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Autore: Jultine    10/07/2014    2 recensioni
Dalla finestra scassata filtra un po' di luce, l'aurora. Non posso vederla, ma so che c'è.
La mia carne si raggruma, si condensa compattandosi.
Un altro giorno senza data e senza ora. L'anticamera di un'altra notte.
A nulla servirà prepararmi. Ma all'illusione, mia amata... a lei non riuscirò mai a rinunciare.
Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Vi prego di ascoltare la canzone (che vi linkerò sotto) durante la lettura (ovviamente se volete). E’ dark ambient. Figa.
—-> https://www.youtube.com/watch?v=kSS_tDfeLOk <—-

 

Grilli

 

 

Mi guardo negli occhi attraverso il coccio di uno specchio. Il nero delle mie iridi è scuro e profondo come le fauci dei demoni che affollano le mie visioni. Visioni di morte, di guerra, di vittoria.
Mi osservo per bene, mi preparo. Percepisco il mio respiro e lascio che il suo suono avvolga i miei timpani e li accompagni, mentre, vibrando, mi descrivono la realtà. Espiro ed inspiro, carico energia.
I miei occhi invocano lo scontro, fremono, sfuggono, le pupille si dilatano. L’aroma della paura si sparge nell’aria come il più afrodisiaco dei profumi. Il mio terrore, il mio morboso compagno.


Ecco che arrivano, odo i loro passi sul terreno polveroso. Passi rapidi ma ponderati, astuti. Ogni cosa nel loro modo di agire è studiato, frutto di un calcolo istintivo, da fiera. Il loro frinire mi mette in allarme, mi turba. Ogni cosa su questa terra è morta, è bruciata, malata, intossicata, ma loro, invisibili creature della notte, sono ancora in piedi a massacrarci. Ci fanno a pezzi quando il giorno diviene ancora più scuro, ci dilaniano perché sono più forti di noi. Conservano le energie in corpo e le liberano non appena il nostro odore di uomini e donne terrorizzati impregna loro le narici. Dove le tengono, come ci fiutano?
Ne ho visto uno, una volta, mentre divorava uno del gruppo. Aveva grandi occhi neri, inespressivi, e con le mascelle (non coi denti! Agghiaccio ancora quando ci penso) rodeva le carni. Non pareva avere orecchie, né olfatto, solo due antenne lunghe e sottili. Da lontano mi parvero spesse quanto un capello, forse anche meno, e instancabili schizzavano in ogni direzione, quasi accarezzando l’aria. Smuovendola impercettibilmente, come a tastarla. Ecco. Ecco come ci controllano, come ci seguono. Nella mia mente mi vedo intento a staccar loro quelle appendici disturbanti e flessibili, celandomi così alla loro percezione.


Dio, dio! Un urlo, il primo di una lunga nenia, squarcia la quiete. Fremo, sudo, mi tremano le mani. Giuro di poter affermare che il mio cuore mi stia soffocando, pulsando forte e lento, come se stesse pompando gli ultimi litri di sangue. No, non mi avranno. Dannati demoni, creature dell’inferno!
La pistola. Dov’è la mia pistola? Sto perdendo la calma. E’ carica. Espiro lentamente e profondamente, butto fuori l’ansia. Non mi avranno, no. No.
Ancora quel suono, quell’indecente frinire! Mi dà il voltastomaco, mi contorce le viscere. E’ vicino, lo sento approssimarsi alla porticina sghemba del mio rifugio. Passi, frinire, masticare, lacerare.
Ho il colpo in canna, il dito sudato sul grilletto. Perdio, non riesco a sopportarlo quel nome. Grilletto, grillo.
Grillo. Perché si ostinano a chiamare quei demoni con un nome tanto sciocco, da bestia mansueta ed insignificante? Non dovrebbero avere affatto un nome, così da non rischiare mai di pronunciarlo.


Oh, ecco che vengono a prendermi! Come arieti furiosi cercano di abbattere la porta di legno, squassandola e scheggiandola ad ogni colpo. Dio, Dio! Ti scongiuro, ti prego, t'imploro come servo. Abbi pietà di me, abbi la compassione che avrei dovuto riservare a questi abomini quando...quando avrei potuto farlo.
Non lasciare che si divertano a dilaniare le mie membra, non lasciare che un'altra ancora di queste notti si ripeta! Striscio sul pavimento polveroso di assi, irregolare e intriso di mota. Una guancia ne raccoglie la sozzura, strusciandocisi dolorosamente contro. Il Padre non ascolta uno dei suoi figli? Non sente la sua anima redimersi e pentirsi? Non, venite a prendermi, no! State lontani, tacete!


Eccoli, fanno irruzione nella cameretta asfissiante con un'esplosione di schegge. Per un istante si limitano a tastare l'ambiente con le lunghe appendici sensibili. Io rimango immobile, cerco di domare il mio respiro, cerco di celare loro il battito martellante del mio cuore. Ma, lo sentono, lo sentono! Lo tastano. Li vedo, mentre famelici pregustano il mio dolore, il disfacimento della mia forma di peccatore. Agghiacciato li vedo avvicinarsi, allora prendo la mira e sparo, un colpo dopo l'altro, ma i proiettili non sibilano fuori dall'arma. Come ogni notte. Anche questa volta urlo e mi dibatto mentre si contendono i miei arti, slogano le articolazioni e rodono, rodono, divorando insaziabili tutto ciò che rimane di me.


Il giorno giungerà ancora, e con esso la notte, più scura, più nera, più agghiacciante. La mia anima.

La mia anima, la rivoglio indietro. Tornate qui, aborti! Schifezze! Bestie demoniache! Rendetemi il mio povero spirito, almeno quello, risparmiatelo! No, non voltatemi le spalle. Non andate!
Non vedo più nulla. Questa volta mi hanno divorato gli occhi, strappadoli dalle orbite con quegli arti rinsecchiti che si ritrovano. Posso solo accarezzare il silenzio con il mio udito fine.

Dalla finestra scassata filtra un po' di luce, l'aurora. Non posso vederla, ma so che c'è.

La mia carne si raggruma, si condensa compattandosi.
Un altro giorno senza data e senza ora. L'anticamera di un'altra notte in cui verrò sconfitto.
A nulla servirà prepararmi. Ma all'illusione, mia amata... a lei non riuscirò mai a rinunciare.


Jultine

 

   
 
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