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Autore: _eco    08/07/2014    4 recensioni
[Stydia] [Hypothetical future scene] [Red string of fate] ♥
- Facciamo al trenta per cento rosso. – propone, come se si trattasse di un accordo fra complici in missione segreta.
- Magari sessanta. – ribatte Stiles.
- Non più di cinquanta. –
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione: So di aver pubblicato una Stydia ieri. Solo che... ho appena guardato la 4x03, quindi, se non l'avete vista, non leggete queste poche righe.
C'è rischio di SPOILER. La shot, però, non ne contiene. Si tratta di un ipotetico, ma assolutamente campato in aria, momento in cui Stiles e Lydia potrebbero - seh, magari - parlare della leggenda del filo rosso del destino.
Tornando al motivo per cui la pubblico (spoilerspoilerspoiler): è molto semplice. La scena Stalia era carina, accettabile, davvero tenera... fino a quando lei non ha tirato il pennarello rosso, lui ha guardato i fili rossi e l'ha baciata. E, sinceramente, ho tirato tante di quelle parolacce che non lo so davvero come abbia fatto a conoscerne tante. Potevano mettere qualsiasi scena, qualsiasi dinamica o legame, ma hanno scelto di riciclare la bellissima scena Stydia e spezzarmi il cuore.
Torniamo alla shot. Non so quanto siano IC, probabilmente Lydia è un po' OOC. Pazienza. Dovevo pubblicarla, perché volevo un po' riscattare questi due. 
Mi mancano tanto u.u 
S.
P.s: non vi biasimo se mi mandate a quel paese, lo sto proprio intasando questo fandom.

 
Red at fifty percent
 
Lydia sfiora il foglio di carta semi sepolto da un portapenne e un temperamatite. Non è esattamente uno, ora che ci fa caso: un blocco di fogli, forse tre o quattro, spillati in fretta e con l'inchiostro un po' sbavato qua e là.
Ci sono piccoli segni a matita, minuscole parole che sembrano geroglifici e si affollano intorno ai caratteri ordinatamente stampati.
In alto, grandi e ornate lettere in corsivo sono sottolineate da una linea ondeggiante, le cui estremità sono arrotolate attorno due piccole dita – mignoli? – in bianco e nero.

« Il filo rosso del destino. » legge lentamente Lydia.
Nel momento in cui smette di parlare, avverte intorno a lei un trambusto assordante.
Stiles, che fino a poco fa era seduto sul letto e sfogliava un vecchio bestiario alla ricerca di informazioni sulla nuova creatura dal nome impronunciabile, balza in piedi, inciampa nel tappeto e si rialza in fretta, facendo leva sulla scrivania con le mani e ansimando.

« Quello no! » rantola, battendo il palmo sul fascicolo che Lydia ha adocchiato.
Lydia inarca le sopracciglia e fa scattare lievemente la testa verso il basso, come fa sempre quando assiste a una manifestazione dell'imbranataggine di Stiles.
È un movimento difficile da descrivere, ma Stiles lo conosce a memoria ed è persino in grado di capire quando Lydia è sul punto di farlo.
È l'immancabile completamento della sua tipica espressione da "Che cavolo ti è preso?". E a Stiles piace da morire, perché un altro immancabile tassello è il fatto che Lydia strabuzzi gli occhi, che diventano ancora più verdi, ancora più vivi e grandi; e se sono più grandi, è anche più facile scorgere le sottili venature grigie che li percorrono.

« Fammi leggere. »
Lydia, con un rapido movimento, gli strappa dalle mani il blocco di fogli e si dirige verso il letto. Stiles sa già come si siederà: prima affonderà il ginocchio nel materasso, poi farà leva su questo per piegare la gamba e sedervi sopra. Anche questo movimento è alquanto difficile da descrivere a parole,  e Stiles si rende conto di averlo appena illustrato come se Lydia fosse un robot dalle articolazioni arrugginite.  Ma non è così. Lydia si muove come un fuscello sospinto dal vento: sinuosa, leggera, sfuggente.
Sfuggente. Curioso come questo aggettivo le si adatti alla perfezione, e non solo per quanto riguarda le sue movenze.

« Sembra interessante. »
« È una ricerca... l'ha fatta Kira... l'ha data a me, ma è per Sco...»
« Gli asini volerrano prima che Kira ti faccia fare il piccione viaggiatore fra loro due. E qui c'è scritto 'per Stiles'. » lo fredda Lydia, puntando il dito sulle parole definite dalla ricercata grafia di Kira. 
« Che, per l'appunto, è il secondo nome di Scott. Scott Stiles McCall. » replica Stiles, gesticolando in maniera esagerata e ondeggiando la testa come quando ha ormai capito di essere stato colto in fallo.
« Nessuno si chiama Stiles in questa città, a parte te. »
« Lydia, sarai pure un genio della matematica, ma non puoi aver controllato tutti i certificati di nascita di Beacon Hills. »
« Non l'ho fatto. Ragion per cui non conosco il tuo assurdo e impronunciabile, ma vero, nome, che ti ostini a sostituire con 'Stiles' solo perché, a detta tua, fa figo se accostato al tuo cognome. »
« È figo. » ribatte Stiles.
Tutto, possono prendere in giro tutto, ma non l’accostamento geniale del suo pseudonimo e del suo cognome.

« E non è il tuo vero nome, né tanto meno il secondo di Scott. »
Stiles boccheggia senza riuscire ad articolare una parola. Lydia conosce quell'espressione da pesce lesso.
« E questa sorta di ricerca è indubbiamente per te, Stiles. »
« Voi donne e la vostra mania di etichettare tutto. » sbotta il ragazzo, lasciandosi cadere sul letto e portandosi la testa fra le mani.
« Si chiama 'ordine', Stiles. Non credo che tu abbia avuto il piacere di conoscerlo. » lo stuzzica Lydia, passando in rassegna le due felpe abbandonate per terra, forse scivolate dalla sedia su cui Stiles le ha gettate alla cieca, le scarpe slacciate e rivoltate ai piedi del letto, i jeans appallottolati e appesi per una gamba alla maniglia della finestra.
Lydia non è sicura di voler sapere la dinamica delle varie circostanze che li hanno portati dove si trovano ora.

« Sai, Lydia? Sei molto spiritosa, davvero molto spiritosa. » biascica Stiles.
« Shh: è davvero interessante. » lo ammutolisce Lydia, che sembra appassionarsi piano piano alla lettura della credenza giapponese - o era cinese? - di cui Kira gli ho parlato, quando lui le ha raccontato tutta la storia dei fili che collegavano le varie fotografie e gli articoli di giornale che stava cercando di connettere per arrivare alla risoluzione del caso.
Stiles non ricorda nemmeno come, poi, abbia finito col parlarle del momento in cui aveva srotolato il filo rosso dalle dita di Lydia. Sa solo che Kira, in un battito di ciglia, aveva iniziato a fremere e si era profusa in una serie di frasi che non ricorda. Qualcosa tipo “il destino… il filo… devi assolutamente vedere!”.
Lydia ha iniziato a leggere ad alta voce, senza nemmeno saperne il perché.  Avrebbe potuto scorrere con gli occhi, in silenzio, le parole stampate, ma per qualche strano motivo ha pensato che Stiles fosse partecipe di tutto ciò già dal momento in cui aveva sfiorato il foglio di carta.

« La leggenda dice che ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra, che ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati. »
Ha la voce un po’ rauca, Lydia, e quando parla lentamente e quasi sussurrando diventa qualcosa di misterioso e intrigante, che ti avvolge e ti fa sospendere il respiro.
Almeno, per Stiles è così.

« Le anime unite dal filo rosso sono destinate, prima o poi, ad… »
« Okay, basta così. È la solita, stupida credenza giapponese. » la interrompe Stiles, riprendendo il foglio e stringendolo al petto come se ne andasse della sua vita.
In un certo senso, è così.
Lydia potrebbe anche strangolarlo. O forse si prenderebbe a schiaffi da solo per essersi rivelato l’idiota patentato che è.

« Cinese. » precisa lei.
« Cosa? » biascica Stiles, che non ha davvero seguito il filo – tanto per restare in tema – del discorso.
« C’è scritto che è una leggenda di origini cinesi, importata poi in Giappone. » spiega Lydia, dandogli un colpetto sulla spalla e ridendo, in cuor suo, nel momento in cui si accorge che Stiles è completamente andato: non reagisce nemmeno.
Boccheggia e basta, tenendosi stretto al petto la ricerca di Kira.
Per Scott. Sì, certo. Quei due hanno superato già da un pezzo lo step “ricerche per attirare l’attenzione del bel lupacchiotto.”

« È stupida lo stesso. » replica con poca convinzione Stiles.
« Se è così stupida... »
Lydia avanza verso di lui, i palmi affondati nel materasso, il viso sempre più vicino al naso dritto e piccolo di Stiles.
Stiles, dal canto suo, arretra imbarazzato e confuso.
Lydia inclina la testa verso destra, come fa quando vuole sedurre qualcuno.
Sedurre. Lui?
I capelli ramati le scivolano lungo il collo e solleticano la spalla di Stiles.
Oh, mio Dio. Oh, mio Dio. Oh, mio Dio. Respira. Respira.
Oh. Mio. Dio.

«… perché te la sei letta abbastanza volte da riempirla di… » continua Lydia.
Adesso, con dita rapide e incandescenti, sfiora la maglietta azzurra di Stiles, che rischia sul serio di rotolare dal letto e spiaccicare la faccia sul pavimento per la troppa tensione.

«… appunti? » conclude lei, strappandogli dalle mani il blocco di fogli e ritornando al suo posto in fretta e furia, lasciando Stiles ansimante e completamente spaesato.
Lydia, come se niente fosse, scorre con le dita le righe stampate e si sofferma sulle scritte a matita. Indubbiamente è la grafia frettolosa di Stiles.

« Appunti tipo: era il mignolo o il pollice? Era comunque un dito piccolo. » legge Lydia, soffocando una risata.
Guarda Stiles come se stesse fissando uno psicopatico in riabilitazione.

« Tu. » riesce ad articolare il ragazzo, passandosi il dorso della mano sulla fronte sudata. « E le tue tattiche. Dovresti rivederle. » ansima.
Lydia rotea gli occhi e mette su il classico broncio da “ci penso un po’ su”.

« A me sembra che funzionino. »
Fa spallucce e torna a concentrarsi sul foglio.
« Era rosso puro, rosso vermiglio o bordeaux? » recita un altro appunto di Stiles.
Lydia scuote la testa e si gratta la fronte, confusa.

« Va bene, penso che tu abbia sprecato abbastanza il tuo cervello ultra sviluppato su questa cartaccia. » butta lì Stiles, riprendendosi la ricerca e gettandola alla cieca sotto il letto.
Kira dovrebbe smetterla di pensare di poter risolvere tutte le questioni del mondo piazzando nelle mani della gente ricerche su ricerche, una buona volta.

« E meno male che non sei arrivata a leggere tutta la storia da cui ha origine la leggenda. Una cosa che riguarda un tizio – Wei qualcosa – che cerca la moglie e va a finire dal Dio dei matrimoni… »
« Stiles. »
« Non ho finito, qui arriva il bello. E il Dio gli dice che sua moglie ha tre anni e dovrà aspettare ancora quattordici anni per incontrarla e sposarla, perché c’è ‘sto filo del destino che li lega o qualcosa di simile. E allora lui… »
« Stiles. »
«allora lui chiede al Dio di far uccidere ‘sta povera bambina. Insomma, concorderai sul fatto che è un grande stronzo. E alla fine, la bambina è stata solo ferita alla fronte e dopo quattordici anni, sbam! Si incontrano. »
« Stiles! »
Stiles annuisce, cedendole la parola in preda all’esasperazione. Non sa nemmeno perché le ha raccontato quell’insulsa storia. Avrebbe fatto prima a lasciarle fra le mani i fogli e a lasciarla leggere da sola.
« Abbiamo un piccolo problema. » ammette Lydia, fintamente costernata.
« Chiamalo piccolo. » biascica Stiles, la testa fra le mani e la schiena curvata sulle gambe leggermente allargate. « Il problema. Parliamo sempre del problema. Piccolo. Problema. »
È andato. Completamente.
Lydia scoppia a ridere. La sua risata si dipana per tutta la stanza, anche mentre si butta di schiena a peso morto sul letto, le mani incrociate sotto il petto e i capelli sparsi alla rinfusa attorno all’ovale del suo viso.
Stiles, in preda alla più totale confusione, la imita.

« Il dito era sicuramente il mignolo. » spiega Lydia, annuendo.
Stiles vorrebbe fingere di non aver capito di cosa sta parlando, ma Lydia Martin non è soltanto bellissima, un po’ matta e incredibilmente brava a ingannare la gente. È anche intelligente, sveglia e dotata di una buona memoria.

« Sì, ricordavo che fosse un dito piccolo. » concorda Stiles, una smorfia d’imbarazzo sul viso.
Ma che cavolo sta dicendo?
Scuote la testa e chiude gli occhi.
In che razza di situazione contorta si è cacciato?

« Il problema è » riprende Lydia, voltandosi verso di lui, « che nemmeno io ricordo se fosse rosso o bordeaux. Il filo, intendo. »
Stiles non riesce quasi a deglutire per combattere il peso che gli ostruisce le vie respiratorie.
« Oh. » è tutto quello che riesce a dire in risposta. « Questo è un bel problema. »
Lydia esplode in una risata di puro divertimento.
« Facciamo al trenta per cento rosso. » propone, come se si trattasse di un accordo fra complici in missione segreta.
« Magari sessanta. » ribatte Stiles.
« Non più di cinquanta. »
« Mi sembra più che ragionevole. » ammette lui, battendosi i palmi sul petto e facendo una smorfia con la bocca. 
Una di quelle che mette su quando raggiunge un compromesso accettabile e ottiene una mezza soddisfazione.
Una di quelle che Lydia trova incredibilmente spassose. Ma non glielò dira. Non ancora.

 
 
 
  
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