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Autore: Leahia    11/07/2014    3 recensioni
Elliot/Leo
"Elliot lo guardò un secondo in viso. Stava mentendo, era palese che non andava affatto tutto bene. Si avvicinò al letto dell’amico e si sedette. Leo tremava ancora di paura. 'Sei un vero bambino, Leo'."
Ehi, chi non muore si rivede! Bene, non ho idea di cosa dire... sono veramente uno schifo. Allora nulla, se avete tempo e forza d'animo per sperare che l'amore vinca la morte potete leggere questa cosa, e ci si risente dentro!
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Leo’s Nightmare
 
La coltre scura della notte venne di colpo lacerata da un grido disperato. Leo nella sua stanza si alzò a sedere sul letto, pallido, sudato e con il fiatone, come se avesse corso. Aveva gli occhi spalancati dalla paura. “Non era vero. Era solo un incubo. Uno stupidissimo incubo”. Un incubo incredibilmente realistico. Il moro tentava di recuperare il normale battito cardiaco, ma continuava a balenargli in mente l’immagine di Elliot decapitato e non riusciva a calmarsi. Sentì dei passi affrettati e la porta della sua stanza si spalancò. C’era Elliot, in boxer e camicia. Probabilmente si era messo qualcosa addosso velocemente. Gli occhi azzurri lasciavano trasparire tutta la sua preoccupazione.
-Leo! Ti ho sentito gridare, va tutto bene?
Leo lo guardò e tentò di sorridere, ma ci riuscì male. Eppure non era triste che Elliot fosse da lui. Loro due erano le uniche persone con il sonno leggero, nella casa, quindi non c’era il rischio di aver svegliato qualcun altro.
-Sì, va tutto bene. Scusa se ti ho svegliato.
Elliot lo guardò un secondo in viso. Stava mentendo, era palese che non andava affatto tutto bene. Si avvicinò al letto dell’amico e si sedette. Leo tremava ancora di paura. “Sei un vero bambino, Leo”. Elliot puntò gli occhi su di lui, che abbassò istintivamente lo sguardo.
-Stai mentendo- disse il nobile- Cosa c’è?
Leo strinse i pugni. Non gli piaceva essere compatito, ma forse avrebbe potuto fare un’eccezione, per una volta.
-Era solo un incubo, Elliot- ribatté debolmente. Sembrava malato. Anche Elliot si accorse che Leo stava veramente male, e si avvicinò per cingergli le spalle con un braccio. Entrambi arrossirono per la vicinanza.
-Che incubo era? Sai, so per esperienza che raccontare gli incubi fa bene- sussurrò Elliot.
-Non credo che tu lo voglia veramente sapere- rispose Leo, teso. Non gli andava di raccontare come Elliot fosse morto decapitato davanti ai suoi occhi.
-Tu mi hai costretto a raccontare il mio incubo e mi hai sempre consolato. Ora ricambio- insistette convinto Elliot. Leo sorrise impercettibilmente e appoggiò la testa sulla spalla dell’altro, provocandogli ancora più rossore. Il moro adorava vedere quel colore sulle guance di Elliot, lo facevano apparire così vulnerabile...
-Ho sognato che venivi decapitato davanti a me che non potevo fare nulla- confessò, stringendosi istintivamente ad Elliot, che rabbrividì e gli strinse ancora di più la spalla.
-Brutto incubo- commentò soltanto, poi rimase in silenzio. Dopo pochi secondi Leo si lasciò sfuggire una risatina.
-“Brutto incubo”? E’ tutto quello che dici?- lo provocò. Elliot arrossì ancora di più.
-Cos’altro posso dire? Insomma, sono morto!
 I due si guardarono negli occhi e tacquero per un secondo, poi iniziarono a ridere, sempre cercando di non fare troppo rumore. Le risa durarono un paio di minuti, poi si placarono.
-Grazie, ti racconterò più spesso i miei incubi, se questo è il risultato- disse Leo, sorridendo. Invece di alzarsi come Leo si aspettava, Elliot lo avvicinò ancora di più a sé e poggiò la sua testa sul proprio petto.
-Ehi, posso restare qui ancora per un po’? La mia camera è troppo fredda.
Leo arrossì leggermente e annuì, e rimasero fermi per tre minuti buoni. Leo era imbarazzato e felice di stare così a stretto contatto con Elliot. Lui voleva molto bene al suo padrone, forse persino più di quanto si sarebbe potuto permettere, ed era per questo preoccupato di eventuali conseguenze. Di colpo una paura immotivata si fece strada nel suo petto e rabbrividì, gesto che l’altro notò.
-Che c’è?
-Nulla, nulla...
-Smetti di dire “nulla”! Non è vero!- si lamentò irritato Elliot. Leo tentò di parlare senza controllare le parole, per capire anche lui effettivamente cosa ci fosse.
-E’ che... ho paura che tu muoia per davvero... sai, con questa cosa che...
Leo si fermò. Elliot tacque. Non era decisamente una bella cosa, ovvio. Poi all’improvviso Elliot alzò il viso di Leo e lo portò davanti al suo. Il Nightray guardava con intensità gli occhi del servitore.
-Non morirò.
-Ma se...- controbatté Leo. Ora che aveva capito il problema l’avrebbe analizzato a fondo. Elliot accarezzò una guancia dell’altro. Sembrava in trance. Anche Leo era in trance, a dire la verità. Non gli piaceva ammetterlo ma aveva sempre desiderato un contatto del genere con Elliot. Il padrone appoggiò la sua fronte all’altra. Li distanziavano pochissimi centimetri. Sentivano il respiro l’uno dell’altro. E non era un buon momento per riportare il battito cardiaco alla normalità.
-Non morirò, te lo prometto- soffiò Elliot. Ogni parola arrivò come un piacevole colpo al cuore di Leo. Sapeva che non poteva resistere a lungo, così vicino ad Elliot. Doveva allontanarsi, ma non ci riusciva. Un istinto ancora più potente lo obbligava a restare fermo lì. Elliot accarezzò la guancia di Leo, che mise una mano tra i fili chiari dei capelli dell’altro. Entrambi sapevano di non poter resistere a lungo ad un contatto tanto ravvicinato.
-Elliot...- soffiò Leo sulle labbra del padrone- Noi... non...
Elliot sospirò e si allontanò dal viso di Leo. Ma in un secondo il servitore lo raggiunse e gli dette un bacio sulla guancia. Elliot arrossì terribilmente, quasi trasmetteva calore a distanza. Sfiorò la propria guancia con una mano, fissando Leo che nel frattempo aveva chinato la testa con aria colpevole. Di colpo prese e lo abbracciò, appoggiando le labbra sui suoi capelli.
-Perché no?- gli sussurrò, evidentemente turbato. Leo era molto combattuto. Non potevano fare niente, era inconcepibile e lo sapeva benissimo, ma non riusciva a non pensarci, a non sperarci.
-Lo sai anche tu- rispose, triste. Elliot annuì e si staccò di malavoglia dal servitore, non senza avergli dato un bacio leggero sulla guancia a sua volta, facendo arrossire l’altro. Sorrise: era una bella impresa far arrossire Leo. Si alzò e si diresse sulla porta, augurando la buonanotte a Leo. Leo avrebbe tanto voluto saltargli al collo e tenerlo lì tutto il rimanente tempo della sua vita, ma non poteva, non poteva e basta. Era inutile stare a perdere tempo in cose stupide come la speranza. Però in fondo passava metà del proprio tempo a crogiolarsi nei sensi di colpa, e cosa nella sua vita se non la speranza avrebbe potuto consolarlo? La relazione con Elliot non bastava, voleva che fosse più profonda. Anche se ormai era chiaro come il sole che si amavano non potevano fare niente. Erano divisi da quel muro invisibile chiamato “tradizione” o “convenzione”. Non poteva fare altro che sfiorare la mano di Elliot dalle impercettibili crepe nel muro. Elliot era già uscito da qualche secondo, e Leo stava pensando da solo nella sua stanza, quando sentì la porta aprirsi di nuovo. Si voltò e vide Elliot.
-Leo...- cominciò il ragazzo, evidentemente in imbarazzo.
-Si?- lo esortò Leo. Elliot prese fiato.
-Ti voglio bene- affermò, le labbra inarcate in un sorriso sincero, per quanto imbarazzato.
-Anche io- rispose Leo, sorridendo a sua volta con tutta la gioia possibile. Elliot si chiuse la porta alle spalle e lasciò di nuovo Leo da solo. Il servitore sapeva che Elliot non sarebbe ritornato, quella notte, ma sapeva anche che per quella notte non avrebbe avuto più incubi.
 ***********
Ora sei sul corpo di Elliot. E’ coperto di sangue. Ti gira la testa. “Non è vero. Non può essere vero. Lui me l’ha promesso! LUI ME L’HA PROMESSO!” Gridi, e non te ne accorgi, di nuovo. Ma non c’è Elliot che viene a consolarti. Non è un incubo. Questa è la vita vera. E’ tu sei lì davanti a lui, che si è ucciso. Non ritornerà a consolarti, non si avvicinerà a te un’altra volta come fece. “Non ha mantenuto la promessa! E’ un bugiardo! E’ un bugiardo!”  E tu? Tu non lo sei stato? Non gli hai mai detto nulla della verità. Ti uccideresti anche tu, ma sei un codardo, sei solo un codardo. E ti odi per non aver mai detto veramente quello che provi ad Elliot. E ti odi perché tu l’hai ucciso, è tutta colpa tua, e tu lo sai. O tu lo credi. “Elliot lo avrebbe creduto?” Ma non conoscerai la risposta, perché Elliot non parlerà mai più. E’ morto. Tu non vuoi che lo sia, ma è morto. E ti aveva promesso che non sarebbe morto. E avresti voluto dirgli che lo amavi, ma non ce l’hai fatta, e non ne avrai più l’occasione, adesso.
-Ti voglio bene- sussurri, tra le lacrime, tra i singhiozzi, al corpo senza vita di quello che fu il tuo Elliot.








The Corner of the Mad Lady
Ehilà gente! Dopo oltre un mese di totale silenzio torno ad uccidervi sempre nello stesso fandom e sullo stesso argomento. Sì, la vena ultra-fluff che avevo a aprile-maggio è andata a farsi benedire e adesso ho 30 fanfiction molto cattive su questi due da proporvi (sul serio, sono davvero 30). Tranquilli, non le metterò mai. Solo che qui c’erano la mia migliore amica e mio fratello che sono cinque giorni che mi tormentano e quindi rieccomi, nell’ultimo giorno utile prima di una settimana di vacanze. Comunque, non ho nulla da dire su questo schifo questa fanfiction. Non me la sento. Ergo, con una sentita preghiera a lasciare un commento, vi lascio. Goodciao!
Ps: Mad Lady è il soprannome con cui mi chiama la mia maledizione migliore amica.
  
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