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Autore: LoveEverlack    08/07/2014    5 recensioni
[Storia partecipante al contest "Why Rick Riordan wants to kill me?" , indetto da King_Peter sul forum di EFP]
E se Afrodite mettesse alla prova un amore?
Perchè si sa, la Dea dell'amore è tanto zuccherosa quanto pericolosa e anche uno solo dei suoi esperimenti può finire male se non è presente in una coppia il vero amore.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Afrodite, Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Once Upon A Love
Autore: Lucrezia_2
Genere
Commedia, Romantico. Non credo ci sia molte parti tristi o altro, ho cercato di scrivere attenendomi al minimo indispensabile con ogni tipo di emozione. Anche se forse con Afrodite è tutto un pò difficile.
Rating: Giallo.

Pacchetto scelto#05 Piper McLean
Prompt/Tracce utilizzate: Ho cercato di usarle tutte e tre. Non dirmi che ne dovevo prendere una!? 
Personaggi: Percy e Annabeth, più Afrodite che ho usato per mettere alla prova il loro amore e quelli del mondo in cui li ho mandati in modo da ambientare al meglio i personaggi che credono comunque di aver vissuto lì quando nella loro mente vengono iniettati per così dire i ricordi. 
Avvertimenti/Note: AU (ho ambientato la storia in un altro mondo come richiesto da uno dei tre punti), avvertimenti non credo c'è ne siano in particolare la storia è piuttosto "normale". 
Trama: (Ok, farà schifo)
E se Afrodite mettesse alla prova un amore? 
Perchè si sa, la Dea dell'amore è tanto zuccherosa quanto pericolosa e anche uno solo dei suoi esperimenti può finire male se non è presente in una coppia il vero amore.



-Hai mai voluto scoprire se quella coppia, la tua “preferita”, fosse davvero quella giusta?-
Afrodite era rimasta di sasso, quando uno stupido aiutante di Efesto-TV le aveva posto quella domanda.
-Che domande!- aveva risposto lei, sistemandosi il rossetto, -Io, ho sempre ragione!-
Eppure, nonostante i due giorni passati, Afrodite non riusciva ancora a dimenticare quella domanda.
Era la Dea dell’Amore infondo, doveva essere sicura di quella sua risposta!
Invece no, continuava a rimuginare senza sosta, trascurando anche per un’ora al giorno la sua bellezza.
La Dea esigeva di sapere se quella sua risposta fosse vera, voleva sapere se quella sua passione -perché tale era in realtà quello che faceva- dava realmente i suoi frutti.
In preda ad un momento di pazzia, ben più grande dello svago Shopping, Afrodite prese dei libri e dei DVD che sembravano tanto appassionare gli umani.
Ne sfogliò pagine e titoli, cercando la storia più adatta dove potesse mandare per sogno una coppia e scoprire, nel più dolce dei modi, se fossero davvero destinati ad amarsi.
Alla fine, stanca per la grande ricerca, decise di mandarli nel mondo del DVD che aveva in mano: la città di Storybrooke, di un telefilm chiamato Once Upon A Time.
Nome, alquanto delizioso per la Dea, che le ispirava già tantissimo per una storia d’Amore.
Così la Dea guardò i suoi pargoli, cercò Percy e Annabeth che dormivano abbracciati nella capanna di Poseidone, rischiarati dalla luce della luna.
-Quasi mi dispiace, doverli separare per un po’.- mise un piccolo broncio, prima di ridacchiare e farli sognare entrambi, mettendoli insieme in quella nuova “dimensione” aspettandoli come coppia.
 
Il momento che Percy Jackson più odiava del mattino erano le sveglie di Spugna, lo stupido inserviente dello zio Killian, che veniva ogni mattina a svegliarlo canticchiando allegramente.
Cosa ci trovava di bello nel cantare, poi?
-SPUGNA! Maledizione, perché canti? Stoni peggio di Pongo, il cane del signor Hopper!-
Il poverino, che era sempre maltrattato, guardò Percy senza capirne la risposta.
Quel marinaio era tremendamente stupido, lo diceva anche lo zio Killian, che però gli voleva talmente bene da lasciar correre per la maggior parte del tempo le cavolate di Spugna.
-Percy, hai un appuntamento con il Capitano, ricordi? Hai la colazione da Granny, ci saranno tutti.-
Percy sbuffò, cercando di coprirsi per tornare a dormire.
Sfortunatamente per lui, il caro Spugna, non aveva intenzione di lasciarlo dormire.
-Ordini del Capitano! Andiamo, ci sarà anche la fidanzata e i suoceri... non puoi mancare.-
Percy, stanco senza saperne nemmeno il motivo, provò nuovamente a tornare a dormire.
Provò, perché Spugna era irremovibile e minaccioso con un secchio d’acqua in mano.
-Diamine, Spugna! Ci sono sempre tutti, cosa cambia? Zio e Emma civetteranno peggio di Edvige, Mary Margareth e David staranno con Neal tutti coccoloni, Henry non ci sarà perché uscirà con Paige e Regina ormai starà con Robin. Dimentico qualcuno? Ah, si... siamo fortunati se Leroy non sentirà nulla!-
Spugna rise, posando il secchio d’acqua nella cabina di Percy dove poi avrebbe pulito e salendo sopra in attesa che il giovane pirata -che oltre all’amore per il mare, di pirata aveva ben poco- si vestisse ed uscisse per la colazione con la famiglia Charming e Hood.
 
Percy camminò per le vie di Storybrooke con Ariel, che gli faceva compagnia mentre andava da Eric.
-Ohi Percy, dovresti fare un salto da noi qualche giorno. Eric vuole sempre rivederti e anch’io, non ci faresti questo favore? Potresti portare qualche ragazza, così parleremo un po’.-
Lui annuì distrattamente, non voleva certo deludere le aspettative della sirena con cui aveva stretto un forte legame, ma non poteva certo dirle che lui di ragazze non ne sapeva nulla.
Sicuramente avrebbe riso, convinta che così come lo zio Hook, anche lui conquistava facilmente le donne.
-Vedremo Ariel. Eric dove ti aspetta? Ti accompagno e poi vado da Granny.-
Sembrava quasi che stesse per accettare, poi la vide scuotere la testa e lasciargli il braccio sorridendo.
-Va da Hook, Percy. Posso arrivare da Eric senza problemi.-
La sirena salutò velocemente il ragazzo, prima di correre verso la strada che conduceva alla falegnameria di Marco e ad altri negozi e ristoranti dove Eric abitava.
Con le mani nelle tasche e le cuffie nelle orecchie, Percy fece l’ultimo tratto di strada che mancava fino al negozio di Granny, la cui insegna svettava sulla porta in bella vista.
-‘Giorno a tutti! Ciao Ruby, lavori già a quest’ora oggi?-
La nipote di Granny lo salutò da dietro il bancone, iniziando a preparare la colazione di Percy che ormai prenotava sempre nella tavola calda.
-Questa sera devo uscire e conosci la Nonna. Severa fino al midollo!-
La proprietaria si avvicinò a Percy con un mestolo in mano, muovendolo in aria con foga.
-Percy, non darmi torto sia chiaro! Questa ragazza deve imparare che bisogna lavorare sodo.-
Ruby mimò lettera per lettera le parole della donna, facendo ridere il ragazzo difronte a Granny che lo guardava contrariata da quella reazione che aveva avuto.
-Ciao, Percy. Allora vuoi venire a tavola?-
Il ragazzo salutò proprietaria e nipote con un sorriso, prima di dirigersi al tavolo dello zio Killian.
Poco dopo aver preso posto accanto a David, Ruby arrivò da lui con la colazione, portando il buon profumo di cibi appena preparati assieme a lei.
L’odore di quella colazione era talmente invitante, Ruby aveva anche colorato di blu uno di quei piatti come piaceva a lui, anche se non ne ricordava il motivo.
Mentre iniziava a bere dalla sua tazza, il campanello suonò, facendo entrare il signor Gold e Belle.
Accanto a lui Mary Margareth sembrò estasiata, mentre salutava con foga Belle che ricambiò, allontanandosi per un attimo dal marito e raggiungendo l’amica.
Percy non voleva farci troppo caso, insomma vedere Belle e Gold non era mai di strano, se non si contava la differenza di età che al primo impatto poteva sconvolgerti.
Il problema fu quello che Belle si portò dietro una volta entrata: una ragazza che affiancò Gold mentre aspettava che Belle salutasse tutta la combriccola e li raggiungesse.
Doveva avere circa l’età di Percy, capelli biondi e occhi grigi e tempestosi che Percy vedeva, nonostante il libro che stava leggendo le copriva quasi interamente la faccia.
-Belle, chi è quella ragazza con cui siete entrati?- Emma, indicò la bionda su cui Percy si era concentrato.
-Oh, mia cugina Annabeth. Dormirà per un po’ da Rumple con me e lavorerà in biblioteca. È venuta a trovarmi perché... beh, siamo cugine no? C’è amore nei legami familiari.-
Belle rise, contagiando anche il gruppo che iniziò a parlare di altri argomenti mentre l’attenzione di Percy era invece totalmente catalizzata su Annabeth e sul libro che stava leggendo.
Era davvero bellissima avvolta in un vestito di Belle, con i capelli biondi che splendevano, nella coda alta che si era fatta, mentre venivano messi in evidenza insieme agli occhi.
-Percy, guarda che puoi anche parlarle eh! E poi sei degno nipote del sottoscritto... almeno spero.-
Emma rifilò una gomitata al fidanzato, mentre con la testa faceva segno al ragazzo di muoversi.
Quando lui si alzò dal tavolo, anche lo sguardò di Annabeth fu deconcentrato dal libro per andare a Percy.
Gold sembrava non voler far caso a quella scena, tanto per non dire qualche parola al giovane, quindi si avvicinò a Ruby per ordinare qualcosa e lasciare un po’ di spazio ai due.
-Ciao.-
Annabeth sorrise, posando il libro nella borsa e scrutando Percy.
Era ancora lo stesso: il sorriso, gli occhi, tutto ciò che amava era ancora davanti a lei.
-Ciao, Percy.-
Il ragazzo la guardò confuso, non ricordava di averle detto il suo nome in quei pochi secondi.
-Ehm, ciao Annabeth. Come sai il mio nome, scusa?-
La ragazza davanti a lui sembrò non capire, se quello era uno scherzo del suo fidanzato se la sarebbe vista davvero brutta e gli avrebbe fatto desiderare un combattimento con i mostri.
-Ehm, Percy... è uno scherzo, vero?- lui scosse la testa.
-Sei la cugina di Belle, no? Mi ha appena detto chi sei, forse ha fatto lo stesso con te allora.-
Annabeth sentì le lacrime salirle agli occhi, non sembrava che Percy stesse mentendo o scherzando.
Non capiva come o dove si trovava, perché il suo fidanzato non si ricordava di lei o perché Afrodite aveva fatto loro quello stupido scherzo, era sicura centrasse lei.
-No… cioè sì… cioè…- Percy la guardò confuso, almeno quello non era cambiato.
-Senti, ti va di fare una passeggiata? Qui da Granny siamo un po’ osservati.-
Annabeth sorrise, capendo che Percy stava solo fingendo di non ricordarsi di lei per allontanarsi dal gruppo.
Lui la precedette, facendole strada per le vie di Storybrooke non sapendo bene dove andare. 
Accanto a lui, la ragazza guardava sorridente la strada tanto che non riusciva a concentrarsi su altro.
-Non hai visitato nulla di Storybrooke? Perché dovresti vedere il parco, è magnifico.-
Le prese la mano, correndo verso quel luogo che era ormai vuoto a quell’ora.
Annabeth stringeva la sua mano come se fosse abituata a farlo, gli sembrava incredibile riuscire a parlare con una tale facilità ad una ragazza stupenda come lei.
-Percy, non stai scherzando. Vero?- la voce le si era incrinata.
-Sul parco? Certo che no!- il suo cuore, si spezzò.
Doveva essere tutto uno stupido scherzo, non riusciva a concepire come Percy potesse dirle seriamente tutte quelle parole senza nemmeno abbracciarla o baciarla.
-Eccoci.- Annabeth guardò il parco.
Le bastava poco ormai per convincersi che Percy non la stava prendendo in giro, per convincerla sul fatto che davvero il ragazzo che aveva cercato non si ricordava di lei.
-Annabeth, che c’è?- le stava asciugando una lacrima, che Annabeth non sapeva nemmeno di aver cacciato.
-Prima per te ero Sapientona e tu il mio Testa D’Alghe. Ora solo Annabeth? Hai dimenticato tutto, la caduta dal burrone, le missioni, quando ci siamo conosciuti... ti sei dimenticato di noi.-
Sentì la mano di Percy allontanarsi dalla sua per guardarla negli occhi.
Chi le avesse giocato quello stupido scherzo avrebbe dovuto pentirsene, stava soffrendo per colpa sua.
-Annabeth senti, non so come ti sia venuto in mente... mai noi...-
Sentì la mano di Annabeth colpirlo sul viso, per la sorpresa Percy barcollò indietro cadendo sul prato.
Annabeth continuava a piangere incessantemente.
-Mi hai già dimenticato una volta, non posso permettere che accada di nuovo.-
Belle le aveva parlato del bacio del vero amore, che almeno una volta ogni coppia o persona in quella città si era scambiata per sconfiggere qualche incantesimo.
-Ti prego Percy, ricorda... se davvero esiste una magia in questa città... ti prego, fa che sia vera.-
Sentì le lacrime di Annabeth bagnargli la pelle, le labbra sulle sue che sembravano così familiari, il calore del corpo di Annabeth sul suo, ogni cosa.
La sofferenza di Annabeth -cielo- era la più brutta di tutte per lui.
Chiuse gli occhi, non riuscendo a staccarsi da lei neanche se lo avesse voluto e chiuse gli occhi, come lei.
-Sapientona.-
Annabeth riaprì gli occhi, colmi di lacrime, ritrovandosi abbracciata a Percy nella cabina di Poseidone.
-È stato un sogno?-
Eppure le sembrava così reale, quei ricordi con Belle e Gold nonostante non esistessero o con il piccolo Henry che era andato nel negozio di Gold e dopo averla conosciuta le aveva regalato il libro.
-Il libro!- si avvicinò alla borsa, l’unica cosa sua che si era ritrovata anche a Storybrooke.
Dentro, con la copertina marrone e la scritta “Once Upon A Time” c’era il libro che credeva di aver sognato.
-Annabeth, che è successo?- scosse la testa, non sapendolo.
-Non lo so, Percy. So solo che ti amo... e che ti odio, per avermi fatto soffrire.-
Tornò da lui, sdraiandoglisi nuovamente vicino e chiudendo gli occhi, conscia che quei ricordi seppur falsi erano stati come una parte della sua vita.
 
Afrodite sorrise, battendo energicamente le mani verso la TV, non guardando nemmeno quello che Percy e Annabeth avevano fatto per tutto quel tempo.
-SI! I CaptainSwan si sono baciati!-
Accanto a lei un cameramen di Ermes che era venuta ad intervistarla per quell’esperimento guardò i due semidei che erano tornati a dormire nel Campo Mezzosangue.
La Dea sembrava non importarsi nemmeno più di tutto quello che era successo.
-Ehm... Afrodite se permette…- la Dea lo fulminò con lo sguardo.
-Zitto. Voglio finire qui e poi vedrò come se la stanno cavando quei due da quando li ho fatti sognare. Metterò un Replay dall’inizio e vedremo se ho ragione e quanto ci metteranno.-
L’aiutante affiancò la Dea su una delle poltroncine, cercando di parlarle senza sembrare scortese.
-Ehm… cara Afrodite…- la Dea lo allontanò.
-Zitto! O ti Crucio come avrebbe dovuto fare Voldemort fin dall’inizio.-
Ancora una volta, il piccolo aiutante volle provare a farsi ascoltare dalla Dea.
-Ma Signora… vede…- la Dea spense la TV, rabbiosa.
-Signora? Senti un po’ tu, io non mi chiamo Signora. Avada Affanculo! Ops, il Galateo.-

  
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