11/07/2014
2 recensioniCon questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo.
Sono abbracciato a Mika nel mio camerino, è l’ultima volta che lo vedrò prima che parta. X factor è finito, e ancora una volta ho vinto io. Probabilmente è l’euforia che mi sconvolge la testa a farmi fare questa follia: mi alzo sulle punte dei piedi e avvicino le labbra alle sue, per baciarlo. Lui però si scosta, lasciandomi sorpreso e leggermente amareggiato: credevo che, almeno un po’, ricambiasse quella forte attrazione che sento nei suoi confronti."Mi dispiace, Morgan. Tu è davvero molto importante per me, io penso che tu mi piaci un po’, ma io ho swear? giurato che non devo mescolare lavoro con amore" dice poi, e le mie fallite esperienze con colleghi mi stanno suggerendo lo stesso. Lui, che è così tanto più giovane di me, ha già così tanto da insegnarmi. Forse ho una cultura più vasta della sua, però lui sa evitare molti di quegli errori in cui io incappo ogni volta, senza mai imparare. Vorrei solo avere la sua forza di volontà per riuscire a impormi delle regole e a rispettarle.
Lo ringrazio mentalmente per non aver nominato il suo fidanzato, esistente o meno che sia, perché l’ultima cosa di cui ho bisogno è di sapere di altre persone che avrei potuto ferire con questo gesto.
Incrocio il suo sguardo tormentato e mortificato. È giusto quello che ha detto, ma non per questo fa meno male. Né a me, né a lui. Sento gli occhi riempirsi di lacrime, forse perché ho vissuto emozioni troppo contrastanti in troppo poco tempo, forse perché sono davvero stanco di questa mia pigrizia e noncuranza del buonsenso, forse perché lo sconforto mi assale tutto in una volta, forse per la frustrazione della consapevolezza di stare per ricaderci di nuovo, o forse ancora perché ci sono già ricaduto, e già lo amo un po’. L’orgoglio, comunque, non le lascia rotolare lungo le guance, ma Mika se ne accorge lo stesso. Mi stringe di nuovo contro al suo petto, cullandomi come se fossi un bambino, e un po’ lo sono, consolando me come anche sé stesso. Poi mi allontana leggermente, fissa lo sguardo nel mio e dice: “Però noi posiamo essere amici, right?” Al che fa una smorfia buffissima, e io non posso fare a meno di scoppiare in una risata umida, che parla di lacrime, sedendomi sul divanetto. Lui, abbassandosi sulle ginocchia per mantenere il contatto visivo, sorride a sua volta, più sereno. “Devo andare, Morgan. Ciao.” Dopo un secondo di indecisione, però, sfiora le mie labbra con le sue, lasciandomi un bacio leggero come il battito d’ala di una farfalla. Questo gesto mi lascia interdetto, e ho l’impressione che il pensiero mi terrà sveglio per diverse notti a venire. Intanto si è alzato, avviandosi alla porta. “Ti rivedrò?” chiedo allora con voce sottile, vergognandomi per la domanda quasi infantile. “Si” dice con sicurezza, voltandosi per l’ultima volta e sorridendo dolcemente. Poi la porta si chiude alle sue spalle, e il mio “Ciao” rimane sospeso nell’aria densa di malinconia.