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Autore: black_eyes    11/07/2014    4 recensioni
per la Huntbastian week tanti feels diversi
Lunedì 7: Infanzia
Martedì 8: Not like me
Mercoledì 9: Primogenito
Giovedì 10: Amico di penna / amico di tastiera
Venerdì 11: Scambio di corpi
Sabato 12: Masquerade
Domenica 13: Proposta
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per la ... NON MI RICORDO SE OGGI E' IL 4 O 5 GIORNO ... non sto bene sorry
Comunque anche se sono in ritardo ci sono!
Niente betatura sorry e buona lettura!

 

Hunter sedeva composto nell'aula di letteratura francese; a lui non interessava granchè di questa lingua ma suo padre lo aveva costretto dicendogli, testuali parole: “quando sarai in grado di parlare fluentemente più di una lingua allora sì che sarai un vero uomo.”

E purtroppo quello era il suo ultimo anno in un liceo, e di conseguenza era obbligato a imparare quella schifosa lingua da mangia-lumache-con-la-puzza-sotto-al-naso in meno di un anno.

Scosse il capo facendo schioccare la lingua contro al palato, che lingua insulsa che era quella, per niente sensuale, per niente fine … interruppe i suoi pensieri quando vide entrare in aula una signora con un portamento elegante, vestita con un tailleur grigio antracite e con i capelli raccolti in una crocchia stretta sulla nuca, un paio di occhiali dalla montatura fine erano appoggiati sulla punta del suo naso aquilino.

Bonjour, je suis votre nouveau professeur de français.” Disse quella parlando lentamente e fissando ad uno ad uno gli studenti “dato che oggi è il vostro primo giorno, parlerò inglese.” Sorrise mettendo alcuni fascicoli sulla cattedra “ma da domani si cambia modo di insegnamento.”

Andiamo bene, pensò Hunter incrociando le braccia sul banco e nascondendovi la testa sopra.

Monsieur Clarington!” Urlò la professoressa andandogli accanto “nelle mie lezioni non si dorme intesi? Mi dica monsieur, è già stanco o stufo di ciò che sto dicendo?” Domandò inarcando un sopracciglio.

“No miss, mi scusi.” Borbottò Hunter scuotendo il capo.

Parfait.” E dicendo questa parola si voltò verso la cattedra. “Oggi vi darò un unico compito che durerà per tutto l'anno scolastico.” Prese delle cartellette che erano poste sulla cattedra e ne diede una a ogni studente “qui vi sono degli indirizzi di ragazzi e ragazze francesi.” Si sedette sul bordo della cattedra e fissò la classe davanti a sé. “Per quest'anno tutte le classi avranno il compito di scrivere e imparare la lingua straniera di un corso a loro scelta.” Spiegò togliendosi gli occhiali e sistemandoseli in grembo “spagnolo, tedesco, italiano e appunto francese.” Sorrise a tutti “questi indirizzi vi serviranno per contattare gli altri studenti e scrivere delle lettere in cui vi parlerete e scoprirete i vari modi di vivre degli altri studenti.” Continuò a parlare agitando e muovendo le mani stando attenta a non far cadere gli occhiali dalle proprie gambe. “Sarà molto semplice il lavoro di quest'anno. Vi arriveranno le lettere, rispondete ai mittenti e a inizio di ogni settimana le manderemo tutte assieme.” Appena la campanella suonò l'insegnante indossò gli occhiali e si alzò dalla cattedra “perfetto, ora le lezioni sono terminate. Per domani, o al più tardi nel fine settimana arriverà la vostra prima lettera.” Raccolse i vari faldoni rivolgendosi nuovamente alla classe, e con un cenno del capo li congedò.

Hunter uscì dalla classe sbuffando prendendo in mano la propria cartelletta e i vari libri.

Un amico di penna, perchè aveva dovuto scegliere proprio quel corso? Perché? Si domandò mentre saliva lo scalone che portava alla propria camera.

 

Nello stesso momento, dall'altra parte dell'oceano un ragazzo francese dagli occhi verdi stava fissando una cartina geografica.

“Westerville.” Disse passandosi una mano sugli occhi “Perchè diamine non sono capitato a uno di New York?” Si chiese prendendo carta e penna e iniziando a scrivere quello che gli passava per la testa. Dalle domande più sciocche a quelle un po' più dettagliate riguardanti la scuola e il futuro. Scrisse qualcosa su di sé, su chi era, quanti anni aveva e sopratutto che era un omosessuale dichiarato, sperava che così facendo nessuno lo avrebbe più voluto come correspondant.

Sebastian! Dîner est prêt!” sentì sua madre chiamarlo dal piano inferiore.

Sorrise poggiando la penna sul foglio e scostandosi dalla scrivania “arrivée maman!” Urlò per farsi sentire prima di scendere le scale a tre gradini alla volta.

Combien de fois ai-je dit que vous vous lavez les mains?” Gli chiese fissando i polpastrelli del ragazzo macchiati di inchiostro blu “vais, je vais attendre.” Disse prima di dargli un buffetto sulla spalla per poi voltarsi verso la cucina.

Appena il ragazzo tornò in sala, dopo essersi lavato le mani, lasciò un bacio sulla guancia di sua madre “désolé maman” e si sedette accanto a lei attorno al tavolo in sala. “Où est papa?” Le chiese fissando la porta e aspettando di vedere entrare suo padre.

"Non ... non torna più, caro." Rispose la donna mettendo una mano sul braccio del figlio

“Cosa?” Urlò il ragazzo dagli occhi verdi scuotendo il capo incredulo “lui …”

“È andato a trovarci un nuovo appartamento” sorrise sua madre, vedendo gli occhi di suo figlio spalancarsi dallo stupore. Ridacchiò vedendolo più tranquillo “è tutto ok Sebastian.” Gli sfiorò uno zigomo “forza, finiamo la cena che dopo chiamiamo papà.”

Quella sera stessa Sebastian finì di scrivere la lettera per il ragazzo che gli avevano affibbiato e la mise nella cartella. E così sarebbe iniziato il compito di francese più lungo di sempre.

 

Quel lunedì mattina, all'ultima ora della giornata, Hunter rilesse più volte la prima riga di quella lettera, ok, ci capiva meno di zero e quella era solo la prima che avrebbe ricevuto da quello Smythe. Si aiutò tramite i vari dizionari e infine riuscì a capire ciò che diceva, a grandi linee ovviamente.

Per la fine dell'ora iniziò a scrivere una lettera di risposta a quel francesino.

I libri che aveva letto, i film che aveva visto, i posti che adorava e che avrebbe voluto vedere.

Si grattò una tempia rileggendo una frase in particolare, era gay, deglutì, gli dava fastidio questa cosa? Già che quell'anno stava avendo dei problemi con sé stesso, ora ci si metteva anche questo ragazzino francese con la puzza sotto al naso … Si passò una mano sulla faccia e ricontrollò l'ortografia per poi aggiungere altri particolari della propria vita.

Le lettere venivano mandate e ricevute periodicamente, una alla settimana, ogni volta c'era sempre qualcosa in più che si scrivevano, qualcosa di più personale che confessavano all'altro.

Magari con le prime lettere entrambi i ragazzi erano un po' riottosi, ma poco a poco si lasciarono andare parlandosi e scrivendosi con più scioltezza e familiarità.

Passarono i giorni, le settimane, e si arrivò al periodo di Natale che Hunter e il ragazzo francese si erano scambiati anche l'indirizzo e-mail e quello di Skype per sentirsi più spesso e in tempi più stretti rispetto a quello delle lettere cartacee. Clarington aspettava solamente il giorno in cui gli arrivava la chiamata di Sebastian per potergli parlare e ridere di tutto e di niente, come ciò che si farebbe con un vecchio amico, e finalmente, come ogni settimana, il venerdì sera era arrivato.

Ehilà” sorrise raggiante Smyhte salutandolo dalla web camera.

“Ciao Bas,” si scompigliò i capelli “lo sai che dovrei parlare francese per approfondire i miei studi.”

Il francesino sbuffò alzando gli occhi al cielo “certo, e so anche che tu sei uno schifo a parlare il francese, che a parer mio è troppo elaborato per te.” Sghignazzò vedendolo arrossire “andiamo Hunt, lo sai che scherzo!” Rise inumidendosi il labbro inferiore “comunque, come va a scuola?”

“Bene, sai è l'ultimo anno, quando terminerò qui dovrò andare all'università, mio padre vorrebbe che facessi quella militare, per diventare come lui” gli si oscurarono le iridi “e io non voglio! Io odio la scuola militare! E ...”

Sebastian alzò le mani per calmarlo “shhh, tranquillo Hunt, lo so come ti senti. Mia padre vorrebbe che diventassi un avvocato, ma ho altre idee.” Aggrottò la fronte “comunque potresti dirgli ciò che ti piacerebbe fare nella tua vita.” Gli sorrise incoraggiandolo “sei tu che devi studiare e vivere. Non loro.” Alzò le spalle fissando nella web camera.

Hunter sospirò annuendo “hai ragione. Comunque, hai novità per me riguardo alla Francia?” Gli chiese incrociando le braccia al petto.

Come sei scortese, ti interessa la Francia e non ti interessi di me?” Mugugnò Sebastian fissandolo dritto negli occhi.

“Mi interesserò di te quando ti incontrerò faccia a faccia.” Gli fece una linguaccia Clarington.

A quel punto Smythe ghignò “proprio quello che volevo sentirti dire carissimo amico mio.” Gli brillarono gli occhi prendendo un foglio accanto a sé e mostrandolo alla web “partirò domani, starò lì in America per 2 settimane.” Si morsicò il labbro “ma che purtroppo andrò a NY con la mia famiglia.” Abbassò lo sguardo “devo controllare un paio di cose per quando mi trasferirò l'anno prossimo.” Spiegò alzando le spalle “l'ora di arrivo è alle 2 di pomeriggio credo … non potrò usare per due settimane internet … morirò!” Mugugnò lamentandosi.

“Cosa?” Urlò Hunter alzandosi dalla sedia “tu ...” lo indicò “verrai qui?” e indicò verso il basso “e me lo dici così?” Sbuffò passandosi una mano fra i capelli socchiudendo gli occhi “però è a NY che andrai … un po' lontano.” Si morse l'interno guancia sorridendo tra sé e sé “speriamo di avere altri modi per vederci.” Si voltò verso un lato della propria stanza “ora devo andare, ci sentiremo ancora” e lo salutò chiudendo la chiamata.

Hunter non aveva mai fatto nulla di scandaloso nella sua vita, era sempre stato sotto a suo padre e alle sue rigide regole, ma adesso sapeva quello che avrebbe dovuto fare.

Iniziò a cercare il miglior sito, il giorno che gli sarebbe interessato e il gioco era fatto, ora l'unica cosa che doveva fare era aspettare.

 

Sebastian era arrivato da solo due ore e già odiava l'America, bagagli che non si trovavano, persone che ti spingevano e l'odore di bruciato mista a quella di sudore e smog, impregnavano l'aria.

Gli mancava Parigi, o meglio la propria stanza, e sopratutto le videochiamate con Hunter; quel ragazzo era molto dolce, nonostante nascondesse il tutto sotto un'armatura di acciaio e cattiveria, un po' come sé stesso, erano simili per certi versi.

Con uno sbuffo prese i suoi due bagagli e si incamminò verso l'uscita, notò molte persone con i fogli in mano, recavano tutti i nomi dei familiari o dei conoscenti, e in mezzo a tutta quella calca notò il proprio nome e cognome scritto in rosso su un foglio tenuto in mano da un ragazzo alto e muscoloso. Aveva i capelli corti tagliati a spazzola e un paio di occhi azzurri, che lui aveva visto così tante volte, ma che purtroppo lo schermo non dava loro giustizia.

Gli corse in contro, senza badare a sua madre, che stava già andando verso suo marito, trascinandosi dietro il trolley rosso; appena gli fu davanti sorrise dimenticandosi l'uso della parola.

“Ciao” sussurrò quando gli fu di fronte.

“Ciao” gli rispose l'altro ridacchiando “finalmente ci vediamo a quattrocchi.”

“Già.” Annuì Sebastian “ti va una birra?” Gli chiese per rompere il ghiaccio.

“Sì, credo che abbiamo molto di cui parlare.” Gli porse la mano “io sono Hunter Clarington.”

“Sebastian Smythe.” Sorrise il francesino stringendogliela.

Dopotutto New York non era così brutta.


Ed è finita anche oggi! **
Grazie a chiunque legga e commenti! Siete dolcissime e gentilissime con me che sono una pirla!
Alla prossima e buon proseguimento di Week! **
  
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