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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    08/07/2014    0 recensioni
[Possibili Spolier X-Men DOFP]
"Charles.
Il suo pensiero fisso.
Ogni giorno.
Ogni notte.
Ogni secondo."
Erik sa di non poter stare lontano da Charles, ma è anche consapevole di non poter tornare da lui. Si recherà per un'ultima volta a villa Xavier per conoscere la risposta ad una domanda che lo assilla da troppo tempo. Per capire perchè Charles abbia accettato di perdonarlo, nonostante tutto il dolore che lui gli ha provocato.
[Charles/Erik]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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How could you forgive me?

 
Erik sente il suo cuore accelerare e spingere contro la cassa toracica, quasi volesse ricordargli che esiste, che anche lui ne possiede uno, nonostante tutto.
È una settimana che passeggiando per il quel quartiere –uno dei più isolati della città- alla fine, finisce per ritrovarsi davanti a quella casa. Non sa se per un fortuito caso o se perché il suo inconscio gli stia giocando brutti scherzi portandolo sempre nello stesso luogo, ma alla fine si ritrova sempre lì, immobile, a fissare gli alberi, le mura, la piccola stradina sterrata.
Ed è tutto così famigliare da fargli quasi provare un senso di malinconia, di perdita.
Osserva l’enorme edificio che si staglia al centro dell’altrettanto ampio giardino: è imponente, proprio come se lo ricordava. I muri dipinti di un pallido giallo e le enormi finestre che riflettono il blu del cielo estivo contrastano notevolmente quasi abbagliando un osservatore poco abituato.
Erik, però, aveva sempre trovato piacevole quella battaglia di colori, forse perché anche lui era fatto di aspetti contrastanti e contraddizioni, proprio come Charles usava ricordargli durante il periodo passato insieme. Amore e odio. Rancore e perdono. Paura e coraggio. Tutti aspetti racchiusi, se possibile, dentro di lui.
Ripensare alle parole del professor X risveglia in Erik un senso di vuoto.
Charles.
Il suo pensiero fisso.
Ogni giorno.
Ogni notte.
Ogni secondo.
Il suo nome e il suo volto gli martellano nella mente da così tanto tempo che quasi ha paura che possa diventarne assuefatto, non farci più caso, dimenticarlo.
Scuote il capo per scacciare quel pensiero.
No.
Non potrebbe mai dimenticare Charles.
Mai.
Non dopo quello che è successo.
Non dopo Cuba.
Non dopo aver deviato il proiettile che l’ha colpito danneggiandogli irreparabilmente la spina dorsale, impedendogli di camminare.
Non potrebbe dimenticare, non con il senso di colpa che lo corrode dall’interno ogni minuto di ogni singolo giorno; senso di colpa che, sa bene, lo perseguiterà per tutta la vita.
Ciò che gli fa più male, però, è la consapevolezza che il professor X, nonostante tutto il dolore da lui causatogli, l’abbia perdonato.
Questo pensiero lo tortura da quando, quattro mesi prima, ha lasciato Washington.
Da quando Charles gli ha permesso di lasciare Washington in nome della loro vecchia amicizia.
Perché mi hai perdonato Charles? Non me lo merito, è ciò che pensa quando rivede il volto di Charles nei suoi sogni. Si sarebbe meritato tutto, meno che il perdono della persona che era riuscito a ferire un numero così considerevole di volte da averne perso il conto.
Un pensiero si fa strada in lui.
Magneto tenta di respingerlo, consapevole che sia assurdo e impensabile, ma alla fine l’idea esplode nella sua mente, impossibile da ignorare.
Ha bisogno di sapere. Di capire.
Deve vedere Charles.
Subito.
Gli basterà sapere perché ha deciso di lasciarlo andare e poi potrà andarsene per sempre e non fare più ritorno. Mai più.
Si avvicina al cancello dipinto di bianco, unico ostacolo che lo separa da Charles. Dal suo Charles.
Poggia una mano sul freddo ferro della cancellata e per un momento rimane fermo osservando il giardino aldilà delle sbarre come se fosse un altro mondo, qualcosa di così estraneo da sembrare irreale e irraggiungibile per qualcuno come Magneto.
Alla fine lo spinge con forza e questo, strisciando sulla ghiaia, si apre.
Erik percorre le strada sterrata e raggiunge le scale davanti all’ingresso. Sale un gradino alla volta, lentamente, come se le sue gambe fossero fatte di pietra, troppo pesanti per essere sollevate da terra.
Quando si ritrova davanti alla porta fa scattare la serratura con un movimento della mano. La porta si spalanca sull’atrio e il profumo dei mobili in legno lo pervade risvegliando in lui una sensazione che credeva di aver dimenticato. La sensazione di appartenere ad un luogo. Di essere parte di qualcosa.
Percorre gli intricati corridoi di casa Xavier, pregando di non incontrare Hank o qualche altro fastidio e infatti la casa sembra deserta: nessun rumore, nessuna voce la riempiono da quando la scuola è stata chiusa.
In poco tempo, Erik si ritrova davanti alla stanza di Charles.
La paura lo invade, penetrandogli in ogni cellula e facendolo rabbrividire. Esita, rimanendo immobile di fronte alla porta.  
Lo caccerà? Lo respingerà? Magneto ha quasi paura della reazione che Charles potrebbe avere vedendolo in casa sua.
Ma il desiderio di conoscere la verità è più forte della angoscia. Il mutante poggia la mano sulla maniglia e la porta si apre con un cigolio. Rimane fermo sulla soglia e osserva la stanza: è proprio come se la ricordava. Ordinata, pulita, sobria, proprio come il suo inquilino.
Nonostante i raggi del sole gli impediscano di vedere bene ciò che lo circonda, Erik sa che sulla sedia a rotelle accanto alla finestra il telepate lo sta osservando.
“Erik.” si limita a dire il professore avanzando verso di lui.
Magneto chiude la porta alle sue spalle e quando Charles entra nel suo campo visivo, vede che è cambiato. I capelli sono stati tagliati e resi corti quanto i suoi e l’unica cosa rimasta identica a com’era durante lo scontro a Washington è la barba che gli incornicia il volto.
Erik lo osserva. Esamina i suoi movimenti, le sue espressioni, ogni minimo particolare, per imprimere quell’immagine nella sua mente.
Si schiarisce la voce e poi parla. “Charles.”
Il telepate, inaspettatamente gli sorride. I suoi occhi blu si illuminano, quasi stordendo il mutante che gli sta davanti, che aveva sempre trovato quegli occhi ipnotici e bellissimi.
“Ti sei deciso, finalmente.” riprende il professore.
Erik dapprima non comprende cosa intenda, poi annuisce.
L’ha visto. Ha visto che ogni giorno si fermava davanti alla sua casa. E sapeva che prima o poi sarebbe entrato. Charles sapeva sempre tutto, ancora pima che lo sapesse Erik.
“Dovevo parlarti.” afferma Erik, deciso.
“Sono qui.” replica Charles sorridendogli amichevole “Sento che c’è qualcosa che ti tormenta, Erik.”
“Devo saperlo.” riprende Magneto “Devo sapere perché mi hai permesso di fuggire da Washington prima che mi catturassero.”
“Perché tu me lo hai chiesto, amico mio.” risponde l’altro, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Non capiva perché la cosa lo tormentasse tanto.
“No.” sbotta Erik “No, Charles. Voglio solo la verità e poi me ne andrò.”
“Questa è la verità. Tu mi hai chiesto di lasciarti andare e io l’ho fatto.”
“Non è giusto.”
“Cosa?”
“Tutto questo.” Erik abbassa lo sguardo “Avresti dovuto consegnarmi. Sono un criminale, sono malvagio, faccio del male alle persone.” ormai sta quasi gridando. Come fa a non capire?
“Non è vero, Erik.” ribatte il professore.
“Sì, invece. E tu ne sei la prova.” conclude indicandolo con una mano. Sa di aver ragione. Sa di essere pericoloso. Non era mai stato bravo con le persone. Aveva sempre finito per fare del male a tutti coloro a cui teneva. Era un dato di fatto.
“Erik…” riprende Charles, ma viene interrotto dal mutante.
“Mi dispiace per quello che ti ho fatto, Charles.” pronuncia quelle parole sapendo che non riuscirà a trattenere le lacrime. Che il senso di colpa è troppo forte per permettergli di mantenere la sua facciata spavalda. “Non mi perdonerò mai per averti portato via le gambe.”
“Io ti ho già perdonato.”
“Non avresti dovuto!” replica Erik e in un certo senso spera che il suo vecchio amico si renda conto che lui ha ragione, che non se lo merita.
“Per quale motivo?”
“Te l’ho detto: non me lo merito.” ripete Erik scandendo bene le parole e incatenando i suoi occhi a quelli del professore.
“Erik, tutti meritano una seconda possibilità.”
“No!” sbotta Magneto. “No, io non la merito. Ti ho fatto del male, Charles!” esclama e le lacrime gli rigano le guance prima che lui riesca a fermarle. Cade in ginocchio di fronte al professore e poggia la sua testa sulle sue gambe. Singhiozza disperato, buttando fuori tutta la rabbia, il dolore e il senso di colpa per ciò che ha fatto.
Sente la mano del professore accarezzargli la testa e l’altra poggiarsi sulla sua spalla. “Va tutto bene, Erik.” gli bisbiglia chinandosi su di lui.
L’altro scuote il capo. “No. Non è vero, Charles.” singhiozza “Tu dovresti odiarmi.”
Charles si lascia sfuggire una risata. “Tu vuoi che io ti odi?” domanda “Tra tutte le richieste che potresti farmi, questo è quello che vuoi? Che io ti odi?”
Erik solleva il capo. “Charles…”
“Erik.” dice il professore “Tu vuoi solo un pretesto per non dover più tornare da me.” conclude.
Erik rimane spiazzato di fronte a quelle parole, perché, in fondo, è tutto vero. Vuole un pretesto per andarsene senza soffrire. Se Charles lo detestasse, sarebbe tutto più semplice.
Vorrebbe essere cacciato. Vorrebbe che Charles gli dicesse di andarsene e di non tornare più: che gli desse una ragione per andarsene e non tornare.
“No.” mente, anche se sa di non poter celare nulla al telepate “Non merito il tuo perdono perché sono un mostro.”
“Tu non sei un mostro.”
“Sì, invece.” ribatte “Che razza di uomo farebbe del male alla persona che ama di più al mondo?”
Questa volta è il turno di Charles di rimanere spiazzato. Abbassa lo sguardo e riflette su quelle parole. Semplici, ma allo stesso tempo profonde e cariche di sentimento. Per un momento sfiora la mente del Signore dei Metalli e sente che tutto ciò che sta dicendo è vero.
“Erik,” riprende il telepate dopo un momento di silenzio “io non voglio darti un motivo per andartene.” afferma.
Magneto, ancora inginocchiato a terra, rimane immobile. Perché Charles deve essere così cocciuto? Perché non può cacciarlo? Perché non può semplicemente odiarlo come fanno tutti?
Il professor X riprende “Non voglio darti un motivo per andartene, perché non voglio che tu te ne vada.” i loro occhi si incontrano di nuovo. Charles vede perfettamente la paura in quelli dell’uomo che per troppo tempo è stato suo nemico.
“Charles…” tenta di opporsi l’altro.
“Non dovrai più scappare, Erik.” lo interrompe.
“Non posso.” risponde Magneto.
“Perché no?”
“Ti prego, Charles.” sbotta alzandosi in piedi e volgendo lo sguardo altrove per non incontrare i suoi occhi blu “Non chiedermelo.”
“Perché no, Erik?” insiste.
“Perché non riuscirei a dirti di no.” ammette e volge nuovamente lo sguardo verso il telepate sperando che lui capisca.
“Non devi dirmi di no.” replica.
“Charles…” prova a ribellarsi.
“Rimani qui.” lo interrompe “Rimani con me. Ci siamo odiati per troppo tempo. Adesso basta.”
Erik lo esamina e sospira. “Siamo troppo diversi.”
“Non è questo quello che ti spaventa.” constata il telepate “Tu hai paura che qualcuno possa affezionarsi a te perché sai che se ti venisse strappato ne usciresti distrutto.”
L’immagine di sua madre balena nella mente di Magneto. La sua morte l’aveva annientato, uccidendolo e consumandolo dall’interno.
“Forse.” concede “Comunque non posso rimanere. Mi stanno ancora cercando e se mi trovassero qui…”
“Non ti troveranno.” gli assicura Charles avvicinandosi con la sedia a rotelle.
“No, Charles.” insiste Magneto “No. Devo andarmene.”
“Non è vero. Non devi, tu vuoi andartene.” lo corregge “Non vuoi rimanere perché hai paura.”
Erik si volta, dandogli le spalle. Non vuole vedere il suo volto e tantomeno vuole che Charles veda il suo, contratto in una smorfia di dolore e rigato dalle lacrime.
“Addio, Charles.” conclude Magneto e aprendo la porta esce nel corridoio diretto verso l’uscita.
Charles rimane immobile. Incredulo.
Non può lasciare che Erik se ne vada. Non può lasciarlo fuggire ancora una volta, ma sa di non poterlo costringere, non fino a che rimane incatenato su quella sedia a rotelle. Si avvicina velocemente al comodino e apre il primo cassetto. Estrae una piccola tabacchiera in legno, all’interno un liquido ambrato scorre in una piccola fiala. Il telepate prende una siringa e si inietta il liquido nel braccio. Sente subito l’effetto della cura. Le voci nella sue mente si affievoliscono e un formicolio famigliare gli attraversa le gambe. Quando è sicuro di poter rimanere in piedi senza l’ausilio della sedia o delle stampelle, si mette in piedi e insegue Magneto nel corridoio della casa.
Quando arriva nell’ingresso vede che la porta è spalancata.
Erik, pensa e corre fuori dalla villa, diretto nel giardino. Corre a perdifiato, più veloce che può per tentare di raggiungere il suo Erik. Per un momento crede che sia volato via, che sia fuggito veramente, che lo abbia abbandonato ancora, poi lo vede. Immobile davanti al cancello, pronto ad uscire.
“Erik!” grida il telepate, sa che se uscirà dal quel cancello non tornerà più indietro, non tornerà da lui mai più.
Magneto si volta lentamente, il volto solcato dalle lacrime, gli occhi colmi di sofferenza.
“Non ti lascerò andare.” afferma Charles avvicinandosi. Ormai è a pochi passi da lui, se dovesse tentare di scappare, non glielo permetterebbe. “Non lascerò che mi abbandoni di nuovo.”
“Charles, ti farei solo del male.”
“Non è vero.” ribatte il professore “Tu non mi faresti mai del male.”
“L’ho già fatto!” grida Erik “Ti ho portato via le gambe, Raven, la scuola… tutto, Charles! Tutto!”
Charles scuote il capo. “Non puoi andartene, Erik.”
“Perché no? Non potrai certamente fermarmi!”
“Non puoi andartene perché se lo farai mi ferirai ancora.” sbotta.
“Cosa?” domanda perplesso il Signore dei Metalli.
“Hai capito.” afferma.
“Non vedo come sia possibile che…”
Charles lo interrompe avanzando e prendendogli una mano tra le sue “Perché sarebbe l’ennesima volta in cui l’unica persona che abbia mai amato mi abbandona.”
Quelle parole sconvolgono, letteralmente, il mondo di Magneto. Credeva che Charles non ricambiasse il suo sentimento, soprattutto dopo ciò che gli aveva fatto.
Gli rivolge uno sguardo sorpreso. Non credeva che qualcuno potesse tenere in quel modo a lui. Credeva che sarebbe rimasto solo. Per sempre.
“Hai detto di non volermi ferire.” riprende Charles “Allora rimani.”
“Charles…”
“Rimani con me.” si avvicina ancora “Non scappare ancora.” Erik scuote il capo “Ti voglio al mio fianco.” afferma, ripetendogli le parole che lui gli aveva sussurrato a Cuba. Le parole che avevano sugellato la loro separazione.
Magneto sorrise debolmente. Perché doveva essere tutto così difficile?
“Basta scappare. Non sarai più solo, d’ora in poi.” gli assicura il telepate.
“Se non dovesse funzionare?” chiede lui.
Charles sorride. “Non potremo mai saperlo, Erik. Non se non ci proviamo.” si avvicina ancora e poggia una mano sul petto del mutante.
Magneto sospira e alla fine sorride.
Non sa come ha fatto a lasciarsi convincere, ma su una cosa Charles ha ragione: se non ci provano, non potranno mai sapere.
“Allora?” lo incalza il professor X.
Erik rimane immobile ancora per qualche secondo, poi si avvicina al telepate e poggia delicatamente le sue labbra su quelle di lui. Le accarezza lentamente, quasi volesse spingere Charles a fare la sua mossa, proprio come usava fare quando giocavano a scacchi. Infatti la reazione di Charles non tarda ad arrivare. Si aggrappa alle spalle di Erik e cerca avidamente le sue labbra. Aspettava da tanto quel momento, quel bacio. Lo aveva desiderato così tanto…
Magneto gli cinge i fianchi e lo stringe ancora di più a sé, facendo aderire il suo corpo allenato a quello gracile del professore.
Quando si separano, hanno il fiato corto e i loro cuori galoppano nel petto premendo contro il petto. Sono così vicini che posso sentire i battiti dell’altro sulla propria pelle: i loro cuori seguono lo stesso ritmo. Gli occhi si incontrano nuovamente rimanendo incatenati; i due mutanti si perdono uno negli occhi dell’altro.
Era quello che volevano. Quello che avevano agognato per tanto tempo, sperando di poterlo ottenere nonostante le divergenze e i conflitti che li avevano portati a intraprendere strade diverse.  
“Come inizio non è male.” sussurra Erik sfiorando la guancia di Charles con una mano.
Ed entrambi sono consapevoli che quel bacio, quel giorno, cambierà per sempre le loro vite, portando i loro destini e le loro strade, se non ad incrociarsi, ad affiancarsi come era già avvenuto tanto tempo prima.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Hello, everyone!  
Rieccomi qui con un altro delirio scaturito da non so bene dove! Un’altra Charles/Erik, questa volta però post DOFP! Quindi, anche se ormai l’avete letta, ve lo dico: occhio agli Spoiler! ;D
Spero che vi piaccia, anche se non credo abbia molto senso; volevo solo togliermi lo sfizio di metterla su carta (si fa per dire! ^.^”)!
A presto con qualche altra FF frutto di un qualche delirio!
^.^
Kiss Kiss, Izzy, xX__Eli_Sev__Xx

 
   
 
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