- Ehi! – sbottò lei – Io sono delicata.
- Lo so. – ghignò divertito Max, posando una mano su quella di lei. Le carnagioni erano a netto contrasto: quella di lui era color caramello, quella di lei sembrava bianca e liscia come porcellana.
- Lo sai, ma adesso mi ritroverò con un orribile livido sul mio stupendo braccio! – piagnucolò senza troppa convinzione. Max si lasciò sfuggire un sorriso.
- Certo, ridi dei mali altrui, Maxwell Ragnor Lightwood. – lo prese in giro lei, sorridendo a sua volta – Osi ridere di me? Della tua sorellona?
- Non potrei mai. Solo, evita di chiamarmi con il mio nome completo, sai che non mi piace.
- Maxwell era il nome di nostro zio. Papà e zia Izzy sembrano sempre molto addolorati quando ne parlano, devono avergli voluto molto bene. E Ragnor Fell era il Sommo Stregone di Londra, il migliore amico di papà. Hai due nomi importanti.
- Anche tu hai due nomi importanti. – le fece notare Max – Aura Cecily Lightwood. Il nome di nostra nonna…
- … e quello di un’antica antenata nata Herondale. Papà dice che le assomiglio molto, almeno fisicamente parlando. Anche se non credo che in epoca vittoriana ci fossero molte ragazze come me.
Aura diede un’occhiata alla sua camicetta nera sfiziosa, alla sua minigonna a balze, a suoi leggins a righe e agli stivaletti scuri. Bhe, aveva stile, ovviamente. Con Magnus Bane come padre sarebbe stato molto difficile il contrario. Prima ancora dei semplici incantesimi che lui stesso le aveva insegnato, da bambina aveva già appreso che “giallo e marrone è un abbinamento semplicemente inammissibile”. E aveva in comune con Magnus anche la mania per il glitter e lo shopping, oltre che i poteri da stregone e i tratti asiatici. Si passò una mano tra i capelli setosi, che le sfioravano appena le spalle. Le punte erano state colorate di un acceso blu elettrico, a forte contrasto col nero naturale della chioma. Schioccò le dita e tra le sua mani comparve uno specchietto. Lo aprì e si passò un dito sotto l’occhio, notando una sbavatura di eye-liner. Nonostante assomigliasse alla “versione manga di Lady GaGa”, come era stata definita una volta, la gente non poteva fare a meno di bloccarsi, quando incontravano solo lei e l’altro suo padre, Alexander. Tutti si chiedevano se effettivamente Aura non fosse sua figlia biologica. Perché i loro occhi avevano la stessa sfumatura di blu.
- Non so tu, ma io voglio tornare a casa. – sbuffò Aura, alzandosi in piedi. Si stiracchiò e si voltò verso il fratello, che la fissava con uno strano sguardo vacuo.
- Che hai, Max? – gli chiese lei, da brava sorella maggiore, e gli posò preoccupata una mano sulla spalla.
- Niente. – scosse la testa lui e si alzò in piedi con agilità. Nonostante avesse solo quindici anni, era già muscoloso. Oltre ad essere diventato un nerd di prima categoria, come i suoi cugini Gabriel, Samuel e Lucian. Tutti e quattro insieme erano tremendi e potevano stare incollati alla loro amata X-Box per ore, per poi disquisire amabilmente su chi fosse più potente, tra Harry Potter e Percy Jackson. Aura e le sue cugine Juliette e Rebecca, nonostante fossero a loro volta fangirls, non si capacitavano di come facessero.
- Terra chiama Aura. – la ragazza vide le dita del fratello muoversi davanti ai suoi occhi per riportarla alla realtà.
- Scusa. – mormorò lei – Dai, andiamo. I papà di staranno aspettando.
Aspettò che Max si fosse dato una rinfrescata e lo vide uscire dalla sua camera all’Istituto avvolto in una felpa verde degli Yankees, un paio di jeans chiari e delle All Star denim. Non proprio abiti da sfilata, ma il verde della felpa risaltava i suoi occhi. Mentre si avviavano verso la porta dell’Istituto e l’eco delle voci dei loro genitori si faceva sempre più vicino, Max parlò:
- Sai, chi non ti conosce, potrebbe pensare che sei fragile.
La sorella si fermò e si girò verso di lui, che l’aveva superata di qualche passo. Sorrise e gli fece l’occhiolino.
- Meno male che mi conosci, allora. Chi arriva per un ultimo…
Lasciò la frase in sospeso. Scattò in avanti e cominciò a correre. Suo fratello aveva un addestramento da Shadowhunter e una recentissima runa di Resistenza, ma lei aveva un segno distintivo da stregone niente male. Così fece un piccolo salto e spiccò il volo. Un paio di grandi ali da pipistrello, di un tenue blu scuro, la fecero sollevare a molti metri d’altezza. Vide i suoi genitori smettere di parlare, mentre Max inchiodava sbuffando e ansimando leggermente.
- Così non vale.
- Non mi era stato proibito l’uso degli arti.
- Hai un paio d’ali, Aura. Non possono essere esattamente definite arti.
- Allora sii più preciso, la prossima volta.
- Ragazzi, quante volte vi devo di dire di non correre e svolazzare per l’Istituto? Potete farvi male! – disse Alec, incrociando le braccia al petto – Aura, scendi, per favore.
Lei atterrò con grazia accanto a lui.
- Direi che ci siamo tutti. – constatò Magnus con un sorriso – Forza, c’è la prima puntata della nuova stagione di Project Runaway stasera e non voglio perdermela.
Note dell'Autrice
Salve a tutti! Sono tornata dalla Germania
- Aura e Max sono figli di Alec e Magnus;
- Lucian e Juliette sono figli di Jace e Clary (lui è il maggiore);
- Gabriel, Samuel e Rebecca sono figli di Isabelle e Simon (Gabriel è il maggiore, mentre Samuel e Rebecca sono gemelli)
Detto ciò, a presto. Cercherò di postare almeno due capitoli di "The future in our past" prima del 29 luglio, quando partirò per due settimane, destinazione Londra - già mi piace viaggiare ;)
A presto e fatemi sapere cosa ne pensate!
_Alien_