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Autore: Selhen    12/07/2014    2 recensioni
Anni di guerra, territorio conteso e fazioni eternamente in lotta nella terra del dio Aion. Com’è possibile per Selhen nutrire odio verso qualcuno che l’ha risparmiata? Com’è possibile odiare senza conoscere veramente il volto della guerra?
Com’è possibile parlare con un nemico e trovarlo così normale e uguale a se stessi?
Una nuova avventura di Selhen solo per voi. Recensite numerosi. Le vostre recensioni mi danno la carica per scrivere sempre di meglio. Un abbraccio, la vostra autrice.
N.b. avviso gli eventuali lettori che ho postato questa storia più corretta e revisionata su wattpad. Se la preferite con meno imperfezioni sapete dove andare, sono selhene. :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A parte i grossi eventi accaduti a Katalam Nord, quando per molto poco Brahm e Asther non avevano fatto fuori Velkam, non era successo nulla di plateale. Avevo deciso che per quei giorni sarei stata vicina a Dahnael. Ora che ne conoscevo le condizioni era diventato molto più semplice comprenderlo e rendermi utile senza tuttavia commiserarlo.
Dahnael era un Daeva forte. Mi bastava osservarlo quando combatteva, tra le oscurità dell’abisso. Era un’ancora di salvezza tra quelle rocce vaganti in mezzo alle quali avevo da sempre odiato addentrarmi da sola.
Avevamo preso un accordo, io e il mio amico: la notte mi sarei spostata in abisso con lui per aiutarlo nella conquista dei manufatti elisiani. Dato che non poteva stare per troppo tempo a contatto con la luce del sole, da quando Dahn era stato maledetto, aveva iniziato a operare stabilmente in abisso, dove la luce era scarsa e l’aria pregna di etere. Partecipava alla conquista di ogni fortezza, e donava tutto se stesso per la causa asmodiana. Cercava di riscattarsi in tutto per tutto, consapevole di essere, a sua detta, un mostro.
Avevo cercato di dissuaderlo in tutti i modi, ma nulla gli toglieva dalla testa che lui non fosse normale.
Quella notte mi trovavo a casa di Dahnael dopo aver trascorso un pomeriggio in giro per Katalam Nord a guadagnare medaglie della battaglia. Ero seduta nel grande tavolo del salone, tra due alti candelabri che spandevano sulla superficie lucida del tavolo la loro luce ed ero intenta a lucidare i miei sfavillanti revolver a etere, prossima per la battaglia.
Noi asmodiani non soffrivamo tanto il sonno, ecco perché, una notte sì e una no, la trascorrevo svolazzando libera per l’abisso in compagnia del mio migliore amico. Naturalmente questo aveva comportato che anche io avrei dovuto rivelare uno dei miei più imbarazzanti segreti. Ero una totale frana nel volo, ed era per questo che quando mi veniva proposto rifuggivo l’abisso come la peste.
A quella confessione Dahnael ovviamente aveva  iniziato a ridere a crepapelle, poi aveva valutato che dopotutto il problema era più serio di quanto pensasse, quando mi rifiutai categoricamente di lanciarmi in volo per raggiungere la lontanissima scheggia occidentale di Reshanta.
Le notti trascorse con lui mi avevano così migliorata. Avevo, piano piano, cominciato a superare la mia fobia e a percorrere con le mie grandi e meravigliose ali rosee, distanze sempre maggiori. Per il combattimento in volo, certo, non ero ancora pronta.
“Selh, sei pronta?”, mi aveva chiesto Dahn affacciandosi dalla porta mentre si infilava il giubbotto in pelle.
“Eccomi”, avevo sorriso richiudendo le pistole dentro i foderi.
“Ambras ci aspetta alla nostra base di Reshanta”.
Misi su una smorfietta furba. “Oh, oh! Ambras!”, sollevai un sopracciglio divertita.
Dahn curvò la testa da una parte assottigliando lo sguardo. “Cosa stai insinuando?”.
Mi illuminai di un sorriso e mi rimisi in piedi assicurando i foderi alla mia cintura. “Si vede da come ne parli, Dahn, ti piace!”, scoppiai a ridere e lo oltrepassai altezzosa per dirigermi fuori dall’abitazione.
Dahn mugugnò qualcosa di poco chiaro, poi mi fu dietro all’istante. Parlare di Ambras lo rendeva sempre vulnerabile e taciturno.
Ambras era il capo della sua legione. Nonchè un'assassina bella e potente che non lasciava di certo a intendere quanto tenesse a Dahn. Li avevo visti spesso insieme, nelle notti precedenti, e che tra i due corresse una certa simpatia, non era certo un mistero. Pensai che forse a Dahnael il ruolo del casanova non dispiacesse poi così tanto. Lo avrebbe aiutato a nascondere la sua vera indole dolce e fragile, e a camuffare, forse, i suoi piccoli problemi collaterali dovuti alla polvere di odella e alla maledizione.
Quando mettemmo piedi fuori di casa l’aria era fresca e un debole vento ci scompigliò i capelli. Il freschetto tagliente si insinuava nelle mie narici facendomi di buon grado respirare il delizioso profumo di fiori, proveniente dagli alberi fioriti e dai giardinetti delle case di Pernon. Il rumore dei passi sul selciato mi informarono che Dhanael mi era accanto, così mi voltai a guardarlo.”Pergamena per Morheim, poi dritti dritti per Reshanta”.
Annuii fingendo un saluto militare. “Agli ordini capo!”, dissi estraendo dalle tasche la pergamena del teletrasporto interessata.
Quando raggiungemmo Reshanta, dopo le varie peregrinazioni necessarie, trovammo un gruppetto di Daeva asmodiani ad attenderci. A una prima occhiata notai che buona parte erano compagni di legione di Dahnael, ma poi, un tuffo al cuore mi informò che c’era dell’altro.
Intento a discutere animatamente con il capo della legione di Dahnael, c’era Shad, ed esattamente al suo fianco, nella sua elegante acconciatura corvina, la sua ragazza, Ethun.
I miei passi si bloccarono all’improvviso, tanto che Dahn se ne accorse perché si voltò a guardarmi. “Qualcosa non va?”, mi chiese stranito.
Tentai di avanzare un passo ma con scarso risultato. Dovevo avere un’espressione sconvolta perché il mio amico aveva assunto, di contro, un’espressione, davvero allarmata.
“È che…” , balbettai, “non mi aspettavo che ci fosse tutta questa gente”.
Dahn aggrottò la fronte perplesso. “Ma se è sempre stato così!”.
Non risposi, con lo sguardo ancora fisso su Shad che intanto aveva sollevato il suo e lo aveva puntato su di me con chiaro stupore.
“Selhen, ho…  ho fatto qualcosa che non andava?”.
Scossi la testa con un risolino nervoso. “Ma no! Ma che vai a pensare… è che… non mi sento tanto bene”, conclusi frettolosa girando i tacchi.
Del gruppetto intanto sembrava essersi accorto solo Shad della nostra presenza, quindi avrei potuto approfittare per squagliarmela e mandare tramite Dahnael le mie scuse, informandoli che non avrei partecipato alla spedizione perché non mi ero sentita bene.
“A quanto pare non sono l’unico ad avere segreti”, mormorò Dahnael guardandomi male e seguendomi verso l’ingresso della fortezza, a quell’ora semideserta, al di fuori di occhi o orecchie indiscrete.
“Quell’incantatore…”, dissi infervorata quando ci trovammo faccia a faccia, “non lo reggo!” .
Dahnael sollevò un sopracciglio malizioso.
“Smettila di guardarmi in quel modo!”, brontolai.  “Adesso da bravo torni di là e dici a tutti che non stavo abbastanza bene per sopportare una stremante notte di volo”.
“Ma se alcuni ti hanno anche vista!”, protestò.
“Un mancamento dell’ultimo minuto”, conclusi con un sorrisetto affettato.
Dahnael sbuffò “Senti, se…”.
Non riuscì a terminare la frase che qualcuno ci interruppe all’improvviso cogliendoci di sorpresa.
“Ma ciao Selhen!”, aveva detto Shad con la solita faccia da schiaffi avvicinandosi a me e a Dahn. “Anche tu sei dei nostri oggi, donzella?”.
Gli indirizzai un chiaro sguardo ostile che lasciò intendere esattamente quello che stavo pensando.
Da quando Ethun non era un problema? Da quando pensava di giocare con due piedi in una scarpa?
“No Shadow, non sarò dei vostri”, tagliai corto freddamente, “non mi sento bene!”, non nascosi nemmeno le mie ottime condizioni di salute.
Shad mise su un’espressione crucciata. “Oh, e come mai?”, domandò.
“Indigestione”, ironizzai guardandolo dritto negli occhi con i miei rossi come il sangue.
Shadow si morse il labbro pensieroso sostenendo comunque il mio sguardo. “Mangiato pesante?”, ribattè sarcastico.
“Mh, più o meno”, continuai con una smorfia schizzinosa sulle labbra.
Dahnael che aveva seguito tutto il nostro battibecco senza capirci più di tanto dondolò sulle gambe tossicchiando. “Non vi dispiace se io vado, vero?”.
“Vai pure!”, gli rispose Shad cordiale, “Arrivo tra un attimo”.
Dahn annuì sotto il mio sguardo incandescente e quando fu alle spalle di Shad fece spallucce colpevole, come a scusarsi. Questa me la pagava.
“So benissimo che il motivo della tua indigestione sono io!”, cominciò Shad con ovvietà.
Sorrisi sarcastica. “Ma come ci sei arrivato?”, dissi con falso stupore.
Shadow sbuffò. “ Ti stai chiedendo cosa ci fa Ethun con me?”.
A quella domanda le mie labbra si sollevarono in una smorfia di disinteresse. “Non dartene cura, Shadow… che sei uno stronzo patentato l’ho sempre saputo. Sei subdolo, e mi fai schifo!”, ringhiai prendendo le distanze da lui.
Per la prima volta, da quando lo conoscevo, il suo viso rimase serio e impassibile. Sembrava non si aspettasse una reazione così accesa e in così poco tempo.
“Ethun non è un problema!”, cantilenai a bassa voce imitando il suo tono. “E io che ci stavo quasi credendo! Non credevo fossi caduto così in basso”, sputai disgustata.
“Selhen…”, provò a fermarmi lui prendendomi per un braccio.
Mi voltai impaziente in attesa di una sua giustificazione. “Per me ed Ethun non è un gran periodo…”, disse con aria fin troppo abbattuta.
“Quindi ti consoli con la prima pivella di turno…”, sbottai indignata.
“Non sei la prima pivella di turno!”, tentò di inserirsi lui nel mio discorso.
“Provamelo Shadow, provamelo, dannazione!”, i miei occhi si erano fatti inspiegabilmente lucidi e il mio respiro irregolare. Stavo piangendo?
Cercai di ricompormi, raddrizzando le spalle, ma distogliendo i miei occhi dai suoi.
“A che pro farmi innamorare di te, quando tu non vuoi rinunciare a lei?”, mormorai con la testa bassa e il cuore che quasi mi esplodeva nel petto. “Mi fai solo del male Shadow, se per te è un gioco… sappi che non lo è mai stato per me”.
Gettai uno sguardo intorno a noi. Le grosse cinte murarie della fortezza deserta ci separavamo dal capannello di Daeva schiamazzanti che si preparavano alla partenza.
“Avevo seriamente provato a rinunciare a te…”, riprese lui serio, “non ci riesco!”, protestò colpendo l’aria con un pugno.
Annuii seccamente. “Allora vorrà dire che il nostro gioco finisce qui…”, conclusi gelida sollevando lo sguardo dopo aver raccolto tutta la determinazione che mi restava dal mio cuore infranto. “Grazie per avermi fatto soffrire, Shadow”.
Shad sollevò una mano, come se volesse sfiorarmi il viso ma la abbassò quasi subito. I suoi occhi blu trapelarono una sorta di rimpianto, e le sue labbra sottili si contrassero.
Percepii il suo tocco tra le dita, mi stava sfiorando la mano con la sua. “Sei il tiratore scelto più fantastico che io abbia mai conosciuto”, abbozzò un sorriso.
“Hai finito con le moine?”, chiesi inarcando un sopracciglio con la massima freddezza.
Shad aveva aperto appena le labbra per ribattere, ma una voce femminile che lo chiamava lo fece desistere.
Ethun aveva appena svoltato l’angolo dell’ingresso alla fortezza e si stava dirigendo verso di noi. Cercai di ricompormi, ma la mia espressione doveva essere chiaramente sconvolta e non dovette passare inosservata.
“È ora di andare", aveva detto dolcemente la chierichessa a Shad sfiorandogli teneramente una spalla. I suoi grandi occhi neri accarezzarono i suoi lineamenti spigolosi come in un gesto di profonda ammirazione, che mi diede l’idea di quanto veramente quella Daeva potesse essere innamorata di lui.
Un nodo allo stomaco mi attanagliò per il senso di colpa. Avevo baciato il suo ragazzo, e lei non sembrava saperne assolutamente nulla. Mi chiesi come Shad non si sentisse un verme in prima persona.
“Ciao tesoro”, mi aveva salutata lei con un sorriso pulito. “Sei dei nostri oggi?”.
Scossi il capo. “No Ethun, stavo… giusto dicendo a Shad che non mi sento molto bene”, balbettai.
“Oh”, esclamò aprendo le piccole labbra stupita. “Posso fare qualcosa?”.
Tentai di sorriderle. “No, ho solo bisogno di un po’ di riposo”, dissi cercando di non tradirmi con il tono della voce.
Ethun abbassò la mano dalla spalla di Shad rivolgendogli un ultimo sguardo rapito. Poi udì qualcuno urlare il suo nome e sorrise. “Mi allontano un momento e sono già ricercata…”, si rivolse a me alzando gli occhi al cielo, “la dura vita dei chierici”.
Ricambiai il sorriso poco convinta.
“Muoviti, mago merlino, aspettiamo solo te”, scherzò lanciando un’ultima occhiata a Shad.  “Buon riposo a te, Selhen, scappo a vedere di cosa hanno bisogno”. Con un ultimo sorriso pulito si allontanò a passo celere svoltando l’angolo e sparendo dalla nostra vista.
Rimasi in silenzio, col viso abbassato, ignorando la sofferenza che mi costava stare con lui per ogni secondo che passava. Alla fine Shad prese la parola.
“Buona notte, meraviglia”.
“Non ripeterlo più”, ringhiai.
Mi si accostò ad un orecchio, come per sussurrarmi qualcosa. “L’importante è che sai quello che penso”, disse rimontandosi sulla faccia la solita maschera di indifferenza.
“Non mi interesserebbe comunque, non più”.
Arretrai, ma per l’ennesima volta, a tradimento, Shad mi tirò per un braccio e mi baciò all’improvviso.
Le sue labbra erano morbide e invitanti come sempre, ma fu un bacio fugace, che non durò a lungo, per la paura forse di essere scoperto.
Un impeto di rabbia mi invase, come mai prima da allora. Ero stufa di essere la sua marionetta, ed ero stufa di essere manovrata da lui a suo piacimento.
La mia mano sferzò l’aria terminando la sua corsa in un sonoro ceffone sulla sua guancia pallida e rigida che lo lasciò di stucco.
“Non ci provare mai più!”, sibilai tra i denti minacciosa girando i tacchi.
Shad non replicò né cambiò espressione. Probabilmente era soddisfatto di avere ottenuto comunque quello che voleva. Io mi allontanai a passo svelto e estrassi dalla tasca una pergamena del ritorno per Pandemonium, che srotolai e lessi tutta d’un fiato. Non vedevo l’ora di dileguarmi e tornare a casa, o magari correre da Saephira a piangere, perché era quello, che avevo voglia di fare in quel momento: chiudermi in casa e non metterne più il naso fuori fino a non avere completamente dimenticato il male che Shad mi aveva fatto.
A Dahnael, forse, avrei spiegato tutto più tardi.
 


[Dai ragazzi, altre due recensioni e tiriamo fuori questo speciale su Velkam. Non credevo sarei riuscita a caricare così in fretta questo capitolo, ma l'amore per i miei lettori è così grande che mi sono adoperata subito per la stesura del nuovo u.u
Grazie seeeempre infinite a Razielletta95 che mi segue e che ho anche avuto il piacere di conoscere su Aion, una bimba taaanto dolciosa.
Volevo inoltre ringraziare il mio Dahn che puntualmente legge i miei capitoli dal lontano nord europa dove si trova per ora e si è offerto volontario per due magnifici screen del Beach party, che caricherò a breve sul profilo dedicato alle immagini della storia. Mi chiede sempre che fine farà il suo povero personaggio, e ha paura che se doveste incontrarlo su Aion gli chiederete se si droga davvero, ahahahah, ovviamente non è così.
Ti voglio bene Dahn, ti prometto che domani mangerò una bella carbonara anche per te, e Saeph si assicurerà di fare il bis in tuo onore. 
Al momento la Saeph è qui con me e si è anche offerta di farmi da scriba, visto che io sono troppo pigra per scrivere ancora.
Ciao a tutti belli, ci si rilegge al prossimo capitolo. <3 ]
  
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