“
Secondo
me è un alieno.”
“Ma non
fare il cretino. Magari è solo un po’ strano, ecco
tutto. Credi che L l’abbia
portato qui solo perché gli andava? E’ pure un
genio.”
“Ma come fa
a non mangiare..non bere…non andare in bagno…uno
sta lì per ore a fissarlo, e
ancora non ci crede che sia un bambino di 5 anni.”
“Matt, mica
possono tutti giocare al gameboy come te. Anche tu sei abbastanza
strano,
ricordatelo.”
“Haha!Ha
parlato quello che ha praticamente il corpo fatto di cioccolato
perché ne ha assimilato
troppo. E poi..non lo so comunque, mi da i brividi.”
“Aspetta
che mi avvicino, vado a parlargli.”
“Io non mi
avvicino.”
“Che deficiente
che sei, Matt.”
Il biondo
si avvicinò a quel fagotto di farina accovacciato, e si
sedette accanto a lui.
“Ciao. Come
ti chiami?”
Passarono
secondi, prima che quell’essere rispondesse.
“Near.”
“Io mi
chiamo Mello. Sono il primo in questo istituto. Come mai non vai fuori
a
giocare?”
Near si
voltò, e il biondo si perse in quei due occhi senza colore.
“Non mi
piace molto giocare. Odio il sole.”
“Come mai?
Fa bene, a volte.”
“Non mi
piace. Preferisco costruire, o fare puzzle.”
“Sarà.
Alcuni credono che sei strano.”
“…”
“…”
“Tutti
credono che io sia strano. Che sono un alieno, solo perché
sono diverso da
loro.
“Non li
posso biasimare purtroppo, come fai a stare fermo tutto il giorno? Non
fa bene,
non fare esercizio.”
“Ma io lo
sta facendo adesso. Con la mia mente.”
Mello
sospirò e tornò dal suo migliore amico.
“Mi ha
parlato.”
“E..allora?”
“E’ un
alieno.”