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Autore: Sherryna    08/07/2014    2 recensioni
uno strano mondo colorato con bizzarre leggi della fisica, indicazioni senza senso su improbabili cartelli, prove da superare per arrivare dove? qualcuno si prende gioco di te?...FORSE
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Nero, ho gli occhi chiusi, vedo tante immagini strane; lampi rossi, lampi bianchi. Una luce azzurra in lontananza, un punto azzurro si avvicina velocemente, si avvicina, si avvicina, si avvicina, è enorme …sono sveglio.
 
Lui si svegliò in uno strano posto: Terra viola e cielo arancione si estendevano come tappeti cuciti da un folle. La landa su cui si trovava era a tratti desertica e a tratti con strana erba blu; sotto i piedi, disegnato sul terreno, c’era un grosso cerchio di erba rossa.
Si guardava attorno perplesso quando notò un cartello materializzatosi dal nulla mentre guardava da un’altra parte. Decise che sarebbe stato meglio andare a vedere.
“QUANDO GIUNGERAI ALLA LUNA PIENA GIALLA SARAI LIBERO, VAI AVANTI, VAI AVANTI, VAI AVANTI....”il cartello diceva “vai avanti” all'infinito; il palo conficcato a terra era coperto dallo stesso cartello che entrava dentro il terreno come se quel consiglio, o forse quell'ordine, fosse stato ripetuto continuamente fino agli inferi di quello strano mondo.
Davvero bizzarra, come indicazione, pensò. Non se né curò però più di molto poiché si era materializzata davanti a lui una strada fatta di mattoncini lilla che sembrava estendersi per chilometri e lui, non sapendo se esistessero altre strade oltre a quella, decise di seguirla.
 
Iniziò a camminare e percorse le prime decine di metri; L'aria si fece pesante come se la gravità fosse aumentata di colpo. Continuò a camminare e improvvisamente si sentì leggero come una piuma: la gravità non era costante in questo mondo e ciò era strano. Camminando, vedeva strani alberi neri: avevano sembianze umanoidi con facce strane. Incuriosito li osservò bene e notò un particolare: su quelle “facce” un occhio era costituito da un buco naturale del legno e l'altro “occhio” da una strana muffa azzurra; sembrava che da un momento all'altro quegli strani alberi con quelle strane radici avessero potuto correre via e la cosa lo spaventava un po'.
Di colpo sobbalzò: che strano, proprio un attimo dopo aver pensato che il vedere gli alberi muoversi lo avrebbe potuto spaventare, ecco che un albero corse davanti a lui ghignando e sparendo dietro gli spuntoni di rocce viola.
 
Ritenne quell'episodio poco rilevante nonostante fosse davvero insolito ma proseguì sul suo percorso: pochi minuti dopo all'orizzonte comparve una porta bianca, senza stipite o muro in cui avrebbe potuto essere incastonata, solo una porta eretta nell'aria e appoggiata al suolo di mattoncini. Lui guardò dietro la porta e vide solo una specie di collina viola scuro su cui si inerpicava la stradicciola di mattoncini. Si avvicinò alla porta e l'aprì: all'interno sembrava non esserci niente, così con una punta di timore decise di attraversarla e con grande stupore si trovò direttamente sulla collina dalla quale era lontano molti chilometri appena pochi secondi prima.
Trovandosi in alto diede un'occhiata al panorama e squadrò per un attimo il suo orologio con la bussola per orientarsi: verso quello che avrebbe dovuto essere il nord vedeva la porta da cui era stato teletrasportato, a est vide uno strano mare verde, a ovest un'altra landa mista con erba e arbusti, davanti a lui invece ritrovò il sentiero di mattoncini lilla che entrava in uno strano castello dalle guglie altissime; fisicamente sarebbe stato impossibile costruirle e impossibile che esse potessero stare erette, era ovvio che in quello strano mondo le leggi della fisica non corrispondevano a quelle che lui conosceva.
 
Si guardò ancora intorno e notò che sotto i suoi piedi c'era una enorme figura: sembrava un cerchio, ma non era una circonferenza perfetta. Era come se mancasse una “fetta”, che, infatti, era ricoperta di erba nera. Ci rifletté su e capì: quelle disegnate a terra erano fasi lunari! Il primo cerchio era la luna piena, significava che in tutto c'erano nove disegni giganti rappresentanti la luna nelle varie fasi. Quello era il secondo disegno, ne mancavano altri sette.
Con non poca paura decise di entrare in quello strano castello e notò che all'interno c'era una grande stanza senza tetto, sembrava una camera da letto a cielo aperto: un armadio, un letto e delle mensole, il tutto pieno di strani peluches di Buneary con un bottone azzurro per occhio sinistro e uno nero per occhio destro. Quelle bambole avevano un sorrisetto malefico e, a rendere il tutto più inquietante, ci pensava una sorta di canto perverso che sembrava provenire da quelle centinaia di peluches ghignanti. Notò che in mezzo alla sala c'era una scala che andava in un sotterraneo: il percorso di mattoni continuava attraverso la stanza e proseguiva giù lungo la scala. La cantilena dei peluches cresceva di volume e questo gli metteva molta ansia, così fuggì scendendo le scale: pochi metri sotto il pavimento trovò il corridoio sbarrato da una porta, e lì affianco vide un coltello con un pupazzo-Buneary squarciato.

Dentro, tra l'ovatta del pupazzo c'era una sagoma annerita a forma di chiave. Lui capì che sarebbe dovuto tornare di sopra e squarciare i vari peluches per trovare all'interno la chiave del portone. Così tornò su, si avvicinò ai peluches, ne scelse uno e iniziò a incidere nel pelo: con grande orrore non riuscì a contenere un urlo. Il peluches aveva in tutto e per tutto l'aspetto di una bambola, ma all'interno era come se fosse fatto di carne e sangue: organi vitali e fibre muscolari sembravano inermi ma il sangue schizzava fuori dalle arterie come se il cuore battesse. Superato il primo impatto un po' traumatico iniziò con pazienza ad intagliare tutti i corpi e nonostante il frugare nella carne e nelle viscere lo schifasse non poteva fare a meno di ascoltare con attenzione la tremenda nenia che i pupazzi continuavano ad emanare. Da una dozzina iniziale, i corpicini pelosi sventrati e sanguinolenti divennero decine e decine, fino a quando non trovò un pupazzo diverso: questo aveva sì il classico bottone azzurro, ma l'altro non era nero, era rosso. Era solo un pupazzo, raccapricciante ma pur sempre un pupazzo, perciò prese il coltello e lo avvicinò al manto peloso; il sudore imperlava la fronte e le mani tremavano leggermente, quel pupazzo era ancora più inquietante dei precedenti.
 
Due grida riecheggiarono nel castello: Poco prima di incidere il pelo quel Buneary emise un grido agghiacciante, lui gridò a sua volta, sobbalzò e lasciò che il pupazzo cadesse a terra ansimando e tenendosi una mano schiacciata sul petto dolorante. Quel Buneary-pupazzo si alzò sulle zampe posteriori come mosso da uno spirito maligno, sfoderò dei lunghissimi artigli affilati e si avvicinò mentre i suoi compagni già squarciati si alzavano anch'essi dal pavimento imbrattato di sangue. Spaventato lui indietreggiò ma era circondato da quei pupazzi affamati di carne umana. In preda al panico iniziò ad agitare il coltello per difendersi ma i pupazzi si guardarono l'un l'altro, ghignarono considerando l'inoffensività di quella piccola lama e gli saltarono addosso.
Sovrastato da decine di pupazzi squarciati e maleodoranti si ricordò della chiave e del fatto che sicuramente quell'unica maledettissima speranza di salvezza ormai poteva trovarsi solo nel pupazzo dall'occhio rosso; così velocemente si alzò e si scrollò di dosso i peluches cercando quell'occhio purpureo. In pochi secondi lo trovò e con furia si lanciò per squarciarlo; nel momento in cui la lama trapassò il corpicino peloso di quel peluches tutti urlarono assieme e si arrestarono.

Lui tirò un sospiro si sollievo e iniziò a frugare nel corpo riuscendo estrarre la chiave grondante di sangue. I peluches già stavano iniziando lentamente a rialzarsi perciò corse precipitosamente alla porta, la aprì e la richiuse velocemente alle sue spalle per impedire ai malvagi pupazzi insanguinati di seguirlo; appena la ebbe chiusa gli si sedette con la schiena contro e tirò un sospiro di sollievo. Si ritrovò in un lungo corridoio illuminato da candelabri con sopra statuette di Litwick con la fiamma accesa; era stretto e ai lati erano appesi dozzine di quadri. Camminava lentamente e osservava curioso tutte le rappresentazioni: un Lucario vestito da donna che prendeva il the, un Lapras e un Wailord cacciati da una baleniera, dei pokémon che fumavano narghilè con fumi colorati, una Jinx con davanti un piatto di code di Pikachu. Tutti i quadri erano di per sé stranissimi ma tutti i pokémon avevano un ulteriore particolare inquietante: un occhio azzurro ghiaccio. 

continua....

Spazio all'autrice
Una delle prime storie a capitoli (non saranno più di 7/8).  Non voglio spoilerare nulla ma avrete capito che non siamo nel mondo reale: l'assenza d'identificazione del soggetto è assolutamente voluta un po' per lo stile sadico che de-umanizza il personaggio e un po' per l'immedesimazione del lettore, spero di avere creato la voglia di scoprire cosa succede ^^" al prossimo capitolo
  
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