E’ quasi notte.
Winry sta lavando le stoviglie, mentre zia Pinako riposa sulla sua poltrona preferita.
Armstrong dorme, grazie al cielo.
La casa Rockbell sembra avvolta da una calma e da un silenzio assoluto, quasi irreale.
Osservo il mio nuovo Auto-mail. Risplende alla luce della lampada, come se fosse argento.
Sono felice del buon risultato: come l’altra volta, il collegamento dei nervi non è stato per niente piacevole.
Mi guardo intorno. Questa casa è piena di ricordi. Quante fotografie, tantissimi disegni... Alcuni li avevo fatti io. C’era anche una mia statuina fatta con l’argilla che poi avevo decorato.
3 Bambini. Sorrido.
Io, Alphonse, Winry. “Amici per sempre!” una grande scritta incisa sul piedistallo di argilla non colorata. Eppure, è passato tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo ritrovati tutti insieme.
Accanto a me, c’è un armatura. Una grandissima armatura di ferro.
Ha un viso duro, un espressione contraria, sembra portare il broncio. Eppure è la persona più dolce della terra. Quella armatura è Alphonse Elrich, mio fratello.
Il suo sguardo è posato sul focolare, che consuma e brucia anche quel pezzo di legno. Ma dopotutto, riscalda, è fa tanto freddo di solito.
Alphonse è il mio fratello minore.
L’unico fratello che ho, se non la persona alla quale sono più legato.
Ho incontrato molte persone, chi lo credeva un fanatico di armature, chi un megalomane, chi un oggetto maledetto e chi un anima legata ad un armatura, tramite un sigillo di sangue.
Effettivamente, la definizione corretta sarebbe l’ultima, ma per me Al è solo una cosa: il mio fratellino.
Poco importa se pesa una centinaia di chili, è altissimo ed è di metallo.
Lui resterà sempre il mio fratellino.
Ho i miei più belli ricordi con lui e con Winry. Ma con lui... c’erano i segreti, le scampagnate, le lezioni di alchimia con la nostra maestra Izumi...
In più con lui ho vissuto le avventure più emozionanti della mia vita.
Mi ricordo, quando andavamo a raccogliere la frutta e svolgevamo piccoli lavori di manutenzione con l’alchimia.
Oppure quando, tante volte andavamo a pesca. Lui è un abile pescatore. Ha pazienza.
Mi ricordo ancora le sue piccole mani afferrare il pesciolino e riportarlo in acqua, velocemente, ma con tutta la delicatezza possibile. Mi ricordo che mamma si divertiva a scompigliargli i capelli dopo il bagno, che erano un po’ meno biondi e più corti dei miei.
Mi ricordo il suo visino, quando era neonato, e i suoi occhi d’oro mi scioglievano.
Ogni volta che mi arrabbio poi, lui mi calma sempre, facendomi riflettere.
In quanti guai mi ritroverei se non fosse per lui.
Però ho paura. Ho paura che mi odi, perché l’ho ridotto così.
Ho paura che mi odi perché i nostri sacrifici per riportare mamma in vita sono falliti.
Ho paura che mi odi perché ho legato la sua anima ad un armatura bruta.
Al, si gira. I fori dell’armatura, che servono per vedere, sono illuminati.
- Era buono l’arrosto oggi.
dice. Annuisco.
Alphonse non è solo mio fratello: è il mio migliore amico.
E gli voglio bene.
E se lui vorrà lo riporterò come prima costì quello che costi.
Stringo i pugni.
Basta, pensare. Guardo Al attentamente.
Domani ci aspetterà una lunga giornata.
Mi dirigo verso il corridoio che porta alle scale.
- Fratellone!
Mi giro, Al, è ancora li, nel corridoio, immobile. Guardo meglio il casco dell’armatura.
Ha qualcosa di timido, di gentile, il suo sguardo. Il suo sguardo ha qualcosa di Al.
- Buonanotte Fratellone.
Sorrido, “Buonanotte anche a te Alphonse”.

L’angolo di Promise.
E’ la mia prima one-shot su FMA. Io spero vi sia piaciuta! ^^
Questa fanfic, la dedico ai miei fratellini, che sono la luce dei miei occhi.