsi.
-Non potevo sposarla. All’epoca il mio
fidanzamento con la sorella di Rein, la principessa Fine, era ancora valido, e
Bright aveva formulato la richiesta di matrimonio prima che io potessi fare
niente. Quando i genitori di Rein accettarono la proposta di matrimonio lei per
me era persa. Tutto quello che potei fare fu giurarle che mai nessun’altra
donna avrebbe preso il suo posto nel mio cuore, e lei mi giurò lo stesso.
Giurammo che nonostante tutto quello che sarebbe successo, noi ci saremmo amati
per sempre. Vederla sposare Bright fu terribile. Lei era così bella che sarei
voluto correre a prenderla e scappare con lei, ma non ho osato fare niente.
Credevo di averla persa per sempre, credevo di averla persa ormai, lei si voltò
verso di me quel giorno, ed è bastato che la guardassi negli occhi per capire
che lei mi amava ancora e che contava su di me. Ho impiegato un anno prima di
trovare un modo sicuro per entrare nel castello del regno dei gioielli senza
essere visto. Sapevo dove trovarla, e nel preciso momento in cui ho sfiorato la
sua mano ho capito che ero perduto. Abbiamo commesso tradimento, lo confermo.
Siamo stati stolti e avventati. Rein non è stata in grado di riuscire a
nascondere la nostra ritrovata felicità, e questo a portato a chiacchiere che
alla fine hanno portato alla nostra scoperta. Ora sapete tutto, signori saggi,
ma sappiate che non c’era malizia nei nostri cuori. Io l’amo, signori. Non
posso pensare di vivere una vita senza di lei-
Dopo il turno di Shade fu il turno di Rein.
Fu il suo momento di raccontare la sua versione della storia. Il suo racconto
confermò quello che Shade aveva narrato in precedenza.
-Non pretendo che voi capiate. A volte
faccio fatica persino io a capire ciò che provo. Sono stata stregata da quegli
occhi. Quando lui mi guardava era come se niente altro esistesse. Mi faceva
sentire bella, desiderata, amata. Quello sguardo mi ha acceso l’anima per la
prima volta. Mi sono innamorata di lui poco alla volta, ma nel momento in cui
ho capito di amarlo, sono stata sua. Mai ho provato qualcosa di diverso, mai
nessuno è stato in grado di toccarmi l’anima come quando sono con Shade. Potete
punirmi, potete togliermi tutto, ma non m’importa. Per quello che mi riguarda
io non ho commesso tradimento. Nel momento in cui formulavo i voti nuziali io
pensavo a Shade, è a lui che ho giurato…-
-Vostra altezza, siete consapevole di ciò
che state dicendo?-
Rein guardò uno ad uno tutti i sette saggi.
-So perfettamente quello che dico. So che
le mie parole mi stanno condannando, ma ho mentito per così tanti anni, che ora
non ha senso continuare. Amo Shade, lo amo con ogni fibra del mio essere. La
mia gioia è legata a lu-
-Perché non cercate di difendervi?-
-Perché non posso essere difesa. Non posso
pensare di chiedere la vostra clemenza e di tornare a vivere la vita che
conducevo prima. Non posso farlo, non posso fare questo a lui…-
-Lui chi?-
-Il mio bambino, signori-
-Voi aspettare un bambino?-
Rein sorrise mentre si portava una mano sul
grembo.
-Si, sono incinta, e posso giurarvi che è
Shade il padre di mio figlio-
Shade si voltò incredulo verso di lei.
-Rein… aspetti un figlio?-
-Si… nostro figlio, tuo e mio!-
dimenticandosi di dove erano, Shade si
avventò verso Rein, baciandola davanti a tutti i presenti.
-Nostro figlio…-
Rein si accarezzò delicatamente la sua
pancia, e poi portò una mano di Shade sul suo ventre. Si guardarono per tutto
il tempo che Shade accarezzò il ventre di Rein, e tutti in quella sala poterono
vedere. Amore, amore puro, sincero, infinito. Rein e Shade non condividevano
solo l’amore, erano un’anima sola, divisa in due corpi.
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Il verdetto della giuria dei sette saggi
sconvolse tutti i regni, compresi gli stessi Rein e Shade. Mai una sentenza del
genere era stata pronunciata, mai si era pensato ad un finale del genere.
-Noi sette saggi dei sette regni, scelti
per la nostra saggezza e la nostra neutralità, noi che abbiamo vissuto a lungo
e che dalle nostre esperienze abbiamo imparato, abbiamo deciso quale sarà il
destino di queste due anime portate al nostro cospetto. Noi abbiamo deciso che
il tradimento di sua maestà re Shade del regno della luna e della regina Rein
del regno dei gioielli… non è mai avvenuto. Non può esserci stato tradimento
dal momento che il loro amore è precedente al matrimonio della regina Rein. Le
motivazioni portate contro di loro, le prove del loro presunto tradimento, sono
state considerate nulle da questo concilio. Non può esserci stato tradimento,
dal momento che i due hanno dichiarato di amarsi e di essersi scambiati la
promessa di fedeltà reciproca molto prima del matrimonio della regina con il re
del regno dei gioielli. Per questo abbiamo deciso che il matrimonio tra il
sovrano Bright e la principessa Rein verrà considerato nulla. La principessa
Rein da questo momento non deve più essere considerata donna sposata, ha perso
ogni diritto di potere reclamare suo il regno dei gioielli, il titolo di regina
le viene tolto. Da questo momento, tornate ad essere di nuovo principessa del
regno del sole, e con tale titolo voi verrete chiamata e presentata, almeno per
il momento. Obblighiamo, infatti,
sua maestà Shade del regno della luna, che al momento non risulta impegnato in
nessun fidanzamento, a sposare subito la sua principessa e di crescere con
amore il loro figlio. Inoltre re Shade viene riconfermato legittimo sovrano del
regno della luna e il figlio che nascerà, sia esso un maschio o una femmina,
sarà l’erede legittimo al regno, e come tale designato come successore al
trono. Possiate voi due avere la felicità che per tanto tempo vi è stata
negata-
Un coro di
giubilio esplose nell’aula. A niente valsero le proteseti di re Bright. Il suo
desiderio di avere un risarcimento per ciò che riteneva essere il suo orgoglio
ferito non venne mai soddisfatto. Come prima cosa fece distruggere il roseto
che una volta era stato di sua moglie. In quel pezzo di terreno fu proibito
fare crescere qualsiasi cosa. Doveva restare terra incolta, per ricordare a
tutti che quel luogo era un luogo di perdizione e peccato. Tuttavia niente poté
impedire a dei non ti scordar di me di fiorire. Fu quasi un miracolo. Una
mattina tutti poterono ammirare un’immensa distesa di fiori azzurri ricoprire
quel terreno lasciato spoglio. Ogni tentativo di sradicare quei piccoli fiori
fu vano, tornavano sempre. Da molti venne considerato un segno della natura per
il re. Anche se lui non l’accettava, Rein e Shade si appartenevano. Il non ti
scordar di me aveva, poi, un significato ben preciso… amore puro. E il fatto
che i suoi fiori fossero blu, poi non fece che confermare ancora di più le
dicerie. Quei fiori non ricordavano, infatti, il colore degli occhi di re
Shade?
Per tutto il resto della sua vita, il re del regno dei gioielli
interruppe qualsiasi forma di commercio con il regno della luna, qualsiasi
forma di contatto, qualsiasi via diplomatica venne chiusa. Bright non dimenticò
mai il suo orgoglio ferito. Non si risposò nemmeno, preferendo lasciare il
regno ai suoi nipoti.
Rein non mise più piede nel regno del
gioiello che per più di un anno era stata la sua patria. Non rivide più nemmeno
il suo regno natale o la sua famiglia. I reali del regno del sole si
distaccarono completamente dal comportamento della figlia. Rein venne
diseredata, perdette tutti i diritti di sucessione suoi o dei suoi figli nei
confronti del regno del sole, che passò a pieno titolo a sua sorella e alla sua
discendenza. Ma nei vari regni si disse che la notizia non sconvolse affatto la
giovane regina, che una volta appresa la notizia, non fece altro che scoppiare
a ridere.
La nuova casa di Rein divenne il regno
della luna. Da esso fu accolta, accettata e amata. La sua storia d’amore con il
loro re Shade aveva incantato il regno, che non aveva perso tempo a schierarsi
dalla parte del suo re e della sua amata, e Rein ricambiò quell’amore con la
stessa intensità. La celebrazione del matrimonio di Shade e Rein fu una cosa
semplice, intima e perfetta. Niente abiti sfarzosi o eccessivi, niente
banchetti monumentali. Fu un rito semplice, ma sentito, all’insegna dell’amore.
Si percepiva fin troppo l’amore della coppia, e il loro legame era quasi
palpabile. In più, la gravidanza della regina non fece che aumentare la
delicatezza di quel momento. Non era solo un semplice matrimonio, era il
riconoscimento di una famiglia agli occhi di tutti i regni, era il riconoscimento
di una coppia che aveva lottato per anni, e che ora si meritava la sua
ricompensa.
Nacque una bellissima bambina, dai capelli
blu, come la madre, e dagli occhi blu, come quelli del padre. Si festeggiò in
tutto il regno, per ben due giorni. Alla presentazione ufficiale si
presentarono tutti, sudditi, nobili, regnanti. Tutti volevano ammirare la
bambina dell’amore, come era stata soprannominata.
-Sudditi del regno della luna, gentili
ospiti, è con immenso orgoglio che vi presento la mia erede, la mia primogenita,
la vostra nuova principessa. Ecco a voi sua altezza reale, la principessa
Selene-
Selene non fu la loro unica figlia. La
coppia ebbe altri due bambini, e a tutti venne dato loro amore. Si dice che il regno di re Shade e della regine
Rein fu il più prospero e felice di tutto il regno della luna. I loro
discendenti portarono avanti i loro insegnamento e perpetrarono la loro storia,
perché tutti dovevano sapere che non c’era modo di dividere due anime gemelle.
Bastava un semplice sguardo perché un’anima si riconoscesse in un'altra.
L’amore è veramente la magia più potente che ci sia.
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Eccomi qua! Questa è la mia seconda storia
che scrivo incentrata su Fushigiboshi no futago-hime, la prima sulla coppia Rein-Shade,
coppia che io amo e adoro. Sono una fan scatenata delle bluemoon, e questa è la
prima volta che scrivo su di loro, quindi siate un po’ clementi.
So che le fan di Bright forse non
apprezzeranno molto come ho reso il personaggio, ma per me lui è così, un
arrogante e presuntuoso pallone gonfiato, tutto l’opposto di Shade, che adoro.
Tornando alla storia, spero vi sia
piaciuta. Ho deciso di giocare molto sul concetto dello sguardo, perché per me
è fondamentale in una storia d’amore. Dopotutto tutto inizia con gli occhi, la
seduzione poi è tutta fatta di sguardi… almeno per me è coì!
Il “Non ti scirdar di me” è il fiore perfetto,
per me, per questa coppia. Trovo che il suo colore e la sua bellezza così
semplice li raffiguri meglio di tanti altri. Almeno, a me piace pensarli così.
Spero di non avervi annoiato, di avervi
fatto sognare, e se volete lasciare una piccola recensione e un piccolo
commento, sia esso positivo o negativo, siete i bene accetti! Fa sempre piacere
sentire cosa si pensa della propria storia, quindi fatevi sotto!
Nel frattempo, un bacio grande dalla vostra Juls