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Autore: ohwowlovely    08/07/2014    7 recensioni
5 goffi ragazzi in uno sgangherato minivan in rotta per il Glastonbury festival vivranno le avventure più bizzarre della loro vita, tra cui scappare dalla polizia, infiltrarsi in un lussuosissimo hotel, rischiare la morte (più di una volta) e venir coinvolti in una rapina da Waitrose's durante un pit stop. Con una sognante colonna sonora che va dagli Stone Roses ai The Cure e i Blur, Michael, Calum, Ashton, Tyler e Luke capiranno che non c'è niente di meglio di un viaggio per conoscere se stessi;
L'unica domanda è: come?
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=6qq0HkR6ma4
Soundtrack: https://open.spotify.com/user/11146695121/playlist/1iYmiG06Hty5uwX5WHTJrN
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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0044














 
La mattina dopo, Michael non ricordava praticamente nulla della sera precedente.
Inerme sul pavimento del suo salotto, rannicchiato come un agnellino sul tappeto, spalancò un solo occhio, come se non avesse forze necessarie per aprire anche l’altro, ogni movimento richiedeva uno sforzo immane, anche solo alzare un dito.
Con la vista ancora appannata,  scorse dei puntini verde scuro che riconobbe come bottiglie di birra vuote, altri puntini colorati che suppose fossero coriandoli.
I coriandoli erano l’unico ricordo che aveva prima del buio totale, ricordava che, dopo una gara con Calum a chi riuscisse a fare più cicchetti in due minuti, l’amico vinceva, alzava le braccia al cielo e scoccava un bacio a stampo sulle labbra di Tyler, che prima fece il risucchio e poi, diventato abbastanza verdognolo in viso, rigettò di brutto la bottiglia di Limoncello di qualche ora prima. Del resto della serata, aveva solo pochi sprazzi confusi, si sentiva come il protagonista di “una notte da leoni”, sperava solo vivamente che nel proprio bagno non ci fosse una tigre.
Si grattò il naso con la mano appiccicosa, non voleva sapere dove l’avesse messa prima di spalmarsela in faccia, mise a fuoco e si meravigliò che la casa non era poi tanto messa male.
Tranne che per la pozza di vomito in cui Calum era disteso.
Michael si tappò il naso con le dita ed emise un verso di disguto: -Che schifo Cal-
-Non ce l’ho fatta ad andare in bagno, scusami-rispose Con un fil di voce, aveva le guance arrossate e gli occhi cerchiati di nero, era un ragazzo dall’aspetto tanto innocente, non dimostrava più di quindici anni per la sua corporatura un po’ esile ed il faccino pulito, aveva gli occhi stretti e scuri ed un nasino a patata, chiunque sarebbe sorpreso nel sapere che aveva diciotto anni compiuti, e lì, in quel momento, mentre si sforzava di non piangere e con i capelli neri aggrovigliati, sembrava un bambino smarrito al parco-giochi, e non un ragazzo con i postumi di una sbornia.
-Non fa niente.-mormorò Michael, ogni volta che parlava, le corde vocali gli graffiavano la gola come un coltello affilato. Allungò una mano verso l’amico e lo aiutò ad alzarsi. Calum emanava odori corporei poco piacevoli.
-Puzzi di puzza.-disse Michael ridacchiando, Cal rise a sua volta.
-E cosa vuol dire?- chiese.
-Che puzzi così tanto che nessuna puzza può sovrastare la tua.-gli rispose l’amico dandogli un mocio per pulire il rigurgito dal pavimento.
-In realtà c’è eccome!-Disse una voce squillante alle loro spalle, era Tyler, che al loro contrario era già vestito di tutto punto: aveva rubato una delle magliette di Michael, questa era del tour degli Smiths del 1986, indossava i pantaloni neri della sera prima che sembravano non essere stati colpiti dal conato post-alcolico, i capelli lilla pettinati e gli occhiali da vista che gli incorniciavano gli occhi.-E proviene dal tuo cesto dell’immondizia. In ogni caso, buongiorno, ragazzi.-
-Tyler, cosa è successo ieri sera?-Chiese Calum, strofinando il mocio sul pavimento.
-Se lo ricordassi ve lo direi, so solo che deve essere stato qualcosa di grandioso!- rispose il ragazzo, poi indicò Cal col dito.-E tu, bel culetto, mi hai anche baciato.-
Calum lasciò andare di botto il manico del mocio e strabuzzò gli occhi, Michael si coprì la bocca con la mano per nascondere la risata.
-Io ho fatto cosa?-                                                                                        
-E ti è anche piaciuto!- continuò Tyler, ammiccando con un occhiolino scherzoso, poi prese una bottiglia di Becks mezza vuota dal bancone della piccola cucina e se la finì di scolare in un solo sorso. Coprendosi la bocca con la mano smaltata di nero, gli scappò un piccolo rutto.
-Come fai ancora a bere?- mugolò Michael, notando solo allora di indossare la canotta al contrario, Tyler fece un mezzo sorriso.
-Questa puttanella.-Tyler indicò se stesso con l’indice.-Non dice mai di no ad un drink, mai.-
E riacciuffò la bottiglia fra le sue grinfie, contemplandola come fosse un oggetto ultraterreno.
Calum e Michael si diedero da fare a ripulire la pozza maleodorante, quando improvvisamente, con indosso un grondante accappatoio blu elettrico ed i capelli bagnati, Luke si catapultò fuori dal bagno, un telefono fisso che squillava fra le mani.
-Mikey, è per te!-
Michael si voltò, ed alla vista dell’amico nel suo accappatoio rabbrividì;
-Luke, quante volte ti ho detto di non usare il mio accappatoio?- disse arricciando il naso, Luke ruotò gli occhi sbuffando.
-Smettila di fare l’ipocondriaco, non ho nessuna malattia virale della pelle.-rispose, lanciando in aria il piccolo telefono, Michael tentò di acchiapparlo al volo, ma gli scivolò dalle mani ed atterrò sul divano alle sue spalle. Il ragazzo lesse il numero in chiamata: aveva un prefisso differente, che faceva intendere la chiamata non provenisse dall’Australia, il numero decisamente troppo lungo.
Michael premette “rispondi” ed avvicinò il telefono all’orecchio, con aria confusa, si schiarì la gola e disse un sottile “pronto?”
-Salve, è la casa della signora Karen Clifford?- disse una voce femminile dall’altro capo, l’accento indiano e forte confondeva le idee da dove potesse provenire questa chiamata, ed era anche difficile riuscre a capire cosa stesse dicendo (Shalveh, èh la cashah dellah signorah Kaharen Cliffordh?);
-Sì, ora Karen non c’è.-disse Michael, Tyler gli fece segno di mettere il vivavoce, il ragazzo obbedì.-Lei chi è?-
-Sono Somatra Avantika, chiamo direttamente dall’accademia militare Sandhurst, quando potrei parlare con la sig...—
-Che cosa?!- esclamò Michael sbigottito, accademia militare? Prefisso sconosciuto? Donna indiana che confondeva le lettere dell’alfabeto facendole suonare tutte come stretti iati aspirati? Troppe informazioni in decisamente troppo poco tempo.
-Mi faccia richiamare quando torna, la ringrazio.- e mise apposto, un fischio fastidioso sostituì la voce nasale di Somatra.
Michael mise giù il telefono e guardò gli amici, alla ricerca di una qualche spiegazione, tutti sembravano avere la stessa espressione, probabilmente ancora per la sbornia della sera precedente, avevano lo stesso colorito verdognolo in viso che si abbinava perfettamente al verde acido dei capelli tinti e spettinati di Michael.
-Accademia militare Sandhurst?- ripeté Michael con la fronte aggrottata, i ragazzi si continuavano a guardare negli occhi in cerca di risposte, ma finivano per scrollare le spalle ed assumere espressioni ancora più confuse.
-Magari era uno scherzo telefonico.-buttò giù Luke, Michael scosse la testa.
-Impossibile, come fanno a sapere il nome di mia madre?-disse, poi afferrò il telefono e premette il tasto del registro chiamate, indicando loro il prefisso.-E poi, non è una chiamata proveniente da Sydney, vedete: il prefisso è diverso.-
Lesserò ad alta voce in coro il numero iniziale: +0044, non gli ricordava assolutamente niente, ed il potente mal di testa e la nausea non stimolavano di sicuro la mente a tirar fuori la risposta.
Così decisero di lasciare in sospeso la questione “chiamata-da-parte-di-aliena-indiana” e ricominciarono a ripulire casa prima dell’arrivo imminente della mamma di Michael, fecero in fretta delle docce fredde e, con calma, riaffiorarono anche alcuni ricordi della notte precedente: La gara all’ultima goccia di sudore a Battlefield, la tremenda scorpacciata di Doritos, innumerevoli shots di alcolici che al solo pensiero Michael riusciva ancora sentirli bruciare nella gola. Erano secoli che non passava una serata del genere con i suoi migliori amici, e anche se ricordava ben poco in modo scomposto e con visioni sfocate, sorrideva fra se e sé.
Il piccolo appartamento era diventato presentabile, c’era un momento di pace apparente mentre i quattro amici si accingevano a fare colazione (a base di latte, toast col burro e, ovviamente, altri Doritos) affaccati sul terrazzo di Michael, che dava un’ampia visione della città sotto di loro, gremita di gente, auto e negozi, la vista del mare era ostacolata da un gigantesco “TESCO” che aveva deciso di rovinare il panorama, ma pazienza.
La pace apparente, però, era destinata a durare molto poco.
Il rumore di delle chiavi che urtavano il legno distrasse Calum dalla sua fetta di toast, il ragazzo alzò la mano per salutare la donna bionda che aveva varcato la soglia.
-Ciao Karen!- esclamò, il resto dei ragazzi si voltarono per salutarla, la donna li salutò indietro un po’ sorpresa di ritrovarseli davanti dopo tanto tempo.
-Ehi mamma.- disse Michael alzandosi in piedi e scoccandole un bacio sulla guancia.-Com’è andato il matrimonio?-
-Abbastanza bene, se tralasciamo l’addio al nubilato eccessivamente kitch- rispose.-Pare che anche il tuo non sia andato male.-
Karen indicò i ragazzi con un gesto secco del viso, Michael annuì.
-Sono venuti a trovarmi, hanno intenzione di organizzarmi una festa di compleanno per domani.- disse, l’espressione della madre sembrò rabbuiarsi tutta d’un colpo.
-Ah.-ansimò.-Parlando di questo…-
La donna fu interrotta dalla voce di Michael.
-Mamma, a proposito, è arrivata una chiamata prima, e…come dire, chiedevano di te.-disse Michael prendendo il telefono.-Credo si siano sbagliati.-
-Chi era?- chiese Karen in tono serio, Michael fece spallucce.
-Una tizia di nome Somatra, tipo, chiamava da una scuola militare, mi pare si chiamasse Sandhurst.- rispose il ragazzo, la mamma storse leggermente le labbra.
-E poi non chiamavano neanche dall’Australia, vedi.-Michael le indicò il piccolo schermo.-Il prefisso è diverso, 0044.-
-Mikey.-disse la mamma, piano.-Quello è il prefisso inglese, l’ho chiamata io, per prima.-

 
 
 


 
My space;
FINALMENTE, DOPO UNA SETTIMANA DI PURO CAZZEGGIO, LUCREZIA SI RICAVA DEL TEMPO PER SCRIVERE E RIESCE AD AGGIORNARE LA FANFICTION, YEAH! 
Salve a tutti, e grazie mille per aver inserito la storia nei preferiti/ricordate/seguite, per le recensioni positive e per le 180 visite silenziose del primo capitolo c:
In questo capitolo, la mamma di MIchael confessa di aver chiamato lei stessa alla Sandhurst, ed ha una motivazione ben precisa che intralcerà gran parte dei piani dei ragazzi (e, cosa più importante, Tyler chiama Calum bel culetto, I ship it). Cosa nasconde?
Dai prossimi capitoli si entra finalmente nel vivo della storia, se vi sembra monotona ed è meglio che ritorni a cazzeggiare su tumblr e mangiare patatine al formaggio mentre guardo Teen wolf ditemelo pure con una piccola recensione C:
XX
Lu

Ps: questa domenica partirò per Londra per due settimane, quindi avrò meno tempo per scrivere all'interno del college, ma farò del mio meglio per riuscire ad aggiornare, grazie mille ancora e tanti gattini 
  
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