Misunderstanding.
Annabeth
stava osservando il suo fidanzato ingurgitare dosi di cibo degne di un
satiro,
come se non ci fosse un domani.
-Ehm..
Percy?-
Cercò
di domandare con un filo di voce, ma lui proseguì
imperterrito in quel
movimento di mascella, buttando giù il cibo praticamente
senza masticare. Erano
dodici anni che si conoscevano, quindi aveva praticamente condiviso con
quel
pozzo senza fondo metà della sua vita, e ancora non capiva
dove mettesse tutto
quel cibo. Faceva sempre sport e lavorava in palestra come personal
trainer, ma
non si muoveva così tanto da bruciare tutte quelle calorie
che buttava giù ad
ogni pasto.
La
ragazza sospirò, osservando il cibo che non aveva toccato
sul piatto, indecisa
se fosse il momento giusto o meno per fare quel discorso, mentre un
senso di
nausea sempre crescente la assaliva.
Sarebbe
stato pronto?
O
sarebbe scappato a gambe levate?
In fondo vivevano insieme da quasi
due anni e per tutti
erano una coppia ormai da otto e la loro relazione era sempre stata
stabile.
Eppure
quando mangiava le sembrava quel ragazzino senza cervello che aveva
conosciuto
tanti anni prima, che non sarebbe stato in grado di affrontare una
situazione
del genere.
E se
lui non era pronto a farlo come l’avrebbe presa sua madre
Atena, che non aveva
mai avuto molta considerazione per lui?
Sbuffò
sonoramente, nella speranza di essere sentita, quindi miracolosamente
riuscì ad
attirare l’attenzione del fidanzato.
-Mmf?-
Bofonchiò
quello con la bocca ancora piena, sputacchiando ovunque e prendendosi
un’occhiataccia a cui rispose con un mezzo sorriso di scuse.
Il ragazzo quindi
si concentrò e deglutì tutto il boccone in una
sola volta, assumendo un colorito
sospetto per qualche istante, ma tornando poi a respirare normalmente.
-Dimmi
pure.-
Affermò
appena riprese fiato con un sorriso amorevole per farsi perdonare la
sputacchiata di poco prima.
-Io..
Devo parlarti di una cosa importante.-
Mormorò
lei un po’ in difficoltà nella scelta delle parole.
Il
ragazzo sbiancò in pochi secondi, mentre i palmi delle mani
iniziavano a
sudare.
Lo
voleva lasciare, ne era certo.
Non
c’era altra spiegazione, in fondo sapeva di essere stato
abbastanza assente in
quell’ultimo periodo, ma non era colpa sua se tra il lavoro e
la pallanuoto
ultimamente fosse sempre fuori casa. Si sforzava di esserci sempre a
cena e di
passare più tempo possibile con lei il weekend, andando
anche a fare la spesa
insieme pur di condividere qualche ora.
O
forse era il fatto che quella sua collega in palestra lo tempestasse di
attenzioni e messaggi che l’aveva fatta arrabbiare, ma lui
era stato chiaro che
non aveva nessun interesse per quella li.
Ormai
era certo che non avrebbe mai e poi mai trovato un’altra
donna come lei, che
non ne avrebbe amato nessun’altra donna che non fosse
Annabeth Chase.
Lei
lo osservò divertita e rispose, come se gli avesse letto nel
pensiero:
-Non
ti voglio lasciare Percy.-
Il
figlio di Poseidone la guardò agitato e per nulla
rassicurato dalle sue parole
e rispose:
-Non
lo fare per favore, io ti amo! Non ho mai avuto un pensiero su una che
non
fossi tu, anzi, penso che tu sia la cosa più bella che mi
sia mai capitata! Se
vuoi porterò fuori la spazzatura tutti i giorni e
smetterò di passare due ore
in vasca da bagno tutte le volte! Laverò i piatti sempre io,
stirerò anche se
me lo chiedi! Ti prego non mi lasciare però! Avevo pure
deciso di chiederti di
sposarmi, ma non sapevo come farlo, insomma sono una frana in certe
cose! Lo
sai anche te!-
Continuò
a blaterare lui al colmo dell’angoscia, mentre torturava il
tovagliolo tra le
mani.
La
ragazza lo guardò con la bocca leggermente aperta, allibita.
-C..
Chiedere di sposarmi?-
Mormorò
lei incredula, come a chiedere conferma.
-Si!
Guarda, ho pure comprato l’anello!-
Esclamò
in risposta Percy alzandosi in piedi e andando in camera loro a frugare
in un
cassetto da cui recuperò una scatoletta blu, che mise nelle
mani della
fidanzata, ancora senza parole.
-Eccolo!-
Riprese lui disperato -L’ho scelto perché ha lo
stesso colore dei tuoi occhi,
perché quel diamante sembra una tempesta se lo osservi al
sole. Poi avevo
chiesto a quel ristorante a Long Island che domenica fosse libero e
l’ho
prenotato per il 19 Luglio, perché quando eravamo passati
davanti e c’era quel
matrimonio tu avevi detto che ti sarebbe piaciuto festeggiare li!-
Proseguì
Percy senza notare lo sguardo sempre più allibito della
ragazza, mentre ormai
camminava per non farsi prendere dal panico -E ho pure chiesto a tuo
padre se
potevo sposarti e lui ha detto di si. Va bene, non l’ho
chiesto ad Atena, ma
pensavo di farlo a breve in fondo non pensavo mi mollassi prima..-
Concluse
lui tutto sconsolato mentre Annabeth ammirava l’anello che le
aveva messo tra
le mani, chiedendosi quanto avesse speso per una cosa del genere.
-Percy..-
Lo
chiamò mentre lui iniziava a farneticare sul poco preavviso
del matrimonio, ma
che era certo che Dioniso gli avrebbe aiutati per
l’organizzazione della festa
anche se non andavano d’accordissimo, poi iniziò a
parlare del fatto che
avrebbero dovuto invitare tutti gli dei, per non fare preferenze,
compresa Era,
che se no gli avrebbe fatti divorziare subito e lui non
l’avrebbe sopportato.
-Percy!-
Strillò
lei per farsi sentire, attirando la sua attenzione.
-Dimmi.
Basta che sia breve e indolore.-
Supplicò
lui sbiancando in viso e serrando i pugni per non iniziare a tirare
pugni al
muro per la disperazione.
-Chiedimi
di sposarti.-
Disse
lei perentoria, porgendogli l’anello, che lui prese senza
capire bene cosa
stesse accadendo.
-Come?-
Domandò
quindi deglutendo a vuoto e guardando triste l’anello tornato
nelle sue mani.
-Giù
in ginocchio e chiedimi di sposarti! Subito!-
Ordinò
lei, quindi lui eseguì spaventato, mettendosi in ginocchio e
guardandola negli
occhi, mentre nella sua mente ripercorreva tutte le avventure passate
insieme.
Ricordava
perfettamente la prima volta in cui l’aveva vista, quando
avevano parlato per
la prima volta di loro sul camion con gli animali fino a Las Vegas,
quando
l’aveva salvata dalle sirene, quando erano andati insieme nel
labirinto di
Dedalo, quando si era reso conto per la prima volta che era innamorato
di lei,
quando si erano baciati per la prima volta.
Ogni
momento era perfettamente chiaro nella sua mente, mentre un senso di
vuoto e
panico si impossessava di lui, sicuro che lei stesse per lasciarlo per
sempre.
Quando
parlò la voce uscì incerta e tremante:
-Annabeth
Chase, mi vuoi sposare?-
-Si,
lo voglio.-
Sussurrò
lei subito in risposta con le lacrime agli occhi, che li rendevano
quasi più
luminosi di quanto potessero essere.
-Ma
non mi volevi lasciare?-
Domandò
lui incredulo, mentre il suo cuore faceva una capriola, facendo
però ricordare
ad Annabeth cosa doveva dirgli di così tanto importante.
-Percy,
ecco..-
Mormorò
lei a disagio, non sapendo come esprimere il concetto al meglio.
Il
volto di Percy si rabbuiò, mentre tutti i dubbi che erano
scomparsi dopo quel
“Si, lo voglio” tornavano ancora più
prepotenti.
Annabeth
però lo zittì con un’occhiataccia e
riprese:
-Penso
che.. Dopo che ci sposeremo diventeremo presto in tre in famiglia.-
Percy
impiegò qualche momento per capire cosa intendesse lei, ma
appena il suo
cervellino di alghe elaborò il tutto domandò
titubante:
-Significa
che.. Aspetti un bambino?-
Lei
annuì timida, mormorando, temendo la reazione del ragazzo:
-Percy,
aspettiamo il nostro bambino.-
Percy
rimase immobile per qualche secondo, finché non
scattò in piedi urlando a
squarciagola:
-Diventerò
papà e sposerò Annabeth! È il giorno
più bello della mia vita! Lo giuro!-
In
quel momento saltarono tutte le tubature della cucina, facendo
schizzare acqua
ovunque, mentre Percy continuava ad urlare di gioia correndo per la
stanza con
le braccia aperte tipo un aeroplano.
Alla
fine andò ad abbracciare Annabeth, baciandole tutto il viso,
mentre continuava
a ripeterle:
-Ti
amo, ti amo, ti amo, ti amo. Lo giuro!-
La
ragazza cercò di scostarsi per respirare e ansimò:
-Va
bene Percy ma.. L’acqua..-
Solo
in quel momento lui si rese conto che la ragazza era bagnata fradicia e
le
tubature continuavano a spruzzare acqua per tutta la cucina, mentre
lui,
idrorepellente come sempre, era ancora perfettamente asciutto.
-Scusa,
mi sono lasciato prendere dall’entusiasmo.-
Si
scusò facendo cessare immediatamente il flusso
d’acqua alzando una mano, mentre
il pavimento restava fradicio. Sorrise a mo’ di scuse alla
ragazza, rendendosi
conto che i riccioli di Annabeth gocciolavano.
-Ma
che screanzato! Bagnare una nelle tue condizioni! Scusa!-
Strillò
correndo in bagno a prendere un ampio asciugamano, in cui
l’avvolse, per poi
prenderla in braccio e portarla sul letto.
-Ti
prendo qualcosa per cambiarti!-
Proseguì
poi agitato, aprendo l’armadio e iniziando a lanciare fuori
magliette.
-Percy
tranquillizzati! Sono in grado di badare a me stessa anche se sono
incinta!-
Lui
si bloccò e le sorrise imbarazzato, rispondendo:
-Scusa,
è che la mia testa d’alghe mi manda in confusione!
Insomma, sono troppo
felice!-
Concluse
lui raggiante, quindi lei gli prese il volto e lo baciò
dolcemente,
ringraziando tutti gli dei per averle fatto incontrare uno scemo del
genere.
*
Erano
a letto quella sera, abbracciati dopo tutte le emozioni della giornata,
quando
Percy trovò il coraggio per domandare quello che si
domandava da quando lei gli
aveva dato la notizia:
-Annabeth..
Ma.. Ti nascerà dalla testa?-
La
ragazza si gelò guardando Percy terrorizzata.
-Oh
cazzo. Non ne ho la minima idea!-