Fanfic su attori > Youtubers
Segui la storia  |       
Autore: AyakoSoul    12/07/2014    4 recensioni
Favij sta per provare un nuovo gioco, consigliatogli da un utente anonimo, ma qualcosa va storto: perde misteriosamente la memoria e viene catapultato in uno strano mondo dove le mentalità delle persone si ricreano sotto forma di esseri viventi. L'unico modo per uscirne è andare in un altro mondo parallelo al primo, Nemes, ed affrontare le proprie Nemesi di tutti i giorni. Ma una minaccia per oscuri motivi sta decimando le Nemesi e, senza di loro, le persone che incarnavano nel mondo vero finiscono in coma e non riescono più a risvegliarsi. Riuscirà il ragazzo a non morire in un mondo che non gli appartiene?
Tratto dal capitolo 3:
“..Favij eh? Che bei ricordi hai trovato. Sembri quasi una persona..vera. Mi sa che ci divertiremo insieme.” una voce lontana gli rimbombò nelle orecchie, mentre il mal di testa continuava a fargli pulsare la tempia.
Dal capitolo 5:
I suoi dubbi si stavano insinuando nella sua testa, mentre il ragazzo con la mano fu talmente veloce che riuscì a provocargli un taglio laterale al fianco con la sola mano, facendogli perdere molto sangue e causargli un dolore indicibile.
...possibile che fosse Favij?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Favij, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La casa era davvero spettrale, ancora più che all'esterno: le pareti erano impolverate e piene di macchie e muffa che rendeva l'ambiente ancora più stantio, i mobili e le fotografie spaccate e le macchie rosse sui muri erano davvero raggelanti.

Stavano attraversando un piccolo corridoio, Omega e Steve procedevano a passo spedito, incuranti della casa.

Ma Favij no.

Lui era all'erta, sentiva che qualcosa si annidava nell'oscurità, e li spiava.

A volte sentiva un miagolio, si voltava e vedeva che era solo un gatto nero che girava per le stanze e si scontrava con loro più volte.

Ancora peggio, a volte udiva un rantolo cupo, si voltava impaurito e non vedeva niente se non una normale stanza dell'edificio.

Salirono al piano di sopra, le scale che gemevano cupamente sotto i loro piedi a ogni loro passo.

Non si vedeva praticamente nulla, tanto era buio il posto.

«Tenete, con queste potremo proseguire – disse Steve lanciando loro due torce – mi spiace farvi stare in un posto come questo, ma è un edificio molto particolare: nessuno vuole mai avvicinarvisi. Per questo è il posto più sicuro di tutta la cittadina, per quelli come noi!»

Non capì perché, ma il ragazzo si sentì infastidito nel sentire quel “noi”.

«Perché nessuno vuole mai avvicinarvisi?» chiese Omega in tono divertito, come se si trovasse al Luna Park piuttosto che in un edificio abbandonato. Più la conosceva, più vedeva come quella ragazza potesse risultare strana.

«Girano strane voci su questo quartiere: si dice che la notte da qui si sentano strani rumori e che chiunque sia entrato sia scomparso o morto – rispose il ragazzo con altrettanta naturalezza – ma sono solo stronzate.»

Un rivolo di sudore freddo percorse la schiena del povero Favi, che strinse i denti per calmarsi.

Come facevano quei due ad essere così tranquilli in un posto come quello?

Mentre si crogiolava nei suoi pensieri, sentendo una punta di dolore all'altezza del cuore che non avrebbe saputo spiegarsi, sentì più rumori accatastati uno sopra l'altro che gli fecero raggelare le vene.

 

Un miagolio acuto, un rantolo cupo e lungo e un fruscio sospetto.

Si voltò di scatto, il cuore che batteva a mille e la circolazione che quasi si fermava dalla tensione.

Per un attimo gli sembrò di vedere dei fili neri attraversare le fessure delle porte.

“Hai bisogno di riposo..:” pensò tra sé e sé, scuotendo la testa.

Credendo che fosse solo frutto della sua immaginazione, riprese a camminare con la solita inquietudine in testa, non sapendo che un occhio lucido e sgranato lo fissava dalla serratura della porta alla sua destra.

 

 

Omega seguiva imperterrita il fuggitivo.

In verità non si fidava molto di lui, ma contava che potesse aiutarli nella ricerca delle Nemesi che tanto detestava.

“Non devi neanche pensarlo, Omega. E' per il bene del tuo amico!”

Giusto, ma se anche Steve avesse deciso di voler fare amicizia con lei? Avrebbe ancora seguito questo principio?

In fondo, un pochino poteva ritenerlo simpatico, e li aveva pure salvati dall'imminente arresto...

Il solito gatto nero attraversò la stanza, silenzioso.

Un rantolo cupo, un miagolio e un fruscio insolito.

Lo spostamento d'aria, segno che Favij si era voltato di scatto.

Spostò un attimo la testa per vedere se ci fossero pericoli incombenti, ma alle sue spalle non c'era nulla e il suo compagno si voltò, quindi anche lei tornò ai suoi pensieri, a testa bassa.

Non aveva mai avuto paura delle cose sovrannaturali.

Fantasmi e simili erano sempre stati il suo pane quotidiano, lì a UaY dove Pensieri potevano diventare tali.

Un'intera vita passata a guardare...

Sorrise: forse non poteva ringraziare Lorenzo più di così se non per la sua compagnia.

Continuò a camminare in silenzio, finché non sentì il suo respiro farsi corto.

“Se il bianco ti farà così paura, ti basterà pensare a noi: veglieremo sempre su di te.”

Questa frase, pronunciata da una voce che le sembrava così familiare ma che non aveva mai sentito, fece capolino nella sua mente dal nulla, ma la sentiva come se fosse un ricordo...

Barcollò, si fermò appoggiando la mano all'orlo di una finestra rotta da cui filtravano i colori ambrati del cielo, ansimando leggermente.

«Che ti succede, Omega?» le chiese Favij voltandosi, preoccupato.

Steve la fissava in modo inespressivo, come se la stesse studiando.

Lo squadrò accigliata, per incutergli timore e un'invisibile minaccia, poi si forzò per rimanere in piedi e continuò a camminare.

«Un capogiro, nulla più», rispose al suo amico, con un sorriso ambiguo e dolce.

Così, dopo un infinito giro della casa, arrivarono ad un vicolo cieco che terminava con una scaletta che saliva in soffitta.

«Andate», disse in tono gentile Steve, facendo loro cenno di salire per primi.

I due compagni salirono, Omega più sicura di Favij, che ancora era inquieto nei riguardi di quell'edificio.

Non sapeva se aspettarsi qualcosa di spaventoso o una sua Nemesi. Più probabilmente, una Nemesi spaventosa, pensò.

Trovarono uno spazio spazzato via dalla polvere, con delle scatole piene di viveri e un giaciglio per la notte.

«Eccoci qua, nella 'mia dimora'. Non è molto, ma credo che sia sempre meglio che nascondersi sotto un ponte, o sbaglio?» ridacchiò Steve, allegro.

“Qualcosa mi dice che un ponte è più pulito...” pensò Favij con una nota di disgusto.

Intanto, fuori, stava facendo buio.

«Ma per quanto tempo abbiamo cercato questo posto?» chiese calma Omega.

«Un'intera giornata, dopotutto in quest'enorme casa la cosa più facile è perdersi.» constatò Steve allegro, prendendo una pagnotta da uno degli scatoloni e sgranocchiandola.

«E noi ci saremmo persi un paio di volte?!» esclamò stupita, ricevendo tranquillamente un cenno del capo come se fosse un sì, che lasciò la ragazza inebetita.

«Ma che fate lì fermi come stoccafissi? Mangiate pure!» aggiunse il ragazzo tra un boccone e l'altro, guardandoli mentre erano in piedi, rigidi, davanti alla sottospecie di entrata a quel nascondiglio.

E i due compagni mangiarono, fino a quando per tutti e due fu opportuno iniziare con le domande.

«Cos'è successo tra te e tuo fratello, di preciso?» chiese la ragazza a bruciapelo, incuriosita da quello che il ragazzo aveva detto prima che entrassero in quel posto.

Il fuggitivo si incupì di colpo e abbassò il capo.

«Noi...una volta eravamo inseparabili, non litigavamo quasi mai. Noi due vivevamo insieme ai nostri genitori, nostra madre faceva la casalinga e nostro padre è tutt'ora un poliziotto – quest'informazione fece storcere il naso a Omega, ma se ne stette zitta - Vivevamo tranquilli, finché non è morta mamma per cause naturali e nostro padre ha iniziato a picchiarci dalla frustrazione. Lì abbiamo iniziato a dividerci: lui pensava che la soluzione migliore fosse renderlo orgoglioso di noi. Io no. Credevo che dovessimo liberarci di lui. Così finii in prigione, la mattina dopo che provai ad ucciderlo con un coltello da cucina. E riuscii a scappare, ma dentro di me ancora odio mio padre per quel che ha fatto a mio fratello - i suoi occhi balenarono di rancore – ed è da qui che ho iniziato a a fare il vandalo di città e a scatenare rivolte, ricordandomi sempre che è tutt'ora un poliziotto.»

Finito il suo discorso, la ragazza lo fissò in modo inespressivo, come se stesse pensando, una luce sinistra negli occhi.

«Dovevi volergli molto bene...» mormorò, quasi impercettibilmente, in modo che non la sentisse.

Chissà se, un tempo, anche lei avesse avuto qualcuno a cui voler bene....

Passarono la notte in silenzio, quella muta solitudine aggravata dalla storia di Steve, finché non si coricarono.

In verità, Favij faceva solo finta di dormire.

Era troppo preoccupato per la vista dei capelli che attraversavano gli spifferi della porta, che non fosse solo frutto della sua immaginazione oppure sì.

A parte il fatto che fosse inquietante, l'idea gli faceva anche schifo.

“Vieni da me...” il sibilo nella sua mente cominciò a riecheggiare.

Possibile che in quell'edificio diroccato si annidasse la sua Nemesi?

In ogni caso, si doveva muovere a trovarle tutte.

Dieci Nemesi ancora da trovare e sconfiggere...

Scosse la testa, si alzò, tastò l'ambiente finché non trovò la torcia e l'accese, facendo gemere appena il pavimento sotto i suoi piedi.

Non lo stupiva: tutto in quell'edificio metteva i brividi.

Appena accesa, la torcia illuminò una fotografia sciupata e insozzata dal tempo di una famiglia compatta, ogni membro stretto a un altro.

La prese, un rivolo di sudore freddo gli percorse la schiena: i volti erano tutti oscurati.

'Kayako...Toshio...' questi nomi gli rimbalzarono in testa ma non sembravano suscitare nulla in lui.

Con un nodo in gola, scese per la scaletta da cui erano saliti e si incamminò per il corridoio buio illuminato dall'unica fonte di luce disponibile.

Infatti provò ad accendere l'interruttore, invano.

Attraversò parecchie stanze, a volte sentiva un rantolo cupo alle sue spalle e si girava di scatto con la torcia puntata.

Non sapeva a cosa sarebbe servito trovare la propria Nemesi, ma contava sull'aiuto del Virus.

“Favij...” il suo nome riecheggiò nella sua testa, e l'immagine della mano bianca balenò quasi subito dopo.

“Tu vuoi tornare nel tuo Mondo raccogliendo le tue Nemesi, vero?” gli chiese .

Il ragazzo annuì.

“E io che ci ricavo?”

A quella domanda, rimase spiazzato, e subito dopo le plausibili scuse a cui stava pensando furono rimpiazzate da una risata acida e maliziosa che gli fece venire l'emicrania per qualche secondo.

“Tranquillo, è vietato per me entrare nel tuo Mondo e lo so. Ti perseguito solo per il semplice gusto di farlo. Ti aiuterò solo se penserai a cosa fare con Omega se riuscirai a tornare a casa.”

Detto questo, la sua presenza scomparve dal suo cuore, lasciandogli però l'esitazione che da tempo aveva celato, lasciando il ragazzo con la confusione di non capire perché gli avesse posto questa domanda.

In verità aveva evitato quella questione come la peste perché non sapeva rispondersi.

In quel momento, sperò con tutto il cuore in un futuro in cui lei lo accompagnava nel suo Mondo, il mistero ancora celato di come arrivarci per cui contava sulle Nemesi, e viveva al suo fianco come migliore amica.

Continuò a camminare con la mente sopraffatta dai propri pensieri.

Poi qualcosa lo fece sussultare.

Una mano poggiata sulla sua spalla.

Si voltò, preparandosi alla lotta, ma davanti a lui c'era la sua compagna con una torcia spenta in mano.

«Tranquillo, sono io», disse in tono dolce per rassicurarlo.

Si vedeva da lontano un miglio che aveva paura, e si era aspettato che scendesse per cercare la sua Nemesi. Così sapeva che avrebbe deciso di seguirlo.

«Posso unirmi a te?» gli chiese, appena lo vide annuire iniziò a trotterellare contenta per i corridoi.

Il problema era che la casa era troppo grande, così ci avrebbero messo giorni a trovare la Nemesi che speravano non si sarebbe nascosta per sempre.

Seccato, Favij decise di passare in un'altra stanza.

Accostò la mano alla maniglia della porta, e subito dopo, dal nulla, nella sua testa balenò il solito schermo, un gioco in prima persona.

“Ho l'ansia ogni volta che apro le porte...!” era la sua voce che diceva quella frase.

Poi, il buio.

Scosse la testa, anche se sapeva che quello era un indizio: erano vicini a Lei.

Girò la maniglia che gemette cupamente quando si aprì.

Fece per ritrarla, quando venne bloccata da un braccio insanguinato e cadaverico.

Voltò lo sguardo, la mano proveniva da una ragazza col viso imbrattato di cremisi e gli occhi sgranati, i capelli lunghi, sporchi e neri.

Dalla bocca sdentata emetteva rantoli cupi e lo attirava a sé.

Il ragazzo provava a ritrarsi, il cuore che accelerava i battiti, al posto dei denti inesistenti della donna uscirono dei canini irti e anneriti.

“Merda! Non riesco a divincolarmi!”

In quel momento, due piccole mani separarono il braccio del mostro da quello del ragazzo: erano le mani di Omega, che si fece avanti per difenderlo.

In quel momento provò a fuggire, ma venne afferrata per il collo e la creatura la attirò a sé, mordendogli voracemente la nuca.

Omega urlò di dolore, grida che squarciavano l'aria, con gli occhi stretti, e più cercava di divincolarsi più sangue usciva dal morso.

Il suo compagno si fece avanti e colpì la testa del mostro col dorso della torcia, chiudendo la porta.

La ragazza si accasciò contro la parete, gemendo di dolore, premendosi una mano sulla parte posteriore del collo.

Poco dopo svenne, lasciando una striscia di sangue sul muro, una macchia cremisi che le si allargava ai suoi piedi.

A quella vista, il ragazzo sentì il suo cuore fermarsi.

Corse a soccorrerla, cercando di vedere come fare per fermare l'emorragia.

«Aiuto!!» gridò sperando che Steve potesse raggiungerli.

Gli occhi gli si inumidirono: come al solito, gli aveva salvato la vita. .

E ogni volta ne usciva ferita.

Stavolta, rischiava davvero di morire.

Appoggiò la sua testa al ginocchio, un fazzoletto che si era portato dalla Casa Ospitale premuto sulla ferita, che ancora grondava sangue e uno strano liquido nero.

Una lacrima solitaria gli solcò il viso.

Dal suo Mondo si era trascinato dietro anche le emozioni, purtroppo ricordava com'era soffrire, addolorarsi per qualcuno. anche senza aver battuto una stupida Nemesi.

Era come avere mille spilli nel cuore, che gli laceravano la carne mentre gridava con tutto se stesso la sua frustrazione e la sua impotenza di fronte a quella scena che gli aveva tolto il fiato dallo sgomento.

Sentì dei passi e la voce di Steve richiamarli.

Si asciugò prontamente le lacrime, l'espressione del fuggitivo sbiancò appena li vide.

«Ma che diamine è successo?!» esclamò, correndo e chinandosi per vedere la ferita a sua volta.

Nel mentre, il ragazzo si riprese.

«Steve...c'è davvero qualcosa in questa casa – rispose il ragazzo, che sentiva la furia montargli dentro – e io posso cacciarla via. Per sempre.»

Si alzò, infervorato, e richiamò tutte le sue forze per poter scongiurare il Virus di aiutarlo.

«Prenditi cura di Omega.»

«Tu...vorresti battere la cosa che ha morso lei?! Ma se sei così gracilino! Ti farai ammazzare!» gli esclamò alle spalle Steve.

Il ragazzo si voltò con gli occhi iniettati di odio, color rosso scarlatto infiammati da un'ira cieca.

«No, non può battermi! Nello stato in cui sono, neanche tutte le Nemesi di questo mondo sbagliato messe insieme contro di me potrebbero fermarmi!!» gridò carico, con tutto il fiato che aveva in gola.

Diede un ultimo sguardo alla figura minuta della sua amica stesa a terra, sempre più pallida, che il fuggitivo si apprestava a mettersi sulle spalle per portarla in soffitta e poterla medicare, e quella vista lo rese ancora più forte.

Tra la furia, sperò che Steve non si perdesse e che riuscissero a tornare in soffitta, dove poteva medicarla.

Aprì con furia la porta da cui prima era spuntata la mano: non c'era più niente.

“Bene – pensò con rabbia trattenuta – il divertimento è la caccia, non la cattura....”

Assaporò quel pensiero con cattiveria, poi si concentrò sulla parete, la artigliò con la mano e, facendo leva sul palmo, la raschiò via, sotto lo sguardo incredulo di Steve.

Avrebbe demolito la casa fino a trovare quel mostro, anzi, la sua dannata Nemesi.

 

*

 

Sentiva che qualcosa non andava.

Aveva appena ucciso un'altra Nemesi, un'altra vittima era caduta in coma.

Di questo passo, avrebbe avuto abbastanza energia per creare un collegamento con la Terra.

E quel ragazzo non sarebbe più servito, avrebbe potuto far tornare tutto alla normalità.

Un ragazzo dai capelli lunghi del colore della luna e una maschera bianca sul volto era davanti a una nube nera, la spada impregnata di un ferroso liquido scuro.

Sentiva una strana sensazione provenire dal fondo dello stomaco, ma l'unica cosa che si sentiva di fare era di dirigersi verso la vecchia casa abbandonata. Era una Nemesi o qualcos'altro?

A passo svelto, con l'amaro in bocca e ancora l'aura di morte che gli aleggiava intorno, si incamminò verso il vecchio mercato a quell'ora privo di gente se non di qualche ragazzo che faceva un giro coi propri amici.

 

 

*

 

Favij percorreva il corridoio delle stanze con la torcia accesa, il sangue che gli ribolliva nelle vene, il potere che gli scorreva fino alla punta delle dita.

Si sentiva invincibile come non mai, guidato da un astio cieco.

Ma non lo faceva solo per lui, per diminuire quel numero sul suo polso.

Lo faceva per pura vendetta.

E perché tutto ciò non si ripetesse.

 

 

...…......Messaggio dell'autrice...............

Dopo essere stata sepolta dal mare mosso e dalla sabbia (ed averci rimesso un livido sotto il piede per aver pestato di forza un sasso), finalmente riesco a pubblicare il nono capitolo! :D

E qui finalmente arrivano Kayako e Toshio di 'Ju-On: The Grudge'! :)

Spero di non avervi delusi, specialmente chi non vedeva l'ora che entrassero in scena c-c.

Omega è stata morsa mortalmente, ed ora ho fatto un piccolo OOC maligno, perdonatemi.

Riuscirà la ragazza a rimanere in vita? Fatemi sapere cosa ne pensate! :D

Ringrazio tutti quelli che vorranno recensire, o mettere la storia tra preferite, ricordate e seguite!

A presto ^^,

 

AyakoSoul

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Youtubers / Vai alla pagina dell'autore: AyakoSoul