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Autore: Laylath    11/07/2014    1 recensioni
“E’ strano pensare a te e Sokka e anche a tua madre, Katara – continuò Zuko, alzando lo sguardo alla luna – è come se la tua famiglia fosse un riflesso che mi fa capire quanto c’è di perverso e malato nella mia, dove persino i gesti d’amore sono… in qualche modo corrotti.”
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katara, Zuko
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Riflessi di famiglia



Katara guardò il fratello con un misto di esasperazione e rassegnazione e questo provocò l’ilarità generale del gruppo riunito attorno al falò. Una battuta pessima da parte di Sokka, la risposta di lei, faceva tutto parte di uno schema così collaudato e naturale che in qualche modo confermava la parentela dei due più dell’aspetto fisico.
Zuko fissò per l’ennesima volta i due fratelli provenienti dal Polo Sud, riuscendo ad evocare con la mente le distese di ghiaccio di quelle terre lontane, uno spettacolo di bianco e blu che non aveva mancato di ammirare durante il suo esilio alla ricerca dell’avatar. Forse perché l’acqua è l’elemento contrapposto al fuoco, ma si era sentito stranamente a disagio davanti a quella maestosa dimostrazione delle forze della natura, dove è l’uomo a doversi fare timidamente spazio per poter sopravvivere.
Ma nonostante questo non c’era durezza nei tratti di Sokka e Katara: i loro visi sembravano nati per sorridere, per fare scherzi e battute, per rendere esplicito l’amore fraterno che li legava.
“Oh, dai smettila! – rise la ragazza, cercando di bloccare il fratello che le tirava una ciocca di capelli per portarsela davanti al naso ad imitazione di un paio d baffi – Sei proprio un’idiota!”
A quella buffa imitazione Zuko non riuscì a trattenere un sorriso.
Era surreale pensare che mancava veramente poco allo scontro decisivo con suo padre, al momento in cui si sarebbero decise le sorti del mondo. Eppure loro era lì, seduti attorno a quel fuoco a ridere e scherzare, come se fosse semplicemente un campeggio tra amici.
Ma è anche vero che questi momenti sono preziosi, mio zio non mancherebbe di farmelo notare. Direbbe qualcosa sulle oasi nel deserto che consentono un minimo di riposo e refrigerio davanti alle difficoltà.
Suo zio…
Questo pensiero bastò a fargli perdere qualsiasi briciola di buonumore sincero che Sokka e Katara avevano acceso in lui. Di colpo si sentì di nuovo un outsider in mezzo a quel gruppo di persone così affiatate tra di loro: il peso della sua famiglia tornò a farsi sentire con prepotenza, tanto che avvertì l’improvvisa esigenza di alzarsi e allontanarsi da quel fuoco e da quelle risate.
Sentì un lieve richiamo da parte di Aang e Sokka che diceva qualcosa a proposito di non voler offendere nessuno, ma furono parole che entrarono da un orecchio ed uscirono dall’altro, proprio come il fulmine che aveva imparato a controllare.
Non aveva voglia di spiegare e sicuramente non avrebbero capito.
 
L’aria fresca della notte aveva un gradevole effetto su di lui: gli piaceva il modo in cui gli passava tra i capelli e gli accarezzava il viso. L’isola di Ember aveva sempre il potere di farlo sentire incredibilmente sereno, eppure malinconico: il passato si mischiava al presente con una facilità disarmante, con voci ormai defunte che tornavano a chiamarlo e risate di momenti spensierati che sembravano prenderlo in giro.
La maggior parte di queste voci erano femminili.
Madre, sorella, fidanzata… tutte persone che aveva irrimediabilmente perso o forse, nel caso di Azula, non aveva mai avuto.
Sarebbe dovuto in qualche modo tornare indietro per aiutare Mai alle Rocce Bollenti, ma non aveva potuto. Davvero ironica la vita: nel momento in cui si erano davvero ritrovati gli eventi li avevano divisi, forse in maniera irreparabile. Non c’era nessuna garanzia che si sarebbero rivisiti vivi su questa terra.
“Ti sei stancato di stare assieme a noi?” una nuova voce femminile, questa volta presente, gli fece aprire gli occhi e non fu troppo sorpreso quando vide Katara accostarsi a lui.
Si permise di osservala attentamente, con la luce della luna piena ad illuminarle i bei lineamenti. Perché se Katara era bella, sotto lo splendore della luna lo era ancora di più: come se l’astro volesse rendere omaggio alla dominatrice dell’acqua; del resto quel tipo di dominio non raggiungeva il suo apice nelle notti di luna piena?
Splendida e purificatrice Katara, così diversa da Mai: eppure Zuko non aveva dubbi che avrebbe sempre scelto quella ragazza dallo sguardo perennemente annoiato, dai piccoli pugnali rapidi e precisi, l’unica che lo faceva sentire veramente se stesso. E che forse non avrebbe mai rivisto…
“Non è colpa vostra, lascia stare.” rispose con una scrollata di spalle.
“Capisco che a volte mio fratello non sia il massimo come intrattenitore, ma ci si abitua.”
“Speriamo di poter essere turbati dalle battute di tuo fratello per ancora molto tempo, allora.”
Rimasero in silenzio per qualche minuto, la lieve brezza che ogni tanto portava gli echi delle risate nel falò.
“A che pensi allora?” chiese ancora Katara.
“Questioni di famiglia – la voce di lei era sinceramente interessata e Zuko si sentì invogliato a rispondere – ti confesso che vedere te e tuo fratello molto spesso mi fa riflette su me ed Azula.”
Come pronunciò quel nome la ragazza volse il viso verso di lui, i suoi occhi blu leggermente socchiusi.
“E’ strano pensare a te e Sokka e anche a tua madre, Katara – continuò Zuko, alzando lo sguardo alla luna – è come se la tua famiglia fosse un riflesso che mi fa capire quanto c’è di perverso e malato nella mia, dove persino i gesti d’amore sono… in qualche modo corrotti.”
“Ti riferisci a qualcosa di specifico?”
“Sì, una riflessione che ho avuto di recente, più di preciso quando abbiamo trovato colui che ha ucciso tua madre ed ho conosciuto fino in fondo la tua storia.”
Ovviamente a quella frase il viso della ragazza si fece malinconico, ma non c’era rancore. Finalmente aveva fatto i conti con quel fantasma del suo passato dal quale era fuggita per tanto tempo. Ora restava il ricordo limpido e pulito di una madre coraggiosa che si era sacrificata per difenderla: certo faceva tristezza, ma finalmente la dominatrice dell’acqua aveva permesso a quella vecchia ferita di guarire lentamente e con dolcezza.
“Mi dispiace ancora per essermela presa tanto con te.” sorrise.
“Avevi tutte le ragioni del mondo – rispose lui – e sono felice che adesso riesci a pensare a tua madre nel corretto modo: al contrario di Sokka che spesso non si rammenta più di lei, tu hai sempre il ricordo del suo ultimo grande gesto d’amore nei tuoi confronti. Il gesto più estremo e nobile che una madre può compiere.”
Katara sorrise orgogliosa a quelle parole, una bambina a cui sono appena stati fatti dei bellissimi complimenti.
Chiaro e limpido il sacrifico di sua madre, così come la neve cristallina che invade le terre del Polo Sud.
Ed invece mia madre? Per salvarmi si è macchiata del sangue altrui, un’intenzione buona che ha portato all’ascesa di mio padre e a tutto quello che ne è conseguito. Possibile che la mia vita sia costata così tanto? Perché ci deve essere così tanta perversione attorno a me?
“Sono convinta che anche tua madre ti voleva molto bene…” la voce di Katara lo tirò fuori da quell’oscurità, come se la luna ricomparisse all’improvviso dopo esser stata coperta dalle nubi.
“Non è dell’amore che dubito, ma dei gesti che si compiono in nome di esso.”
“Zuko…”
“Lo sai che cosa mi ha colpito quando sono venuto nel Polo Sud?” la interruppe lui con un sorriso.
“No.” scosse il capo lei, con perplessità.
“Tutto quel bianco e quell’azzurro, quasi riflesso del cielo e delle nuvole. Purezza e trasparenza, proprio come l’acqua pulita.”
Proprio come l’amore tra te e Sokka o come il gesto di tua madre.
“Non vuoi…”
“Sono felice che tu abbia finalmente la visione giusta del ricordo di tua madre.” Zuko sorrise e le mise una mano sulla guancia in gesto di congedo. Poi si voltò ed iniziò ad allontanarsi dalla dominatrice dell’acqua.
“E quando ce l’avrai pure tu? A prescindere da quanto può essere successo.”
La domanda di Katara giunse sferzante, come un’onda che ti colpisce all’improvviso.
Non si girò a risponderle, non voleva affrontare quel tipo di discorso.
Quando? Forse mai, Katara. Le mani che mi hanno tenuto stretto quell’ultima notte erano sporche del sangue del signore del fuoco. Una madre per amore dei figli sacrifica se stessa, ma può sacrificare anche gli altri… non c’era la purezza della neve nel sacrificio che ha compiuto la mia.
La brezza della sera gli scompigliò i capelli, l’eco del richiamo di sua madre arrivò all’improvviso.
Si diceva che l’isola di Ember aiuta a capire chi siamo veramente e quali sono i nostri sentimenti.
In quel momento Zuko non voleva approfondire quello che pensava di sua madre.





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Angolo dell'autrice.
Salve a tutti.
E' la prima fic che scrivo in questo fandom. Sono fresca fresca della visione di Avatar e questo mi ha spinto a scrivere questa breve one shot su quello che è il  mio personaggio preferito, ossia Zuko. Le vicende della sua famiglia mi hanno affascinato tantissimo, trovo che la sua storia tormentata dia al suo personaggio un grandissimo spessore.
Per quanto riguarda Katara, per quanto non rientri tra i miei personaggi preferiti, ritengo che sia la persona più indicata per far rilfettere il principe della nazione del fuoco sulla sua famiglia. 
Spero vi sia piaciuta ^__^
  
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