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Autore: ehytherejay    12/07/2014    1 recensioni
«Siete qui per gli incidenti misteriosi, vero?» domandò cauto.
«Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.» obiettò Dean guardandolo storto.
«Ma tu non mi hai posto alcuna domanda, come posso rispondere con una domanda se non c’è stata una domanda all’inizio?»
Qualche secondo di silenzio passò tra il ragazzo e i due cacciatori, in cui Dean, ancora aggrappato alla maglia di Stiles, rifletté su quello che l’adolescente aveva appena biascicato, con un’espressione pensierosa.
//Scritta a caso.
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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«Questa crostata è deliziosa!» esclamò Dean infilandosi in bocca la fetta rimanente. Stiles sorrise, lusingato, osservando il cacciatore divorarne un'altra.
«Dean, dovremmo andare, non credi?» osservò Sam, che lo guardava preoccupato. L'altro lo guardò con un'espressione oltraggiata, la bocca comicamente grondante di briciole.
«Sammy!» esclamò afferrandogli una spalla e puntandogli un dito sporco di marmellata contro. «Non s’interrompe il momento della crostata!»
Il fratello alzò le sopracciglia scettico e sospirò rassegnato.
«Come hai detto che ti chiami?» domandò l'uomo afferrando furtivo l'ennesima fetta.
«Stiles.» rispose l'altro sorridendo. «E posso dedurre che voi non siate l'agente Stark e Rogers.» aggiunse spavaldo. Gli interpellati lo guardarono con occhi freddi. Dean posò la fetta che stava divorando sul piatto, senta smettere di fissare il ragazzino. L'altro, invece, portò una mano alla cintura e Stiles, improvvisamente, si sentì tremendamente stupido per aver detto quella cosa ad alta voce.
«Come lo sai?» chiese il più alto con un sorriso di cortesia e un'espressione fintamente curiosa, bilanciando il peso su entrambe le gambe. Stiles spostò lo sguardo da un'agente all'altro.
«Be', quelli sono i nomi di Capitan America e Iron Man.» spiegò spicciolo, gesticolando maniacalmente. «Ed è impossibile mandino due agenti del FBI a investigare nello stesso posto. E, poiché c'è già McCall, mi è quasi ovvio pensare che voi siate degli impostori.» aggiunse allargando le braccia e sorridendo sornione. I fratelli si scambiarono un'occhiata e, con uno scatto felino, quello chiamato Dean afferrò l'adolescente per la collottola e lo tirò verso di sé, facendolo esclamare di sorpresa.
«Quanto sai, precisamente?» domandò con uno sguardo severo l'uomo, ignorando la faccia terrorizzata dell'altro.
«I-io…» balbettò quello, in preda al panico. «Leggo molti fumetti.»
Sam chiuse gli occhi e sbuffò in una pura espressione di esasperazione, tuttavia Dean sorrise ironico e strinse la presa sulla sua maglietta.
«Inutile nasconderlo, amico. Non siamo agenti del FBI. Questo significa che se non parli ora, io ti faccio cuocere quella testolina sarcastica che ti ritrovi.» sussurrò ad un centimetro dal suo viso. Stiles non fiatò, anche se quella minaccia gli ricordava quelle di un certo lupo.
Quando, d’improvviso, la realizzazione di chi aveva davvero davanti lo colpì come un fulmine a ciel sereno gli fece spalancare gli occhi e la bocca.
«Voi siete cacciatori!» esclamò dimenandosi e indicando i due uomini. Quelli lo guardarono come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.
«Complimenti, Sherlock, per la deduzione geniale.» commentò Dean. «Ora, dicci cosa sai.»
Stiles serrò le labbra, soppesando l’idea di rivelare tutto quello che sapeva oppure no.
Erano comunque cacciatori, e cacciavano lupi mannari, e il suo migliore amico era un lupo mannaro, e l’amico del suo migliore amico era un lupo mannaro, e il lupo acido era un lupo mannaro e anche aggressivo e violento. Tuttavia, nessun lupo mannaro aveva combinato casini in quegli ultimi giorni, questo significava che quei cacciatori erano lì per cacciare ciò che loro, il branco, insieme agli Argent, stavano cercando di cacciare. O forse erano lì per documentarsi su tutti gli episodi precedenti? In quel caso non avrebbe potuto dire niente, perché quegli “episodi precedenti” involvevano principalmente Scott e tutto il branco, ecco. Nonostante ciò, loro avevano bisogno di aiuto, perché quella cosa che stavano cercando di capire cosa fosse per cacciarla non si faceva trovare e un po’ d’aiuto non sarebbe stato male. Ma si poteva davvero fidare di quei loschi figuri? Argent non aveva detto di aver chiamato altri cacciatori e molto probabilmente questi non li conosceva neanche.
«Allora?» insisté l’uomo alzando un sopracciglio e fissandolo insistentemente.
…ciò nonostante, avrebbe potuto omettere qualche dettaglio.
«Siete qui per gli incidenti misteriosi, vero?» domandò cauto.
«Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.» obiettò Dean guardandolo storto.
«Ma tu non mi hai posto alcuna domanda, come posso rispondere con una domanda se non c’è stata una domanda all’inizio?»
Qualche secondo di silenzio passò tra il ragazzo e i due cacciatori, in cui Dean, ancora aggrappato alla maglia di Stiles, rifletté su quello che l’adolescente aveva appena biascicato, con un’espressione pensierosa.
«Non ha importanza, ora.» sospirò nuovamente Sam, più irritato che mai.
«No, infatti. Sì, siamo qui per gli omicidi “misteriosi”.» confermò l’altro. «Di nuovo, cosa ne sai?»
Stiles abbozzò un sorriso.
«Ve lo direi, vi direi molte cose, in realtà, perché ne so davvero tante. Tuttavia, tu mi stai tirando in maniera minacciosa la maglietta e mio padre —lo sceriffo— sta per uscire dal suo ufficio. Di conseguenza, se vi vede così, chissà cosa potrebbe pensare! Probabilmente non mi farebbe più parlare con voi e voi non potreste mai sapere ciò che io so a proposito di questa città…»
Aveva fatto centro! L’uomo lo aveva fissato per due interminabili secondi, le labbra serrate e gli occhi taglienti; poi aveva gentilmente mollato il lembo della maglia con uno strattone, nello stesso momento in cui lo sceriffo usciva dal suo ufficio e si avvicinava al curioso gruppetto.
«Ehi, tutto apposto?» aveva detto avvicinandosi, notando lo sguardo duro che l’agente Stark stava riservando a suo figlio.
«Sì, papà. Va tutto per il meglio.» aveva risposto Stiles, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più furbi.
«Ci stava giusto rivelando il segreto per una crosta così perfetta.» commentò Sam con calma, «E ci ha invitato a prendere un caffè per rivelarci i segreti del mestiere. Sa, il mio collega va pazzo per le crostate.»
«Oh, sì! Certo, sai papà, dovresti anche tu fare una pausa. Lavorare così tanto ti farà venire le rughe molto prima. Come questo ragazzone qui.» commentò Stiles indicando Dean, che con uno scatto si voltò verso di lui e lo spellò con gli occhi.
Lo sceriffo non sembrò convinto, e assottigliò gli occhi cercando di vedere oltre le loro facciate contente.
«Voi vi state facendo offrire un caffè da mio figlio?» domandò.
«Esatto.» rispose Dean, stirando le labbra. «Vostro figlio, sceriffo, è davvero un gran…» fece una pausa eloquente, voltandosi verso il diretto interessato e artigliandogli una spalla, che apparì come un gesto amichevole agli occhi altrui, «…chiacchierone.» concluse con gran fatica.
«Verremo a ritirare i file tra qualche ora, il tempo di trovare un alloggio.» aggiunse Sam, senza smontare la sua espressione serena. Lo sceriffo non sembrò convinto ma scrollò le spalle e decise di lasciar correre. Quando lo sceriffo sparì dietro la porta, Dean si voltò verso il ragazzino, puntandogli minacciosamente un dito contro.
«Recupera la tua giacca, ora verrai a dirci tutto quanto.» e si incamminò verso l’uscita, prima di bloccarsi a metà strada, rischiando di far inciampare su di lui il fratello. Si voltò e borbottò: «E porta la crostata con te.»
   
 
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