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Autore: TheShippinator    10/07/2014    2 recensioni
2018, Terza Guerra Mondiale. Hunter si trova in Russia, come soldato, pronto a combattere una guerra per gli ideali di uguaglianza e libertà nei quali ha sempre creduto, Sebastian, invece, è in America.
Nonostante sia quasi Natale, Hunter non può tornare a casa dalla sua famiglia, ma sembra che Babbo Natale abbia in serbo, per lo meno, una piccola sorpresa...
• Scritta per la Huntbastian Week, prompt: Pen Pals •
• Attenzione: future!fic in cui è scoppiata la guerra a causa delle leggi discriminatorie emanate in Russia; daddies!huntbastian •
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La Magia del Natale
Huntbastian Week, Prompt: Pen Pals



Inviato il: 12 Dicembre 2018

 

Caro Hunter,

Una delle cose che più mi fa rabbia è che è già Dicembre. Non so se voglio veramente passare il Natale senza di te. Sarebbe il primo, da quando ci siamo conosciuti. Sei proprio sicuro di non poter ottenere una licenza, vero?

Lo so, è una domanda stupida. Non te la concederanno mai, vista la situazione… Saperti lì, in Russia, in inverno, mi rende ansioso. Ho paura, Hunter. Perché hai voluto arruolarti, dopo tutto ciò che avevamo fatto? Mi dispiace se ogni tanto lo ripeto, sembra che ti dia la colpa di tutto, ma so che non sei tu il problema… Però, Hunter, mi manchi. E questo non riesco a levarmelo dalla testa. Posso distrarmi e non pensare a quella stupida guerra, ma non posso distrarmi dal pensiero che mi manchi. Che non sei qui con me, perché stai combattendo per una causa più grande, lo so, lo so. Combatti per noi, questo me lo ripeti sempre. Combatti per la libertà di quelli come noi, ma Hunter, noi quella libertà qui ce l’avevamo, okay? Sarò egoista, a dirlo, ma avrei preferito averti qui con me, al sicuro, in un paese in cui non ci sparano a vista se solo ci vedono più vicini di due metri. Un paese dove siamo persone e non bambole buone solo per scaricare la tensione prendendole a pugni. Lo so che vuoi che tutte le persone come noi abbiano le nostre stesse possibilità, ma francamente mi conosci… sai come penso. Ti avrei preferito qui, sano e salvo, al sicuro e al caldo con me.

Brian ha imparato a dire tutto l’alfabeto a memoria e a scuola sono già arrivati a metà. Durante le lezioni di arte stanno facendo una bigliettino d’auguri per Natale. Lo appenderemo sull’albero insieme, non appena sarà finito. E ha voluto comprarti un regalo, che ti darà quando tornerai. 

Ci manchi tantissimo, Hunter.

Se non avrai la possibilità di controllare la posta elettronica prima del 25, ti auguriamo già da adesso un Buon Natale.

Cercate di passarlo al meglio che potete.

Ti amo
 

Sebastian

XXX

 

«Chi è, la tua mogliettina?»

«Non chiamarlo così…»

Hunter si voltò, cercando di dare una gomitata al compagno di camerata. Aveva gli occhi lucidi e probabilmente si era asciugato qualche lacrima durante la lettura.

«Oh, siamo suscettibili eh? Non sei l’unico che ha lasciato a casa la dolce metà. Io ho lasciato indietro la mia Melanie!» esclamò il soldato, estraendo il portafoglio dalla tasca dei pantaloni mimetici. Lo aprì e ne cavò fuori una foto, che ritraeva una bella ragazza bionda in costume da bagno; alle sue spalle un panorama decisamente Californiano.

«Lei è la tua ragazza, idiota. Sebastian è mio marito. È diverso.» borbottò Hunter, colpendo distrattamente la mano dell’altro con la propria, per poi passarsela sul volto. «Mi sto perdendo l’infanzia di mio figlio…»

Il compagno gli posò una mano sulla spalla.

«Beh, prova a pensare che lo fai perché in futuro possa anche lui trovarsi un ragazzo, farsi una famiglia e, se vuole, andare a vivere a Mosca.» disse l’altro.

«Potrebbe essere etero!» esclamò Hunter, sollevando lo sguardo e lanciando un’occhiata quasi sconvolta all’amico.

«Wow, lo dici come se fosse colpa sua!» borbottò il soldato, sollevando un sopracciglio.

Hunter sospirò, scuotendo il capo.

«No, lo faccio perché non devo essere l’unico con la possibilità di vivere una vita decente. Lasciami rispondere a Sebastian, okay? Appena ho finito, il computer è tutto tuo.»

«Okay, amico. Su col morale, li battiamo questi omofobi del cazzo, tranquillo.» dice il soldato, battendo piano la mano sulla schiena di Hunter, per poi allontanarsi.

Il ragazzo prende un profondo respiro, posando nuovamente le mani sulla tastiera e cominciando a scrivere la risposta alla lettera di Sebastian.

 

«Sveglia, papino, sveglia, è arrivato Babbo Natale!»

Hunter si rigirò nello scomodo letto della camerata, aprendo gli occhi di scatto e sedendosi in fretta. Si era forse aspettato davvero di essere in camera sua, nel letto matrimoniale, con Sebastian? Si era forse aspettato che la voce che l’aveva svegliato fosse quella di Brian? Invece no, era solo uno di quegli idioti dei suoi compagni, che aveva ben pensato di saltare sul suo letto imitando una voce infantile.

«Jeremy, sei un coglione…» borbottò Hunter, tornando a buttarsi sul materasso, sollevando il cuscino e piantandoselo sopra alla testa.

«Non stavo scherzando, è arrivato davvero Babbo Natale! Ci sono ben due regali per te! Il primo è questa lettera.»

Hunter si spostò in fretta il cuscino dalla testa, mentre l’amico si lasciava cadere sul materasso e rimbalzava ancora un po’, seduto. Una delle mani gli porgeva una lettera con il timbro dell’esercito.

«È un avviso. Domani partiamo e andiamo a dare man forte alle truppe che stanno combattendo vicino a Belgorod. Mi dispiace, amico…»

Hunter afferrò la lettera senza mostrare alcun segno di sorpresa o paura. L’aprì e lesse, velocemente, quello che c’era scritto all’interno. Sospirò, quindi, chiudendo gli occhi. Sperava che quel giorno non sarebbe mai arrivato sul serio.

«Però c’è anche il secondo regalo.» disse di nuovo il compagno.

Hunter riaprì gli occhi, solo per trovare un telefono cordless porto verso di lui. Sul volto dell’amico c’era un largo sorriso. Gli fece l’occhiolino e mosse il telefono, per invitarlo a prenderlo in mano.

Hunter posò la lettera sul copriletto, quindi afferrò il telefono.

«Pronto…?»

«”Buon Natale, papino!”»

Hunter spalancò gli occhi, fissando sconvolto l’amico di fronte a lui, mentre la voce allegra del figlio gli riempiva le orecchie ed il petto.

«Brian… come… Buon Natale, tesoro!» esclamò, alzandosi in piedi e cercando di uscire dalla camerata, dove già tutti sorridevano come dei poveri idioti, al vedere la sua reazione. Avrebbero mai smesso di prenderlo in giro per il suo cuore tenero?

«”Stiamo per mangiare il pudding! Te lo danno lì il pudding, papino?”» domandò la voce del figlio.

Hunter fece un paio di conti. Se erano presumibilmente le sei del mattino, allora, lì a casa, doveva essere primo pomeriggio.

«Penso di sì, tesoro. Hai ricevuto molti regali?» chiese Hunter, senza riuscire a nascondere l’enorme sorriso che aveva sul volto, mentre usciva dalla stanza e raggiungeva un corridoio vuoto.

«”Si! Allora… ho ricevuto una di quelle macchine telecomandate che avevamo visto nel negozio con i giochi, poi… dei vestiti…”» la nota di vaga irritazione e noia nella voce del figlio fa sbuffare una risata ad Hunter. «”Il libro che avevo chiesto nella lettera, la scatola con tutte le matite colorate, per la scuola e per i disegni che ti sto facendo -li ho tutti appesi in cucina, papino, sono lì così appena entri li vedi!-, e poi anche il casco tri… tribi… papà, come si chiama?”»

Hunter sentì la voce di Sebastian, un po’ più lontana, completare la parola del figlio, “tridimensionale”, ed il solo udirlo, ance se distante, gli fece fare un tuffo al cuore.

«”Ecco, quello. Per i giochi che abbiamo comprato due mesi fa. Non riesco a finirli senza di te, però, sono troppo difficili e… papà non sa giocare, fa schifo…”»

“Ti ho sentito!” esclamò la voce di Sebastian, sempre lontana, e Hunter si mise a ridere.

«Sono regali bellissimi! Non vedo l’ora di vederli e di vedere i disegni che hai fatto! Adesso, Brian, perché non mi passi un attimo papà? Gli dico di passarmi di nuovo te, prima di mettere giù.» chiese Hunter, fremendo dalla voglia di sentire davvero la voce di suo marito. Non che non amasse parlare con suo figlio, ma aveva bisogno di parlare con Sebastian.

«”Va bene. Mi raccomando, sconfiggi tutti i cattivi, così puoi tornare subito da noi!”»

«Certo, figliolo…»

Hunter deglutì, trattenendo il nodo che gli si era formato alla gola all’ultima frase del figlio. Sentì il rumore di qualcosa che toccava il microfono del telefono, probabilmente una mano, quindi prese un respiro profondo. Dall’altra parte, solo silenzio.

«Bas?» chiese, titubante, con la voce percorsa da un lieve brivido.

Un respiro profondo raggiunse il suo orecchio.

«Non parliamo da settimane e non ti prendi nemmeno il tempo di pronunciare il mio nome per intero?» disse la voce, altrettanto tremula, di Sebastian. Era palese che stesse cercando di scherzare, per nascondere l’emozione. Hunter rise piano.

«Ciao, piccolo.»

Sentì un rumore provenire dall’altro capo del telefono: Sebastian, probabilmente, stava tirando su con il naso.

«Ciao, Hunter.»

*

Ciao a tutti! Okay, questa mi è venuta angst... non ci ho potuto fare niente, ci ho provato, giuro! Ma no, niente. Nada. I'm sorry. Ve la beccate così. Ma HO RIMONTATO. Ben DUE oggi, AH! Sono di nuovo in ordine con la settimana ù__ù Sono un genio.
Chiedo scusa per il dolore, il banco per aggiustare i cuori rotti è da quella parte. Ci trovate anche il mio, giuro.

Come al solito, vi lascio i miei contatti!
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Il mio Ask QUI.

Baci, Andy <3

  
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