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Autore: Encha    13/07/2014    5 recensioni
Prendete un Percy quindicenne e munitelo di un pizzico di intraprendenza e di un cesto di fragole.
Il buon senso? No, quello potete anche risparmiarvelo.
Giusto il tempo necessario a scovare un vecchio e sbiadito telo da spiaggia tra i cumuli di ciarpame della Cabina Tre, farsi passare sottobanco un cesto di grosse fragole da Grover e di procurarsi qualche bibita di contrabbando dai fratelli Stoll e il figlio di Poseidone stava già correndo verso la Casa di Atena.
[Fic comica pseudo-Percabeth senza alcuna pretesa]
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: La fic è ambientata prima de “Lo Scontro Finale”, con un Percy ad occhio e croce quindicenne ed un’Annabeth ancora indecisa.
Fatta questa precisazione, ci rivediamo giù in fondo nella mia spelonca. Buona lettura!


 
 
 

 Cinque infallibili passi per rovinare un appuntamento

 




 
 
Galleggiando a pelo d'acqua nel laghetto delle naiadi al Campo, Percy si stava giusto domandando se Annabeth, nonostante il caldo infernale di quella giornata, stesse continuando a lavorare a quel progetto che ultimamente la teneva tanto occupata quando ebbe l'idea.
 
Senza perdere tempo, si slanciò fuori dall'acqua, salutò rapidamente le ninfe che gli avevano ronzato intorno civettuole fino a quel momento e andò alla ricerca di ciò di cui aveva bisogno.
 
Giusto il tempo necessario a scovare un vecchio e sbiadito telo da spiaggia tra i cumuli di ciarpame della Cabina Tre, farsi passare sottobanco un cesto di grosse fragole da Grover e di procurarsi qualche bibita di contrabbando dai fratelli Stoll e il figlio di Poseidone stava già correndo verso la Casa di Atena.
 
Fu proprio la ragazza che stava cercando ad aprire, l'espressione stizzita già pronta ad accogliere il fastidioso visitatore che continuava a bussare rumorosamente, ma, quando vide chi era alla porta, gli sorrise.

 
 

 
***


 
 
 
La spiaggia era illuminata dalla luna, splendente nel cielo limpido e sereno, e una piacevole brezza marina rinfrescava quella serata tranquilla.
 
Nel ritmico sottofondo dello sciabordare della risacca e del tubare di un uccello indistinto, Annabeth e il figlio di Poseidone avevano steso il telo sulla sabbia, vi ci si erano stesi sopra e stavano sbocconcellando qualche fragola.
 
"Ti sei truccata" notò Percy, con un po' troppa sorpresa nella voce.
 
In realtà, la semidea aveva usato solamente il trucco che si mettevano le figlie di Afrodite per andare dal proprio letto fino al bagno: una tocco quasi invisibile di eyeliner e un po' di lucidalabbra, ma per Annabeth, che aveva sempre ritenuto quelle cose "futili frivolezze", era già molto.
 
"Sì" annuì. "Ti sembra strano?"
 
“No.” Il ragazzo rispose con un’alzata di spalle. “Il fatto è che ti ho sempre vista come una guerriera, più che come una...”
 
“Ragazza?” completò lei.
 
“Esatto!” Percy, impegnato ad osservare le onde che scivolavano placide sulla costa, non poté vedere l’espressione turbata sul viso dell’altra; solo quando si girò per sorriderle si rese conto del grave errore commesso.
 
‘Cavolo!’
 
“No scusa, volevo dire...” Tentò, prima di rendersi conto che neanche lui sapeva cosa voleva dire.
 
‘Dille qualcosa di carino!’ gli venne in aiuto una vocina acuta nella sua testa, accompagnata da una sospetta visione di un battito d’ali.
 
“Scusami, sei la mia migliore amica e lo sarai per sempre, sai che non ti offenderei mai di proposito!” affermò, tutto convinto di aver risolto la situazione.
 
La figlia di Atena non rispose e si mise a fissare il cielo con aria triste.
 
Mentre il semidio si domandava  cosa avesse detto di male, non troppo distante da loro, in un fruscio d’ali un uccello si mise a zampettare sul bagnasciuga.
 
‘Fa’ qualcosa, non startene lì imbambolato!’
 
Possibile che ci fosse Blackjack appostato da qualche parte lì vicino?
No, le piume che pensava di aver visto erano candide, non nere, e poi il figlio di Poseidone si rifiutava di credere  che il suo cavallo fosse più esperto di lui con le ragazze.
 
“Cosa guardi?” chiese  alla fine.
 
“Andromeda”  rispose seccamente lei, con un indice puntato rigidamente verso il cielo e l’aria di chi crede di aver già detto abbastanza.
 
Per una manciata di secondi, Percy studiò la costellazione prossima all’orizzonte, le cui stelle erano difficilmente distinguibili a causa dello splendore della Luna, che sembrava essersi fatta addirittura più brillante, pur di offuscargli la visuale.
 
“No, ti sbagli” la contraddisse, non consapevole di starsi scaraventando la folgore sui piedi. “Quella è Cassiopea”
 
“No, sei tu che ti sbagli” asserì con voce sferzante Annabeth. Dopodiché, con i nervi a fior di pelle, prese ad elencare ed indicare nel dettaglio tutte le stelle che componevano la costellazione dalla tipica forma ad “A” distorta.
 
“Hai ragione” fu costretto ad ammettere il figlio di Poseidone.
 
‘Non vedi come sta? Chiedile scusa!’ questa volta, Percy fu certo di aver avuto la visione di una colomba.
 
“Annabeth” esordì, pentendosi per l’ennesima volta di non aver pensato accuratamente a cosa dire prima di aprir bocca. “Ehm... Se in qualche modo ti ho offes-“
 
“Non sono offesa!” lo interruppe bruscamente, scoccandogli un’occhiata truce che lasciava intendere tutto il contrario.
 
Anche un ciclope particolarmente tonto avrebbe capito che c’era qualcosa che, decisamente, non andava.
 
Un ciclope particolarmente tonto, però, avrebbe avuto l’accortezza di starsene zitto.
 
“Sicura sicura?” fece invece Percy, sfidando ogni canone del buon senso.
 
Solo un semplice, tagliente, mendace monosillabo sfuggi dalle labbra della ragazza: “Sì”
 
‘Non aggiungere altro, non aggiungere altro, non...’
 
“E allora perché sei così nervosa? Sembra che ti abbia morso una tarantola!”
 
‘Idiota!’
 
SLAP!
 
 

 
***

 
 
 
 
Osservandosi allo specchio mentre si lavava i denti, Percy, tornato alla Cabina Tre dopo quella serata finita fin troppo in fretta, si domandava ancora cosa avesse detto di male.
 
Nonostante questo, però, ebbe come la sensazione di essersele meritate, quelle cinque dita stampate sulla faccia.
 





 
 
 
 
 
 
 
Spelonca dell’autore: Buooooongiorno gente! (?)
Per chi avesse letto la mia ultima ficcina non sarà difficile notare che ho barbaramente riciclato la battuta del morso della tarantola; la scorsa volta l’ho usata in maniera diversa, ma penso che in questo contesto sia più appropriato >.>
E be’, ho scritto una Percabeth D: L’unica cosa che mi consola è che l’ho fatta finire male, oh! LOL
Credete che la reazione di Annabeth sia stata eccessiva? Ho cercato di giustificarla attraver i cinque infallibili passi:

1 Non ti ho mai visto come una ragazza
2 Per me sarai sempre un'amica (friendzone!)
3 Contraddirla quando ha ragione (in pratica, sempre, lol)
4 Sei sicura di non esserti offesa?
5 Modo di dire che implica la sua più grande fobia
Be', ditemi cosa ne pensate! ^^

Si è capito che la colomba è Afrodite, vero?
Non ho voluto citarla esplicitamente perché... Perché no!
Ho pensato che la dea avesse puntato gli occhi su questa coppia già da tempo e, di conseguenza, avrebbe potuto provare a darle una piccola spinta. Ma Percy è un idiota e non c’è nulla da fare <3
E poi chissà, forse c’è anche lo zampino di Artemide, che al contrario non vuole che la loro storia inizi per poter reclutare Annabeth tra le Cacciatrici... forse u.u’
Per quanto riguarda il trucco di Annabeth, devo ammettere di essere andato un po’ a caso >.>
Insomma, il lucidalabbra è il minimo che usano le miei amiche quando dicono: “mi sono truccata giusto un pochino!” e ho pensato che l’eyeliner (se è davvero quello che intendo io ._.) metterebbe in risalto gli splendidi occhi della figlia di Atena (?). E poi mi ricorda Cinna >.>
Donne, ditemi voi se ho sbagliato qualcosa, perfavore!
Bene, non ho altro da aggiungere, spero che questa storiella sia stata una lettura piacevole! c:
 
Sono ben graditi cesti di fragole, colombe impiccione e soprattutto recensioni! ^^
   
 
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