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Autore: vocalista91    30/08/2008    2 recensioni
Mimi odiava le separazioni e nessuno avrebbe mai osato metterlo in dubbio: tutti i digiprescelti della prima generazione lo avevano compreso benissimo, soprattutto nel periodo in cui avevano dovuto sfidare i quattro re di Digiworld, assassini spietati di qualsiasi creatura digitale che simpatizzava per la loro causa. Sebbene il suo dolore fosse estremamente grande, una forza di carattere sconosciuta si era fatta spazio in lei, permettendole di affrontare la battaglia finale con una marcia in più: persino contro la creatura originaria(*) aveva combattuto con grinta invidiabile! Eppure quella forza non sembrò sufficiente ad arginare la depressione che ella provò subito dopo l’aver compreso che la partenza da Digiworld sarebbe stata definitiva, senza possibilità di ritorno: l’odio nei confronti delle separazioni era troppo per essere sconfitto da un lato del carattere appena nato… Per questo intervenne lui.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mimi Tachikawa, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mimi odiava le separazioni e nessuno avrebbe mai osato metterlo in dubbio: tutti i digiprescelti della prima generazione lo avevano compreso benissimo, soprattutto nel periodo in cui avevano dovuto sfidare i quattro re di Digiworld, assassini spietati di qualsiasi creatura digitale che simpatizzava per la loro causa.

Sebbene il suo dolore fosse estremamente grande, una forza di carattere sconosciuta si era fatta spazio in lei, permettendole di affrontare la battaglia finale con una marcia in più: persino contro la creatura originaria(*) aveva combattuto con grinta invidiabile!

Eppure quella forza non sembrò sufficiente ad arginare la depressione che ella provò subito dopo l’aver compreso che la partenza da Digiworld sarebbe stata definitiva, senza possibilità di ritorno: l’odio nei confronti delle separazioni era troppo per essere sconfitto da un lato del carattere appena nato…

Per questo intervenne lui.

-Io…Davvero…Non so come ringraziarti Yamato-kun.- Il ragazzo sorrise sorseggiando la limonata appena presa.

-Figurati Mimi, avrei fatto qualunque cosa per far ritornare in te un po’ d’allegria.- La ragazza allargò il sorriso mentre beveva la cioccolata offertagli dall’amico.

Era successo tutto quanto quella mattina quando, la digiprescelta della sincerità(**), era uscita un attimo di casa per una piccola commissione, ma che sorpresa quando sulla soglia dell’edificio si era ritrovata davanti Yamato con due biglietti per il lunapark!

-Yamato, ma cosa…-

-Vieni con me!- L’aveva zittita lui afferrandola per un braccio.

Un piano studiato fin nei minimi dettagli, visto che i suoi genitori non le avevano telefonato neanche una volta per chiederle dove fosse o che cosa stesse facendo: sconsolati di fronte al suo stato incapace di reagire a quell’avversità, avevano accolto felici l’idea di Yamato sapendo quanto la figlia avesse sempre amato i parchi di divertimento.

E, doveva ammetterlo, era stata davvero una bellissima pensata: tra un’attrazione e l’altra era riuscita a parlare con digiprescelto dell’amicizia, sfogando tutta la nostalgia e le paura che fino ad allora avevano dimorato nel suo cuore. Prontamente il maggiore dei fratelli Ishida gli era stato affianco ragionando assieme a lei, in maniera tale che comprendesse tramite la logica che le sue ansietà erano perlopiù infondate o semplicemente esagerate: lentamente le insicurezze della giovane Mimi stavano morendo sotto le parole della loro discussione, lasciando spazio alla speranza ed alla gioia di essere lì, nonostante tutto.

-Tu non hai idea di quanto mi hai reso felice oggi…E scusami, ma non credevo che tu avresti fatto tutto questo per me.- Aggiunse Mimi sperando di non averlo offeso con quella sentenza, anche se era la pura verità: lei ed il ragazzo non avevano mai avuto un rapporto d’amicizia stretto e tutti i dialoghi avuti erano stati iniziati sempre dalla ragazza…

Eppure egli aveva fatto tutto questo per lei.

Senza rendersene conto, il calore che avvertiva alle guance aumentò debolmente, tuttavia per sua fortuna Yamato non sembrò farci caso.

-No non devi scusarti, riconosco che nonostante tu abbia sempre cercato di essermi amica, ho provato ad allontanarti da me in tutti i modi possibili.- Con delicatezza egli appoggiò una mano su quella della ragazza facendola arrossire ancora di più.

-…Questo è il mio modo per rimediare.- La ragazza immediatamente si alzò in piedi giustificando lo sguardo perplesso del digiprescelto dell’amicizia.

-Scusami, però devo correre al bagno!- Esclamò ella dirigendosi a razzo verso la porta della toilette in predo ad un attacco di tachicardia ed avvampare continuo.

Appena la soglia si richiuse dietro la sua figura, Mimi non poté fare a meno prendere un bel respiro mentre mentalmente tentava di tranquillizzarsi.

“Calmati…Oddio ti prego, vai piano! Yamato-kun è insolitamente strano ed i suoi occhi non fanno altro che trasmettere occhiate estremamente dolci, ma questo non deve metterti strane idee in testa perché è ovvio che lui ti consideri solo una buona amica…” Il suo animo parve intristirsi di fronte a quella constatazione, però allo stesso tempo si quietò consapevole del fatto che le illusioni non avrebbero giovato alla sua ritrovata serenità.

Un lato del cuore, però, si dispiaceva sempre e comunque di queste consolazioni, ma la digiprescelta della sincerità doveva essere schietta con sé stessa.

“E’ più importante essergli diventata amica…” Presa nei suoi pensieri, non si era accorta della vicinanza pericolosa delle mani verso uno specchio del bagno rotto da poco e non ancora del tutto ripulito dalle schegge: l’anulare andò inavvertitamente a scontrarsi contro la superficie affilata del vetro.

-Ahia!- Trillò la digiprescelta afferrando il dito con la mano non ferita: il sangue fuoriuscì immediatamente e piuttosto copiosamente.

-Tutto apposto, Mimi?- La voce preoccupata di Yamato suonò oltre la porta.

-Sì, non ti preoccupare.- Rispose la ragazza cercando di apparire convincente, tuttavia l’ingresso del digiprescelto nel bagno le fece intuire che la sua frase non era stata particolarmente efficace.

Alla vista del sangue che colava lungo il lavandino, il ragazzo si bloccò un istante.

-Oh, certo che non devo agitarmi.- Sentenziò sarcastico avvicinandosi a Mimi in un baleno, mentre ella avrebbe preferito sparire piuttosto che farsi trovare al culmine di un incidente di “percorso”.

-E che non mi ero accorta che c’erano ancora dei pezzi di vetro attorno al…- Non fece in tempo a finire la frase perché lo stupore l’azzittì in un colpo di fronte al gesto del cosiddetto amico: prendendo con delicatezza la mano e portandosela all’altezza delle labbra, mise il dito ferito all’interno della bocca.

La digiprescelta arrossì ancora di più e la sua bocca si mosse più e più volte senza che riuscisse a produrre qualsiasi tipo di suono: la sua mente, svuotatasi velocemente di fronte a quell’azione, le appariva più leggera di quanto non fosse in precedenza mentre il cuore impazziva e sembrava che volesse quasi fuoriuscire dalla cassa toracica.

Poteva sentire le labbra premere delicatamente sulla pelle per succhiare il sangue e la lingua leccare la delicata superficie del polpastrello…Oh no, diamine! Si stava sciogliendo come se fosse stata del cioccolato sopra il fuoco: doveva assolutamente fare qualcosa!

Alla fine un debole sussurro raggiunse lo scopo di prendere voce.

-Y-Yamato-kun…- Il digiprescelto alzò gli occhi verso la ragazza perplesso.

-C-Che cosa stai facendo?-

BUM! Domanda a scoppio ritardato, che genio che era stata! Era ormai da un minuto bello e buono che lui le aveva afferrato la mano e lei gli chiedeva cosa diamine stesse facendo dopo un bel po’.

-Perfetto Mimi, la tua lentezza a livello mentale non doveva farsi vedere ora.- Per fortuna il ragazzo non parve essersene accorto, anzi: con delicatezza tolse il dito della ragazza dalla sua bocca e con calma, mentre il suo viso si avvicinava sempre più a quello della ragazza, rispose.

-Non vedi?- E come se fosse stata controllata, la ragazza smise di rimuginare e chiuse gli occhi aspettando…

*

I contorni della camera da letto si fecero nitidi davanti agli occhi ancora cisposi della digiprescelta che subito si issò a sedere di scatto: tutto questo cosa significava?!

“Vuol dire che io non ho fatto altro che sognare?!” La rabbia per aver capito che tutto quello che aveva vissuto era successo nella fantasia e la frustrazione per non aver visto la fine, le fecero lanciare il cuscino contro la parete della stanza.

-Diamine!- Si distese nuovamente sul letto tentando di riprodurre il sogno, ma come succede la maggior parte delle volte, il risultato che si ottiene con la fantasia non è mai soddisfacente come quello che si vede da addormentati: i dettagli pian piano furono gettati nell’oblio senza che ella avesse possibilità di recuperarli, anche se le sensazioni le rimanevano ancora ben impresse.

Ma le separazioni erano pur sempre qualcosa di difficile per lei.

-Uffa!- Con la fretta dovuta all’irritazione ed alla tristezza, si vestì e scese le scale per fare colazione: il dispiacere ed il nervoso la fecero mangiare come una furia.

-Tesoro?-

-Sì, mamma?-

-Potresti andare alle poste a ritirare una cosa per il babbo, per favore?- La digiprescelta, in piena depressione, non poté non rifiutare e con flemma si diresse verso la soglia di casa ed uscì.

Che sorpresa quando di fronte a lei vide Yamato!

-Yamato, ma cosa…- Lui le mise un dito davanti alla bocca zittendola e mentalmente Mimi sorrise: quella scena era molto familiare…

-Vieni con me!-

THE END

Sfida fra me e May_Rose

Accetto di tutto da complimenti a critiche.

(*) E’ il digimon che la prima generazione incontra alla fine di tutto, anche della battaglia contro i quattro (Piedmon ecc.), ma visto che non rammento il nome l’ho chiamata così, anche perché al ricordarmi certi suoi discorsi mi pare che fosse la primissima creatura.

(**) Il doppiaggio mi ha sempre lasciato un sacco di confusione: prima era quella dell’innocenza, poi quella della purezza e poi quella della sincerità…L’ultima dovrebbe essere quella corretta o almeno credo.

  
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